Le difficoltà del mercato, in Italia e nel mondo, il cambiamento climatico, il calo strutturale dei consumi, la forza delle lobby “anti-alcol” che rischiano di minare il sistema vino e non solo (a partire dalla normativa irlandese), il “vigneto Italia” da modernizzare per renderlo forse meno produttivo in volume e di più in quantità e redditività, il sistema delle Doc da razionalizzare, la normativa da completare, dal tema dello standard nazionale di certificazione della sostenibilità da anni “alle battute finali” ma fermo, a quella sui vini dealcolati e low alcol, già inquadrata in Ue e recepita da tanti Paesi Ue, ma non dall’Italia: andando oltre le stime di una vendemmia 2023 che, secondo i dati di Unione Italiana Vini - Uiv, Assoenologi ed Ismea, a livello nazionale sarà sui 44 milioni di ettolitri, a -12% sul 2022, ma con una situazione buona e in crescita al Nord (che produrrà due terzi del vino 2023) e in forte calo, nel resto d’Italia, duro ma sostenibile al Centro, con il -20% di Toscana e Lazio ed il -25% delle Marche, ben più consistente e drammatico al Sud (dove già la redditività dei vigneti ed il valore dei vini è mediamente più basso), dal -30% di Sicilia e Puglia fino al -40% dell’Abruzzo (i dettagli Regione per Regione nel focus), sono tanti i temi messi sul tavolo dai rappresentati della filiera, italiana ed europea, nella Sala Cavour del Ministero dell’Agricoltura, ma con il Ministro Lollobrigida assente per altri concomitanti impegni istituzionali, nel quadro della presentazione delle previsioni vendemmiali 2023.
“Il settore vive una situazione in chiaro-scuro - ha detto Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini e alla guida di una delle imprese più importanti del vino italiano come il gruppo Frescobladi - ma il settore deve guardare lontano con pacatezza ed imprenditorialità. La certezza di quest’anno è che abbiamo rimesso l’agronomo al centro della vigna, perché con l’andamento climatico complesso dalla fine della primavera si è visto quali sono state le aziende più preparate, con più mezzi a disposizione per proteggere la vigna. Ci sarà meno produzione, ma la qualità c’è tutta, ad oggi. Perché, ricordiamolo, tutto può cambiare nelle prossime settimane, le previsioni ci dicono che arriveranno piogge e grandine, e speriamo che si sbaglino. Ma questa minor produzione, che mi auguro venga confermata a fine vendemmia - ha provocato Frescobaldi - ci ha levato questa medaglia di legno del primato produttivo europeo, che però non era in valore. La lasciamo volentieri alla Francia. Noi dobbiamo lavorare meglio perché aumentino i valori unitari delle uve, perché c’è una parte di vigneto il cui lavoro non è remunerato, e se non si pagano bene i viticoltori, questi abbandonano la vigna. Inoltre, la dimensione media di un’azienda in Italia è 2 ettari, in Francia 7 ettari, e dobbiamo lavorare anche su questo aspetto, perché dimensioni più grandi permettono investimenti e tecnologie migliori. Ma prima di tutto i prezzi delle uve vanno alzati, soprattutto in quelle zone d’Italia dove fino ad aprile-maggio si parlava di distillazione, di sovrapproduzione, di troppe scorte. E possiamo farlo - ha detto Frescobaldi, rispondendo a WineNews - perché la fascia che è cresciuta di più negli anni è quella dei 6 euro a bottiglia franco cantina, quindi i margini per pagare un po’ di più ci sono. Ma è un dato di fatto che non ci possiamo più permettere vendemmie da 50 milioni di ettolitri, sono un anacronismo. Anche la Cina sta producendo vini e li esporta, così come l’India, e anche il Sudamerica sta recuperando. Dobbiamo avere produzioni più basse, a favore della qualità, e questo ci dice quanto è importante il tema delle rese per ettaro, che è un dato dolente. Ci sono zone con rese importanti che però sanno gestire sul mercato, altre in cui si creano eccessi di prodotto che poi fanno crollare i valori. Una via per eliminare le eccedenze può essere la distillazione, come in Francia. Ben venga, però, se unita ad altre azioni, come l’abbassamento delle rese. Poi si possono fare distillazioni di crisi se servono, ma oggi il consumatore ed il cittadino mal accetta che del denaro pubblico, che manca per servizi di base, venga utilizzato per distruggere ciò che non serve. Dobbiamo lavorar meglio anche sul fronte della promozione, che è importantissima: abbiamo fatto passi da gigante, siamo partiti in salita rispetto alla Francia che, ricordiamolo, ha avuto secoli di impero coloniale per affermare il mercato dei suoi vini. Ma serve pianificazione, che oggi non abbiamo, e che è legata anche ai volumi di produzione. E questo - continua Frescobaldi - chiama in causa un altro tema: dobbiamo rinnovare il “vigneto Italia”, che è troppo vecchio. Ed è un bene, ed è bello, che ci siano migliaia di varietà, ma non è tutto oro quello che luccica, perché poi sul mercato ne vanno poche. Va pensato un vigneto con portinnesti giusti, ma anche con sesti di impianto meccanizzabili, perché c’è sempre più difficoltà a trovare manodopera, ed è un tema legato anche al cambiamento della popolazione. La Francia è molto più meccanizzata rispetto a noi, eppure è ritenuta il meglio della qualità. La velocità con cui si fanno i trattamenti, per esempio, è fondamentale per la qualità. C’è poi il tema delle Denominazioni: delle centinaia che ne abbiamo, in Italia, il 20% produce il 72%, allora, teniamo pure questa frammentazione che è una ricchezza per il Paese, ma facciamo anche delle macroaree che possano fare aggregazione, magari facendo diventare alcune piccole Denominazioni delle sottozone di areali più grandi”.
Parole che suonano come un manifesto programmatico sul futuro del vino italiano, che passa anche da altri due temi non trascurabili. “Quello dei vini “low alcol” e dealcolati, che l’Ue ha già legiferato, con regole che altri Paesi Ue hanno recepito, ma l’Italia no. “E che ci piaccia o meno, che piacciano al Ministero o meno, sono prodotti che esistono, che il mercato chiede, ma sui quali i produttori italiani non possono giocare ad armi pari con i competitor - ha detto il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti - e che sono costretti ad andare a produrre o a comprare all’estero, lasciando fuori dall’Italia valore aggiunto. Normiamoli, anche in Italia, diamo la possibilità agli operatori di cogliere questa opportunità”.
