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POLITICHE AGRICOLE

Prosecco, le norme violate dalla richiesta di riconoscimento del Prosek: dossier in Commissione Ue

L’Italia presenta le 5 motivazioni di rigetto, in 14 pagine di argomentazioni, a sostegno dell’opposizione al vino dolce croato
COMMISSIONE UE, CROAZIA, DOSSIER, GIAN MARCO CENTINAIO, ITALIA, MOTIVAZIONI, PROSECCO, PROSEK, STEFANO PATUANELLI, Italia
Prosecco Docg, la forza di un distretto. Cresciuto anche nel 2020 del Covid

Con 12 giorni di anticipo sulla scadenza dei termini, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha spedito il dossier di opposizione alla domanda di protezione della menzione tradizionale “Prosek”, presentata dalla Croazia e pubblicata il 22 settembre sulla Gazzetta Ue. “Ci opponiamo non perché abbiamo paura di quelle mille bottiglie l’anno di Prosek, ma perché temiamo una dinamica che metta in discussione tutte le Dop e Igp Europee”, ha detto il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, in conferenza stampa, insieme al Sottosegretario (con delega al settore vitivinicola) Gian Marco Centinaio. Patuanelli ha, quindi, spiegato i capisaldi su cui si poggia il dossier di opposizione, strutturato in 5 motivazioni di rigetto e 14 pagine complessive di argomentazioni.
Innanzitutto il Ministero, che ha strutturato il dossier con larga collaborazione delle forze istituzionali, territoriali e dei rappresentanti del settore vitivinicolo, dimostrando alla Unione Europea, come ha sottolineato il Sottosegretario Centinaio, che “l’Italia non è il Paese dei mille campanili”, apre il documento di opposizione al Prosek sottolineando l’“incompatibilità con le norme sulle menzioni tradizionali, il nome proposto confligge con l’articolo 33, paragrafo 2, del Regolamento Ue 2019/33. Si solleva, quindi, la questione dell’omonimia o parziale omonimia tra la menzione Prosek e le Dop “Prosecco”, “Conegliano Valdobbiadene-Prosecco” e “Colli Asolani-Prosecco” o “Asolo-Prosecco, premettendo che “il termine Prosek costituisce la traduzione in lingua croata del nome “Prosecco”, che corrisponde in tutto o in parte al nome delle citate 3 Dop italiane”.
“Un eventuale accoglimento della domanda della Croazia di protezione della Menzione Tradizionale Prosek - sottolinea il dossier - si porrebbe in contrasto con l’articolo 33, paragrafo 2 del Regolamento delegato della Commissione n. 33/2019, che ammette la coesistenza tra Menzioni tradizionali protette anteriormente al 1 agosto 2009 e, soprattutto, contrasterebbe con i principi sulla protezione delle Dop e Igp stabiliti dall’articolo 103 del Regolamento Ue n.1308/2013 del Consiglio e del Parlamento Europeo, che costituiscono il presupposto di detta norma delegata”. Sempre nel primo motivo di opposizione si ricorda che, nel 2019, le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono state iscritte nella lista del Patrimonio mondiale Unesco e “questo rende incompatibile il riconoscimento della menzione tradizionale Prosek”. Infatti, ”non può esserci - si legge nel dossier - nessun tipo di riconoscimento (quale denominazione o menzione) in sede europea in contrasto con il riconoscimento Unesco. Sull’incompatibilità del riconoscimento di Prosek con la Dop Prosecco, si ricorda che “Il Trattato dell’Unione Europea afferma che l’Unione vigila sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo”.
Nel secondo punto fondante dell’opposizione italiana, si ricorda come la tutela delle Dop e Igp nell’Unione Europea ed a livello internazionale sia un compito ben dichiarato e regolamentato nel Regolamento Ue e, quindi, “tutte le autorità e le istituzioni della Ue e degli Stati membri, preposte alla tutela giuridica, alla gestione e ai controlli sono tenute ad assicurare la massima protezione di tutte le Dop e Igp registrate”
