“Una buona vendemmia che permetterà al settore vitivinicolo italiano di riprendersi dopo un anno difficile. La produzione è stimata in 49 milioni di ettolitri, con un incremento del 15% rispetto ai 42,5 milioni dello scorso anno, che riavvicina l’Italia alle medie pre-2017. Una crescita produttiva rilevante che delinea un quadro nel complesso positivo seppur con qualche criticità, in particolare al Sud, influenzato da un’estate segnata dalla piovosità consistente che ha messo in difficoltà i produttori di alcune regioni. La viticoltura italiana, in larga parte, ha saputo affrontare questo bizzarro andamento stagionale con attenzione, tempestività e professionalità, consentendo al nostro Paese di confermare anche quest’anno la propria leadership produttiva a livello mondiale”. Così Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, ha commentato le previsioni vendemmiali elaborate da Unione Italiana Vini e Ismea per l’Osservatorio del Vino, presentate oggi al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo, insieme al “padrone di casa”, il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo Gian Marco Centinaio, a Raffaele Borriello, direttore generale Ismea ed a Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale del Comité Européen des Entreprises Vins, moderati da Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini.
“L’attuale quadro della vendemmia 2018 - ha dichiarato Gian Marco Centinaio, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo - presenta una tendenza produttiva che fa ben sperare per l’intero comparto del vino. Per poter sfruttare tutte le potenzialità del mercato occorre incentivare la crescita del settore investendo su ricerca, innovazione e puntando sulla semplificazione per rendere le nostre aziende sempre più competitive sui mercati internazionali. Il vino è un prodotto con un forte appeal a livello internazionale, ambasciatore del made in Italy nel mondo, veicolo e simbolo dell’ideale di qualità e unicità dei prodotti italiani. Proprio per questo, il Mipaaft ha sbloccato il bando per la promozione Ocm Vino e ha costituito il Comitato nazionale vini Dop e Igp. Vogliamo costruire una nuova strategia di settore, perché per andare sui mercati internazionali la promozione è fondamentale. La strada è lunga - ha concluso il Ministro - e la vera sfida del prossimo futuro sarà quella di creare e far proprio il differenziale positivo di valore legato alla distintività del vino italiano, investendo sulla differenziazione dell’offerta e sulla qualità, due elementi che rendono uniche le nostre realtà vitivinicole”.
“L’incremento produttivo della campagna in corso - ha dichiarato Raffaele Borriello, direttore generale Ismea - è un’importante notizia per le cantine italiane e consentirà di recuperare gli effetti negativi derivati dalla forte riduzione registrata nel 2017, soprattutto sul fronte delle esportazioni. La minore disponibilità di prodotto dell’anno passato, associata ad un aumento consistente dei prezzi, ha determinato infatti nei primi 5 mesi del 2018 una riduzione del 10% dei volumi di vino esportati in tutto il mondo. Di rilievo il calo di prodotto italiano importato dalla Germania e dal Regno Unito e la conferma, a meno di clamorose sorprese, del sorpasso da parte della Francia nel mercato statunitense. Riteniamo comunque che l’incremento di produzione del 2018 avrà un effetto positivo sulla ripresa delle esportazioni italiane nei mercati internazionali, con la prospettiva di superare la soglia dei 6 miliardi di euro a fine anno”.
“A livello europeo - ha aggiunto Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale del Comité Européen des Entreprises Vins - prevediamo una buona vendemmia 2018, con livelli di produzione più legati al reale potenziale di produzione dell’UE, che aiuteranno a dimenticare le perdite del 2017”.
Le elaborazioni effettuate tra la fine di agosto e i primissimi giorni di settembre da Ismea e Uiv - Unione Italiana Vini, come detto, stimano la produzione nazionale di vino 2018 a 49 milioni di ettolitri, con un recupero del 15% rispetto ai 42,5 milioni del 2017 dall’Agea, sulla base delle dichiarazioni di produzione. La stima, come sempre, è la media di una forbice che si ritiene attendibile possa variare tra un minimo di 48 milioni e un massimo di 50 milioni di ettolitri. Come noto, la campagna vitivinicola 2017 è stata contrassegnata da scarsissima produzione e la lettura dell’incremento, pur rilevante, stimato per l’attuale vendemmia potrebbe non bastare a recuperate le perdite dello scorso anno. È il caso delle regioni del Centro Italia, dell’Emilia Romagna o della Sicilia. Questo risultato permetterebbe, comunque, all’Italia di mantenere la leadership mondiale nonostante i notevoli incrementi produttivi stimati anche per Francia e Spagna. Le ultime stime transalpine, infatti, fermerebbero la produzione a 46,1 milioni di ettolitri, mentre in Spagna sembra attendibile un tetto di 43 milioni di ettolitri.