E ultimo, ma non ultimo, secondo Frescobaldi, c’è il tema della sostenibilità: “serve chiarezza, il nostro settore è il più controllato e va bene, perché i controlli hanno dato valore ai territori e ai vini. Serve uno strumento di sistema. Abbiamo fatto la norma sullo standard unico nazionale, primi nel mondo, ma è un incompiuto: il famoso logo del Ministero ancora non arriva, portiamo in fondo questa riforma. Il pubblico fuori è confuso, è stato bombardato da biodinamica, biologico, sostenibilità, e per avere rispetto dai consumatori serve un messaggio chiaro, e serve che le istituzioni ed il Ministero ci aiutino a comunicare con più chiarezza”.
Spunti importanti, a cui si uniscono quelli del presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella: “gioisco perché perdiamo il primato produttivo, sono nel cuore ai francesi, dove la distillazione è strutturale perché la produzione è troppa, da anni. Ragionare sul ridurre la produzione non è sminuire il lavoro dei produttori. Nel nostro settore c’è tanta fantasia, tanta filosofia, ma serve imprenditorialità, perché se il prodotto non si vende, il produttore soffre. Non altre categorie della filiera, ma il produttore. Tutti i Consorzi di tutela possono contenere le produzioni abbassando le rese, guardando al rapporto tra rimanenze e andamento di mercato. Altri, come Bolgheri, Chianti Classico, Barolo, Montalcino, hanno fermato la crescita del vigneto, per esempio. Ma non è così ovunque: si guarda ancora alla quantità, e in tante zone c’è pressappochismo. Più uva vuol dire meno qualità, e vale per tutte le uve. Ma quello che più incide è che se le giacenze sono alte, il prezzo scende. Facciamolo mancare, qualche volta, questo vino - ha detto Cotarella - per far crescere i prezzi. A volte i prezzi delle uve e del vino sono talmente bassi che offendono lavoro e dignità di produttori e viticoltori. Venendo alla vendemmia - ha detto il presidente degli enologi - quest’anno è venuto fuori il ruolo del tecnico: siamo uomini anche di vigna, non solo di cantina. Ci sono vigne confinanti, quest’anno, con 60 ettari bruciati dalla peronospora e 10 ettari bellissimi perché curati diversamente. Più si va avanti e più serve scienza nella vigna, non c’è via di scampo. La qualità dei vini italiani è cresciuta tanto, c’è stato un rinascimento profondo rispetto a 30-40 anni fa, dove qualche famiglia faceva grandi vini in Toscana e Piemonte, e poco più. Oggi non è così, si fa grande vino da Aosta a Pantelleria, grazie a conoscenze nuove, ai vitigni locali e al lavoro dei tecnici. Ma la qualità si fa con un programma serio, che non abbiamo, perché andiamo ancora in ordine sparso, a volte anche uno contro l’altro. Possiamo crescere ancora - ha detto Cotarella - ma è inutile bearsi nelle annate grasse e lamentarsi in quelle magre. Serve un ragionamento di lungo termine, imprenditoriale. Serve preparazione. Il cambiamento climatico non ci ha danneggiato, negli ultimi anni abbiamo prodotto i vini migliori di sempre. Tutti i grandi vitigni italiani, Sangiovese, Nebbiolo, Montepulciano e così via, sono di maturazione tardiva. Spesso in passato arrivava pioggia e muffa ad ottobre, l’anticipo di oggi ci consente di fare molta più qualità. Il problema della vigna non è la temperatura, ma i raggi Uv, per questo si discute anche di come cambiare le tecniche di impianto, per esempio. Ma soprattutto, pensiamo una cosa, in questi momenti complicati: il vino alla fine si è sempre salvato, e si salverà ancora”.
Eppure, sono tante le incognite che gettano ombre sul settore, come spiegato da Ignacio Sánchez Recarte, segretario generale del Ceev - Comité Européen des Entreprises Vins, che ha anche tracciato un quadro delle stime della vendemmia europea e mondiale. “Guardando ai 5 principali Paesi Ue, Italia, Francia, Spagna, Germania e Portogallo, stimiamo un calo di 10,5 milioni di ettolitri complessivi, soprattutto per il calo di Italia e quello forte di Spagna, a -12%, sui 36 milioni di ettolitri, mentre Francia, con 45 milioni di ettolitri, è più o meno in linea con la sua media, come la Germania, sugli 8,8 milioni di ettolitri, mentre il Portogallo addirittura è in crescita del +8%, a 7,8 milioni di ettolitri. Ma ci sono cali di produzione importanti anche nel resto del mondo: -21% in Argentina (9 milioni di ettolitri), -13% in Australia (11,1 milioni di ettolitri), -22% in Nuova Zelanda (2,9 milioni di ettolitri), -6% in Sudafrica (9,5 milioni di ettolitri), mentre cresce leggermene il Cile, a +1,3% (per 12,6 milioni di ettolitri). Ma più dei numeri - sottolinea Recarte - ci sono tre “spade di Damocle” sulla testa del settore vino: il cambiamento climatico, sempre più difficile da controllare e al quale dobbiamo adattarci, spendendo bene anche i fondi Ue che ci sono; la diminuzione dei consumi, che non è legata solo all’inflazione, ma anche alle nuove generazioni, ai loro usi e alle nuove tendenze, che vedono il vino meno presente. Non è una questione di prezzo, se un 25enne è disposto a pagare 10 euro per un gin tonic, che ha costi di produzione peraltro molto più bassi del vino, questo si capisce bene. E poi c’è il lavoro dei gruppi “anti-alcol”, come dimostra il caso dell’etichetta con gli “healt warning” in Irlanda, ed il fattore più pericoloso, perché se passa il messaggio che ogni livello di consumo di alcol fa male, se si concretizza una “tabacchizzazione” del vino e degli alcolici - ha spiegato Recarte a WineNews - rischia di crollare non solo la reputazione, ma tutto il sistema normativo, legale e di sostegno alla filiera del vino”.
