Ha parecchio da raccontare l’Abruzzo nel 2023: in termini economici, con dati in aumento sia per la produzione, che per l’esportazione, come pure in riferimento ai prezzi; in termini enologici, grazie ad una presa di consapevolezza dei produttori che stanno riscoprendo il proprio territorio e le potenzialità dei propri vitigni; in termini consortili, con una riorganizzazione della piramide di qualità delle Igt e Doc, che prenderà piede proprio dalla prossima vendemmia; infine in termini d’influenza, anche grazie alla costanza di un’anteprima in crescita e ad un maggior riconoscimento come regione d’interesse eno-gastronomico. È la fotografia, scattata da WineNews, del presente e del futuro dell’Abruzzo del vino, nell’“Abruzzo Wine Experience” 2023, nei giorni scorsi, a Città Sant’Angelo, dove il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo ha accolto oltre 100 giornalisti italiani e stranieri, per incontrare 90 produttori (in deciso aumento dalle edizioni passate) ed assaggiare 350 etichette.
Iniziando dai dati, nel 2022 - considerando le Denominazioni Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano d’Abruzzo, Cerasuolo d’Abruzzo, Abruzzo e Villamagna - la produzione è stata di 140 milioni di bottiglie, e l’export ha messo a segno un +10% sul 2021, dato che emerge dall’analisi sulle performance dei vini d’Abruzzo, realizzata dall’Osservatorio Permanente Wine Monitor Nomisma, attivato nel 2019 dallo stesso Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo per rilevare in modo puntuale i trend dei vini regionali sui principali mercati. “I primi cinque mercati di destinazione, dove si concentra il 60% di tutto l’export d’Abruzzo, sono stati la Germania (+12% il valore delle vendite sul 2021), gli Stati Uniti, il Canada, la Svizzera e il Regno Unito. Interessante - ha sottolineato Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo - l’exploit del mercato francese (+57%), o dell’Austria (+53%). In Asia ottime performance per la Corea del Sud (+25%) e per il Giappone (+19%), a dimostrazione di un apprezzamento che si evolve parallelamente alla conoscenza della regione vinicola abruzzese. In lieve arretramento si è dimostrata la Cina, dove nel 2022 ancora permaneva l’emergenza Coronavirus, con un rallentamento economico che però ha condizionato l’import in generale”. In Italia il ritorno alla normale socialità, con la ripresa dei consumi fuori casa, ha fatto registrare uno switch tra le vendite nella distribuzione organizzata, cresciute nel 2020 e 2021, e il consumo diretto in ristoranti, bar, locali notturni, enoteche. Nonostante il riposizionamento dei canali di vendita, anche nella Gdo si registra un incremento del prezzo medio dei vini abruzzesi. Per il Montepulciano d’Abruzzo le vendite in bottiglia (da 0,75 l) - che rappresentano due terzi delle vendite in valore e il 40% in volume - sono infatti cresciute del 2,6% a valore e del 2,4% a volume, con un aumento del prezzo medio del 17,8%.
Per la questione enologica, c’è una lunga storia di vino da taglio da cui l’Abruzzo sta ancora tentando di smarcarsi. Dagli anni Cinquanta la produzione qui era pensata per essere mischiata ad altri vini d’Italia e d’Europa, per renderli più potenti: erano quindi richiesti alcol, concentrazione e struttura e attorno a questi pochi concetti remunerativi si organizzarono vigne e cantine. Alcol e struttura furono le stesse caratteristiche che poi lo “stile Parker” premiò nelle guide e nei concorsi a partire dagli anni Novanta e che aiutarono i primi vini abruzzesi imbottigliati a trovare “un posto nella mappa del vino”. La crescita di un territorio, però, non può fermarsi alla sola mappa e i tempi oggi sono maturi per l’Abruzzo per studiare a fondo quale sia la vera identità dei suoi vitigni. Nello specifico - come ha puntualizzato, nelle masterclass volute dal Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo, il wine critic Filippo Bartolotta (che ne ha anche selezionato i vini) - quanta leggerezza sostanziosa “à la Italo Calvino” può contenere il Montepulciano (considerando quanto il Cerasuolo può indirizzarlo in questo percorso) e quanta montuosa verticalità possono ancora esprimere i bianchi regionali. Ci si scorda facilmente quanto l’Appennino sia importante per la regione: ne copre infatti fino al 65% del territorio - il resto è collina e solo pochissimo litorale marino - influenzandone la flora sia dall’alto (escursioni termiche, temperature, ventilazione), che dal basso (nella composizione e stratificazione del suolo). E che montagne: si parla, da Nord a Sud, dei Monti della Laga, del Gran Sasso d’Italia (massiccio più alto degli Appennini, con i 2.914 metri di altezza del Corno Grande, che comprende anche il ghiacciaio più meridionale d’Europa), e infine il compatto massiccio della Majella.
