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Poca uva, è certo, con diminuzioni che vanno dal 15% al 40%, a seconda dei territori. Ma quelle che arrivano in cantina sono quanto meno sane, e si spera per la qualità dei vini. Le prime impressioni sui bianchi d’Italia, raccolte da WineNews

Italia
Poca uva, ma sana, e si spera sulla qualità: la prime impressioni dalla vendemmia dei bianchi in Italia, raccolte da WineNews

Poca uva, quello è certo, con diminuzioni che vanno dal 15% fino al 40%, a seconda dei territori. Ed una volta raccolta, in fase di spremitura, si dovranno vedere le rese effettive, perché in generale i grappoli sono più spargoli, gli acini meno grandi del normale, tra gli effetti delle gelate primaverili prima, e del caldo eccezionale poi. Ma le uve che si riescono a portare in cantina, tra il gran caldo, le precipitazioni quasi nulle ed un lavoro certosino (e costoso) di selezione in vigna, sono sanissime, anche se in generale, visto l’anticipo generalizzato delle maturazioni, difficilmente si toccherà l’eccellenza. E la vera sfida, quest’anno più che mai, sarà trovare il giusto equilibrio tra acidità, maturità fenolica, concentrazione zuccherina e così via. Di certo, emerge chiaro che la situazione, anche all’interno degli stessi territori e denominazioni, cambia non di poco da vigneto a vigneto, con la netta evidenza che, dove disciplinari e riserve idriche hanno consentito di ricorrere alle irrigazioni di soccorso, la situazione è decisamente migliore che altrove. E che, in generale, le varietà autoctone, più storicamente ambientate nei loro territori, hanno reagito meglio alle avversità climatiche, rispetto alle varietà internazionali. Ecco, in estrema sintesi, il quadro che emerge dall’indagine di WineNews tra le cantine del Belpaese, che, in una vendemmia anticipata in media di 15 giorni, hanno già messo in cantina parte delle varietà bianche e più precoci, e stanno entrando nel pieno della vendemmia “bianchista”, dal Nord al Sud del Belpaese. Con le cantine che, in sostanza, confermano la tendenza al ribasso, stimata da Assoenologi (-24%, sui 41,1 milioni di ettolitri che, probabilmente, dovranno essere riviste ancora a ribasso, come detto, a WineNews, dal presidente Riccardo Cotarella, https://goo.gl/pUVBt3).
Partiamo dalle zone più vocate della spumantistica. In Franciacorta, dove, in generale le uve sono in cantina da giorni, in alcuni casi da settimane, il vero problema è rappresentato dalle fatidiche gelate di aprile, che hanno portato ad un calo sensibile della raccolta, specie tra i filari a valle. Non fa eccezione Castello Bonomi, dove “il calo è stato del 30%, con più del 60% dei vigneti che abbiamo nella parte bassa resi improduttivi dal gelo”, come racconta a WineNews Lucia Paladin, a capo della griffe franciacortina. “La buona notizia, invece, è che la qualità delle uve, soprattutto dai filari allevati nella parte gradonata, è sorprendentemente alta, specie per il Pinot Nero. Sole e vento hanno permesso maturazioni perfette, per una vendemmia durata appena cinque giorni, dal 3 all’8 agosto, tempi tutto sommato normali per noi. Insomma, pur producendone meno, anche secondo il nostro chef de cave, Luigi Bersini, tra qualche anno berremo dei grandi Franciacorta”.
Che sia davvero l’anno del Pinot Nero in Franciacorta? Sembrerebbe di sì, anche secondo Arturo Ziliani della griffe Guido Berlucchi, azienda che ha dovuto fare i conti forse più di qualsiasi altra con i danni delle gelate, “che hanno ridotto la nostra capacità produttiva quasi del 50%, anche se con una grande variabilità da vigneto a vigneto. È una vendemmia complicata e variegata - dice Arturo Ziliani - stiamo ancora raccogliendo gli ultimi grappoli di Pinot Nero, che ha reagito meglio al freddo di aprile, con un secondo germogliamento e uve maturate due settimane dopo le altre. Qualitativamente, invece, quella poca uva che c’è è bellissima, specie per il Pinot Nero, che ha raggiunto belle maturità fenoliche e bei profumi. Aspettiamo di assaggiare le basi - conclude Ziliani - per farci un’idea più precisa, senza fretta, è un lavoro da fare con pazienza”.
