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GEOGRAFIA ECONOMICA

Presidiare il mercato europeo per prevenire il crollo della Russia: la mission del vino italiano

A ProWein 2022 per guardare con fiducia al futuro, che riparte dai 4,2 miliardi di euro di export nel Vecchio Continente, in crescita ovunque
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ProWein 2022, il vino italiano in missione

Nel 2021 da record per le esportazioni di vino italiano, che hanno raggiunto per la prima volta i 7,2 miliardi di euro, l’Europa ha giocato un ruolo di primissimo piano: il Vecchio Continente, nella sua interezza e complessità, ha importato dall’Italia 4,2 miliardi di euro di vino, confermandosi, di gran lunga, un enorme mercato da presidiare e tutelare, partendo dalla fiera più europea (ma con uno sguardo sul mondo, dagli Usa all’Asia), ProWein 2022, che torna a Düsseldorf, dopo due anni di pandemia (ed un ulteriore slittamento di qualche mese), dal 15 al 17 maggio.
Un appuntamento reso ancora più importante dal momento storico che stiamo vivendo, con la guerra in Ucraina, alle porte dell’Unione Europea e nel cuore geografico del continente, che disegna scenari economici a dir poco cupi.
Nell’imperscrutabilità del futuro, il vino italiano può, comunque, contare su solide certezze: prima di tutto, la Germania, secondo mercato di riferimento con 1,13 miliardi di euro di export, in crescita continua e costante, seppure con molta strada da fare in termini di prezzo medio. E poi il Regno Unito, che sta pian piano tornando ai fasti pre Brexit, con 742 milioni di euro di vino italiano importato nel 2021. Le cose, in effetti, vanno bene praticamente dappertutto. In Centro Europa, oltre alla Germania, Olanda (225 milioni di euro), Belgio (196 milioni di euro), Austria (112 milioni di euro), Svizzera (415 milioni di euro) e persino la Francia (221,5 milioni di euro), specie grazie al boom del Prosecco, hanno chiuso il 2021 in trend nettamente positivo. In Nord Europa, i Paesi Scandinavi non hanno smesso di bere vino italiano neanche nel bel mezzo della tempesta pandemica, nel 2020, continuando a farlo nel 2021, dalla Svezia (201 milioni di euro) alla Danimarca (156 milioni di euro), dalla Norvegia (117 milioni di euro) alla Finlandia (48,6 milioni di euro).

Lo sguardo, infine, si posa inevitabilmente sull’Europa dell’Est, dove la prima certezza, o quasi, è l’atteso crollo delle importazioni dalla Russia, nonostante i sei pacchetti di sanzioni varati sin qui dalla Ue non abbiano toccato il vino, se non per le bottiglie sopra i 300 euro, salvando di fatto la stragrande maggioranza del vino italiano ed europeo. La guerra scatenata da Putin in Ucraina, comunque, isola ed impoverisce Mosca, che nel 2021 aveva importato 148 milioni di euro di vino italiano. La speranza, su cui il settore lavora attivamente da tempo, è quella di sopperire crescendo proprio in quei Paesi una volta sotto l’egida sovietica, ed oggi vogliosi più che mai di far parte, anche culturalmente, dell’Europa, dalla Polonia - dove le spedizioni nel 2021 toccarono gli 88 milioni di euro - ai Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), che insieme valgono 85 milioni di euro, passando per Ungheria (8,3 milioni di euro), Romania (24 milioni di euro) e Bulgaria (10 milioni di euro).