A fare da contraltare, la brezza sapida e la luminosità che porta con sé il mare e che s’incontra con le asprezze montane proprio a metà strada, sulle colline. Un contrasto difficilmente ignorabile anche viaggiando in autostrada, quando si proviene dalla dolcezza paesaggistica delle Marche. C’è ricchezza orografica, quindi, c’è ricchezza di vitigni (Montepulciano e Trebbiano, certo, ma anche Pecorino, Passerina, vitigni internazionali, ma anche locali e semi sconosciuti, come la Cococciola) e c’è ricchezza umana, che si esprime in vigna (con la riscoperta, ad esempio, della pergola abruzzese, a proteggere le uve dalle esasperazioni climatiche odierne; dello studio delle botaniche per la pacciamatura che idrata e rinfresca il suolo; della selezione massale per aumentare la diversità clonale in vigna) e in cantina (con la terracotta, ma anche le curiosità tecniche con cui si produce il Cerasuolo: dalla classica vinificazione in bianco del coloratissimo Montepulciano, al salasso, alla tradizionale “svacata”). C’è fermento in Abruzzo, insomma, ed è quel movimento sano e schietto che quando si racconta non ha paura di negare errori fatti in passato.
A partire da un’organizzazione piramidale della qualità del vino regionale un po’ confusionario che da qualche anno il Consorzio sta cercando di correggere. Un primo grande passo si concretizzerà proprio con la prossima vendemmia, la 2023. Da settembre infatti le 8 Igt regionali verranno accorpate in un’unica Igt chiamata “Terre d’Abruzzo” e nella Doc Abruzzo sarà possibile identificare le 4 principali sottozone abruzzesi - Colline Teramane, Colline Pescaresi, Terre di Chieti e Terre dell’Aquila - nelle menzioni Superiore e Riserva. “Montepulciano d’Abruzzo è la seconda Denominazione di vini rossi fermi dopo il Chianti, per dimensione, a livello produttivo. Ma la realtà - ha spiegato Nicodemi, a WineNews - è che il 50% della produzione di Montepulciano d’Abruzzo Doc, viene commercializzata dai grandi imbottigliatori che la imbottigliano un po’ ovunque. Ed allora, per valorizzare di più il territorio, o meglio i territori della Regione, le differenze che i nostri vitigni esprimono in ognuno di essi, e per creare un vertice qualitativo della piramide che sia al 100% “made in Abruzzo”, abbiamo deciso che le sottozone Terre di Chieti, Terre de L’Aquila, Colline Pescaresi e Colline Teramane saranno le uniche a poter riportare in etichetta le tipologie Superiore e Riserva, che ovviamente hanno disciplinari più restrittivi sulla Doc, a partire dall’obbligo di imbottigliamento in zona”.