Non va meglio, sempre in termini quantitativi, a Bellavista, dove, come racconta a WineNews l’enologo Mattia Vezzola, “dei 206 ettari vitati 60 sono stati colpiti prima dalle dalle gelate e poi dalla grandine, portando la produzione da 20.000 a 12.000 quintali, il 40% in meno. Per noi, però, non sarà un problema insormontabile, sopperiremo con le nostre riserve, tra i 3.000 ed i 4.500 quintali di ettolitri messi via tra il 2009 ed il 2016. Da un punto di vista qualitativa - aggiunge Vezzola - ci aspetta una bella sorpresa: stiamo finendo la vendemmia, perché ci piace lavorare con le uve mature, ma le prime uve sono già a metà fermentazione ed i mosti ci regalano prospettive molto migliori alle attese. Ne sapremo di più tra 10-15 giorni, ma potrebbe essere una vendemmia di qualità, almeno sui 140 ettari che non sono stati compromessi da gelate e grandinate. In fondo - conclude l’enologo di Bellavista - ogni medaglia ha due facce, e questa è una vendemmia che fa riflettere, perché di solito è da una stagione fredda che si ottengono grandi basi spumante, ma in fondo anche Isaac Newton è stato smentito da Albert Einstein...”.
Diverso l’andamento stagionale in Trentino, dove alle gelate di aprile sono seguite le grandinate, che da giugno ad oggi non hanno mai lasciato la Regione. “Da noi più che la siccità ha colpito la grandine - conferma Matteo Lunelli alla guida di Ferrari, realtà di riferimento del Trentodoc - abbiamo iniziato le prime raccolte poco dopo ferragosto, annata molto anticipata per i nostri standard. Di certo le quantità sono ridotte, parliamo di un -15%, anche perchè dove è grandinato o si riesce, se possibile, a fare una selezione certosina e manuale dei grappoli, o si rinuncia proprio se si punta sulla qualità. L’uva che portiamo in cantina comunque mostra una sanità eccellente, quindi pagheremo sul fronte dei volumi, ma per ora siamo positivi”.
“C’è un’enorme variabilità, anche nell’arco di pochi chilometri - spiega Lucia Letrari, proprietaria della storica azienda del Trentodoc - con cali produttivi importanti. Noi, con le gelate di aprile, perderemo il 25% della nostra capacità produttiva, considerando un -15% tra i vigneti collinari, i meno colpiti, ed il -45% di quelli in pianura. Ma non abbiamo dovuto fare i conti solo con le gelate, perché la grandinate hanno colpito, a macchia di leopardo, tutto il Trentino. Prima a giugno, quando i grappoli erano all’inizio del loro sviluppo vegetativo, causando un’ulteriore danno alla produzione, poi nelle settimane successive, fino ai giorni che hanno preceduto l’inizio delle vendemmie delle basi spumanti, in anticipo di 10 giorni. Da noi abbiamo iniziato il 18 agosto, le uve sono già in cantina, purtroppo con qualche ammaccatura dovuta alle ultime grandinate, che ne inficia la qualità, che non sarà eccezionale ma che conta però su una grandissima sanità, figlia del caldo. Si dovrà lavorare bene in cantina - conclude Lucia Letrari - con attenzione, sarà fondamentale per preservare l’aspetto più importante delle basi spumante, ossia l’acidità, difficile da raggiungere quest’anno, ma comunque preservata dal grande anticipo vendemmiale”.
“Siamo ormai da una settimana in vigna e stiamo raccogliendo Chardonnay e Pinot Nero per basi spumante, c’è un calo della produzione intorno al 15% da queste prime battute, ma andiamo vigneto per vigneto per preservare acidità - spiega Corrado Aldrighetti, responsabile agronomico di LaVis - le nottate sono fresche e questo ci fa sperare in buoni risultati grazie ad una certa escursione termica. Nel fine settimana inizieremo anche il Pinot Grigio, e Muller Thurgau, soprattutto in Val di Cembra. Per i bianchi aromatici come Traminer e Riesling aspettiamo ancora la maturazione, andremo sicuramente oltre settimana prossima”.
Sul fronte del mondo Prosecco, invece, “la raccolta della Glera noi la inizieremo la prossima settimana, in queste ore ha fatto anche una bella pioggia, che aiuta - commenta Giancarlo Moretti Polegato, alla guida di Villa Sandi - alla fine vedremo quantità e rese, sicuramente qualche cosa in meno ci sarà, e questo vale sia per il Prosecco Doc che per il Conegliano e Valdobbiadene Docg. Siamo più avanti per quanto riguarda varietali come Chardonnay e Pinot Grigio, qui il calo è tra il 10-20%, il danno più che altro lo hanno fatto le gelate di aprile, perchè contro la siccità ci siamo difesi bene con l’irrigazione. Le uve comunque sono sane, e non ci dovrebbero essere particolari problemi sulla qualità dei vini”.