Nel Belpaese, facendo un salto indietro, lo sviluppo dei vigneti, iniziato sotto i migliori auspici, è stato condizionato da un clima bizzarro che ha alternato gelate, piogge e umidità. Il risultato finale sia sul fronte quantitativo che qualitativo comunque dipenderà per ogni vitigno, come prassi, dal periodo immediatamente precedente la vendemmia. La regolare maturazione delle uve, infatti, è condizione necessaria non solo per i volumi ma anche per il raggiungimento del giusto livello di maturazione (zuccherina e fenolica), su cui le continue piogge potrebbero incidere negativamente. Già in molte regioni, per esempio, si è fatta richiesta di ricorrere alla pratica dell’arricchimento.
È stato soprattutto il Sud ad aver registrato le maggiori criticità legate all’andamento meteo, con piogge record, umidità sopra la media non compensata dai venti di Scirocco e Maestrale, praticamente assenti. Tutto questo ha reso faticosa la gestione del vigneto e influito sulle operazioni vendemmiali, soprattutto per le varietà rosse: per queste, potrebbe rendersi necessario un raccolto anticipato, con il rischio di sacrificarne la gradazione ottimale.
Un minimo comune denominatore rispetto alla situazione attuale è l’estrema attenzione che i produttori hanno posto al monitoraggio dei vigneti e questo è uno di quegli anni in cui la capacità del viticoltore farà la differenza sul risultato finale. Le bizzarrie meteorologiche a cui far fronte, del resto, sono da considerarsi una costante, sia che si manifestino con la siccità come lo scorso anno, sia, come quest’anno, con abbondanti piogge o fenomeni estremi come grandinate e bombe d’acqua. L’abbondanza di piogge e umidità ha rappresentato, poi, terreno fertile per lo sviluppo delle malattie della vite, tra tutte la peronospora, ma anche mal dell’esca e marciumi. Si è verificata in più parti la difficoltà di entrare nei vigneti con i mezzi meccanici e i trattamenti anticrittogamici si sono dovuti somministrare manualmente. Per via di questa situazione, in generale gli interventi in vigna sono stati molto più numerosi sia rispetto allo scorso anno sia a un’annata “media” e questo finirà inevitabilmente per incidere sui costi di produzione. Prima ancora, con l’inizio dello sviluppo vegetativo, si era ricorso alla potatura verde e ad altre operazioni di gestione della chioma. Altra pratica che stanno mettendo in atto i produttori, soprattutto sui vitigni a bacca rossa, è quella del diradamento per permettere una omogenea maturazione delle uve preservandone, così, le caratteristiche qualitative.
Focus - Mercato
Qualsiasi analisi sull’andamento dei prezzi per la campagna appena iniziata è ovviamente prematura, anche se i mesi estivi hanno evidenziato qualche flessione del tutto fisiologica via via che si avvicinava la nuova vendemmia, che ad agosto si annunciava ancora più abbondante.
Intanto, dopo tre campagne di prezzi complessivamente al ribasso, ricorda la Uiva, la campagna 2017/2018 (agosto 2017-luglio 2018) si è chiusa con segni positivi in tutti i segmenti di mercato. Nello stesso periodo, anche i listini dell’agricoltura nel suo complesso sono cresciuti (+4%) ma con un ritmo decisamente inferiore rispetto al +31% messo a segno dal settore vino.
L’indice Ismea dei prezzi alla produzione evidenzia come il risultato realizzato dal vino nel suo insieme abbia trovato un fattore determinante nei vini comuni (+61%), segmento più sensibile al contesto internazionale caratterizzato, nella passata campagna, da una netta contrazione e un conseguente rimbalzo dei prezzi anche nel principale produttore di vini comuni che è la Spagna dove, tuttavia, l’incremento non ha raggiunto i livelli toccati in Italia. Il segmento delle Dop, che nel complesso ha fatto segnare un +15%, ha per sua natura percorsi commerciali molto differenti e diversificati. Per questi prodotti, le oscillazioni dei prezzi alla produzione sono generalmente di minor intensità rispetto ai vini comuni.
Focus - Commercio estero
Nella prima parte dell’anno, l’export nazionale di vini evidenzia dinamiche che meritano una lettura specifica. Nei primi cinque mesi del 2018, infatti, si è registrato un’evidente contrazione delle spedizioni in volume che si sono fermate a 7,7 milioni di ettolitri di vino: il 10% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il dato complessivo in valore compensa ampiamente questo andamento facendo segnare un +4,3% che, se confermato nel prosieguo dell’anno, porterebbe a fine anno a 6,25 miliardi di euro.
