02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

Obiettivo export a 7 miliardi “possibile se ognuno fa la sua parte, ma non sottovalutare i rischi della burocrazia”: così Federvini, che ha eletto Sandro Boscaini (Masi) presidente. Focus - Olivero (Politiche Agricole): “più strategia per l’export”

Italia
Sandro Boscaini nuovo presidente di Federvini

Visti i successi del recente passato, l’obiettivo di portare, nel giro di pochi anni, il valore dell’export del vino italiano da 5 a 7 miliardi di euro in valore, lanciato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi a Vinitaly, non è impossibile. Anzi, “è obiettivo non facile ma alla portata del sistema se tutte le componenti faranno la propria parte”, ha detto nell’assemblea di Federvini Lamberto Vallarino Gancia, il presidente uscente dell’associazione, da oggi sostituito da Sandro Boscaini, alla guida della griffe veneta Masi (www.federvini.it). Ed in effetti, a guardare in numeri del 2013, le premesse ci sono tutti: l’export è cresciuto, in valore, tanto per vini e mosti (5,2 miliardi di euro, +7,3%) sul 2012, che rappresentano l’86,5% del totale del settore, che per liquori (+6,1%), aceti (+3,9%) e acquaviti (+3,4%), con l’Italia che, con 20,8 milioni di ettolitri che hanno varcato i confini nazionali, si è confermato primo Paese esportatore di vino al mondo, seguito dalla Spagna (18,1 milioni di ettolitri) e dalla Francia (14,8 milioni di ettolitri). I segnali negativi, per il settore, come accade da anni, arrivano tutti dal versante interno, con i consumi che continuano a diminuire. Il fronte fiscale, inoltre, per Federvini, resta un nervo scoperto, i cui effetti finiscono per essere controproducenti per un settore che dà lavoro ad oltre 1,2 milioni di addetti e genera un’entrata fiscale pari ad oltre 8 miliardi di Euro (Fonte Tradelab 2013). “Abbiamo avuto tra la fine del 2013 ed inizio 2014 due decreti legge che, a fronte di alcune voci di spesa, portavano a copertura l’aumento delle accise sugli spiriti - grappa, amari, limoncello, aperitivi - e sui prodotti intermedi. Questi interventi sono stati realizzati quando i settori hanno dovuto già fronteggiare 3 aumenti di imposta, con un minacciato nuovo incremento dal 1 gennaio 2015”, ha sottolineato Gancia. E proprio per questo Federvini ha presentato a Governo e a Parlamento la richiesta di ripensare il quadro d’insieme, riconsiderando il quarto aggravio d’accisa, il cui impatto, a fronte del trend calante dei consumi interni, finirebbe per risultare pesantissimo. Ma, in ogni caso, come detto soprattutto grazie all’export, nel contesto del mercato agroalimentare italiano, che nel 2013 ha raggiunto un valore complessivo di 132 miliardi di Euro, il wine & beverage ha mostrato una marcia in più. Un dinamismo su cui Federvini continuerà a lavorare anche sotto la presidenza si Sandro Boscaini: “ho accolto con grande onore - ha dichiarato il neo Presidente di Federvini - la nomina che oggi mi è stata conferita dalla Federazione. Nel prossimo triennio, e in vista dell’Expo, il settore che Federvini rappresenta sarà chiamato ad affrontare una sfida importante, ovvero quella di risollevare le condizioni del mercato. Oggi l’export, nonostante la minor competitività data dalla forza dell’euro, costituisce un settore di attività che funziona. Ma occorre ragionare anche su cosa accade all’interno del nostro Paese e fare leva, collaborando con le Istituzioni, sul valore del settore che rappresentiamo, che costituisce un tassello importante del made in Italy e del mercato agroalimentare nazionale. E dobbiamo anche unire di più gli strumenti di rappresentanza, senza pensare alla moltiplicazione delle poltrone, perché spesso siamo in molti ad avere la stessa visione, ma facciamo le cose in maniera separata, sprecando forze e risorse”.

Focus - L’export del wine & beverage italiano visto da Federvini
Nel 2013 il valore dell’export è stato per l’86,5% di vini e mosti (pari ad oltre 5,2 miliardi di Euro, +7,3% rispetto al 2012), 6,1% liquori (368 milioni di euro, + 3,1% sul 2012), 3,9% aceti (238 milioni di Euro, + 5,8 % sul 2012) e 3,4% acquaviti (207 milioni di euro, + 4,7%).
L’Italia, con 20,8 milioni di ettolitri, si è confermato primo paese produttore al mondo di vino in export, seguito dalla Spagna (18,1 milioni di ettolitri), Francia (14,8 milioni di ettolitri).
In discesa il volume complessivo dell’export di vini e mosti (compresi vini frizzanti, spumanti e liquorosi) verso i Paesi Ue, con un - 4,6% in volumi, ma con un +8,8% in valore.
Paesi particolarmente dinamici per le nostre esportazioni sono risultati il Belgio, Francia, Lituania, Portogallo, Regno Unito e Svezia.
Nel resto del mondo, ad un calo del 4,6% in volumi ha fatto riscontro una crescita del 7,3% in valore, con trend molto positivi in Ucraina, Russia, Messico ed Australia (a fronte di un calo della Cina e Brasile per altro interessati da provvedimenti restrittivi all’ingresso di produzioni comunitarie).
Positivo il trend degli spumanti, con esportazioni complessive in crescita del 13,7% verso i mercati europei, pari a 372 milioni Euro, + 18,5% e a livello mondiale +13,5% pari a 716,5 milioni di Euro (+19% sul 2012).

Focus - Il vice ministro delle Politiche Agricole Andrea Olivero: “la crescita del vino all’export è stata straordinaria, ma ora serve più strategia”.

“È fondamentale che crescano i numeri, ma che cresca e si migliori la strategia che è dietro all’export del vino”. Così, a Federvini, il vice ministro delle Politiche Agricole Andrea Olivero. “Se guardiamo al vino, ci rendiamo conto che c’è stata crescita straordinaria, considerando anche il contesto di crisi mondiale, e che al contempo è stata più qualitativa che quantitativa. E a noi interessa sicuramente l’aumento di esportazioni in volumi, ma anche il rafforzamento di posizionamento e il valore aggiunto. Dobbiamo rafforzarci sui mercati dove possiamo avere maggior profitto e radicarci meglio. Dobbiamo dare più forza al brand made in Italy, all’idea di qualità associata all’Italia. Il grande successo, per dire la verità, oggi è di marchi e di aziende che se lo sono costruite da sole. Ma oggi abbiamo bisogno che anche il prodotto si veda sostenuto all’estero in quanto italiano. Ed Expo 2015, chiaramente, come diciamo da tempo, sarà una grande occasione. A Milano - ha detto Olivero - si parlerà di un passaggio storico: dall’omologazione della globalizzazione, alla globalizzazione della biodiversità e dei “made in”, tra cui ovviamente il made in Italy, con la valorizzazione delle tipicità. Ad Expo si è pensato di dare centralità al vino con un padiglione dedicato, non era scontato, ed è un grandissimo risultato per un settore di eccellenze. Dobbiamo far vedere la ricchezza della pluralità del vino italiano. Per questo abbiamo voluto un comitato con i più importanti soggetti del vino, per fare in modo che tutto il settore sia rappresentato. Partiamo da due grandi sostenitori, il Ministero, che ci ha messo tante risorse, e Vinitaly che ha un’esperienza ed un know how enorme”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli