La zonazione in etichetta, un obiettivo condiviso da tanti grandi territori del vino italiano, che da anni lavorano in questa direzione, ma una scelta sposata, finora, da pochi. Primi tra tutti, Barolo e Barbaresco, con le Menzioni Geografica Aggiuntive (Mga) introdotte da diversi anni nel disciplinare di produzione. Anche il Soave, terra di bianchi vulcanici con alle spalle storia e tradizioni tutt’altro che banali, ha dato da tempo il via libera alle 33 Unità Geografiche Aggiuntive in etichetta. Gli studi, su cru e sottozone, consortili ed aziendali, si sono moltiplicati di anno in anno, ma non è certo un percorso semplice, specie perché bisogna trovare una sintesi condivisa da tutti. Come accaduto nel Nobile di Montepulciano, dove lo studio della geologia e della geografia del territorio ha portato alla individuazione di 12 zone, definite nel disciplinare di produzione Uga (Unità geografiche aggiuntive), che saranno anteposte con la menzione “Pieve” in etichetta.
“Vino Nobile di Montepulciano - Pieve”, così, è il risultato di tutto il percorso di analisi e ricerca compiuto dal Consorzio in oltre un anno di lavoro. La volontà di ampliare il disciplinare di produzione, come detto unanimemente da parte dei produttori, ha portato all’individuazione dei caratteri chiave di questa nuova tipologia di Vino Nobile di Montepulciano che sarà caratterizzato non solo nel nome (sarà infatti riportato il nome del territorio di produzione), ma anche nelle sue caratteristiche che daranno vita a un vino capace di legare il passato dell’enologia locale con il presente e il futuro, guardando al consumo internazionale. Un vino che avrà come caratteristiche il territorio (appunto con le sottozone, Unità geografiche aggiuntive), l’uvaggio che sarà legato al Sangiovese e ai soli vitigni autoctoni complementari ammessi dal disciplinare con uve esclusivamente prodotte dall’azienda imbottigliatrice. L’altra novità è che verrà istituita una commissione interna al Consorzio, composta da enologi e tecnici, la quale avrà il compito di valutare, prima dei passaggi previsti dalla normativa, che le caratteristiche corrispondano al disciplinare stesso. Con l’approvazione unanime del disciplinare da parte dell’assemblea, ora l’iter porterà la richiesta alla Regione Toscana la quale, una volta approvato il testo lo invierà al Ministero delle Politiche Agricole per passare i controlli della commissione preposta. Vista la possibilità di rendere retroattivo alla vendemmia 2020 il disciplinare, considerati i tempi di affinamento che sono di 36 mesi, la messa in commercio della prima annata dovrebbe essere il 2024.
L’idea di far nascere il Vino Nobile di Montepulciano menzione “Pieve” nasce da un percorso di studio all’interno della denominazione stessa, che grazie a momenti di incontro, confronto e analisi collettiva, ha portato alla nascita di una “visione” univoca di Vino Nobile di Montepulciano, supportata anche dalla ricerca degli esperti. Da una parte dal punto di vista geologico e pedologico, tema che il Consorzio ha a cuore dagli anni Novanta, con la zonazione, tra i primi in Italia, del territorio di produzione, successivamente riportato in una mappa realizzata da Enogea, e poi l’approfondimento si è spostato nelle biblioteche e archivi storici, fino ad arrivare al Catasto Leopoldino del 1800. La Pieve, infatti, rappresenta l’identità del Vino Nobile di Montepulciano che guarda al passato. La scelta di utilizzare i toponimi territoriali riferibili a quelli delle antiche Pievi in cui era suddiviso il territorio già dall’epoca tardo romana e longobarda, nasce da un approfondimento di tipo storico, paesaggistico e produttivo vitivinicolo.
L’obiettivo del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è quella di ribadire e codificare una realtà fisica con antica radice storica, che ha caratterizzato il territorio poliziano fino all’epoca moderna e che trova la sua eco anche nel catasto Leopoldino dei primi decenni del XIX secolo, che suddivideva il territorio in sottozone definite con il toponimo. “Abbiamo pensato di anteporre il nome della Pieve alla sottozona guardando a 500 anni di storia di Montepulciano”, spiega il presidente del Consorzio del Nobile di Montepulciano Andrea Rossi. “È un risultato importante che è partito da una analisi critica della nostra denominazione fatta insieme a tutti i veri protagonisti, i produttori stessi - aggiunge Andrea Rossi - ed il risultato a cui siamo arrivati è l’introduzione di una terza tipologia di Vino Nobile di Montepulciano che metterà insieme nella stessa bottiglia passato, presente e futuro del nostro vino”.
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