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FINE WINES

Prezzi, popolarità e fiducia: tutti i numeri dello Champagne, secondo Wine Lister

La fotografia “ettaro per ettaro” delle bollicine-icona mondiale. Analizzati 55 produttori (e 99 bottiglie) tra grandi griffe, maison e récoltant

“In caso di vittoria me lo merito; in caso di sconfitta ne ho bisogno”. La frase è di Napoleone Bonaparte (e poi attribuita anche a Winston Churchill) ed è emblematica del riconoscimento universale di cui gode lo Champagne, il “re” delle grandi bollicine mondiali: un vino che è un’icona, nonostante i consumi che cambiano e scenari geopolitici complessi anche per la celeberrima regione vinicola francese. Che resta, comunque, la più ricercata online, con il picco che su Google ogni anno viene registrato a dicembre sottolineando la sua associazione con i brindisi e la tavola delle festività, per un vino che è sinonimo di lusso, successo e celebrazione e che, perciò, si classifica costantemente come la tipologia più costosa, in un mercato in evoluzione dove tutti i fine wines sono messi a dura prova anche dai consumatori sempre più selettivi nelle spese. Ma lo Champagne, in questo caso, ha sofferto di meno negli ultimi 3 anni in termini di variazione dei prezzi (rispetto, per esempio, alle oscillazioni in negativo di Borgogna e Bordeaux, ma anche dei grandi vini di Piemonte e Toscana, in Italia), anche se, allo stesso tempo, ha registrato la crescita complessiva più bassa in popolarità e con il maggior calo di fiducia da parte del trade. È dunque arrivato il momento anche per lo Champagne di rivitalizzare il coinvolgimento dei consumatori e approfondire il proprio storytelling, come spiega lo “Champagne Study 2025: In victory and defeat” realizzato da Wine Lister: un maxi-studio che ha “fotografato” ogni ettaro della regione tra prezzi, punteggi, popolarità e produttori con i migliori numeri (su dati Wine Decider).
L’indagine ha, infatti, analizzato la popolarità e le performance dei prezzi dello Champagne in confronto a sei regioni chiave dei fine wines: Bordeaux, Borgogna, California, Piemonte, Spagna e Toscana. E, come accennato, la bollicina-icona prodotta nell’Est della Francia, negli ultimi 3 anni, seppur con un calo del -12%, mostra la performance di prezzo più forte tra le tre regioni francesi esaminate: la Borgogna ha perso, infatti, il -29% e Bordeaux il -13%, con la California a -14%, il Piemonte a -5% e la Toscana a -3%, mentre solo la Spagna ha mostrato un aumento dei prezzi (+1%), sebbene partendo dalla base media più piccola. In pratica, le regioni più costose hanno registrato i cali maggiori. Con la Champagne che, però, è di gran lunga il territorio più cercato su Google in assoluto, oltre il triplo delle ricerche sul secondo classificato Bordeaux, e con il picco, come detto, a dicembre. Negli ultimi tre anni, tuttavia, è la Borgogna quella che registra la maggior crescita di ricerche (+53%), con un notevole picco a marzo 2024, guidato dalla menzione esplicita e dall’apparizione sullo schermo del mitico Domaine Romanée-Conti nella serie Netflix “The Gentleman”, uscita in quel mese.
Entrando più nel dettaglio, lo studio di Wine Lister si concentrato su 55 produttori di Champagne (11 récoltant, 18 maison a conduzione familiare e 26 grandi marchi, per 99 Champagne analizzati tra tradizionale, rosè, millesimati e non-millesimati), evidenziando come la fascia di prezzo più popolare sia quella tra 100 e 150 sterline (circa 114 e 172 euro), dove si collocano 15 bottiglie. Ce ne sono 13, invece, sia nella fascia 50 e 75 sterline (57 e 85 euro) che in quella 150 e 200 sterline (172 e 228 euro), e 12 tra le fasce 75 e 100 sterline (85 e 114 euro) e sotto le 50 sterline (57 euro). Quel che emerge è che ci sono 65 Champagne che costano meno di 200 sterline (228 euro) e 37 che costano meno di 100 sterline (114 euro). Ci sono poi 28 Champagne a prezzo superiore alle 200 sterline (228 euro), di cui solo 2 tra 200 e 600 sterline (687 euro) e 4 sopra le 1.000 sterline (1.144 euro). Diversi produttori saltano direttamente, infatti, a Cuvée ultra-prestigiose e il Clos d’Ambonnay di Krug e il Millésimé di Jacques Selosse occupano i primi due posti con prezzi medi rispettivamente di 2.316 e 1.536 sterline (2.650 e 1.757 euro). E se nei supermercati britannici i vini rossi e bianchi più costosi arrivano a 49 e 51 euro rispettivamente, lo Champagne più costoso nello scaffale lo è 3,5 volte di più, con il consumatore medio che è disposto a spendere molto di più per quest’ultimo che per il vino fermo, grazie al suo posizionamento come prodotto di lusso/per occasioni speciali all’interno del retail quotidiano. Al contrario, in enoteca, lo Champagne più costoso è meno caro dei vini fermi di punta e tra gli acquirenti di fine wines, la bollicina-icona non monopolizza il livello più alto. Cos’altro emerge? Per esempio che le maison di Champagne a conduzione familiare offrono la qualità media più alta al prezzo più basso e che hanno il maggior numero di referenze commerciali a livello globale, ma le minori ricerche online, a dimostrazione di una discrepanza tra la loro popolarità nel trade e tra i consumatori finali. I più cercati online sono, infatti, i grandi marchi che, però, mostrano la qualità percepita più bassa, con i récoltant che si piazzano tendenzialmente sempre a metà tra le altre due categorie di produttori.