Riflessioni arrivate dopo la presentazione di dati che, ha ricordato il Commissario straordinario di Ismea, Livio Proietti, “non sono certi, ma previsioni, che sono sempre un campo abbastanza scivoloso. La vendemmia è già iniziata e possiamo dare dati abbastanza attendibili, ma sperando che non avvenga nulla di disastroso, e sappiamo che il clima può cambiare una situazione che oggi, però, appare consolidata. Sicuramente abbiamo avuto un’annata eccezionale dal punto di vista climatico, con un aumento dell’80% dei giorni di pioggia in alcune zone, concentrati nei momenti in cui andavano fatti i trattamenti contro le fitopatie, peronospora in primis, che ha colpito soprattutto nella zona adriatica, in Abruzzo in particolare, dove ci sono stati vigneti completamente improduttivi. Il calo produttivo nazionale sarà poco superiore al -10%, quindi la Francia che ha avuto meno problemi ci supererà in volume, ma, come detto, non è un dato allarmante. Il problema è il mercato, che non corre: abbiamo scorte in cantina pari ad una vendemmia, e ci potrebbero essere tensioni sia sul mercato al consumo che sui prezzi alla produzione. La sfida è l’innovazione: abbiamo vigneti in alcuni casi troppo vecchi, tecniche di raccolta da migliorare, una gestione del rischio in agricoltura da affinare, e su questi aspetti dobbiamo lavorare”.
Focus - La “geografia” del vigneto Italia 2023
Sebbene la peculiarità della stagione non permetta di formulare previsioni omogenee neanche nello stesso areale, quest’anno si può comunque dire che, anche con i dovuti distinguo, il Nord abbia tenuto decisamente bene, confermando sostanzialmente i livelli dello scorso anno. Scendendo al Centro, le flessioni sono in media di oltre il 20%, mentre al Sud e nelle Isole si sfiorano riduzioni del 30%. Un quadro generale - cita il report dell’Osservatorio realizzato anche con il monitoraggio del Ministero dell’Agricoltura e delle Regioni - in cui si è riscontrata qualche difficoltà aggiuntiva per le produzioni biologiche. Nel Nord Ovest si assiste all’importante ripresa della Lombardia, seguita da quella più moderata di Liguria e Valle d’Aosta con una sostanziale tenuta del Piemonte. Il Nord-Est è trainato dalla locomotiva Veneto, nonostante tutto in lieve crescita rispetto allo scorso anno grazie anche all’entrata in produzione dei nuovi impianti. Il Trentino-Alto Adige non si discosta di molto dai livelli dello scorso anno, mentre perdono qualche punto percentuale Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. Più omogenea la situazione al Centro-Sud caratterizzata da flessioni che vanno dal 20 fino al 45%, con vendemmie previste molto più scariche soprattutto sulla dorsale Adriatica (Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria, Basilicata) ma anche in Toscana, Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna.
Guardando all’andamento climatico e vegetativo, le abbondanti e frequenti precipitazioni primaverili, ha spiegato il direttore di Assoenologi, Paolo Brogioni, hanno creato le condizioni favorevoli all’insorgere delle malattie della vite e soprattutto della Peronospora che non ha risparmiato molti vigneti specialmente del Centro-Sud. Le continue piogge, infatti, in molti casi hanno impedito di entrare in vigna per fare i trattamenti e in altri ne hanno vanificato gli effetti. A questo si aggiungano altre malattie come Oidio e Flavescenza Dorata, oltre a grandine e altri eventi climatici avversi durante l’estate e il quadro della situazione viticola si colora a tinte non certo brillanti per la produzione nel complesso, ma soprattutto per quelle biologiche. Un’annata dal meteo pazzo che ha messo in evidenza ancora una volta come il grande potenziale tecnico professionale consenta alle imprese che si sono affidate alla tecnica e alla scienza dei molti enologi e tecnici viticoli di ottenere una qualità in linea con la media delle ultime annate.
Focus - L’annata 2023 in Italia, Regione per Regione
Piemonte
L’inverno si è contraddistinto per l’assenza prevalente di precipitazioni. Solo nei mesi di maggio e giugno è piovuto, seppur in modo non omogeneo sull’intero territorio regionale, con concentrazioni importanti nella zona delle Langhe. Con luglio sono tornate le alte temperature, alternate da intensi temporali con grandine, che hanno provocato danni soprattutto nella zona del Roero e della Bassa e Alta langa che in alcuni casi hanno compromesso la produzione con ripercussioni anche sulla vegetazione futura. Si è creata una situazione particolarmente articolata, a seconda delle zone, che va da fenomeni di leggero stress idrico, con piante che stentano, a zone con elevata presenza di germogli per l’abbondanza di riserve idriche. In generale, rispetto al 2022, i valori delle temperature attive sono inferiori (>10°C), comportando un ritardo medio nello sviluppo di 10 giorni con disformità tra bassa ed alta quota che si sono evidenziate già dalla fioritura: nel primo caso è avvenuta più velocemente, mentre nel secondo è avvenuta in ritardo e con un’allegagione non perfetta.
L’invaiatura è iniziata in modo disomogeneo, il che condizionerà le date e le rese della vendemmia.
Per quanto riguarda l’aspetto fitosanitario si registra presenza di Peronospora, anche se con danni limitati sul grappolo. Altri problemi si sono avuti, in primavera, con danni da Nottua della vite sopra la media, oltre ai consueti danni flavescenza e mal dell’esca. Inoltre, nella parte Est della regione, si è riscontrata una importante presenza di Popilia Japonica che conseguentemente ha portano qualche problema.
La vendemmia per le basi spumante è iniziata nell’ultima decade di agosto a cui è seguita quella del Moscato e delle varietà più precoci, da metà di settembre si passerà alla raccolta della Barbera ed infine al Nebbiolo tra fine settembre e inizio ottobre. In generale si prospetta una vendemmia di buona qualità, ma in media con rese minori rispetto al 2022.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 2.731
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 2.676
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: -2%
Qualità Vino 2023: buona
Valle d’Aosta
L’annata 2023 è stata caratterizzata finora da tre fasi principali: da inizio anno fino a fine aprile è stato molto secco e ventoso, a cui è seguito un maggio con forti ed abbondanti piogge, per finire con un innalzamento delle temperature (fino a picchi molto elevati) nei successivi mesi estivi, fino alle fasi che anticipano la vendemmia.
Per quanto riguarda il ciclo vegetativo della vite, vi sono stati alcuni problemi di disomogeneità nella fase di allegagione, causata dall’alternanza di sbalzi termici e piogge. Fortunatamente l’invaiatura è proseguita normalmente.
Lo stato sanitario delle uve risulta generalmente buono, anche se non manca in alcune zone un’incidenza di Peronospora superiore alla media.
Con questi dati si prospetta un leggero incremento medio di produzione rispetto all’anno 2022. La vendemmia, rispetto all’annata 2022, è iniziata con un ritardo di circa dieci giorni.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 18
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 20
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: +10%
Qualità Vino 2023: buona
Lombardia
In Lombardia l’annata si presenta generalmente buona ad esclusione solo di alcune zone colpite da eventi climatici estremi. In generale c’è un ritardo sulla maturazione e sulla raccolta rispetto al 2022 di circa 10/12 giorni. L’annata è stata caratterizzata dal mese di maggio freddo e piovoso che ha portato a un’incidenza degli attacchi di Peronospora superiori alla media, soprattutto nei vigneti a conduzione biologica. Inoltre, la zona della Lugana è stata quasi totalmente flagellata da forti grandinate in varie epoche vegetative, con un conseguente drastico calo produttivo.
Fatta esclusione della Valtellina, per la quale pur non segnalando finora nulla di rilevante risulterebbe prematuro fare previsioni, nelle altre zone si avanzano le seguenti proiezioni di massima. In Franciacorta la vendemmia è iniziata a metà agosto, una decina di giorni in ritardo rispetto allo scorso anno.
A parte delle localizzate zone colpite dai già accennati danni da Peronospora, si segnala una buona qualità delle uve ed un consistente incremento produttivo rispetto al 2022, con un ritorno a rese nella media. In Oltrepò Pavese sono state registrate più problemi di Oidio, dovuti principalmente a ragioni microclimatiche (ovvero zona più ventilata e con un inferiore quantitativo di precipitazioni), e di flavescenza dorata, questa invece dovuta probabilmente a una difficoltà di gestione dei vigneti sintomatici. Qui la vendemmia è iniziata intorno al 10-11 agosto, l’uva è sana e nei parametri ideali, nella zona al confine con il piacentino ci sono state un paio di grandinate nel mese di luglio che non dovrebbero però incidere più di tanto sulla produzione globale.
Purtroppo, invece, nel Garda la situazione è preoccupante a causa delle grandinate avvenute sia in post germogliamento che in tempi più recenti. La produzione in questi areali subirà un netto calo produttivo.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 1.106
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 1.271
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: +15%
Qualità Vino 2023: buona/ottima
Liguria
In Liguria, le precipitazioni primaverili hanno permesso di arricchire le riserve idriche. In questo modo si è riusciti a ridurre al minimo i danni da carenza idrica, che hanno caratterizzato specialmente il mese di luglio e parte di agosto, periodi nei quali si sono registrati picchi di temperature leggermente sopra la media.
L’ottima ventilazione e la naturale conformazione del territorio ligure hanno permesso alle viti di non avere particolari problemi fitosanitari, grazie anche all’attento lavoro dei viticoltori. Le uve si presentano, quindi, in perfette condizioni e stanno procedendo nella maturazione con buoni sviluppi tanto da far pensare a un ottimo raccolto sia in termini quantitativi che qualitativi.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 40
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 42
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: +5%
Qualità Vino 2023: buona
Trentino Alto Adige
L’annata 2023 in Trentino è caratterizzata soprattutto dal punto di vista meteorologico: dopo un inverno e inizio primavera mite e con scarse precipitazioni, ad aprile le temperature, inferiori alla media, hanno rallentato la partenza vegetativa. Ha fatto seguito un prolungato periodo di piogge copiose con lunghi tempi di bagnatura e temperature più alte, condizioni ideali per gli attacchi peronosporici, controllati con uno straordinario impegno sia da parte dei viticoltori che dei tecnici che hanno dovuto far ricorso a tutta la competenza e l’esperienza maturata negli ultimi anni per controllare gli attacchi fungini e garantire la sanità dei grappoli, in particolare nell’ambito della viticoltura biologica.
La successiva ondata di caldo ha accelerato l’attività vegetativa della vite riproponendo uno scenario simile al 2022, ma la schizofrenia di questa annata tornava a sorprendere con una serie di eventi grandinigeni e potenti raffiche di vento (19 luglio). Fortunatamente i danni dovuti alla grandine non risultano particolarmente gravi, salvo alcuni piccoli areali. I temporali responsabili degli eventi grandinigeni hanno mitigato in alcune zone le temperature, con minime notturne del tutto inusuali per fine luglio, prossime ai 10°C nel fondovalle atesino dove hanno rallentato in alcuni casi l’avvio dell’invaiatura.
Si evidenzia pertanto sullo Chardonnay un ritardo di 6-8 giorni rispetto al 2022 e qualche giorno di ritardo in meno per il Pinot grigio, in generale va però evidenziata un’ottima tenuta qualitativa con uve con importanti acidità e con un quadro aromatico potenziali di notevole prospettiva per la produzione delle basi spumante.
Le calde giornate dopo la metà di agosto hanno indotto l’avvio della raccolta proprio a salvaguardia dell’acidità anche sacrificando qualche decimo di potenziale zuccherino.
Per l’aspetto produttivo, l’ottima fertilità lasciava presagire una produzione abbondante, ma le criticità sopraesposte e un peso medio dei grappoli risultato inferiore alle attese per il caldo asciutto dell’ultimo periodo, hanno portato a rivedere le stime, collocandole in linea con quelle dello scorso anno.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 1.289
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 1.307
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: +1,5%
Qualità Vino 2023: ottima
Veneto
L’inverno 22/23 ha confermato la tendenza a inverni miti e con scarse precipitazioni e conseguenti riduzione degli accumuli nelle falde. Questo implica una carenza idrica nella fase di ripresa vegetativa, rallentando le fasi fenologiche della vite con fioriture ritardate rispetto la passata stagione.
Marzo ha registrato temperature sopra la media stagionale, al contrario di aprile che ha avuto abbassamenti termici consistenti ma una piovosità ancor inferiore alla media.
I frequenti eventi piovosi, talvolta di grande rilevanza, dei mesi successivi hanno però dato impulso alla ripresa vegetativa, grazie anche a un aumento delle temperature fino alla fine di luglio. Altro fattore che ha influenzato la seconda parte della stagione riguarda gli eventi temporaleschi (vento e grandine) che hanno danneggiato gravemente le piante e i grappoli, con conseguenze negative principalmente nella zona dell’Alto Trevigiano e in alcune zone del vicentino e del Lago di Garda.
Parlando del ciclo vegetativo, la fertilità delle gemme è leggermente superiore rispetto all’anno precedente. Stessa cosa dicasi per quanto riguarda i quantitativi produttivi che si prospettano stabili. A un germogliamento regolare avvenuto con qualche settimana in anticipo, la fioritura è proseguita senza problemi, come del resto anche l’allegagione, ma, il forte incremento delle temperature ha determinato una scarsa pulizia del grappolo. Solo l’invaiatura ha avuto un ritardo di circa dieci giorni.