Un territorio più riconoscibile anche nel bicchiere è l’obiettivo dell’Abruzzo, cui è venuto in aiuto anche il riconoscimento ricevuto a gennaio 2023 a San Francisco nei “Wine Star Awards”, che la prestigiosa rivista americana “Wine Enthusiast” assegna alle realtà vitivinicole più interessanti e ai personaggi più influenti del settore enologico e livello internazionale: all’Abruzzo è stato infatti assegnato il premio di “Wine Region of the Year 2022”. Quello di “Wine Enthusiast” è stato un elogio ad un territorio incontaminato, con - nell’arco di pochi chilometri - montagne imponenti e un bellissimo mare che creano le condizioni pedo-climatiche favorevoli alla coltivazione della vite. A fare la differenza, oltre al riconoscimento della sua bellezza naturale, anche il legame tra cultura, persone, cibo e musica, che fanno dell’Abruzzo “una destinazione ambiziosa per viaggi sostenibili”. Il riconoscimento di “Regione vinicola dell’anno” diventa un nuovo punto di partenza per il Consorzio, aggiungendo un tassello importantissimo nel progetto di internazionalizzazione che si sta portando avanti attraverso tutte le attività di promozione per raccontare l’Abruzzo e promuovere i suoi vini e le sue tipicità eno-gastronomiche.
Ma, nell’“Abruzzo Wine Experience”, anche l’Abruzzo ha premiato i migliori racconti sui suoi vini, i territori e le loro bellezze, con “Words of Wine - Parole di Vino” 2023, il premio giornalistico del Consorzio Vini d’Abruzzo per mettere in luce la capacità di narrare dei giornalisti che, nell’ultimo anno, hanno parlato della regione sui media nazionali e internazionali, tra cui Alessandro Regoli, fondatore con Irene Chiari nel 2000 di WineNews, dove ha tracciato il futuro dell’Abruzzo del vino, terra di vino, pastorizia, bellezze e poesia, tra grandi numeri, qualità che cresce grazie a “pilastri” come il Montepulciano, “gioiello” rossista, e il Trebbiano, “anima” bianchista, ma non solo (come dimenticare il grande Cerasuolo), e territorialità, attraverso le voci dei produttori ed i versi del grande poeta abruzzese Gabriele D’Annunzio; premiati anche i giornalisti Tom Hyland (“Forbes”), Gianluca Atzeni (“Tre Bicchieri” del “Gambero Rosso”), Lara Loreti (“Il Gusto” - Gruppo Gedi) e Lorenzo Frassoldati (firma storica del “Qn - Quotidiano Nazionale”).
Focus - “Abruzzo Wine Experience” 2023: i migliori assaggi di WineNews
Ecco, quindi, i risultati nel calice, nei migliori assaggi di WineNews dei produttori protagonisti dell’“Abruzzo Wine Experience” 2023. A partire dal Pecorino e dal Trebbiano, e tutti gli altri vitigni bianchi che invogliano a scoprire il carattere montuoso della regione; passando dal Cerasuolo, alla sua ode ai vini leggeri e consistenti, anima della tradizione dissetante d’Abruzzo; per finire con il Montepulciano, che riscopre la sua anima spensierata e fruttata, centrando gradualmente il suo messaggio di territorialità:
Codice Citra, Spumante Charmat Trabocco Pecorino Brut Paureae Stellae
La versione di Codice Citra del nuovo marchio Trabocco: spensierato e cremoso, gentilmente fruttato e floreale con una nota vegetale a controbilanciare la dolcezza.
Cataldi Madonna, Terre Aquilane Pecorino Giulia 2022
Solo acciaio per il Pecorino di Giulia, per non perdere i primari (melone bianco, cedro, fiori di campo) e sviluppare un corpo morbido ma molto acidico, sapido e agrumato nel finale.
Ciavolich, Colline Teramane Cococciola in purezza 2022
Valorizzare il territorio: ecco un vitigno locale aromatico e fresco. Note agrumate, ananas, fiori di acacia e mandorla cruda anticipano un sorso intensamente citrino, che si rilassa floreale in chiusura.