Il risultato negativo in termini quantitativi è in larga misura attribuibile ai vini comuni che, nel complesso, hanno perso il 31% ma che, nel caso specifico dei vini sfusi, registra un -42%. Del resto, si è fatta sentire la minore disponibilità della campagna e il conseguente aumento dei prezzi che ha indotto gli importatori all’acquisto dello stretto necessario.
In netta ripresa, invece, le Dop ferme che hanno messo a segno un +14% a volume e un +10% a valore, trainate soprattutto dai bianchi (+33% nelle quantità e un +26% nei corrispettivi). A fare l’andatura in questo caso sono state le Doc venete (+90% a volume) e quelle siciliane (+68% a volume), a conferma di come ogni vino possa avere una storia indipendente dagli altri. Il 2018 è il primo anno di export della nuova Doc Delle Venezie Pinot Grigio e questo ha chiaramente spostato il baricentro della domanda estera: il -16% delle esportazioni di vini Igp, che arriva al -27% sui bianchi fermi in bottiglia, è attribuibile in larga parte proprio alla nuova qualifica del Pinot Grigio del Nord-Est.
Focus - La vendemmia, Regione per Regione
Piemonte (+15%)
L’alternanza climatica sembra essere il carattere essenziale dell’annata 2018 in Piemonte, con periodi di tempo secco e caldo interrotti da precipitazioni piovose, che hanno portato refrigerio alle piante e quindi evitato i fenomeni di stress.
La cacciata ha registrato un ritardo di 20-25 giorni rispetto al periodo abituale, a causa del freddo primaverile. Nel periodo da fine aprile a inizio giugno si sono contati ben 27 giorni di pioggia e il mese di giugno, con giornate calde e luminose, ha fatto segnare un recupero vegetativo eccezionale. L’invaiatura, invece, è avvenuta in anticipo ma non come nel 2017. Mediamente si registra un anticipo di 8 giorni al massimo rispetto a un’annata considerata normale.
Il maltempo, invece, ha causato difficoltà e rallentamenti alle operazioni colturali, dalla potatura verde alla spollonatura, alla gestione del vigneto. A questo si sono aggiunte anche alcune grandinate di forte intensità tra fine giugno e inizio luglio che hanno creato qualche danno nelle zone del Barbaresco e del Roero.
L’estate è proseguita con alternanza climatica: periodi di 10-12 giorni di bel tempo con temperature in salita e poi brusche inversioni determinate da temporali, con pioggia e temperature più basse. Non si è ripetuta l’estate del 2017, con temperature che hanno sfiorato anche i 38-40 °C. Soprattutto, la presenza periodica di precipitazioni, unitamente alla disponibilità idrica accumulata in primavera, ha consentito alle piante un ciclo vegetativo regolare.
Le uve da spumante, bianche e nere, sono già state vendemmiate. Solo l’Alta Langa, per via dell’altitudine dei vigneti, non ha ancora avviato la raccolta. Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, a seconda delle zone, si raccoglieranno le uve bianche da vini bianchi fermi e il Moscato, poi poco per volta seguiranno le nere fino ai vitigni tardivi, sui cui tempi di vendemmia oggi è azzardato fare previsioni, poiché molto dipenderà dall’evoluzione meteo delle prossime settimane.
Relativamente ai problemi fitosanitari, nel 2018 è stata la peronospora a creare i maggiori problemi, mentre l’oidio non ha creato particolari difficoltà.
Valle d’Aosta (+30%)
Si prevede un ritorno alla normalità, dopo un 2017 ai minimi produttivi. Se l’anno scorso i problemi maggiori si erano registrati nell’alta Valle (Blanc de Morgex), quest’anno invece tutto si è svolto in modo regolare, tranne alcuni attacchi di peronospora concentrati nella bassa Valle. Si nutrono ottime speranze sul fronte qualità.
Lombardia (+22%)
Lo sviluppo vegetativo è partito con qualche giorno di anticipo rispetto alla media stagionale, con una regolare e positiva successione di tutte le altre fasi fenologiche. Bassa l’incidenza di attacchi parassitari, fatta eccezione per qualche focolaio precoce di peronospora, ben controllato durante la stagione. Elevato numero di piante morte per mal dell’esca che ha mostrato una certa recrudescenza. Minimali e circoscritti i pochi episodi di grandine. La maturazione è decorsa regolarmente, senza accelerazioni. I primi grappoli per le basi spumante (Chardonnay e Pinot nero) sono stati staccati il 6 di agosto ma la vendemmia vera e propria è iniziata attorno al 16 dello stesso mese. Buoni i parametri qualitativi. In aumento i vigneti destinati alla produzione di uve e vini biologici.