Dal punto di vista fitosanitario, laddove ci sono state condizioni climatiche avverse, si registrano infezioni fungine di Peronospora e Oidio su tutte. Seppur ben controllata una delle problematiche presenti nei vitigni è rimasta la flavescenza dorata dovuta allo Scaphoideus titanus, di cui sono stati trovati esemplari sia nella forma giovanile che adulta, in aumento anche le viti con sindrome da Mal dell’Esca.
In generale si hanno uve belle e acidità buone, senza stress idrico, con quantitativi leggermente superiori rispetto l’anno scorso, seppur le zone colpite dalla grandine hanno avuto danni rilevanti che potrebbero portare a ripercussioni anche negli anni futuri.
La vendemmia è stata posticipata rispetto al 2022, con inizio tra la fine di agosto e i primi giorni di settembre, con la raccolta delle varietà precoci Chardonnay e Pinot Grigio.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 12.602
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 13.232
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: +5%
Qualità Vino 2023: buona/ottima
La vendemmia 2023 in Valpolicella
“Le insidie climatiche e fitosanitarie registrate sul territorio della denominazione sono alla base delle previsioni vendemmiali 2023 che, secondo le rilevazioni ufficiali, sconteranno una diminuzione del 5% rispetto al raccolto dell’anno scorso. Si tratta, in ogni caso, di una vendemmia di stabilità sul fronte del mantenimento dell’equilibrio del mercato e anche sotto il profilo qualitativo. I produttori, infatti, saranno impegnati ad effettuare la cernita delle uve migliori atte a divenire Amarone. Per il Valpolicella si prospetta un’annata all’insegna della freschezza con una gradazione alcolica più bassa rispetto a quelle precedenti. Una tendenza che sicuramente sarà ben recepita dai consumatori sempre più orientati a vini rossi freschi, fruttati e alcolicamente più leggeri”. Così il presidente del Consorzio Vini Valpolicella, Christian Marchesini, ufficializza le stime della vendemmia che quest’anno partirà con circa 15 giorni di ritardo (13 settembre) rispetto a quella anticipata del 2022, riportando così il periodo di raccolta nella media degli ultimi 15 anni.
Per quanto riguarda l’andamento, l’ufficio tecnico del Consorzio evidenzia un’annata particolarmente sfidante per i produttori, caratterizzata da un clima altalenante con notevoli variazioni termiche e da emergenze fitopatologiche prontamente gestite sia in fase di difesa che preventiva per preservare la qualità delle uve e la salute del vigneto. Dopo un maggio con temperature inferiori alla media e precipitazioni abbondanti, i mesi di giugno e luglio sono stati più caldi. In particolare, luglio ha registrato un’eccezionale quantità di piogge, con precipitazioni cumulative triplicate rispetto alle medie stagionali. Nonostante la fenologia delle viti abbia sorpreso con un germogliamento leggermente anticipato nella prima settimana di aprile, la fioritura è stata in linea con la norma e ha mostrato una promettente dotazione produttiva, confermata all’invaiatura. Sul fronte fitosanitario, la peronospora ha fatto la sua comparsa fin dalle prime settimane di maggio, richiedendo interventi costanti e mirati durante tutta la stagione. Anche l’oidio si è manifestato in modo diffuso, rappresentando una sfida di gestione aggiuntive soprattutto per i viticoltori biologici. È stata, infine, osservata una crescente manifestazione del complesso del mal dell’esca, in gran parte attribuibile a fattori climatici, come l’elevata piovosità estiva, seguita da periodi di siccità e danni causati da eventi atmosferici come la grandine.
Friuli Venezia Giulia
L’inverno è stato caratterizzato da temperature miti, che hanno consentito un anticipo del germogliamento. A seguire si è registrata una fase piovosa che ha interessato i mesi di maggio e giugno interrompendosi in prossimità della fioritura, la quale è stata favorita dai rialzi termici e si è conclusa rapidamente. Nel mese di luglio, infine, le piogge ben superiori alla media hanno rallentato lo sviluppo fenologico allungando la fase di invaiatura. Durante questo mese, si sono susseguiti due eventi grandinigeni che hanno colpito gran parte della superficie produttiva, causando notevoli danni.
In Friuli si è registrato un anticipo del germogliamento rispetto agli ultimi anni, ma le condizioni meteorologiche successive hanno annullato tale iniziale anticipo portando l’inizio dell’invaiatura nella prima decade di luglio per i vitigni più precoci. Nonostante ciò, le condizioni di instabilità hanno portato a una forte dilatazione del periodo di invaiatura per gli altri vitigni ripercorrendo dinamiche di sviluppo fenologico simili a quelle osservate nelle annate 2019 e 2021, stagioni in cui la vendemmia è iniziata l’ultima settimana di agosto.
Rilievi in campo avevano rilevato un numero di grappoli medi per germoglio superiore rispetto alla media, ma l’alta pressione infettiva e le perdite dovute ad agenti atmosferici, indicano che il vantaggio produttivo sia almeno parzialmente perduto.
Data l’eterogeneità dei danni causati dalla grandine, definire la qualità delle uve risulta complesso, in quanto si passa da zone periferiche appena coinvolte, a zone centrali fortemente colpite, a cui bisogna aggiungere l ́elevata pressione di Peronospora che ha caratterizzato i mesi di giugno e luglio.
Il Pinot grigio rimane la varietà di riferimento, che ha una qualità ottimale sulla maggior parte delle zone doc, laddove la grandine abbia avuto un’incidenza minore.
Storicamente la vendemmia del Pinot grigio in regione si concentra in circa 10/15 giorni. Visto il ritardo generalizzato, le zone storicamente più precoci sono partite con la vendemmia di questa varietà (usata per dare vini fermi) nella prima settimana di settembre.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 2.204
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 1.983
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: -10%
Qualità Vino 2023: buona
Emilia Romagna
Questa è un’annata che rimarrà negli annali della regione, per le disastrose alluvioni di maggio che hanno colpito le pianure della Romagna e determinato le rovinose frane in collina, che talora hanno sensibilmente modificato l’orografia dell’Appennino. L’inverno è decorso caldo e poco piovoso, tanto che c’era forte preoccupazione per la portata del fiume Po, e per la necessità di reintegrare l’acqua nei terreni e nelle falde fortemente stressate da tre anni, di siccità prolungata. L’inverno ha predisposto le piante a un forte anticipo nel germogliamento, per poi stressarle con un ritorno di freddo culminato nella gelata del 6 aprile. Poi sono arrivate le piogge di maggio, con le rotte e le esondazioni del 3 maggio, e a seguire le ulteriori piogge che hanno portato ai disastri del 17-18 maggio.