Torre dei Beati, Trebbiano d’Abruzzo Bianchi Grilli per la Testa 2021
L’ingegnere che pensa troppo ha ideato una vinificazione inusuale per questo Trebbiano, che sa di fiori di acacia, caramella alla mela, mandorla bianca e un tocco mentolato. Un sorso sornione.
Rabottini Vini, Trebbiano d’Abruzzo Per Iniziare 2015
Si inizia coi bianchi e questo ha qualche anno in più che gli ha dato spessore: mandorla, cedro, cera d’api e foglie di fico al naso, trovano morbidezza e sapidità appuntita in bocca, ben bilanciate.
Fontefico, Cerasuolo d’Abruzzo Fossimatto 2022
Amarena, vaniglia, edera; tanto colore, tanto sapore, tanta sapidità e aderenza. Un Cerasuolo che celebra la concentrazione del Montepulciano: “Fossimatto a seguire la moda dei rosati provenzali”.
Pasetti, Rosato Terre Aquilane Testarossa 2022
È un Igt solo per poter specificare la provenienza di questo “Cerasuolo”, che profuma di fragolina di bosco, albedo e iris, mentre in bocca scorre fresco di mandarino e pepe rosa.
Cerulli Spinozzi, Cerasuolo d’Abruzzo Superiore Cortalto 2022
Cerasuolo da salasso dalle vigne di Cortalto, ha uno sviluppo delicato di ciliegia e violetta al naso, mentre in bocca stupisce per l’intensità di sapore: appuntito, quasi citrino.
Cirelli, Cerasuolo d’Abruzzo Anfora 2022
Profumi delicati di caramella alla ciliegia e violetta, sorso dalla trama larga e riposante, dai tannini vivi e dal sapore di frutti di bosco e arancia rossa: come l’anfora sa fare.
Terraviva, Cerasuolo d’Abruzzo Giusi 2022
Di nuovo profumi gentili e sapori decisi: questa volta di aggiunge il succo di melograno a completare i tipici caratteri del Cerasuolo, all’interno di un sorso vivace, appuntito, acidulo.
Bossanova, Montepulciano d’Abruzzo 2022
Leggero come la musica cui rimanda il nome dell’azienda, è un Montepulciano pensato per essere sottile ma vivace: frutti di bosco e ciliegia scorrono bene, ma alla fine si svela sostanzioso.
Zaccagnini, Montepulciano d’Abruzzo Tralcetto 2021
Rapporto qualità/prezzo imbattibile e costanza riconoscibile, è il cavallo di battaglia di Zaccagnini: perfettamente bilanciato nelle note fruttate, floreali e speziate, ha un sorso decisamente strutturato.
I Fauri, Montepulciano d’Abruzzo Ottobre Rosso 2021
Vinificato in cemento con una macerazione di 10 giorni, sa di rosa e viola, pepe e... incenso! Fresco e succoso in bocca, distribuisce tanta frutta di bosco e infine violette in abbondanza
De Melis, Montepulciano d’Abruzzo Caposaldo Riserva 2020
Un Montepulciano finissimo ed elegante, che resta saldo in bocca senza mai sembrare invadente. Carattere floreale, pepe, un cenno di piccola frutta rossa: se cercate grazia, qui la trovate.
Masciarelli, Montepulciano d’Abruzzo Villa Gemma Riserva 2019
Dal pensatoio del compianto Masciarelli (cui è dedicata l’etichetta d’artista di Marcantonio): piccoli frutti rossi di bosco e rovi, anima spigolosa e aderente, che concede succo di mirtilli nel finale.
