Vendemmia 2018 ancora da iniziare o alle prime battute per i rossi, mentre la raccolta delle uve bianche è già partita, ed in alcuni casi conclusa (basi spumante), anche se mancano ancora all’appello le zone più tardive, che sono anche le più importanti. Siamo infatti di fronte ad una raccolta medio-tardiva, che probabilmente diluirà i tempi di acquisizione della materia prima con date di conclusione, possiamo dire, più riferibili alle vendemmie degli anni ’80 e ’90. Premature, come sempre e in questo caso a maggior ragione, le previsioni qualitative che oltrepassino lo spazio del giudizio sull’andamento delle prime fermentazioni dei bianchi, ma qualche considerazione sul quantitativo un po’ meno limitata alla misurazione della crescita sul 2017 (decisamente vendemmia povera) possiamo però formularla. Con una situazione generale complessa, con tanti aspetti da gestire, che porteranno certamente ad un raccolto più abbondante del 2017, con uve nella maggior parte dei casi sane, anche se non mancano elementi di criticità.
Quest’anno non è difficile notare nei vigneti da Nord a Sud Italia una presenza non secondaria del Mal dell’Esca. Malattia del legno della vite, probabilmente la più grave, causata dall’interazione di una serie di funghi e, non da ultimo, anche dal riscaldamento atmosferico. Forse il problema non ha le dimensioni di quanto sta succedendo in Francia (dove, c’è da dire, che l’età media dei ceppi è decisamente più alta di quella del nostro patrimonio viticolo), ma almeno una riflessione occorrerebbe farla.
Un altro aspetto da non sottovalutare nella vendemmia 2018 è la particolare aggressività delle malattie fungine della vite, peronospora in testa, decisamente collegate all’andamento stagionale e che in alcuni casi e in alcune zone (al sud specialmente dove i viticoltori sono meno preparati a fronteggiare questo tipo di criticità) hanno colpito molto duro. In più non sono rari i focolai di marciume acido del grappolo, che per incontrare una migliore maturità è nella maggior parte dei casi ancora in pianta, fenomeno quest’ultimo più frequente nel centro-nord Italia. Ma quest’anno, a complicare il quadro, c’è anche la Drosophila Suzukii che sta facendo il suo ingresso nel Vigneto Italia con una progressione da tenere d’occhio. Accanto a tutto questo, evidentemente, il quantitativo di uva, certamente in crescita sul 2017, ma probabilmente non così in crescita sulla media delle ultime 5 vendemmie, ha subito un decremento “fisiologico”, nel senso che le piante in sofferenza lo scorso anno (in testa le più giovani), di certo non avranno ripreso a pieno il loro regime produttivo.
Ma al di là delle considerazioni generali, WineNews ha fatto un giro di microfono tra alcune delle zone bianchiste più importanti del Belpaese.
Nelle Marche sono in piena vendemmia i produttori del Verdicchio, una delle varietà bianchiste più importanti d’Italia. “Abbiamo già concluso la raccolta delle uve per le basi spumante - spiega Alberto Mazzoni direttore dell’Istituto Marchigiano Tutela Vini - mentre adesso siamo nel pieno della raccolta del Verdicchio per i vini fermi. La qualità sembra buona e la quantità in aumento sul 2017, dalle prime fermentazioni i vini sono meno alcolici e più delicati. C’è da dire poi che i produttori, la maggioranza, hanno lavorato bene in vigna scongiurando quasi del tutto gli attacchi di Oidio che è stato qui più aggressivo della Peronospora. Purtroppo - conclude Mazzoni - le aree colpite dalla grandine hanno subito danni importanti, ma qui l’uomo non poteva fare proprio nulla”.
Sempre restando in Centro Italia, per Luca Pollini, direttore del Consorzio Maremma Toscana, la vendemmia dei bianchi che, in questa parte della Toscana significa essenzialmente Vermentino, sta procedendo bene ed è appena iniziata: “quantitativamente è già evidente un recupero sulla raccolta del 2017, riallineandosi alla media. Un andamento che però non può essere dato per certo perché, se da un lato i produttori più attenti hanno ben limitato i danni da Peronospora, portando in cantina quantità e qualità, quelli più “distratti” denunciano anche perdite del 50% sul loro potenziale produttivo e la poca uva che sono riusciti a raccogliere non è delle migliori. Sta comunque andando bene in generale - prosegue Pollini - anche perché quest’anno il Vermentino non ha dovuto sopportare temperature torride e quindi le premesse per i bianchi maremmani sono buone”.
