La Cina continua a piantare vigne, pronto a sferrare un attacco al commercio mondiale anche come produttore di vino. Il Paese, con 450.000 ettari (+150.000 sull'anno scorso), è già al quinto posto della classifica mondiale per superficie coltivata ad uva, sottolinea Federico Castellucci, direttore dell'Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv), l'organismo intergovernativo con sede a Parigi che riunisce 48 paesi produttori.
"I cinesi continuano a chiederci enologhi, hanno tradotto il nostro codice enologico e si stanno ora interessando ai codici sui metodi di analisti", aggiunge Castellucci a margine di una conferenza stampa sulla vendemmia nell'emisfero sud.
L'interesse della Cina si è manifestata anche con la richiesta della provincia di Yantai di entrare nell'Oiv come osservatore. "E' importante che imparino a fare il vino e lo facciano bene". Se i cinesi o anche gli indiani cominciassero a berne, anche solo un dito a testa, sarebbe una vera fortuna per tutti" aggiunge Castellucci augurandosi che i cinesi, ma anche gli indiani, comincino "a bere vino, anche soltanto un dito a testa".
Castellucci, che ha preso la direzione dell'Oiv, erede diretta dell'Office International de la vigne et du vin creato nel 1924 per iniziativa di alcuni paesi tra cui l'Italia, auspica infatti non " che si beva di più ma solo che siano più numerosi i consumatori di vino nel mondo". Secondo le previsioni dell'Oiv, nel 2008 la produzione mondiale di vino dovrebbero attestarsi attorno ai 290 milioni di ettolitri per una superficie viticola mondiale di 8.000 milioni di ha. I consumi mondiali previsti sono compresi in una forbice tra i 235 e i 245 milioni di ettolitri, leggermente superiori quindi a quelli degli ultimi 5 anni che si sono stabilizzati attorno ai 228 milioni.
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