Liguria (+20%)
L’andamento stagionale non particolarmente problematico ha permesso un discreto recupero quantitativo e l’assenza di patologie rende ottime le attese sulla qualità delle uve.
Veneto (+17%)
Ritorna alla normalità anche la vendemmia in Veneto, con le maggiori province attese a un recupero produttivo importante. Crescite a doppia cifra - con una vendemmia mediamente anticipata di una settimana - nel Vicentino, area più penalizzata dal meteo nella scorsa annata, e nelle province di Treviso, Verona e Venezia. Da segnalare, inoltre, sia la crescita del Bellunese dove la viticoltura continua a espandersi, sia l’entrata in piena produzione dei nuovi impianti, in particolare nelle province di Treviso, Padova e Venezia.
I vigneti sembrano godere di un buono stato di salute. Alcuni danni sono stati causati da sporadiche grandinate e la piovosità intermittente ha disturbato la regolare somministrazione dei trattamenti contro la peronospora, comparsa in seguito alle ripetute piogge. In generale, comunque, è stata fatta una difesa preventiva tempestiva che ha preservato, nel contempo, quantità e qualità. Da segnalare un generalizzato aumento delle malattie del legno e le incursioni di cinghiali in alcune aree.
La vendemmia è iniziata alla metà di agosto con le varietà precoci, come il Pinot grigio e lo Chardonnay, raccolte prima per le basi spumante e successivamente per i vini fermi. Per le varietà medio-tardive, in vendemmia a settembre, le premesse sono ottime, tuttavia determinante sarà il meteo delle prossime settimane.
La Glera, a fronte di quantità ad ettaro abbondanti, presenta gradazione zuccherina buona con tenuta dell’acidità in tutte le aree di produzione. L’accumulo idrico è stato generalmente buono, tuttavia alcune colline della zona di Valdobbiadene si gioverebbero della pioggia prima della vendemmia che dovrebbe cominciare ai primi di settembre. A due cifre anche la produzione stimata di Prosecco Doc, dove i vigneti, grazie ai tempestivi interventi di difesa, sono in buone condizioni sanitarie e la vendemmia, iniziata a fine agosto, si prospetta buona.
La Garganega, zona Soave, presenta una produzione molto abbondante con grappoli allungati e spargoli, mentre la Corvina - zona Valpolicella - ha subito un rallentamento della maturazione, recuperabile nelle prossime settimane, a causa del carico produttivo elevato e delle alte temperature. La qualità dei rossi, in generale, sarà garantita da una accurata selezione delle uve in sede di vendemmia. Altre uve a bacca rossa come il Tai e il Pinot nero presentano una progressione del grado zuccherino soddisfacente.
Merita un approfondimento la vendemmia del Pinot grigio destinato alla Doc “delle Venezie”, che per la prima volta si presenterà sui mercati senza l’Igt. Per l’ultima nata del Triveneto quella appena iniziata si prospetta come un’annata promettente, con un incremento produttivo del 15-20% sul 2017 e una qualità buona. La gradazione zuccherina buona e la tenuta dell’acidità promettono una qualità dei vini molto interessante, le uve sono sane e non ci sono stati attacchi né di peronospora né di botrite.
Trentino-Alto Adige (+18%)
Si profila un’annata positiva in Trentino e Alto Adige, sia dal punto di vista quantitativo, sia qualitativo. L’andamento stagionale è stato finora molto favorevole: il germogliamento è stato uniforme ed è iniziato con 15 giorni di ritardo rispetto allo scorso anno; tuttavia grazie alle temperature di aprile e maggio il ritardo è stato totalmente recuperato e quindi la vendemmia è risultata anticipata di circa una settimana, così come nel 2017, con un incremento sostanzialmente equamente distribuito tra le due province.
Per quanto riguarda la provincia di Trento, la produzione è abbondante e la pioggia degli ultimi giorni di agosto ha portato un benefico correttivo al rapporto zuccheri/acidità. Questo cambio climatico ha anche scongiurato possibili effetti negativi sulle uve - soprattutto Chardonnay da spumante e Muller Thurgau - dovuti alla persistenza del caldo e alla scarsa escursione termica tra giorno e notte, che ne aveva accelerato i processi di maturazione. Si auspica, quindi, che il clima fresco e moderatamente umido persista anche nelle prossime settimane per favorire un’ottimale maturazione delle uve rosse, Teroldego, Marzemino, Merlot, Cabernet in particolare. L’abbondanza di pioggia tra maggio e giugno ha favorito la peronospora, che tuttavia ha causato solo danni limitati e circoscritti dove non si è riusciti a intervenire: nel complesso infatti le uve 2018 risultano sane.