Focus - Il “Modello Abruzzo”: approvato il blocage delle uve per ristabilire equilibrio tra domanda e offerta
Il “Tavolo Verde”, voluto dal Consorzio di Tutela dei Vini d’Abruzzo, con la Regione Abruzzo e delle organizzazioni delle imprese agricole, ha dato il via libera, oggi, all’articolo 39 (comma 3 e comma 4) della legge 238/2016 per la vendemmia 2023. “Si avvia finalmente in Abruzzo una gestione reale di quelle che sono le produzioni che ha l’obiettivo di dare il giusto valore ai nostri vini che sono di una qualità eccezionale - spiega Emanuele Imprudente, vicepresidente e assessore all’agricoltura della Regione Abruzzo - l’approvazione del “Modello Abruzzo” che c’è stata nel 2022 insieme alle attività che si stanno facendo ora sulla gestione delle rese, posizioneranno i nostri vini e la nostra regione ad un livello nazionale e internazionale di primissimo ordine. Il nostro “Modello Abruzzo” è una grossa novità sul panorama enologico nazionale e sarà il punto di forza su cui fondare la grande crescita qualitativa e comunicativa di un prodotto che non è secondo a nessuno”.
“Era assolutamente urgente intervenire con la gestione delle produzioni per superare gli squilibri congiunturali di mercato e per poter affrontare nel migliore dei modi la prossima vendemmia - spiega il presidente del Consorzio, Alessandro Nicodemi - sono soddisfatto del dialogo e del grande lavoro svolto assieme alla Regione che ci consentono oggi di poter procedere nel ridurre la resa massima per le uve classificabili come Doc Montepulciano d’Abruzzo della vendemmia 2023 e per quelle destinate all’Igt Pecorino. Queste azioni sono volte a consolidare le nostre Denominazioni ed il loro posizionamento sul mercato”.
Il Consorzio ha portato avanti un’attenta analisi, elaborata dal Comitato tecnico, dell’attuale andamento delle Denominazioni tutelate e dei possibili scenari dei prossimi anni nel mondo del vino, che impongono di intervenire al più presto affinché il rapporto tra domanda e offerta sia più equilibrato. La presenza nelle cantine abruzzesi di significative giacenze di vino a Doc Montepulciano d’Abruzzo, la tendenza alla flessione dei prezzi all’origine, il rallentamento complessivo delle vendite di vini rossi sia sul mercato nazionale che su quello internazionale, l’elevato livello dell’inflazione e dei prezzi dell’energia hanno indotto il cda del Consorzio di tutela dei Vini d’Abruzzo a procedere in questa direzione, a partire dalla più̀ importante denominazione regionale che, da sola, rappresenta l’80% della produzione di vini a Denominazione di Origine rivendicata annualmente in Abruzzo.
Ad oggi con l’applicazione del blocage si potranno rivendicare fino a 120 quintali per ettaro di uva a Montepulciano d’Abruzzo, l’altro 20% rimane necessariamente in cantina. Il vino sottoposto a bloccaggio non potrà essere certificato né venduto fino alla data del 30 giugno 2025. Da questa operazione sono esclusi coloro che producono vino biologico certificato e le aziende verticali. Il quantitativo “bloccato” ed il supero possono essere, però, riclassificati, in qualsiasi momento, ad Abruzzo Doc Rosso/Igt/Vino senza Igt/Doc e utilizzato liberamente.
È stata approvata oggi anche la richiesta portata avanti dal Consorzio di attuare il blocage delle uve rivendicate a Igt Pecorino. Considerato lo sbilanciamento tra produzione rivendicata, venduta e/o imbottigliata di Igt Pecorino, per la vendemmia 2023 si stabilisce che la resa di uva per ettaro della Igp/Igt Pecorino è fissata in 170 quintali/ettari (anziché 220 quintali/ettaro previsti da disciplinare) mentre la restante parte pari 50 quintali/ettaro (differenza tra 220 e 170 quintali/ettaro) non può essere classificata ad Indicazione Geografica e deve essere rivendicata/declassata a vino da tavola.
“Stiamo lavorando a beneficio dei produttori e di tutto il territorio regionale - conclude il presidente Nicodemi - questi sistemi di regolamentazione del mercato li stiamo chiedendo da tempo e finalmente potranno essere utilizzati per supportare la filiera e salvaguardare il valore del grande lavoro delle nostre aziende agricole”.
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