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NON PASSA IL DISCIPLINARE PER LA IGP EMILIA CON I NUOVI CONFINI DI PRODUZIONE DEL LAMBRUSCO. PER L’ASSESSORE ALL’AGRICOLTURA DI REGGIO EMILIA ROBERTA RIVI “HANNO PREVALSO LE LOBBIES INDUSTRIALI, AL DI FUORI DELL’AREA EMILIANA”

Un disciplinare, identico a tanti altri già esistenti e/o in via di approvazione, non ha passato il vaglio del Comitato Nazionale Vini del Ministero delle Politiche Agricole: si tratta di quello che avrebbe dovuto istituire l’Igt Emilia, ridisegnando nuovi confini per la produzione del Lambrusco. Ed è proprio a proposito di confini che sembra sia scattato il parere contrario del Comitato. Secondo quanto stabiliva il nuovo testo del disciplinare, dal 1 gennaio 2013, la zona di vinificazione del Lambrusco avrebbe dovuto coincidere con quella di pertinenza dell’Igt Emilia e precisamente nelle province di Modena, Reggio Emilia, Piacenza, Parma, Ferrara, in parte di quella di Bologna e nelle province lombarde di Cremona e Mantova.

Un provvedimento che sembrava orientato ad un controllo dei volumi di produzione di questo vino e che anticipava un miglioramento qualitativo complessivo del Lambrusco. Ma così, evidentemente, non è sembrato al Comitato Nazionale Vini, che lo ha bocciato. “Giudico semplicemente sconcertante - afferma l’assessore all’agricoltura della Provincia di Reggio Emilia Roberta Rivi - quanto avvenuto in sede di Comitato Nazionale Vini, con il rigetto delle proposte di modifica al disciplinare del Lambrusco Emilia Igp”. Specialmente “in un momento in cui un po’ ovunque si lavora al rafforzamento della qualità dei prodotti agroalimentari - prosegue l’assessore - ed a una sempre più marcata identificazione con i territori d’origine, quanto accaduto in questo caso rappresenta qualcosa di inconcepibile”.

“Appare chiaro che l’invito esteso ai rappresentanti di regioni dove prevale una logica puramente industriale, ha aperto la strada a questa stortura - sottolinea la Rivi - hanno prevalso quindi le indicazioni delle lobbies industriali al di fuori dell’area emiliana, che non hanno obiettivamente interessi uguali a quelli dei nostri produttori. Ritengo necessario reagire in modo molto duro a quanto avvenuto, perché non si può lasciar passare un’idea di Lambrusco non legata al territorio che lo produce; infatti, quanto avvenuto lascia spazio ad operazioni improprie e rende problematici i controlli. Noi pensiamo che il territorio dovrebbe essere messo in condizioni di garantire che il Lambrusco è solo quello fatto nella zona di produzione - conclude l’assessore - il territorio deve perciò fare sistema, comprendendo l’intera area dei lambruschi, ed auspico che in tal senso l’unità d’intenti delle rappresentanze agricole prevalga sulle distinzioni di scuderia”.

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