Situazione analoga anche in provincia di Bolzano. Le uve sono sane e di grande qualità. Anche qui l’abbassamento delle temperature degli ultimi giorni, con significative escursioni termiche, ha riequilibrato gli effetti di un’estate secca e calda.
Friuli-Venezia Giulia (+15%)
La stagione è iniziata con leggero ritardo ma nel migliore dei modi, con una buona cacciata ed è proseguita senza problemi sino alla fioritura, leggermente anticipata rispetto alla media, ma nel complesso ottima. Il clima estivo insolitamente fresco dovrebbe riportare la maturazione delle uve nei tempi considerati normali. Il tempo stabile, già con temperature estive, rilevato nella prima metà di giugno ha contribuito ad una buona/ottima allegagione. La conseguenza è stata una prima indicazione produttiva più consistente nella quantità. Ai temporali che si sono susseguiti dalla seconda metà di giugno si sono aggiunte anche alcune grandinate che hanno colpito a macchia di leopardo il territorio senza, tuttavia, arrecare gravi danni alle vigne. Di rilievo solo la grandinata dell’8 luglio abbattutasi nelle zone Doc Collio e Isonzo. A livello sanitario, l’incidenza delle fitopatie (peronospora, oidio, marciumi e botrite) è stata inferiore alla media, si segnala solo presenza diffusa di tignola. Ad oggi comunque si può parlare di vendemmia più abbondante rispetto allo scorso anno con una qualità decisamente ottima.
Emilia Romagna (+18%)
L’inizio di stagione aveva posto le premesse per un’annata particolarmente abbondante: un inverno piovoso, pochi danni da gelate, una fioritura regolare e crescita rigogliosa della vegetazione, che aveva addirittura indotto i produttori a diversi interventi di potatura verde. Poi, all’inizio dell’estate le piogge insistenti hanno causato i primi problemi di peronospora, più elevata rispetto al 2017, con danni registrati soprattutto in Emilia, dove in alcuni momenti è stato anche difficile entrare in campo per i trattamenti. A questa situazione si sono aggiunti anche danni da grandine, benché circoscritti.
In Romagna, a causa del susseguirsi delle piogge, si è dovuto effettuare un numero di trattamenti contro la peronospora superiori alla media, che hanno avuto successo. Da segnalare forte espansione del mal dell’esca, con danni anche importanti, mentre sono stati limitati gli eventi grandinigeni, comunque in aree molto circoscritte.
La crescita produttiva complessiva della regione è, quindi, frutto di un incremento superiore alla media in Romagna, così come nel Piacentino e nel Parmense (territori colpiti l’anno scorso da gelo oltre che da siccità), mentre le province di Modena e Reggio dovrebbero tornare su livelli “normali”. Attesa una buona/ottima qualità delle uve, con regolari parametri enologici e concentrazioni zuccherine adeguate. I primi grappoli per basi spumante/frizzante sono stati staccati prima del 10 di agosto nel Piacentino e appena dopo il 20 nelle province di Modena e Reggio. Per le varietà bianche da vini fermi e frizzanti raccolta ad inizio settembre e per le rosse dal 15 di settembre.
Toscana (+25%)
Lo sviluppo vegetativo, partito con qualche giorno di ritardo, è stato caratterizzato da un buon germogliamento seguito da una fioritura regolare. Qualche difficoltà è incominciata a seguito delle cattive condizioni meteo della primavera/inizio estate. Le ripetute piogge e la forte umidità hanno creato condizioni ottimali per lo sviluppo di peronospora e oidio che, sebbene ben controllati dai trattamenti, hanno provocato alcune perdite. Non è mancata la presenza di botrite e, in Maremma, del mal dell’esca. A livello produttivo si prevede un deciso aumento rispetto al 2017, anche se la sua distribuzione è tutt’altro che omogenea sul territorio: si va da un +10% stimato nella provincia di Massa fino al +50% per l’area del Morellino. Tuttavia il recupero di questo anno non riporterà il vino toscano ai livelli medi dell’ultimo quinquennio.
Le gradazioni sono nella norma su quasi tutto il territorio regionale, con punte più elevate attese nelle zone di Montepulciano e Chianti. Per quanto riguarda la fase finale della maturazione, per il Sangiovese saranno decisive le ultime settimane prima della raccolta, ma a ora le condizioni delle uve sono tra buono e ottimo.
