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Panorama

Bollicine più glamour nella coppa. Nelle ultime due settimane dell'anno salteranno oltre 60 milioni di tappi. E per gli auguri più spumeggianti si spenderanno oltre 260 milioni di euro. Dal Quirinale all'Eliseo, dalle case degli stilisti ai salotti intellettuali, fino alle caserme di Nassiriya: cresce la passionetrasversale per la flûte. E tra brindisi autarchici, champagne millesimati e calici griffati si apre la caccia alla bottiglia più chic ... Tony Blair lo ha ordinato a luglio: Champagne Krug 1990 da sorseggiare ghiacciato durante le festività di fine anno. Un millesimato affinato da 14 anni di cantina (produzione limitata, 150 euro, già quasi completamente esaurito) che, almeno nel brindisi, unirà l'epicureo inquilino di Downing Street a quello dell'Eliseo, facendo vibrare all'unisono le loro papille. Mentre un raffinato e sensuale Cristal 1997, lo Champagne del caviale (e degli zar) per eccellenza, eviterà a Vladimir Putin, durante il tradizionale cenone (lo snobismo non è acqua), la seccatura di dover cambiare etichetta a ogni portata. Per sé e per gli ospiti. Fiumi di patriottiche bollicine italiane scorreranno invece nei saloni del Quirinale e nelle stanze della Confindustria. Per il brindisi di fine anno Carlo Azeglio Ciampi si appresta a stappare una riserva speciale di spumante Franciacorta: il prezioso Vintage '97 prodotto da Guido Berlucchi. Lo stesso che allieterà il rancio natalizio delle truppe italiane in missione a Nassiriya, come pure i festosi (e fastosi) brindisi dell'ex presidente americano Bill Clinton e del principe Carlo d'Inghilterra, estimatori dichiarati dello spumante italiano. Non solo Berlucchi ma anche Cà del Bosco e Ferrari.Nelle festività di fine anno, insomma, le bollicine accentuano il loro significato rituale e diventano un piacevole obbligo: solo nelle due ultime settimane di dicembre, infatti, in Italia salteranno oltre 60 milioni di tappi. Con un incremento intorno al 2 per cento per lo spumante (indagine Nielsen) e del 14 per cento per lo Champagne (Civc, Comité interprofessionel du vin et du champagne). Che con oltre 8 milioni e mezzo di bottiglie e una spesa di circa 260 milioni di euro, a dispetto della crisi economica in atto, vede i consumatori italiani al secondo posto in Europa, dopo la Gran Bretagna (ed esclusa, evidentemente, la Francia) e al terzo nel mondo dietro gli Stati Uniti. Passione nazionaltrasversale che unisce nella flûte la destra e la sinistra, seduce intellettuali e modaioli, conquista dame dei salotti e ragazzi col piercing. Ognuno con i suoi riti e le sue manie: dal ghiaccio di Marta Marzotto nel bicchiere di Dom Pérignon («È un segreto che mi ha insegnato vent'anni fa Marie Hélène Rothschild e consente di non ubriacarsi») alla coppa d'antan di Floriana Mentasti, signora delle bollicine San Pellegrino («Mi piace il bouquet che si allarga sotto le narici»), fino alla minibottiglia con cannuccia prediletta («Ma solo d'estate») dalla stilista Simonetta Ravizza. Per tacere di quell'eccentrico aristocratico che riserva addirittura alle sue scarpe poche gocce del suo millésimé («Le mantiene morbide») o dell'editorialista che presta la collaborazione a un prestigioso quotidiano contro il pagamento in bollicine doc: «Cristal o Krug: non bevo altro». Per le grandi cuvée, si scopre, gli