In questo mese, in alcune località, sono cadute le piogge di un intero anno: +500% rispetto alla media climatica degli ultimi 20 anni, oltre a un calo delle temperature medie di 1,5°C rispetto alla media degli ultimi trent’anni. A questo punto sono subentrati i problemi nella gestione dei trattamenti, ma nonostante questo non si sono avuti attacchi gravi di Peronospora nell’immediato, bensì nel periodo di fine fioritura-allegagione, con problemi di Peronospora larvata. Problemi anche nella difesa anti-oidica, dove, oltre alla situazione meteorologica ha giocato a sfavore un rialzo termico improvviso che ha sollecitato la vigoria lasciando scoperta la nuova vegetazione. Queste condizioni hanno favorito anche il mal dell’esca.
I mesi successivi sono stati caratterizzati da ulteriori eventi climatici avversi, seguiti da rialzi termici che hanno compromesso una buona allegagione, portando a grappoli con meno acini, ma più grossi.
L’invaiatura è iniziata con circa 10 giorni di ritardo rispetto al 2022 e sta procedendo lentamente.
Le prospettive del potenziale produttivo però, tra esuberanza vegetativa e danni sopra citati, si attestano attorno ai numeri dell’anno precedente, con un probabile lieve calo.
La vendemmia dovrebbe comunque avvenire seguendo un calendario nella media.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 7.208
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 6.884
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: -4,5%
Qualità Vino 2023: buona
Toscana
Facendo seguito a un’annata particolarmente scarsa di precipitazioni, la stagione 2023 si è contraddistinta fin dal germogliamento per un’elevata piovosità.
Durante il mese di aprile si sono registrati alcuni abbassamenti di temperatura anche leggermente al di sotto degli zero gradi, che hanno portato a sporadici fenomeni di gelata nei fondivalle.
Maggio e giugno hanno fatto registrare un’elevata frequenza di giornate piovose, obbligando i produttori a numerosi interventi di difesa per limitare le malattie fungine, Peronospora su tutte, seppur complicati dalle difficoltà di accesso delle macchine nei vigneti e dal rapido dilavamento dei prodotti fitosanitari causato dalle piogge. Per questo si sono riscontrati sintomi su foglie e grappoli e seppur in una situazione molto eterogenea ci sono zone dove si rilevano perdite di produzione importanti.
Oltretutto, le piogge e le conseguenti basse temperature primaverili, hanno influenzato anche l’allegagione, favorendo l’acinellatura e la cascola dei piccoli frutti, così da diminuire ulteriormente i rendimenti ad ettaro.
Luglio è stato caratterizzato da caldo e assenza di precipitazioni che hanno portato a un importante sviluppo dei grappoli, grazie alle riserve idriche accumulate in primavera. Allo stesso tempo i vitivinicoltori si sono trovati a fronteggiare anche la crescente popolazione di Scaphoideus Titanus e la presenza in diverse zone del mal dell’esca.
Nella prima settimana di agosto, ci sono stati i primi segnali di invaiatura che hanno preannunciato una vendemmia in tempi normali.
Non vi sono sbilanciamenti sulla qualità del raccolto, perché dipenderà molto dalle condizioni meteo di settembre, per ora si prevede un calo della produzione generale, con danni da Peronospora rilevanti.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 2.338
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 1.870
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: -20%
Qualità Vino 2023: buona
Umbria
L’andamento climatico umbro ricorda molto quello del 2013. Le condizioni climatiche, soprattutto per le forti piogge di maggio e giugno, hanno determinato un’importante diffusione delle malattie fungine con evidenti attacchi di Peronospora. Questi, hanno colpito indifferentemente tutto il territorio. La stabilità climatica verificatasi dalla seconda metà di agosto ha consentito un certo recupero nella maturazione delle uve. Tra le diverse varietà coltivate si evidenzia una situazione particolarmente critica sul Sagrantino, che oltre all’attacco fungino ha risentito in modo particolare anche della gelata primaverile. Su tale vitigno si stima, quindi, un’importante riduzione della produzione. Per quanto riguarda le uve a bacca bianca, il particolare andamento climatico, caratterizzato da escursioni termiche anche importanti, ha consentito una buona tenuta dell’acidità e consolidato un ottimo patrimonio aromatico che, con una buona gestione enologica, darà risulti certamente interessanti.
Per quanto riguarda le produzioni, si stima un quantitativo ridotto rispetto lo scorso anno.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 400
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 320
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: -20%
Qualità Vino 2023: media/buona
Marche
Quelle del 2023 è stato il quarto inverno consecutivo più caldo della norma. Le precipitazioni invernali hanno fatto registrare un incremento del 26% rispetto alla media storica. In contrapposizione agli ultimi due anni, nel 2023 anche la primavera ha fatto registrare temperature più alte della media. Elemento caratterizzante dell’andamento climatico stagionale è stata l’elevata piovosità nel mese di maggio e della prima parte di giugno. Il valore di 192 mm, che rappresenta il totale medio regionale di pioggia caduta, è stato il più elevato dal 1961.
Le fasi fenologiche sono state ritardate rispetto a quelle dello scorso anno. Fioritura e invaiatura sono risultate mediamente ritardate di circa 8-10 giorni. Maggiore ritardo per l’invaiatura dei vitigni più tardivi come, ad esempio, Verdicchio e Montepulciano.
Le continue piogge hanno determinato lo sviluppo di un elevato numero di processi infettivi di Peronospora della vite, dalla seconda metà di aprile a tutto il mese di giugno, e reso difficile, se non impossibile, il tempestivo intervento in campo. In generale sono stati colpiti un po’ tutti i vitigni ma le situazioni più gravi si riscontrano su Montepulciano, Passerina e vitigni internazionali come lo Chardonnay. Colpita in modo significativo oltre la metà della superficie vitata regionale, si stima un’importante perdita di produzione.
La buona disponibilità idrica ha consentito un buon sviluppo dell’apparato vegetativo e di conseguenza una migliore dotazione di sostanze azotate dei mosti e di precursori aromatici; dalle prime analisi delle uve si evidenzia un tenore in APA superiore del 50-100% rispetto allo scorso anno. Queste condizioni sono la premessa per una migliore performance del processo fermentativo con maggiore ottenimento di aromi nei vini. Buona risulta anche la dotazione in acidi organici sia malico che tartarico. Le uve rosse saranno più equilibrate per una migliore sincronizzazione tra accumulo zuccherino e maturità fenolica.