Umbria (+25%)
La stagione è stata caratterizzata da un ciclo vegetativo partito con una settimana di ritardo a causa di un inverno freddo e protrattosi più a lungo del solito. La cacciata è stata buona, così come la fioritura e l’allegagione. La 2018 è un’annata che dal punto di vista quantitativo segna il lento ritorno verso la normalità, dopo due anni di grosse perdite dovute a gelo o stress idrico. Quest’anno sono state le piogge il leitmotiv stagionale: da una parte hanno inciso sullo stadio della maturazione delle uve, riportandole in linea con la media stagionale, ma dall’altra parte hanno obbligato i viticoltori a eseguire un numero di trattamenti molto maggiore rispetto allo scorso anno, comportando per i viticoltori non professionali perdite di produzione soprattutto per le uve Sagrantino. Chi ha lavorato bene, intervenendo prontamente, non ha registrato particolari problemi.
In termini qualitativi, le uve bianche hanno un ottimo equilibrio tra zuccheri e livello di acidità. La vendemmia delle uve per le basi spumante è iniziata intorno al 20 agosto, per proseguire con la raccolta delle varietà bianche internazionali per vini fermi. Il Grechetto e i Trebbiani dovrebbero essere vendemmiati a partire dal 10 settembre. Resta un po’ di preoccupazione per le uve rosse: visto il persistere delle piogge, i produttori, per mettere al sicuro il raccolto, potrebbero anticipare le operazioni di 7-10 giorni, con il rischio di vendemmiare uve non al massimo della maturazione.
Marche (+25%)
Situazione ottimale nelle Marche. Un inverno a tratti freddissimo (prima decade di febbraio) ha mantenuto temperature sotto lo zero per circa una settimana, “disinfestando” il terreno da spore e larve come non accadeva da diversi anni. La cacciata è stata quindi ritardata di circa una settimana, con un successivo recupero dovuto a una primavera umida e non fredda, caratterizzata da piogge che si sono protratte fino alla prima decade di luglio. Il clima umido ha favorito attacchi di peronospora e botrite superiori alla media stagionale. I vigneti, grazie all’impegno e all’attenzione dei viticoltori, sia convenzionali sia bio (nelle Marche l’incidenza del vigneto bio sulla superficie vitata totale supera il 30%), ne sono usciti con pochi danni e il ciclo vegetativo della vite è continuato correttamente. Oltre ad una quantità abbondante, si attende un ottimo equilibrio e finezza per le uve bianche (Verdicchio e Pecorino in particolare). Inoltre, la disponibilità di acqua nel suolo ha agevolato l’assorbimento dell’azoto che permetterà lo sviluppo di profumi e aromi che contraddistinguono i vini regionali e il buon gradiente termico giorno/notte ha fatto il resto.
La maggiore disponibilità di acqua comporterà vini meno robusti rispetto all’anno passato (si attendono 2 gradi babo in meno), ma saranno vini equilibrati, profumati, espressivi e non eccessivamente alcolici. Quanto alle uve a bacca rossa, Montepulciano in primis, l’abbondanza idrica ha permesso una buona maturazione e, in questo caso, si annunciano vini meno potenti. Molto dipenderà comunque dall’andamento meteorologico del mese di settembre. La vendemmia delle uve per basi spumante è partita tra il 20 e il 27 agosto, subito dopo si è iniziato con il Pecorino mentre per il Verdicchio si attende il 10 settembre. Le uve Montepulciano saranno vendemmiate lievemente in anticipo (7-10 giorni), orientativamente a fine settembre/inizio ottobre.
Lazio (+25%)
Annata estremamente umida anche nel Lazio. A un inverno nella norma sono seguite una primavera e un’estate calde e caratterizzate da frequenti piogge che hanno messo a dura prova anche i viticoltori più attenti. La cacciata è stata buona e puntuale. Fioritura e allegagione, benché lievemente disturbate dai fenomeni meteorologici, hanno avuto un regolare sviluppo e all’inizio dell’estate le vigne si presentavano cariche d’uva con aspettative a dir poco ottimistiche. Le frequenti e cadenzate piogge, però, che in agosto hanno assunto carattere temporalesco, hanno indotto i produttori a intensificare i trattamenti in vigna, con conseguente innalzamento dei costi di produzione. Bolle di peronospora, benché sotto controllo, sono state rilevate in quasi tutte le vigne, causando perdite di prodotto solo in quelle condotte a livello non professionale.
Contenuta invece l’incidenza dell’oidio. L’alternanza di sole e pioggia, in un ambiente caldo e umido, ha permesso un veloce sviluppo vegetativo delle viti, il cui ciclo presenta un anticipo di circa una settimana sulla media stagionale. La vendemmia è iniziata dopo la metà di agosto per le basi spumante e per alcune varietà internazionali, la cui qualità risulta buona. Il resto sarà vendemmiato con molta probabilità in anticipo, poiché l’elevata umidità accumulata negli ultimi giorni continua a preoccupare i viticoltori, che con molta probabilità saranno spinti a raccogliere prima del previsto. La gradazione zuccherina dei mosti risulta inferiore di circa 2 gradi babo rispetto allo scorso anno e anche rispetto alla media.