italiani mostrano una passione: 490 mila le bottiglie consumate nel 2003, nonostante il prezzo non proprio a portata di tutti i portafogli. Numeri e scelte che non vogliono più dire guardatemi-come-sono-ricco; piuttosto: guardate come sono raffinato e capace di esprimere lo spirito dei tempi. Conferma Domenico Avolio, responsabile del Centro informazioni champagne: «Sono gli italiani i bevitori più ricercati d'Europa». E alimentano l'investitura con una serie di leggende. Per esempio, l'amministratore delegato dell'Unicredito, Alessandro Profumo, non decolla con il suo Falcon se, in frigorifero, non c'è almeno una preziosa bottiglia di Krug. Per Sonia Raule, «il Cristal è come l'Aspirina: l'uno e l'altra in casa non devono mai mancare». Panorama l'ha colta in flagranza di «reato» mentre, cucinando, sorseggiava una flûte ghiacciata. «È l'unico vino capace di rendere più bella una donna dopo averlo bevuto» gorgoglia facendo il verso a Madame Pompadour. Affermazione che trova subito d'accordo Massimo Gatti, imprenditore e bon vivant amante di vini (rossi) e di belle donne, il quale ama coccolare con «caviale autarchico, il Calvisius di Brescia, dalle perle grandi e sapide come il miglior Beluga, innaffiato da grandi millesimati francesi, come il Krug Rosé '95 e il Dom Pérignon '95».Ecco un altro debole nostrano: i millésimé. Avolio srotola le cifre: 657 mila bottiglie consumate nei primi 11 mesi del 2004, alle quali andranno ad aggiungersi quelle per i brindisi di fine anno. «Gli italiani ne consumano il 70 per cento più dei tedeschi, il doppio di inglesi e svizzeri e sei volte quello che bevono i belgi» dice. Addirittura c'è chi con il millesimato pasteggia. Come Marta Marzotto: «Un risotto, un pezzo di formaggio e una coppa di Charles Heidsiecks '97 che mi procura a buon prezzo un fornitore romano». Prezzo giustificato, oltre che dalla notorietà della dama, dalle quantità che ordina per sé e per i suoi regali: cento bottiglie per ciascuno dei figli e dei nipoti, «che hanno già tutto», e per molti amici. Sfodera invece un alibi letterario («Come Hemingway, credo fermamente che pasteggiare a champagne faccia bene all'umore e all'amore») Gabriella Dompé, signora del jet set farmaceutico che, ogni sera, a cena si concede una flûte di Taittinger in compagnia del marito, Sergio. Mentre a mezzogiorno lei, che si dichiara «intollerante» all'acqua, beve lo spumante Antica Fratta, perché «lo Champagne è una gioia da dividere almeno in due». Bollicine a tutto pasto anche per Marinella di Capua, lady milanese della beneficenza, che lamenta la scomparsa delle minibottiglie («Stappato e bevuto lo champagne è un'altra cosa»). La signora, che ama il tocco chic del bicchiere da vino rosso, rivendica, «almeno per Capodanno», il gusto choc del botto, «altrimenti che festa è?». Al binomio inscindibile bollicine-festa è impossibile sottrarsi quando si è fra le donne più ricche del pianeta. Come Marina Berlusconi, presidente Mondadori e vicepresidente Fininvest, che ama sottolineare la gioia di certe ricorrenze come il Natale o le nascite dei suoi bambini con Cristal rosé. E quando le bollicine danno alla testa? Pazienza, si sopporta. Spiega Mercedes Catania, moglie dell'amministratore delegato delle Ferrovie, Elio: «Spumante e champagne mi fanno venire un gran mal di testa. Eppure, come si fa a non stapparne ogni tanto una bottiglia?».

