Se l’Asti è pioniere della tradizione spumantistica piemontese e italiana, è anche grazie alle sue campagne di comunicazione che hanno fatto la storia della pubblicità italiana e reso lo spumante aromatico made in Italy per eccellenza riconoscibile in tutto il mondo. Dalle prime immagini pubblicitarie ai manifesti di grandi artisti come Leonetto Cappiello e Armando Testa, dai Caroselli televisivi in bianco e nero degli anni Cinquanta agli spot dei giorni nostri, ancorati nell’immaginario collettivo anche grazie al coinvolgimento di star di Hollywood e divi internazionali e, last but not least, di Alessandro Borghese, lo chef più amato della Tv, oggi ambasciatore della Docg, e dei più grandi tennisti al mondo, grazie alla partnership con l’Apt Tour che fa dell’Asti l’Official Sparkling Wine nei più prestigiosi tornei. Sono queste solo alcune delle “chicche” di “Novant’anni di Bollicine”, la mostra a Palazzo Mazzetti ad Asti, che WineNews ha visitato in anteprima (il video online nei prossimi giorni), e con la quale per il Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg “Oggi è Festa” citando il famoso slogan coniato da Armando Testa nel 1959: da oggi al 16 ottobre, l’esposizione ripercorre e celebra 90 anni di storia del Consorzio, scritta con le più celebri Case spumantistiche italiane, a partire dal 17 dicembre 1932. Aspettando di brindare il 17 dicembre 2022, in quello stesso giorno a distanza di quasi un secolo, giusto in tempo per le Festività di Natale e Capodanno di cui l’Asti è da sempre il “re”.
Un viaggio emozionale ed immersivo tra passato, presente e futuro di una delle più antiche Denominazioni italiane, che nasce nello stesso territorio dove è si è fatta l’Italia, nei calici di politici e capi di stato, vip e star del cinema, campioni dello sport dopo un goal o un’impresa, e, soprattutto, nei momenti più belli e speciali delle famiglie italiane: lo si riconosce anche dalla Coppa Asti, vera icona italiana. Ma oggi l’Asti è anche una delle espressioni delle bollicine made in Italy più contemporanea, una delle Docg più celebri del Piemonte che, grazie alle sue innumerevoli occasioni di consumo ormai tutto l’anno, dall’aperitivo ai cocktail, ha sempre più appassionati nel mondo e di tutte le generazioni. Una Denominazione, passata nella sua storia da 2 milioni di bottiglie nel Dopoguerra, a 40 già negli anni Settanta e che oggi esporta il 90% della sua produzione. “Nel 2021 l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti Docg hanno raggiunto 103 milioni di bottiglie prodotte, delle quali l’Asti rappresenta il 60% - spiega, a WineNews, Giacomo Pondini, direttore del Consorzio - tra i mercati principali spiccano gli Usa, la Gran Bretagna, la Germania e la Russia per quanto riguarda l’Asti Spumante, mentre per il Moscato gli Stati Uniti e la Corea”.
La mostra, curata da Pier Ottavio Daniele ed alla quale hanno collaborato nomi come Giancarlo Ferraris, Andrea Triberti, Massimo Branda, Luca Percivalle, Zeta Solution e Designstudio25, apre uno spazio di riflessione non soltanto celebrativo, ma utile per evidenziare il contributo di crescita culturale ed economica che l’Asti ha dato al mondo del vino italiano e non solo. “Questo prestigioso traguardo dimostra la longevità della Docg Asti, che col passare del tempo ha saputo rinnovarsi seguendo i cambiamenti della società e del mercato, sviluppando innovazioni tecnologiche, sempre in sinergia con i produttori che da generazioni lavorano con dedizione e passione sul territorio”, sottolinea il presidente del Consorzio Lorenzo Barbero. “Novant’anni per un Consorzio sono un traguardo importante e il Consorzio dell’Asti è un Consorzio storico così come lo è la Denominazione, riconosciuta come Doc negli anni Sessanta e poi Docg negli anni Novanta - aggiunge Pondini - ma che è il frutto di una tradizione spumantistica che si colloca nel territorio di Canelli e che ha dato vita all’Asti Spumanti fin dal 1865 quando Carlo Gancia sperimentò il primo spumante Metodo Classico italiano che si basava proprio sulle uve Moscato. È importante ripercorrere le tappe che i produttori in forma associato hanno portato avanti in questi 90 anni e i traguardi raggiunti, per i traguardi che si vogliono porre per il futuro. La mostra racconta i tratti salienti dell’associazione che ha portato avanti la tutela, la vigilanza e la promozione della Denominazione. E ci è sembrato opportuno soprattutto per il pubblico di consumatori di dare risalto ai momenti storici della comunicazione ed a ciò che è stato fatto dal Consorzio e dalle aziende per la sua promozione da inizio secolo con i manifesti che richiamavano lo stile Liberty al Carosello degli anni Cinquanta, fino alle pubblicità degli ultimi decenni con George Clooney, Naomi Campbell e Alessandro Borghese”.