Restando al Nord, in “Alto Adige stiamo iniziando in questi giorni - spiega Hans Terzer, enologo di San Michele Appiano - le uve che ci sono molto buone, ma siamo sotto almeno del 20%, in alcune piccole zone la produzione è praticamente azzerata. Ci stiamo dedicando a Sauvignon e Pinot Grigio, la prossima settimana andremo su Chardonnay e Pinot Nero, le uve sono molto in anticipo, cerchiamo di ritardare la raccolta il più possibile. A colpire è stata la grandine, dove possibile stiamo togliendo gli acini danneggiati uno ad uno. Al di là di questo, però, abbiamo già fatto molte analisi e le uve sono sanissime. Di certo è un’annata difficile da gestire ed inquadrare, si lavora vigna per vigna”.
In Piemonte, invece, sotto i riflettori il territorio del Gavi. “Noi iniziamo la settimana prossima, nel fine settimana sono annunciate piogge che speriamo aiutino - dice Dario Bergaglio dell’Azienda La Chiara - di certo la resa è minore dell’anno scorso, difficile dire di quanto, io spero di stare nell’ordine del 10-15%, ma è difficile dirlo ora. Le uve un po’ di stress idrico lo sentono, gli acini sono più piccoli, ma nel complesso sanissimi, staremo a vedere”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Clara Milani, enologa de La Raia della famiglia Rossi Cairo. “Nel Gavi iniziamo giovedì, la siccità prolungata di certo influirà sulle quantità, ma difficile dire di quanto. Vendemmieremo solo al mattino per avere uve più fresche e portarle in cantina alla giusta temperatura. In qualche vigneto con esposizioni particolari qualche segno di scottatura c’è, ma facciamo selezione in vigna e quello che arriva in cantina è sano e di buona qualità. Nella Tenuta Cucco a Serralunga d’Alba, invece, abbiamo raccolto lo Chardonnay, e devo dire che non c’è lo stress idrico che c’è nel Gavi. Anche in questo caso, comunque, avremo qualche calo in quantità”.
Spostandosi ad Oriente, nel Friuli, ed in particolare “nel Collio abbiamo iniziato il 22 agosto, oggi siamo sui Colli Orientali - dice Ornella Venica della griffe Venica & Venica - ma siamo ancora agli inizi. Abbiamo fatto Pinot Grigio, soprattutto, e un po’ di Sauvignon, tutto il resto è da iniziare. Un po’ di calo di quantità c’è, nell’ordine di un -15%, soprattutto per le gelate primaverili che abbiamo contrastato con i fuochi in vigna, anche se nel territorio qualcosa si è perso anche per la grandine. In generale, però, lo stato sanitario delle uve è buono, e nonostante il calore eccezionale di questa estate, l’acqua qui non è mai mancata”.
Una situazione, tutto sommato, simile a quella del Veneto, come spiega il dg di Cantina di Soave, Bruno Trentini: “stiamo raccogliendo i varietali, Sauvignon, Chardonnay, e Pinot Grigio, abbiamo iniziato il 16 agosto quella che è davvero una vendemmia unica, anomala, con pochissima resa e poca produzione, noi siamo intorno al -30%. Di buono è che ci sono uve sane ed integre, quindi siamo fiduciosi per la qualità del prodotto. Sicuramente ci saranno degli aumenti di prezzo lungo la filiera, che in alcuni casi saranno anche giustificati, ma speriamo che non si ecceda. Sul fronte del Soave, con la Garganega inizieremo verso il 10 settembre, la situazione sanitaria è sotto controllo, ma anche qui ci aspettiamo un calo produttivo, sul -20%”.
Scendendo verso il centro Italia, nelle Marche del Verdicchio “siamo già partiti e buona parte delle uve sono già in cantina - spiega Michele Bernetti alla guida della storica Umani Ronchi - e dobbiamo fare i conti con un calo della quantità intorno al 25%, ma abbiamo raccolto prima le zone più in sofferenza per la siccità e ora faremo le altre, ma in generale le uve bianche non sono male”.
Anche in Umbria la situazione è simile, come racconta l’ad della Marchesi Antinori Renzo Cotarella, che, nella Regione, possiede la celebre Castello della Sala: “abbiamo già raccolto un po’ le uve bianche, dove si lavora su vigneti irrigati le cose non vanno male, le uve sono di buona qualità e sane, ma il calo quantitativo è importante, nell’ordine del -30%”.
Deve ancora iniziare, invece, la raccolta della Vernaccia di San Gimignano, storica denominazione bianchista della Toscana, come racconta Letizia Cesani, alla guida della cantina Cesani. “Difficile fare previsioni, sicuramente ci sarà un calo produttivo, ipotizzo intorno al 20%. Abbiamo 15 giorni di anticipo, e questo fine settimana sono previste piogge che speriamo aiutino. Sulla qualità e anche sulla quantità al situazione è molto diversa da vigneto a vigneto, come non mai. Di certo si cercherà equilibrio nei vini assemblando le uve da diversi vigneti per trovare il giusto mix tra acidità e maturazione, e quest’anno avere vigneti in più zone diverse di certo può essere di grande aiuto”.
