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VINO E TERRITORI

Promozione internazionale e grandi eventi sul territorio, la “case history” Franciacorta

Riflessioni di un distretto leader della spumantistica, che si interroga sul futuro, nei 25 anni (di successo) del “Festival Franciacorta”

In pochi anni un territorio relativamente giovane come la Franciacorta, che oggi mette insieme 3.000 ettari di vigneto, 123 cantine, per 20 milioni di bottiglie, ed un giro d’affari stimato di 500 milioni di euro, è diventato un punto di riferimento per la spumantistica Metodo Classico del Belpaese, con vini posizionati nell’alto di gamma del mercato, nonché uno dei territori di maggior successo per l’enoturismo. Con una reputazione territoriale e del brand Franciacorta che si sta affermando sempre di più, in Italia, dove è il grosso del mercato della denominazione, ma anche nel mondo, dove sta crescendo, anche grazie ad una strategia di comunicazione che vede da un lato investire in grandi eventi, di territorio e non solo, ancorati ovviamente al vino, ma anche al divertimento, allo sport, alla moda, al buon cibo e non solo, e aperti alla grande partecipazione di un pubblico variegato e trasversale, e dall’altro la partnership con grandi eventi di caratura internazionale. Come ha ben raccontato, nei giorni scorsi, la concomitanza del “Festival Franciacorta”, nel territorio, e l’iniziativa di promozione che ha portato le bollicine della Franciacorta, ma anche le sue eccellenze gastronomiche, a Los Angeles, per i celeberrimi “Emmy Awards”, gli Oscar della Tv americana, di cui il Franciacorta è “Official Sparkling Wine”.
Un territorio di grande successo, quello che si sviluppa tra le colline bresciane ed il Lago d’Iseo. Un successo non casuale, “che deriva da un territorio vocatissimo che abbiamo ereditato, e per questo non abbiamo nessun merito, ma anche dal grande lavoro che in questa terra di agricoltori ed imprenditori è stato fatto per valorizzare i nostri prodotti, per far crescere la qualità, ma anche per raccontare quello che questa terra straordinaria ha da offrire, oltre al vino ovviamente, e per valorizzare tutto il territorio”, come ha detto, a WineNews, Silvano Brescianini, presidente del Consorzio del Franciacorta, nel celebrare proprio i 25 anni del “Festival Franciacorta”, uno degli eventi di territorio pensati per il pubblico più longevi e strutturati, nato nel 2000, con la partecipazione di poco più di 30 cantine, e che nel 2024 ne ha viste partecipare oltre il doppio, e capace di calamitare sul territorio leader, per valori e volumi, della spumantistica Metodo Classico italiana, oltre 25.000 visitatori in pochi giorni,
tra degustazioni in cantina, pic nic in vigna, yoga, concerti, passeggiate a cavallo o in bicicletta, momenti culturali e non solo, coinvolgendo un pubblico variegato di giovani, persone più mature, gruppi di amici e famiglie.
Ma che si interroga anche su un futuro che è fatto di innovazione, di sostenibilità, di digitale e di fattore umano, come spiegato, nei giorni scorsi, in un convegno, da molti “past president” del Consorzio, e da esperti di comunicazione e di turismo, come, tra gli altri, Andrea Bariselli, esperto di “neuropsicologia del turismo”, e Roberta Milano, esperta di turismo gastronomico, docente universitaria e coordinatrice scientifica topic “Food & Wine Tourism” Bto-Be travel life. Un percorso lungo, quello del Festival, nato con poche cantine e poi cresciuto negli anni, come hanno ricordato diversi “past president” del Consorzio come Claudio Faccoli (2000-2003) ed Ezio Majolini (2003-2009), e che ha attraversato, fin qui, un quarto di secolo. Periodo nel quale “è cambiato il mondo - ha ricordato Brescianini - perché 25 anni fa aprire una cantina al pubblico non era usuale, ma straordinario, mentre oggi l’esperienza enoturistica è diventata sempre più importante per il contatto con il consumatore e per comunicare il territorio. La Franciacorta ha tante bellezze e unicità da valorizzare, va da sé che l’accoglienza in cantina va nella direzione di valorizzare il territorio. Che non è un territorio che si accontenta, abbiamo tanti progetti sul territorio e internazionali, tecnici e di comunicazione, come dimostra la nostra presenza in questi giorni a Los Angeles, per gli “Emmy Awards”, dove abbiamo portato non solo i nostri vini. ma anche la cucina del territorio, per farci conoscere ad un pubblico più ampio e diverso da quello degli appassionati di vino. E siamo entusiasti dell’ultima edizione del “Festival Franciacorta”, che ha superato ogni aspettativa. Questo evento - ha detto ancora Brescianini - è sempre un momento speciale per noi, un’occasione unica per aprire le porte delle nostre cantine e accogliere visitatori da ogni parte del mondo. Durante il suo weekend, abbiamo avuto la possibilità di condividere non solo i nostri vini, ma anche la bellezza del nostro territorio, la sua cultura, la sua storia e la sua