Si otterranno vini bianchi eleganti, equilibrati e con un buon corredo aromatico. I vitigni rossi più tardivi (Cesanese e Montepulciano in particolare) presentano al momento acini turgidi e basso contenuto zuccherino. Tuttavia, un settembre soleggiato potrebbe ancora portare a una vendemmia di ottima qualità per i rossi autoctoni e a un corredo di zuccheri solo leggermente inferiore alla media delle scorse annate.
Abruzzo (+17%)
Moderato ottimismo in Abruzzo, dove si prospettano volumi superiori allo scorso anno e una vendemmia in anticipo, in media, di una settimana.
Dopo un inverno freddo, che ha visto temperature sotto lo zero per una settimana, il ciclo vegetativo nei vigneti è iniziato in lieve ritardo. Le frequenti piogge primaverili, senza impedire una buona fioritura e allegagione, si sono protratte sino alla prima decade di luglio per poi rallentare notevolmente la cadenza. Tali condizioni hanno favorito l’insorgere di peronospora e oidio, che hanno prodotto danni nei vigneti a conduzione non professionale; in alcuni casi si sono avuti attacchi di tignola ai quali è stato difficile far fronte con i trattamenti.
Le uve per le basi spumante (Chardonnay e Pecorino) sono in fase di vendemmia già da metà agosto e sono di buona qualità: a causa dell’accumulo d’acqua dei mesi precedenti, il tenore zuccherino risulta però inferiore sia rispetto allo scorso anno che alla media. La vendemmia delle altre uve bianche inizierà nella prima decade di settembre. Per il Montepulciano, al momento anch’esso meno ricco di zuccheri, la vendemmia è prevista con circa 10 giorni di anticipo, a fine settembre, e la preoccupazione è che non si arrivi ad un omogeneo grado di maturazione dei grappoli. Tutto comunque dipenderà dall’andamento meteo di settembre: in caso di bel tempo, la qualità media del Montepulciano potrebbe raggiungere anche livelli di ottimo.
Molise (+15%)
Annata buona ma non eccezionale sul fronte quantitativo, mentre si nutrono ottime aspettative sul fronte qualitativo. Non si registrano particolari problemi fitosanitari, salvo qualche attacco di tignola non facile da trattare, così come accaduto in Abruzzo. <br
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Campania (+15%)
Piuttosto variegata la situazione nella regione. L’annata si prospettava sotto i migliori auspici dopo un’ottima cacciata seguita da una buona fioritura e da una buona allegagione. Le ripetute piogge, successivamente, hanno favorito attacchi di peronospora e botrite molto superiori alla media stagionale con perdite di prodotto. A peggiorare la situazione c’è stata una forte grandinata nei primi giorni di maggio che ha colpito una vasta area del Beneventano. La situazione appare decisamente migliore nelle altre aree vinicole della regione. Anche in Campania si stima una gradazione delle uve inferiore rispetto sia allo scorso anno sia alla media.
Puglia (+12%)
Dopo un inizio promettente in tutta la Regione, nel corso della stagione si sono susseguiti eventi che hanno ridimensionato le prime stime produttive, particolarmente ottimistiche. Nel Nord della regione – ad eccezione della fascia costiera - si sono avute gelate primaverili che hanno colpito duramente la Murgia Barese e numerosi fenomeni temporaleschi (bombe d’acqua). Al Sud, a intaccare il volume produttivo è stato un mix di piogge, anche di forte intensità, e poi di eventi grandinigeni. Nel Salento, le prime grandinate si sono abbattute il 14 e il 15 giugno, a macchia di leopardo, su alcuni comuni del Leccese, dove è stata stimata una perdita produttiva fino ad oltre il 30%. Grandinate si sono registrate nei due mesi successivi in altre zone del Salento, sempre a macchia di leopardo.
In generale, in tutta la regione, l’incidenza delle fitopatie è stata più alta rispetto alla media stagionale, soprattutto peronospora, ma anche tignola e ultimamente botrite. Molto superiore alla media il numero dei trattamenti effettuati.
Per quanto riguarda il calendario dello sviluppo vegetativo si riscontrano situazioni diversificate tra le due “anime” della regione: in generale si parla di anticipo vegetativo che va dai 15 giorni del Nord ai 7 del Salento.