Lunga quasi un secolo, la storia del Consorzio dell’Asti Docg è infatti ricca di testimonianze che raccontano i valori delle centinaia di famiglie di viticoltori che da decenni coltivano l’uva Moscato Bianco, preservandone un luogo simbolo della storia dell’enologia e delle scoperte scientifiche legate al mondo del vino, che esiste solo nel cuore della Docg: le cantine “Cattedrali Sotterranee” di Canelli, tunnel e sale scavati per km e km nel tufo delle colline astigiane nei secoli scorsi, dove, dopo aver appreso le tecniche di spumantizzazione in Champagne, nel 1865 Carlo Gancia iniziò a produrre il “Moscato Champagne”, sperimentando il Metodo Champenoise e la rifermentazione naturale in bottiglia con le uve dolci del Moscato Bianco, autore del primo Metodo Classico italiano. Più tardi, nel 1895, nacque anche il primo metodo di spumantizzazione con la “presa di spuma” e la rifermentazione naturale in autoclavi brevettato da Federico Martinotti, direttore dell’Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti, adottato anni dopo dal francese Eugène Charmat, che le costruì e brevettò. E, ancora oggi, è qui che, grazie ad umidità e temperatura costanti ed ideali, si affinano vini e spumanti rari apprezzati in tutto il mondo, da Gancia alle storiche Bosca, Contratto e Coppo. Un fenomeno particolare, culminato agli inizi del Novecento quando si contavano più di 50 piccole industrie che si occupavano esclusivamente della produzione vinicola, lasciando la coltivazione della vite in mano agli agricoltori, ed esportando già all’epoca i vini in tutto il mondo.
Proprio in questi giorni, la nuova tappa di questa lunga storia, è la vendemmia 2022, “che si prospetta di grandissima qualità sotto vari punti di vista - spiega il direttore del Consorzio - innanzi tutto per l’aromaticità, che è un aspetto fondamentale per un’uva aromatica come il Moscato Bianco, quindi per le particolari condizioni atmosferiche della stagione vegetativa di quest’anno che hanno fatto sì che nell’uva vi sia una spiccata aromaticità che i produttori dovranno ora trasferire all’Asti Spumante e al Moscato d’Asti. Siamo positivi anche sulla qualità delle uve”.
Lo sfondo è un territorio con 9.900 ettari di vigneti coltivati da qualcosa come oltre 1.000 aziende, a Moscato Bianco, in 51 Comuni, tra Asti, Alessandria e Cuneo, in cui nascono l’Asti Spumante Docg e il Moscato d’Asti Docg. E un territorio che l’Asti porta nel nome e nel mondo, dalla città del grande drammaturgo Vittorio Alfieri, della storica rassegna della Douja d’Or e del celebre Palio, ai “sorì”, le colline vitate con pendenze anche di oltre il 50%, dove non è possibile utilizzare mezzi meccanici e il lavoro può essere svolto solo a mano. Rischiarati da “La luna e i falò” che hanno ispirato Cesare Pavese, e raccontati da Beppe Fenoglio, e primo paesaggio del vino italiano riconosciuto Patrimonio dell’Unesco con le Langhe e il Roero, è proprio sui “sorì” che si gioca il futuro della Docg in un progetto che mira ad una vera e propria “zonazione” e che vede uniti il Consorzio e i “Comuni del Moscato”. “Il progetto “Sorì Eroici” è un progetto importantissimo per dare visibilità al lavoro dei produttori nei vigneti eroici dell’Asti e del Moscato d’Asti - conclude Pondini - sono denominati “sorì” perché sono colline assolate che, grazie alla loro esposizione, “sorridono” sempre al sole”.
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