I primi rilevamenti sulla maturazione sia di vitigni precoci che a maturazione tardiva marchigiani evidenziano un ritardo rispetto allo scorso anno di circa 8 e i 12 giorni a seconda del tipo di vitigno, da quelli precoci a quelli più tardivi.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 932
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 699
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: -25%
Qualità Vino 2023: media/buona
Lazio
La stagione 2023 si era avviata con ottime prospettive: le piogge invernali e primaverili avevano ricaricato di acqua le falde pesantemente prosciugate dalla siccità dell’anno precedente; le fasi fenologiche iniziali si erano susseguite con una cadenza pressoché normale e si erano scongiurate le gelate tardive che invece, nell’ anno 2022, avevano creato molti danni alle produzioni in vari areali del territorio. Questo fino al mese di maggio e una parte di giugno, mesi in cui il clima è cambiato radicalmente portando piogge quotidiane per settimane intervallate, in alcune zone, da fenomeni grandinigeni per fortuna di lieve entità; questo, insieme a temperature primaverili leggermente sopra alla media, ha favorito il prolificarsi di malattie fungine in particolare la Peronospora. Le difficili condizioni metereologiche e i terreni impraticabili non hanno permesso, nella maggior parte dei casi, un rapido accesso in vigna per i trattamenti e il fungo si è diffuso andando a colpire non solo le foglie ma anche i grappoli.
Le perdite sul territorio non sono omogenee. Ci sono, infatti, aree con perdite ingenti e altre con danni molto limitati. Purtroppo, ad oggi c’è ancora presenza di Peronospora in forma larvata che riesce ad avanzare e, quindi, tutto dipenderà dalle condizioni meteo delle prossime settimane. Per quanto riguarda la maturazione, si stima un ritardo di circa 10/15 giorni.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 713
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 570
±% rispetto produzione Vino e Mosto 2022: -20%
Qualità Vino 2023: media/buona
Abruzzo
Dopo un inverno mite, con precipitazioni al di sotto della media, la stagione in Abruzzo è stata caratterizzata da piogge abbondanti e continue da aprile a giugno. In pratica, due terzi delle giornate primaverili, sono state interessate da bagnatura della vegetazione e da un’umidità, sia relativa che assoluta, altissima. Fino alla fine di giugno, le temperature sono state al di sotto delle medie stagionali, con forti escursioni termiche giornaliere, poi a luglio si sono innalzate drasticamente, toccando spesso i 38-39 ° C, mentre nelle prime due settimane di agosto le temperature c’è stato un nuovo calo termico.
Le avverse condizioni meteo, dal germogliamento all’allegagione, hanno causato una pressione patologica, da parte della Peronospora, molto alta che ha ridotto la produzione, in modo particolare delle varietà di terza e quarta epoca di maturazione. Il Montepulciano è certamente il vitigno che ha subito la maggiore perdita di produzione per opera del fungo mentre per i vitigni a bacca bianca le perdite sono più contenute. Tale situazione di forte criticità produttiva non è comunque omogenea su tutto il territorio regionale. Inoltre, quest’altalena termica ha causato inizialmente un ritardo fenologico su tutte le varietà, con una maturazione posticipata di circa una settimana rispetto alle ultime due vendemmie, tornando però su tempi di maturazioni più consoni al vitigno. La qualità delle uve scampate alle diverse avversità è buona, soprattutto nel quadro acidico, che risulta essere particolarmente equilibrato. Inoltre, il rapporto vantaggioso tra vegetazione e produzione ha permesso ai grappoli di crescere senza stress con una previsione di resa in mosto elevata.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 3.085
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 1.851
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: -40%
Qualità Vino 2023: media/buona
Molise
Il clima in Molise è stato simile a quello abruzzese, con analoghe ripercussioni sullo stato sanitario delle vigne. Le abbondanti piogge che hanno caratterizzato specialmente l’ultimo periodo di maggio e il primo di giugno, hanno favorito il proliferare di attacchi fungini. In particolar modo, si segnalano effetti pesanti da Peronospora, soprattutto nel Basso Molise. Il maltempo ha impedito anche di intervenire per cercare di arginare al meglio il diffondersi del fungo, sia per le difficoltà ad entrare nelle vigne con i mezzi più adeguati, sia per la facilità del dilavamento dei prodotti applicati in tale contesto.
In conclusione, le perdite quantitative in questa regione saranno importanti, ma le uve rimaste, ben selezionate e curate, saranno di buona qualità per concentrazione fenolica e aromatica.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 234
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 129
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: -45%
Qualità Vino 2023: media/buona
Campania
Il 2023 è partito da un inverno con temperature miti e minori precipitazioni rispetto alla media stagionale. A marzo e aprile si sono registrati abbassamenti di temperatura che hanno determinato un ritardo nella ripresa vegetativa di 1-2 settimane rispetto agli anni precedenti. In generale il primo quadrimestre ha registrato scarse precipitazioni, mentre dagli inizi di maggio fino alla metà di giugno si è avuto un lungo periodo di piogge, 39 giorni piovosi su 45, risultando così i mesi più piovosi del periodo negli ultimi 15 anni.
Il mese di luglio, invece, è trascorso segnato da ondate di calore, con picchi di temperature sempre crescenti, talvolta superiori a 40°C, che hanno superato i record del passato, e tassi di umidità piuttosto elevati. All’inizio di agosto le temperature sono scese leggermente, e grazie a una buona ventilazione ed escursioni termiche giornaliere, il caldo è diventato più tollerabile per avviare le uve all’invaiatura.
Le condizioni climatiche estreme, avvenute durante la crescita dei germogli, la fioritura e l’allegagione, hanno creato una forte pressione della Peronospora, facendo registrare attacchi consistenti proprio nelle fasi vegetative di massima suscettibilità della vite a questo fungo. Inoltre, i prolungati periodi di pioggia, hanno reso impossibile l’accesso a molti vigneti, determinando la prima ondata di danni da Peronospora su foglie e infiorescenze, proseguita con una seconda ondata di attacchi che ha interessato anche i grappoli. Le piogge infettanti dell’ultima settimana di giugno hanno ulteriormente contribuito allo sviluppo della fitopatia.