I viticoltori, comunque, dinanzi a un’annata così complessa, rimangono fiduciosi sulla buona riuscita della vendemmia, specialmente delle uve bianche in generale e di quelle precoci in particolare. Qualche preoccupazione persiste sulla gradazione delle uve, in particolare per i vini rossi.
Basilicata (+18%)
Anche in Basilicata le aspettative iniziali si sono ridimensionate con il passare dei mesi a causa di un’evoluzione climatica tutt’altro che ottimale. Le piogge hanno favorito l’insorgere di peronospora e si è dovuto intervenire in misura superiore alla norma. Al momento si attende una buona qualità, soprattutto sull’Aglianico.
Calabria (+20%)
Il 2018 ha segnato per la viticoltura regionale un ritorno alla normalità rispetto al calendario vendemmiale. A differenza delle altre regioni del Meridione, si sono avuti minori problemi legati al maltempo e l’incidenza dei problemi fitosanitari è stata minore rispetto ad altri areali. Gli attacchi di oidio e peronospora sono stati ben controllati e non hanno creato danni rilevanti. La raccolta delle uve bianche è iniziata a fine agosto e i primi riscontri sulle gradazioni risultano in linea con la media.
Sicilia (+5%)
Dalle coste tirreniche, nel Messinese, sino a quelle siracusane e ragusane che si affacciano sul mar Ionio, passando per l’Etna e finendo nel Trapanese, la vendemmia “più lunga d’Italia” presenta aspettative decisamente ridimensionate rispetto agli inizi della campagna, tali da non far recuperare quasi nulla di quanto si era perso nel 2017.
La regione tuttavia presenta una situazione dei vigneti differenziata a seconda delle zone. Nella Sicilia occidentale, la vendemmia procede con un ritardo di circa 10 giorni rispetto alla media, frutto di un’estate caratterizzata da piogge frequenti e temperature mai elevate che, da un lato, hanno protetto le piante dal rischio di stress idrico ma, dall’altro, hanno portano ad una maturazione più lenta. Un’annata, in sostanza, in netta opposizione a quella del 2017, contrassegnata da un caldo torrido. La cacciata, la fioritura, l’allegagione e l’invaiatura si sono presentate buone o ottime su gran parte del territorio. A macchia di leopardo, si sono registrati attacchi di peronospora che hanno colpito prevalentemente varietà più sensibili come il Nero d’Avola o il Grillo. In areali ristretti, parte della produzione è stata distrutta da una inusuale grandinata. Dal punto di vista qualitativo, proprio le basse temperature e la maggiore piovosità hanno portato ad una buona maturazione fenolica e aprono alla produzione di vini freschi ed eleganti. Il rischio però è legato alla possibile insorgenza di malattie del vigneto a causa dell’eccessiva umidità. Molto dipenderà anche dal clima dei prossimi giorni. In media si stima una gradazione delle uve più bassa di un 1,5 o perfino 2 gradi rispetto all’annata precedente.
Nella Sicilia Orientale, le ottimistiche previsioni iniziali, supportate da un clima non eccessivamente afoso della primavera-estate e dall’assenza di malattie, hanno ceduto il passo a più di una preoccupazione nel cuore dell’estate: le intense e frequenti piogge di luglio-agosto, in piena fase di maturazione della vite, accompagnate a qualche grandinata a livello locale, hanno creato più di un timore in diverse zone. Si prevedono comunque incrementi produttivi nel Siracusano e nel Ragusano e anche sull’Etna, dove le favorevoli condizioni climatiche hanno preservato le uve nei passaggi più delicati dello sviluppo e della maturazione. Siamo comunque molto lontani dalle previsioni di inizio campagna che davano un raccolto in grande recupero sul 2017.
Sardegna (+12%)
Per la viticoltura isolana il 2018 è stato un anno molto particolare, caratterizzato da un andamento meteo con umidità persistente che ha favorito il diffondersi della peronospora. Le continue piogge, a volte manifestatesi come vere e proprie bombe d’acqua, per fortuna circoscritte, hanno ritardato la maturazione. Solo negli ultimi giorni di agosto è arrivato in soccorso provvidenziale il Maestrale che, asciugando le uve, ha aiutato a evitare danni eccessivi. Eccettuate le situazioni particolari dove le forti piogge hanno ostacolato gli interventi in vigneto, la situazione fitosanitaria è stata gestita con successo. A livello di uve bianche, la previsione qualitativa è più che ottima per Nasco, Malvasia e Nuragus, molto interessante per il Vermentino. Naturalmente, se si manterranno le buone condizioni di questi ultimi giorni, si può pensare a una buona vendemmia, soprattutto nella parte Nord della regione, mentre al Sud si stima un recupero più limitato.
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