Scendendo a Sud, più categoriche le parole di Antonio Capaldo, alla guida di Feudi di San Gregorio: “in Irpinia almeno sui bianchi la quantità delle uve è in calo di almeno il 40%, poi dobbiamo valutare cosa succede in fase di pressatura, perchè in alcuni casi la buccia è davvero spessa, vediamo quali saranno le rese. Sulla maturazione siamo molto in anticipo, inizieremo a giorni. Stiamo raccogliendo un po’ di Falanghina nel Sannio, l’acidità è ancora abbastanza alta, e speriamo in qualche pioggia annunciata per i prossimi giorni”.
Nelle Isole, ed in particolare in Sicilia, “siamo avanti con le varietà internazionali e precoci, in particolare con lo Chardonnay - dice Alberto Tasca della storica Tasca d’Almerita - e la situazione è molto diversa da zona a zona. Ci sono rese molto basse soprattutto a valle, anche -40%, mentre intorno agli 800 metri siamo più o meno in linea con la media. In generale le uve sono sane, ma le temperature si sono fatte sentire, di certo avremo concentrazioni maggiori, vini più strutturati ed alcolici, dovremo vedere come saranno le cose sul fronte dell’equilibrio. Di certo gli autoctoni hanno retto meglio degli internazionali, stiamo finendo con il Grillo, e con 15 giorni di anticipo sulla media inizieremo Insolia e Catarratto, anche se le cose cambiano da vigneto a vigneto, anche a seconda del suolo”.
“Abbiamo raccolto praticamente tutte le varietà bianche tranne quelle più tardive, come Fiano e Grecanico - aggiunge Alessio Planeta, alla guida della griffe Planeta - ci siamo difesi bene con le irrigazioni, ci sarà una perdita in quantità del 20-25%, ma quello che arriva in cantina è di buona qualità. In generale, il caldo eccessivo in Sicilia ha colpito di più ad Occidente, nella zona nordorientale le cose son andate meglio, si può fare una bellissima vendemmia ancora, anche a Noto e Vittoria. E dall’Etna se arrivano le piogge previste, possono davvero arrivare grandissimi vini”.
Andando in Sardegna, invece, “si sta raccogliendo il Vermentino - sottolinea Mariano Murru, enologo di Argiolas - di certo ci sarà una riduzione delle produzione del -20%, e abbiamo fatto anche delle pre-vendemmie per avere uve che daranno più frutto e freschezza. Qui se non ha colpito il gelo in primavera, il freddo probabilmente ha influito sulla conformazione dei grappoli, più spargoli e più leggeri. Per il resto, dove si è potuto irrigare le cose non vanno male. Sulla qualità i primi mosti ci dicono che siamo su buoni prodotti, ma vedremmo alla fine, di certo c’è che le uve dal punto di vista sanitario sono a posto, ed è importante. Speriamo però che il caldo eccezionale non duri ancora molto, perchè specialmente per le varietà rosse, che sono in anticipo di 15 giorni, dal Carignano al Bovale al Cannonau, altrimenti qualche problema più serio potrebbe esserci. Anche qui si parla di uve sane, che hanno sofferto meno dove si è potuto irrigare. Dove non si può la situazione è più complessa, e forse in questo senso si deve anche ripensare la viticoltura. Certo è che se invece che varietà autoctone, che sono abituate a queste condizioni più difficili, ci fossero state varietà internazionali, probabilmente sarebbe stato un disastro”.
“Non ci lamentiamo - conclude Massimo Ruggero, alla guida di Siddura - tra un po’ di fortuna e la prevenzione, abbiamo contenuto il calo delle quantità, saremo sul -10%. Abbiamo messo a punto un sistema che noi chiamiamo “le piante che parlano”, insieme a Netafim, che ci consente tra le altre cose di monitorare costantemente il livello di umidità dei terreni, e attraverso app, sensori ed impostazioni varie, siamo in grado di intervenire preventivamente, e non con irrigazione di soccorso. Non di meno, la vendemmia è in anticipo di almeno 15 giorni, non si era mai raccolto prima di Ferragosto, ed in qualche caso abbiamo già vendemmiato qualche parcella anche di Cannonau. Le uve, in generale, sono sane, le analisi dei primi mosti di Vermentino e Chardonnay ci dicono di acidità accentuate e vini molto profumati, probabilmente andremo verso vini più longevi e meno immediati”.

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