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Parigi val bene una “Messe”: sulla ProWein 2023 aleggia la concorrenza della fiera francese

Il sentiment dei produttori del Belpaese: nei prossimi anni, ci sarà posto in agenda per una sola delle due fiere internazionali del vino
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La ProWein e la concorrenza con il Vinexpo Paris

Düsseldorf manda in archivio ProWein 2023, fiera di riferimento, a livello internazionale, per il mondo del vino, tornata - dopo la cancellazione del 2020 e 2021, e lo slittamento a maggio nel 2022 - alla sua collocazione di calendario “naturale” (nel 2024 l’appuntamento sarà dal 10 al 12 marzo). Qualcosa, in questi anni, è, però, cambiato, perché sulla scena si è fatto largo un competitor capace, in pochissimo tempo, di catalizzare l’attenzione e l’interesse del panorama produttivo: il Vinexpo Paris. Nato dalle ceneri del Vinexpo di Bordeaux, l’evento parigino si è subito proposto come appuntamento annuale, a febbraio, prima di ProWein.
È chiaro che così l’agenda dei produttori di vino diventa estremamente fitta, e che sostenere tre appuntamenti di dimensioni tanto importanti, specie per gli imprenditori italiani, diventa difficile, sia da un punto di vista economico che organizzativo. È un argomento caldo da tempo, su cui WineNews ha spesso stimolato il dibattito, tornato attuale proprio a ProWein (che chiude oggi), dove abbiamo incontrato centinaia di produttori. Raccogliendo un sentiment condiviso dai più: nei prossimi anni, si dovrà fare una scelta, guidata da una bella dose di pragmatismo. Oggi, ciò che viene chiesto ad una fiera internazionale del vino è di mettere al centro il business, la professionalità ed ovviamente i servizi, in una logica di razionalizzazione delle spese e del tempo.
In quest’ottica, al momento forse la fiera tedesca è ancora un passo avanti rispetto a quella francese, da un lato perché ha alle spalle anni di esperienza e, dall’altro, perché la Germania è considerata una sorta di territorio neutrale, in una logica di concorrenza con la Francia ed i suoi vini sui mercati di tutto il mondo. Non è un caso che tra gli oltre 6.000 produttori presenti a Düsseldorf appena il 16% fossero tedeschi, e l’84% dal resto del mondo, con una fortissima presenza di Italia e Francia, i Paesi storicamente più rappresentati, ma anche una crescita esponenziale dei vignaioli del Nuovo Mondo.
Parigi, però, ha dalla sua più di un asso da giocare: innanzitutto, il fatto stesso di essere Parigi, ossia una delle città più belle al mondo, capace di assorbire l’impatto di una grande fiera del vino quasi senza accorgersene, potendo contare su migliaia di strutture ricettive, ristoranti e locali di ogni genere. La capitale francese, inoltre, è collegata praticamente con qualsiasi aeroporto della Penisola, aspetto da non sottovalutare. Molto dipende da quanto la Francia voglia “condividere” della propria rete commerciale, ma l’esempio della Place de Bordeaux,
che ormai distribuisce decine di grandi etichette italiane, è indicativo ed incoraggiante.
Una disputa che vede Vinitaly confermarsi il punto di riferimento fondamentale per tutto il vino italiano, sia che si parli di mercato interno che di mercati internazionali. Con al centro sempre di più il business (ed un po’ meno la convegnistica e la formazione, destinata peraltro sempre di più all’altro evento targato VeronaFiere, wine2wine, un must per la community della wine industry) e la comunicazione e promozione, che torneranno sempre di più, grazie anche alle nuove tecnologie, nei loro luoghi “naturali”: le aziende ed i territori in cui nascono le storie familiari e vedono la luce i vini che hanno fatto, fanno e faranno grande il Belpaese enoico nel mondo. E dove si sta finalmente capendo l’importanza di una “comunicazione territoriale”, e degli eventi “di territorio”, che mettono insieme tutte le bellezze che i territori italiani offrono: vino ma anche cibo, cultura, arte e paesaggi inimitabili.

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