L’entità di questa situazione si esprime a macchia di leopardo, in funzione della suscettibilità varietale e della posizione dei siti. Ogni areale ha situazioni diverse, con differenze significative anche nello stesso vigneto. Al momento, in termini generali, si prospetta un calo produttivo a livello regionale.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 536
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 375
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: -30%
Qualità Vino 2023: buona
Puglia
L’inverno mite ha fatto registrare un anticipo del germogliamento e un buon livello di fertilità del terreno. Anche in Puglia l’annata è stata caratterizzata da abbondanti piogge primaverile. Una situazione che, se da una parte ha ricostituito le riserve idriche in terreni reduci da due annate molto siccitose, dall’altra ha esposto i vigneti ad attacchi crittogamici, costringendo i viticoltori a usare tutta la loro esperienza per mantenere le viti nelle condizioni di migliore salute possibile. A causa delle piogge, infatti, molti produttori, si sono trovati a combattere contro Peronospora e Oidio, malattie della vite che danneggiano germogli, foglie e grappoli.
Durante i mesi di maggio e giugno del 2023, la Puglia ha registrato precipitazioni di quattro volte superiori rispetto allo stesso periodo del 2022, elemento che ha generato molta preoccupazione e che fa stimare una riduzione significativa della produzione.
La vendemmia è iniziata come da tradizione dalle uve Chardonnay per le base spumante verso metà agosto. Dalle prime indicazioni analitiche, i mosti ottenuti presentano un interessante patrimonio aromatico, frutto positivo dell’alternanza delle temperature. La raccolta è proseguita poi con le altre varietà, dove si registra un lieve ritardo di maturazione per i Sauvignon di 4-5 giorni, mentre si prospetta un ritardo maggiore per il Primitivo, che in alcune zone a metà agosto risultava essere ancora in fase di invaiatura.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 10.133
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 7.600
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: -25%
Qualità Vino 2023: buona
Basilicata
Come gran parte del sud Italia, anche in Basilicata, e soprattutto nel Vulture Melfese, si è dovuto fare i conti con gravi attacchi da Peronospora, causata dalle abbondanti piogge primaverili e di inizio estate che hanno fortemente limitato l’accesso ai vigneti per eseguire o quanto meno rendere efficaci, i trattamenti antiparassitari. Questo ha determinato in alcune zone una situazione di vera emergenza, anche perché questi eventi meteorici prolungati e intensi, straordinari per queste zone, hanno messo in crisi un sistema di lavoro secolare. Difatti, in molte zone i viticoltori, in previsione dei periodi di siccità estiva usano lavorare profondamente il terreno in primavera per migliorare l’assorbimento dell’acqua piovana e la sua conservazione. Lavorazioni che però in questa annata hanno poi determinato una difficoltà nell’accesso ai terreni per i trattamenti.
In termini quantitativi, si prospetta un calo produttivo piuttosto importante.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 97
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 68
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: -30%
Qualità Vino 2023: media/buona
Calabria
Anche la Calabria è stata caratterizzata da una situazione climatica analoga al resto del Sud Italia. A un inverno con temperature leggermente sopra le medie stagionali, sono susseguite abbondanti piogge soprattutto nel mese di maggio e inizio giugno, per poi passare a un periodo di forte siccità, dove si è arrivati in alcuni casi a ricorrere all’irrigazione di soccorso.
Il caldo umido, accompagnato dalle piogge, come in quasi tutto il Paese, ha comportato problemi di fitopatie, specialmente di Peronospora, la quale ha causato importanti perdite sotto il profilo quantitativo. Viceversa, guardando al profilo qualitativo, in alcune zone, la situazione rispetto alle precedenti annate estremamente siccitose, può dare in prospettiva risultati interessanti, in quanto l’alternanza delle temperature e le importanti escursioni termiche, hanno concentrato il patrimonio aromatico delle uve, elemento che in cantina potrà dare delle soddisfazioni.
Riguardo l’epoca di raccolta, infine, si prospetta un ritardo di circa dieci giorni rispetto all’anno precedente.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 130
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 88
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: -32,5%
Qualità Vino 2023: media/buona
Sicilia
L’annata 2023 sarà ricordata come una delle più difficili degli ultimi tempi. Quest’anno durante la fioritura si sono registrati più di 150 mm di pioggia e forti raffiche di vento che, nei mesi di maggio e giugno, hanno favorito la formazione di una vegetazione vigorosa accompagnata però dall’insorgenza di fitopatie, soprattutto Peronospora, che ha colpito con maggior incidenza i vitigni autoctoni. Il caldo record, registrato a luglio, con temperature che hanno toccato i 42°C, ha fatto sì che i vigneti rallentassero i processi biochimici, anche se in alcuni casi i grappoli non hanno superato lo stress da esposizione ai raggi solari. Nei primi giorni di agosto, pur rimanendo alte le temperature medie, si sono riscontrati accumuli nuvolosi sempre più diffusi soprattutto sulla parte occidentale della regione che hanno prodotto acquazzoni a carattere temporalesco ma, più importante, si sono abbassate le temperature favorendo la ripresa vegeto-produttiva delle piante.
La maturazione delle uve rimane in ritardo di circa una settimana rispetto alle ultime annate avvicinandosi a un calendario ritenuto normale. La vendemmia è iniziata ad agosto con la raccolta, in particolare, dei vitigni internazionali come Chardonnay e Pinot Grigio e con gli autoctoni Nero D’Avola e Nerello Mascalese per le basi spumante. Si prospetta un’annata ridotta in termini di produzione, tuttavia si rimane alquanto ottimisti per il livello qualitativo.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 3.514
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 2.460
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: -30%
Qualità Vino 2023: buona
Sardegna
I primi mesi del 2023 sono stati caratterizzati da un inverno mite e poco piovoso al quale è seguito un inizio primavera con temperature sopra la media e con poche precipitazioni. Dalla seconda metà del mese di maggio il clima è cambiato drasticamente, con forti precipitazioni che si sono susseguite anche a giugno e con temperature sotto la media. Questa situazione ha portato a forti attacchi di Peronospora, oltre a lievi attacchi di Oidio in tutto il territorio, ritardando la fase di allegagione.
A luglio le temperature si sono innalzate al di sopra delle medie, creando problemi alle piante con caduta delle foglie e scottature delle uve. Fortunatamente nelle prime due settimane di agosto, il maestrale ha abbassato le temperature, permettendo alle piante di riprendersi dallo shock termico di luglio. Nella seconda metà del mese, un’altra forte ondata di caldo ha accelerato la maturazione nei vigneti irrigui mettendo in seria difficoltà i vigneti non irrigui con caduta delle foglie e disidratazione delle uve.
Migliaia Hl Vino e Mosto 2022: 533
Migliaia Hl Vino e Mosto 2023: 427
Variazione % rispetto produzione Vino e Mosto 2022: -20%
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