E ancora: stando alle analisi dei punteggi medi dei critici, secondo le valutazioni di Bettane + Desseauve, “Le Figaro Vin”, JancisRobinson.com e “Vinous”, ecco che tra i 20 Champagne con i punteggi più alti, Krug, Dom Pérignon e Jacques Selosse piazzano 3 bottiglie ciascuno in graduatoria, con Louis Roederer e Bollinger che ne hanno 2 e gli altri produttori 1. Jacques Selosse centra, inoltre, due primati: il suo Champagne è l’unico presente in classifica tra quelli realizzati da récoltant e dei 23 non-millesimati inclusi nello studio, solo due compaiono nella lista e sono entrambi della maison. Capitolo popolarità: su 20 aziende, le prime 5 sono tutte possedute, almeno in parte, dal colosso Lvmh (sono Moet & Chandon, Dom Pérignon, Veuve Clicquot, Armand de Brignac e Ruinart). Solo Krug, infatti, non entra nella top-five, posizionandosi al n. 14. Si posizionano bene, comunque, anche le maison a conduzione familiare: Billecart-Salmon, Bollinger, Laurent-Perrier, Louis Roederer, Pommery e Taittinger completano la top 10, con Pol Roger al n. 17 e Drappier al n. 20. Solo 18 dei 50 produttori totali inclusi nell’analisi hanno mostrato un aumento nel ranking delle ricerche, mentre 16 non hanno registrato cambiamenti e altri 16 hanno perso posizioni: per Ruinart (+20%) la crescita maggiore in questo senso. Nessun produttore di Champagne récoltant risulta tra i più popolari in assoluto, ma ben 5 sono cresciuti in termini di ricerche online (Egly-Ouriet, Jacques Selosse, Henri Giraud, Pierre Péters e Ulysse Collin). Drappier è, invece, la maison, in assoluto, che ha guadagnato il maggior numero di posizioni in un anno: dal n. 24 occupa oggi il n. 20. Come detto, Clos d’Ambonnay di Krug è lo Champagne più costoso (e anche quello con il punteggio più alto, e in questa top 20 ce ne sono 11 che rientrano anche tra i 20 con il punteggio più alto, ndr): le maison a conduzione familiare presenti nella lista dei 20 Champagne più costosi sono 4 (Bollinger, Henri Giraud, Louis Roederer e Salon) così come quelle dei récoltant (Cédric Bouchard, Egly-Ouriet, Jacques Selosse e Ulysse Collin), mentre Dom Pérignon e Krug sono gli unici 2 grandi marchi in graduatoria. Il Vintage di Veuve Clicquot mostra il maggiore aumento di prezzo nell’ultimo anno (+35%), seguito dal Brut Rosé Grand Vintage di Moët & Chandon al secondo posto (22%).
In termini di rapporto qualità/prezzo ad essere premiati sono i non-millesimati e in questa top 10 solo due millesimati entrano in classica (sono i Brut Vintage di Canard-Duchêne e di Pannier), mentre isolando gli Champagne con punteggio medio superiore a 95 (il più alto è il Grand Siècle di Laurent Perrier con 97.4), questi hanno tutti una media di prezzo superiore a 125 sterline (143 euro), e oltre la metà supera 175 sterline (200 euro). Billecart-Salmon, Bollinger e Taittinger sono le uniche maison presenti sia in questa che nella classifica precedente, dimostrando un’ampiezza di offerta e un’attenzione costante anche al prezzo equo attraverso i diversi livelli di qualità. Il Dom Pérignon e il Cristal di Louis Roederer sono, invece, gli Champagne che ricevono più offerte di acquisto.
Infine, tra ottobre e novembre 2025, Wine Lister ha diffuso un sondaggio tra 51 soggetti - tra grandi commercianti mondiali, banditori internazionali di aste di vino e rivenditori di fascia alta, che complessivamente rappresentano oltre un terzo dei ricavi mondiali del fine wines - chiedendo loro di dare un punteggio di fiducia, da 0 a 10, ai produttori di Champagne. Al top con 8,7 c’è Krug, poi Louis Roederer e Dom Pérignon entrambi a 8,2, con Jacques Selosse che è l’unica tenuta récoltant a toccare quota 8 punti.
 Esaminati, inoltre, anche i livelli medi di fiducia all’interno del trade e tra regioni. Le case d’asta mostrano la maggiore fiducia con punteggio 6,8, ma rappresentano il campione più piccolo, così l’indagine suggerisce che il 6 e il 5,8 votato da rivenditori specializzati e importatori di alto livello, rispettivamente, rappresentando un campione più ampio, possono essere più rappresentativi del sentiment complessivo del mercato attuale. L’Europa è più fiduciosa (6,1) di Asia/Australiasia (5,9) e delle Americhe (5,8).

Focus - “Champagne Study 2025: In victory and defeat” by Wine Lister: la top 20 delle valutazioni di fiducia
Krug 8,7
Louis Roederer 8,2
Dom Pérignon 8,2
Jacques Selosse 8,0
Egly-Ouriet 7,9
Bollinger 7,8
Ulysse Collin 7,5
Pol Roger 7,4
Billecart-Salmon 7,4
Salon Delamotte 7,4
Taittinger 7,2
Pierre Péters 7,0
Jacquesson 7,0
Philipponnat 7,0
Ruinart 6,9
Cédric Bouchard 6,7
Pascal Agrapart 6,6
Charles Heidsieck 6,5
Henri Giraud 6,4
Laurent-Perrier 6,3

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