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PIÙ DELLA CRESCITA DELL’EXPORT, PIÙ DELLE DIFFICOLTÀ ECONOMICHE DEL MONDO, NEI PENSIERI DEL VINO, C’È LA SOLUZIONE AL PROBLEMA DELLA BUROCRAZIA, CHE COSTA 8 EURO. SEGNALE FORTE E CHIARO CHE ARRIVA DA IMPRESE E ISTITUZIONI ALL’APERTURA DI VINITALY

Italia
Il presidente di Verona Fiere Ettore Riello

Più della crescita dell’export, più delle difficoltà economiche del mondo, nei pensieri del vino, che in Italia è un mondo fatto da 384.000 aziende per un fatturato di 10 miliardi di euro, c’è l’agognata soluzione dell’eterno problema della burocrazia, che costa 6 centesimi a bottiglia, 8 euro a ettolitro, o due chili di carta al litro. Segnale chiaro, nell’apertura di Vinitaly. Burocrazia che, insieme ad una pressione fiscale da record, arrivata al 52%, è il vero freno alla crescita del vino italiano. Crescita che, ha ricordato il presidente di Verona Fiere, Ettore Riello, passa anche per il sistema fieristico italiano, “fondamentale per la politica industriale del Paese, visto che genera business per 60 miliardi di euro, e il 15% dell’export italiano”. Fiere che devono fare sinergia, però, e in proposito arriverà domani l’annuncio di una partnership tra VeronaFiere e l’Expo 2015 di Milano, dove il “know how” di Verona su vino e agroalimentare giocherà un ruolo importante. Ma più di tutto, è il peso delle scartoffie (costo e sovrapposizione dei controlli, arrivo delle nuove norme sull’etichettatura con l’obbligo di indicare valori nutrizionali ed allergeni, e la “querelle” sull’articolo 62 sui tempi di pagamento i temi più caldi), a preoccupare la filiera. Preoccupazioni condivise del Ministro delle Politiche Agricole, Mario Catania: “se non riusciamo a migliorare la funzionalità della pubblica amministrazione, le imprese italiane, anche nel vino, avranno sempre una palla al piede nella competitività internazionale. La Pa che abbiamo non è a servizio delle imprese e dei cittadini, ma è autoreferenziale. È un’ottica che va ribaltata. Quanto all’articolo 62 - risponde, sollecitato da WineNews - dico che è assolutamente in vigore, a dispetto di quanto detto dall’ufficio legale dello Sviluppo Economico. Le leggi le abroga il Parlamento, e non l’ha fatto. Se ci sono correzioni da fare, come per altro era previsto, basta parlarne nelle sedi opportune”. E di rapporto tra imprese e amministrazione ha parlato anche Antonio Tajani, vice presidente della Commissione Europea: “serve un’inversione di rotta, gli imprenditori italiani devono contare di più in Europa. Vigilerò affinché i debiti pregressi della Pubblica Amministrazione vengano pagati”.

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