enogastronomia. Vedere l’entusiasmo degli ospiti e l’interesse crescente per la Franciacorta è per noi motivo di grande orgoglio e conferma il valore del nostro impegno. Immaginare il futuro, oggi, non è facile - ha detto Brescianini - ma siamo abituati a fare cose difficili. Bisogna sempre ricordarci da dove siamo partiti, 30 anni fa pensare di diventare territorio leader del Metodo Classico italiano era un’utopia, invece siamo diventati i più forti in termini di quantità e di valore delle bottiglie. E dobbiamo ancora alzare l’asticella: solo investendo sulla qualità in modo serio si può crescere ed andare avanti. Con dei punti fermi. Uno è la sostenibilità: noi siamo agricoltori, abbiamo il dovere quotidiano di rapportarci con la terra e tutelarla, e abbiamo già progetti in campo su temi come la biodiversità funzionale. Un altro è il rapporto con il territorio: noi vendiamo vino e territorio, portiamo con noi anche la cucina, la cultura, la bellezza, ed il rapporto con le istituzioni locali è fondamentale, anche con la Strada del Franciacorta, e con i sindaci che lavorano per aprirci ville, castelli, luoghi belli per i visitatori. Abbiamo un territorio fatto di grandi agricoltori, ma anche di grandi imprenditori, che hanno portato il loro know how e il concetto che per crescere e migliorare si deve investire. Avvieremo progetti di promozione in Europa e in Oriente, lavoreremo con le università non solo italiane, ma internazionali, per esempio, per la biodiversità funzionale. Quello che ci interessa è capire le cose, conoscerle e portare ai nostri associati informazioni e conoscenze per far crescere qualità e sostenibilità”.
E per far crescere anche un evento come il “Festival Franciacorta”, “case history” virtuosa di un fenomeno come quello dell’enoturismo che è profondamente cambiato, negli anni, e che va ben oltre la degustazione di vino o la visita in cantina, come ricordato da Brescianini, però, si devono saper interpretare i grandi cambiamenti, sociali in genere, e settoriali, che stiamo vivendo. Come ricordato da Roberta Milano, “abbiamo avuto un evento epocale come il Covid, che ha cambiato le nostre vite, e forse non siamo ancora consapevoli degli effetti a livello personale, ma nel turismo gli strascichi, anche positivi, ci sono e come. Ed il turismo enogastronomico cresce perché ingloba alcuni cambiamenti: più attenzione alla sostenibilità, in senso ampio, ma da guardare con attenzione, perché, per esempio, un report di Booking dice che il turista inizia a non crederci più tanto, se non ben raccontata e verificata. Ed è un valore importante, quello della sostenibilità, un grande punto di forza e di comunicazione, ma servono garanzie da offrire al consumatore. La sostenibilità va raccontata anche con i numeri, in modo razionale, non solo coltivando il sogno. Poi - ha continuato Roberta Milano - c’è il grande tema del turismo esperienziale, del contatto umano, che è fondamentale. Quando si programma un’attività enoturistica, ci sono aspetti tecnici da considerare, come la varietà di offerta, per intercettare una varietà di turista che cambia per cultura, capacità di spesa, età, tipologia e così via, ma il racconto e la capacità di trasmettere l’elemento umano è fondamentale, sempre, e quando funziona risulta sempre vincente. E poi c’è il tema del digitale e dei social per raccontarsi in ogni momento e restare in contatto con il consumatore, dei big data e dell’Intelligenza Artificiale: sono strumenti a cui delegare quello che la tecnologia può fare meglio delle persone, per concentrarci proprio di più nel fare meglio quello che in cui l’essere umano non è sostituibile”.
Con un enoturismo che può diventare anche uno strumento per conservare un territorio, o per accompagnarne i cambiamenti, e per arginare quel sentimento peculiare che, secondo Andrea Bariselli, è la “solastalgia”, termine che descrive il senso di malessere che ci invade quando l’ambiente che ci circonda è stato violato, distrutto, abbandonato. “Siamo vittime della ricerca costante della felicità, della ricerca dell’esotico. La cosa più importante è riuscire a vedere la bellezza nei dettagli, nelle piccole cose. Io sono nato qui in Franciacorta. Ho girato il mondo, ma poi sono tornato qui - ha spiegato Bariselli - e ancora oggi vedo posti, dietro casa, di una bellezza sbalorditiva. La cosa difficile è decidere cosa raccontare di questa terra a chi non c’è mai stato, ed i dettagli fanno la differenza. È difficile raccontare il cambiamento del mondo, e anche di questo territorio. E partire dalle radici è fondamentale. Ci sono luoghi che da posti di passaggio diventano destinazioni, per esempio. Dobbiamo raccontare tante cose. Oggi, per esempio, di un prodotto sappiamo bene quanto costa, ma non quanto vale: è un gap culturale enorme. Pensiamo ad un semplice calice di vino, che nasce dal legame con la terra. Questo è un valore enorme ancora da raccontare”.

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