Spostandosi più a nord nella denominazione del Gavi, in Piemonte, le operazioni di raccolta sono appena iniziate ma soltanto nelle zone più precoci perché “la vendemmia 2018 è estremamente giocata sul momento giusto per il taglio dei grappoli - spiega Roberto Ghio, presidente del Consorzio del Gavi - anche se in generale è possibile parlare di una buona vendemmia sia dal punto qualitativo che quantitativo. La natura per adesso ci ha dato quello che occorreva: una primavera piovosa e un’estate calda ma non torrida, che ha alternato anche qualche pioggia che ha rinfrancato i vigneti. Mi sembra - conclude Ghio - una vendemmia molto interessante, una vendemmia tecnica, dove conterà molto il gusto e lo stile del vignaiolo”.
Ancora più a Nord, tra le colline del Soave dove la vendemmia, di fatto, ancora non è cominciata. “Sono state raccolte solo le uve precoci e quelle che servono per le basi spumante - spiega Aldo Lorenzoni, diretto del Consorzio del Soave - abbiamo avuto paura per le avversità climatiche che pure ci sono state, ma che non hanno messo in pericolo il grosso del raccolto, anche se non raggiungeremo i nostri consueti 50.000.000 di bottiglie di media. La Garganega è vitigno medio-tardivo e quest’anno sarà essenziale rispettare i suoi tempi di maturazione per avere il meglio. Decisivi i prossimi 21 giorni - conclude Lorenzoni - e per questo sarà la vendemmia dei coraggiosi, di chi saprà aspettare e selezionare bene nel vigneto la materia prima”.
In Alto Adige, zona bianchista d’eccellenza, siamo in piena vendemmia e “la qualità è buona - commenta Maximilian Niedermayr presidente del Consorzio vini Alto Adige - nonostante un andamento climatico caldo-umido, che non è l’ideale per accompagnare la fine della raccolta. Il quantitativo è molto buono, speriamo in un +25% rispetto sul 2017. Sauvignon, Chardonnay e Pinot Grigio sono quasi interamente raccolti, con buoni livelli zuccherini, profumi interessanti e l’acidità per ora ha tenuto. Siamo molto contenti - conclude Niedermayr - ma è presto per dire come saranno i vini”.
Nella denominazione pluri-regionale della Doc delle Venezie, che mette insieme i vigneti di Trentino, Friuli e Vento, quella del 2018 è “la prima vendemmia di Pinot Grigio solo Doc - commenta il presidente del Consorzio Doc delle Venezie Albino Armani - che registra una qualità e una sanità molto buone delle uve e una crescita media dei volumi, tra le differenti aree viticole, che oscilla tra il 15 e il 20% sulla media delle ultime annate, in linea con la positiva tendenza nazionale, sfiorando in alcune zone il +30% sul 2017”.
In Lugana, la vendemmia 2018 vendemmia “è appena iniziata - spiega Carlo Veronese, direttore del consorzio Lugana - la Turbiana è ancora in pianta dato che tradizionalmente è vendemmiata tra metà settembre e metà ottobre. Già raccolto il 10% dei vigneti complementari, con Chardonnay Incrocio Manzoni, destinati soprattutto alle basi. Come ogni anno verrà prodotto la resa massima prevista dal disciplinare, qui siamo in linea con la media, nel 2017 non abbiamo avuto particolari cali”.
Scendendo a sud, se in Campania sia Greco che Fiano ancora non sono pronti per la raccolta, che comincerà tra questa e la prossima settimana con il Greco, anche in Sicilia la vendemmia bianchista ha i tratti, in merito alla tempistica, di quella che veniva effettuata qualche decennio fa, con l’Etna, evidentemente, che non comincerà la raccolta delle uve bianche fino alla fine di settembre.
“Quantitativamente abbiamo un 15-20% in meno rispetto alla media, anche se, naturalmente, abbiamo un incremento sul quantitativo della vendemmia 2017 - afferma Antonio Rallo, presidente della Doc Sicilia - anche le gradazioni sono più basse con almeno un grado in meno. La situazione varia da zona a zona, specialmente fra Est ed Ovest dell’isola dove ci sono nette differenze nei tempi di raccolta e non solo. Un’estate meno torrida e piogge più abbondanti - conclude Rallo - hanno in qualche caso causato qualche problema sia a livello di malattie della vite sia a livello di impatto complessivo sui vigneti. Ancora manca da raccogliere la maggior parte del Grillo e del Catarratto”.
Una vendemmia bianchista, insomma, ancora tutta da giocare, in buona parte, in vigna, e sicuramente, poi, in cantina, ma che promette quantomeno una maggiore disponibilità di prodotto, rispetto al 2017.
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