Champagne - Le radici

Dom Pierre e il suo segreto. Parte della tenuta Moët & Chandon dove si produce uno degli champagne più noti e apprezzati, il Dom Pérignon
Viaggio nelle cantine dell'etichetta più famosa, tra storie di monaci, riti centenari e bottiglie feticcio ... Dalla bocca di Richard Geoffroy escono risucchi e gorgoglii. Poi si china e, con la precisione di un cecchino, sputa nel secchiello sul lungo tavolo il vino che ha appena gustato. Il rito è d'obbligo, siamo in un luogo sacro: l'abbazia di Hautvillers, dove nel 1668 arrivò un benedettino, Pierre Pérignon, l'inventore dello Champagne. Geoffroy è il maître de cave della Dom Pérignon e ogni anno decide se la qualità dei vini garantisce la produzione di un altro millésimé.Quest'anno la raccolta di uva nelle colline della Champagne, nel nord-ovest della Francia, è stata fantastica, per qualità e quantità. E il maître de cave spiega con passione la teoria della «plénitude»: «Lo Champagne matura ogni anno nella sua bottiglia, si trasforma sino a raggiungere la pienezza». Un fenomeno che si ripete tre volte nella vita delle migliori bottiglie: «Tra i sei e i sette anni, quando un millesimato viene messo sul mercato, tra i 12 e i vent'anni e dopo i 25 anni per le bottiglie chiamate oenothèque». Un millésimé del '96 costa sui 100 euro, una oenothèque intorno a 700. Durante un pranzo offerto agli ospiti nello Chateau Trianon a Epernay può anche succedere che Geoffroy ne rimandi indietro una del 1963. «Succede una volta su cento» sospira mentre, per riparare, ne fa aprire una del '62 e gusta i piatti degli chef. Geoffroy è un ospite generoso e conta su enormi cantine, quelle della Moët & Chandon: costruite tra il 1740 e il 1900, corrono per 28 chilometri nel terreno calcareo, dove la temperatura è sempre tra i 10 e i 12 gradi. Questo nettare nasce all'epoca del Re Sole, seconda metà del '600, quando Dom Pierre Pérignon codificò il sistema dell'elaborazione di vini bianchi a partire da uve rosse e della doppia fermentazione. Dopo quella nei tini c'è quella in bottiglia, dove si aggiungono lievito e zucchero alla miscela di Chardonnay (eleganza e vivacità), Pinot Nero (potenza e gusto fruttato) e Pinot Meunier (che con la sua rotondità lega gli altri due vitigni). Il primo tappo è provvisorio, la bottiglia resta sdraiata per mesi mentre i lieviti rilasciano i loro sapori. Poi viene inclinata, in una posizione sempre più vicina alla verticale per favorire la discesa dei resti del lievito. Per accelerare il deposito, ogni giorno la bottiglia è ruotata lungo l'asse verticale, una volta verso destra e il giorno dopo verso sinistra («remouage»). Quando gli enologi stabiliscono che è il momento del tappo definitivo, avviene la sboccatura: il collo della bottiglia viene congelato, si leva il tappo e la pressione fa uscire il ghiaccio e i residui del lievito. Fu il frate a studiare la forma della bottiglia e del calice per gustare al meglio il sapore dello Champagne. Ma ai suoi tempi il vetro era sottile e il 60 per cento delle bottiglie esplodeva. Tanto che i contadini chiamavano lo Champagne «il vino del diavolo». Problema risolto nell'800, quando nelle fornaci arrivò il carbone: sviluppando un calore maggiore permise di creare del vetro più robusto. La storia dello champagne si incrocia con quella di Napoleone: l'imperatore era compagno di accademia di Jean-Rémy Moët, che gli dedicò il Brut imperial. E, quando nel 1814 un commesso corse da Moët per dirgli che i soldati russi e prussiani stavano saccheggiando le cantine, lui rispose sorridendo: «Non c'è problema, le prossime le compreranno».

Sorsi, canali e cattedrali

Tra una flûte e l'altra, che cosa vedere a Reims e dintorniSi chiama Champagne-Ardenne la regione dove nasce lo Champagne: 25 mila chilometri quadrati delimitati a sud-ovest dalle colline delle Ardenne e delle Argonne. L'area di produzione si trova nella Francia nord-occidentale e conta 1 milione 330 mila abitanti. Il capoluogo è Reims, famosa per la bellezza del lago Der-Chantecoq, per le chiese gotiche (su tutte, Notre-Dame di Reims), romane, e i suoi 600 km di canali navigabili. (arretrato di "Panorama" del 9 dicembre 2004)

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