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SOSTENIBILITÀ

Obiettivo “leggerezza”: in Svezia da marzo 2024 un limite di peso obbligatorio per le bottiglie

Meno vetro per ridurre le emissioni di CO2. Ma in Italia è sinonimo di scarsa qualità, secondo una ricerca Donne del Vino
CO2, SOSTENIBILITA, VETRO, Mondo
Dal 2024 in Svezia limite obbligatorio di peso per le bottiglie

In un’epoca in cui la sostenibilità è uno dei valori che guidano sempre più i consumatori nei loro acquisti, e in cui l’attenzione per l’ambiente influenza le scelte quotidiane di ognuno di noi, anche il mondo del vino si sta adeguando. In Svezia, dove il vino italiano ha una quota di mercato del 25% (di cui il 40% è rosso), a partire da marzo 2024, entrerà in vigore un limite di peso obbligatorio per le bottiglie di vetro: l’obiettivo è andare verso contenitori sempre più leggeri allo scopo di ridurre le emissioni di Co2. Ed in Italia? Secondo una ricerca commissionata da Donne del Vino, nel nostro Paese, le bottiglie di vetro “leggere” sono associate a scarsa qualità, tanto che le aziende che decidono di adottarle preferiscono non comunicare le proprie scelte ai consumatori.
Invece, nei Paesi nordici, da sempre più eco-friendly e sensibili ai temi ambientali, si stanno già facendo concreti passi in avanti per una maggiore sostenibilità negli imballaggi. Il monopolio svedese Systembolaget, fa sapere Federvini, introdurrà, dal 1 marzo 2024, un limite di peso per le bottiglie monouso: per quelle standard da 750 ml sarà di 750 grammi per i vini fermi e di 950 grammi per gli spumanti. Più precisamente introdurrà nei propri termini e condizioni di acquisto i requisiti per quanto riguarda il quantitativo massimo di emissioni di CO2 consentite per anno e articolo per le bottiglie di vetro monouso che superano i pesi massimi indicati. Le emissioni sono calcolate in base al volume venduto e alle emissioni per bottiglia di vetro monouso. Questo significa che i singoli articoli che superano i limiti indicati, ma le cui emissioni di CO2 rimangono al di sotto del limite massimo di 5 tonnellate all’anno, non sono soggetti all’obbligo. I limiti verranno comunque progressivamente abbassati: l’obiettivo a lungo termine di Systembolaget è infatti di spostare l’intero venduto verso bottiglie più “leggere”.
Un tema di attualità importante che è stato recentemente affrontato anche dalle Donne del Vino della Toscana, guidate da Donatella Cinelli Colombini, che hanno promosso il convegno scientifico “Vetro leggero, sfide e nuovi trend”, nella storica Vetreria Etrusca di Montelupo Fiorentino. Nell’occasione è stata presentata una ricerca, ideata dalla sommelier Paola Rastelli e realizzata da Marta Galli, direttore operativo dell’Osservatorio sulla sostenibilità nei settori del vino e turismo del vino dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con interviste a produttrici del Veneto e della Toscana: questa conferma la diffusa volontà delle donne di contribuire alla riduzione dell’impronta carbonica del vino e mostra come la scelta dell’utilizzo del vetro leggero sia sempre accompagnata dalla presenza di certificazione Bio o Sostenibile.
Ma attenzione: se la capacità di comunicare le proprie scelte ambientali è meno generalizzata ed è migliore nelle aziende grandi (sopra 50 milioni di fatturato), con particolare riferimento ai mercati scandinavi e anglosassoni, purtroppo in Italia diventa quasi irrilevante. Da noi l’utilizzo di vetro leggero porta anzi uno svantaggio competitivo per la cantina produttrice. Interessante l’esito dell’analisi sui “falsi miti” riguardanti il vetro leggero: “lascia passare la luce e questo rovina la qualità”, “il vino nelle bottiglie di vetro leggero ha una vita più breve”, “l’azienda ha voluto risparmiare nel packaging”. Tutte fake news che associano il peso del contenitore all’importanza del contenuto e spiegano la reazione negativa di molti operatori e consumatori italiani. Per questo il peso del vetro sale quando viene usato su vini super premium, come Brunello di Montalcino o Amarone della Valpolicella. Questo spiega anche il sentiment di molte cantine che si sentono sole di fronte alle scelte ambientaliste e chiedono una “consumer education” che passi da giornali, guide e consorzi, al fine di veder premiati i propri sforzi nella sostenibilità. 
Altro problema del vetro leggero riguarda il minor numero di formati, circostanza che talvolta costringe a modificare il look delle bottiglie. La ricerca mostra come per le cantine l’impegno per l’ambiente è visto soprattutto come un dovere etico e non tanto come un’opportunità, perché ha un costo economico e, per alcune pratiche come l’uso del vetro leggero, non ha una certificazione conosciuta come il Bio, per cui non ottiene un ritorno commerciale. Il contenimento del peso delle bottiglie, il riciclo del vetro e l’indicazione in etichetta del corretto processo di smaltimento sono fra le proposte europee per ridurre l’impatto ambientale della produzione del vino: ad esse si sta affiancando il riuso delle bottiglie usate, con un progetto che prevede, entro 7 anni, una quota fra il 5 e il 10% di bottiglie riusate fra quelle immesse nel mercato europeo. La percentuale dovrebbe salire fino all'80% entro il 2040. Rispetto a quest’ultimo progetto, le opinioni delle produttrici sono molto caute e vengono evidenziate le grosse difficoltà soprattutto riguardo alla tappatura: anche ammettendo un’omologazione dei vetri a pochi formati e l’allestimento di un circuito di recupero e sanificazione delle bottiglie usate, è difficile, infatti, immaginare l’assenza di differenze fra i colli dei contenitori fatti da vetrerie diverse. Difformità che potrebbero creare seri problemi ai premium wine ed ai vini da invecchiamento.

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