Presidiare l’Europa sarà il primo obiettivo del vino italiano alla ProWein, ma non certo l’unico, vista la propensione internazionale e transcontinentale della fiera tedesca, dove sono attesi 5.500 espositori da 60 Paesi (compresi Finlandia, Hong Kong, Lituania e Singapore). Dall’Italia, la presenza più nutrita, capace di esprimere la varietà di territori (dall’Alto Adige alla Sicilia) e di aziende, dalle piccole griffe alle realtà più strutturate, alle grandi cooperative. Con nomi che vanno da Allegrini ad Altesino, da Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute ad Angelini Wines & Estates, da Argiolas ad Arnaldo Caprai, da Poliziano a Secondo Marco, da Zaccagnini a Dal Forno, da Berlucchi a Gini, da Sandrone Luciano a Zymè, da Planeta Baglio del Cristo di Campobello, da Banfi a Borgogno, da Bortolomiol a Cantina di Soave, da Toblino a Tollo, dai Vignaioli del Morellino di Scansano a Bava, da Marchesi di Barolo a Lunae Bosoni, da Settesoli a Carpenè Malvolti, da Carpineto a Sartori, da Zonin 1821 a Emilia Wines, da Casanova di Neri a Mezzi, da Caviro a Cavit, da Ruffino a Tasca d’Almerita, da Cottanera a Cusumano, da Di Majo Norante, da Donnafugata a Cecchi, da Famiglia Cotarella a Fantini Group, da Ferrari a Feudi di San Gregorio, da Fontanafredda a Fontodi, Gianni Gagliardo a Graci, da Gruppo Italiano Vini - Giv a San Michele Appiano, da Terlano ad Abbazia di Novacella, da Librandi a Lungarotti, da Antinori a Frescobaldi, da Masciarelli a Masi, da Masottina a Michele Chiarlo, da Montelvini ad Ornellaia e Masseto, da Pasqua Vigneti e Cantine a Perla del Garda, da Piccini 1882 a Pio Cesare, da Quintodecimo a Rocca delle Macìe, da Ruggeri a Salcheto, da Santa Margherita a Schenk Italia, da Tedeschi a San Felice, da Speri a Tenuta di Bibbiano, da Fanti a Tenuta San Guido, da Terra Moretti a Tommasi Family Estates, da Torrevento a Tua Rita, da Umani Ronchi ad Umberto Cesari, da Val d’Oca a Velenosi, da Venica & Venica a Villa Sandi, da Zenato a Zorzettig.

Passando per i Consorzi, come quelli di Barbera d’Asti, Brunello di Montalcino, Nobile di Montepulciano, Vernaccia di San Gimignano, Prosecco Doc, Valpolicella, Bolgheri, Garda, Franciacorta, Lambrusco, Conegliano e Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, Doc delle Venezie, Lugana, Morellino di Scansano, Primitivo di Manduria, Maremma, Valtellina, Montecucco, Montefalco, Soave, Chianti, Chianti Classico, Colli Euganei, Vini d’Abruzzo e Istituto Marchigiano Vini, e per i grandi raggruppamenti di impresa, dall’Istituto del Vino Italiano di qualità Grandi Marchi (che mette insieme 18 dei più prestigiosi nomi del vino italiano, Alois Lageder, Folonari Tenute, Antinori, Argiolas, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Col d’Orcia, Donnafugata, Jermann, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido e Umani Ronchi) ad Italia del Vino Consorzio (che riunisce 22 realtà come Banfi, Angelini Wine & Estates, Bisol 1542, Ca Maiol, Cantina Mesa, Cantine Lunae, Casa Vinicola Sartori, Di Majo Norante, Drei Donà, Duca di Salaparuta, Ferrari Fratelli Lunelli, Gruppo Italiano Vini, Librandi Antonio e Nicodemo, Marchesi di Barolo, Medici Ermete & Figli, Ronchi di Manzano & C., Santa Margherita Gruppo Vinicolo, Terre de La Custodia, Terredora di Paolo,Torrevento, Zaccagnini e Zonin1821) ad Iswa - Italian Signature Wine Academy (con Allegrini, Arnaldo Caprai, Bellavista, Feudi di San Gregorio, Fontanafredda, Frescobaldi, Masciarelli, Planeta e Villa Sandi), solo per nominarne alcuni.

Senza dimenticare la Primum Familiae Vini, che riunisce le 12 famiglie produttrici di vino di più antica tradizione e di importanza a livello mondiale (Marchesi Antinori, Tenuta San Guido/Sassicaia, Baron Philippe de Rothschild, Joseph Drouhin, Domaine Clarence Dillon, Egon Müller Scharzhof, Famille Hugel, Pol Roger, Famille Perrin, Symington Family Estates,  Familia Torres, Vega Sicilia).

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