, comprese, naturalmente, “le 3 Dop italiane riferite al nome geografico “Prosecco”. L’eventuale utilizzo dell’omonima menzione Prosek - si legge ancora - si configurerebbe, oltre che un illecito utilizzo per prodotti analoghi non rispondenti al disciplinare delle Dop italiane, quale uno sfruttamento della notorietà ed evocazione dei nomi protetti “Prosecco”, “Conegliano Valdobbiadene-Prosecco”, e “Colli Asolani - Prosecco” o “Asolo Prosecco”. In particolare, “un eventuale utilizzo di detta menzione si configurerebbe quale una falsa e ingannevole indicazione nei confronti dei consumatori, di cui all’articolo 103, paragrafo 2 lettera c del Reg.Ue 1308/2013”. Il Ministro Patuanelli ha osservato che “il timore non è la pericolosità nel fatto, perché il valore e l’eccellenza della produzione italiana non possono essere scalfiti, siamo invece preoccupati perché nessuno ci garantisce che non venga modificato il disciplinare. O si è in grado di tutelare le Dop e Igp, o il sistema salta”.
Nel terzo punto dell’opposizione al Prosek, si ricorda che “già dal momento dei negoziati per l’adesione della Repubblica di Croazia alla Unione Europea era stata avanzata dalla Croazia la medesima richiesta di protezione della Menzione Prosek che, su opposizione dell’Italia, non fu accolta.
Nel quarto punto si citano i precedenti della denominazione ungherese Tokaji, “che vide - ha ricordato il Ministro Patuanelli - l’Italia soccombere. Analogamente, la Croazia deve rispettare la normativa europea di riferimento”. Infine, quinto punto rammenta la massima protezione assicurata a Dop e Igp dalla sentenza della Corte di Giustizia Ue del 9 settembre 2021 sul caso “Champanillo”. “È indubbio - si sottolinea nel dossier - che detta sentenza costituisce e costituirà sempre di più un importante traguardo a favore della tutela europea ed internazionale delle Indicazioni Geografiche”. “Questa è un battaglia - ha commentato il Sottosegretario Gian Marco Centinaio - che serve a tutela di tutti i produttori. Questo attacco, è un danno nazionale, stiamo parlando oltretutto di colline del Prosecco di Valdobbiadebne e Conegliano riconosciute come patrimonio Unesco, non stiamo parlando, ahimè, delle colline dell’Oltrepò Pavese”.
“Il sistema delle denominazioni è un sistema protetto - ha osservato il consulente ministeriale Giuseppe Ambrosio - che va protetto, la levata di scudi è ampia, sappiamo che i centri di interesse spagnoli, francesi e tedeschi sono agguerriti su questo, questa battaglia del Prosecco non si può perdere. Entro 60 giorni - ha aggiunto Ambrosio - i croati possono fare controdeduzioni alle quali, a nostra volta, possiamo nuovamente replicare e poi il collegio dei commissari prenderà la sua decisione. Ma sono fiducioso, credo che la vicenda si concluderà definitivamente entro la primavera”.
Alla presentazione al Ministero delle Politiche Agricole del dossier di opposizione al Prosek c’erano anche i rappresentanti dei vari Consorzi di tutela delle denominazioni sotto attacco, interpellati per un commento da WineNews. Stefano Zanette, presidente del Consorzio Prosecco Doc,
ha osservato che “l’opposizione è giusta per tutelare il sistema delle denominazioni italiane, ma anche europee e internazionali. L’Europa è stata maestra in questo e deve continuare”. Per Elvira Bortolomiol, presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, “è importante che sia tutelata non solo la denominazione italiana, ma tutto il sistema europeo che tutela cultura, paesaggio e prodotto, un patrimonio che va difeso e conservato”. Ugo Zamperoni, presidente del Consorzio Colli Asolani, ha definito giusta l’opposizione “perché le Dop sono uno dei pilastri valoriali della Ue; andare a difendere la nostra cultura, il nostro agroalimentare, oggi rappresentato dal brand prosecco, è un dovere e devo dire che ho visto, e di questo sono felice, un “Sistema Paese” che ha reagito in modo compatto a uno scempio che non sarebbe dovuto accadere”. Infine, Marina Montedoro, presidente dell’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, ha detto di ritenere giusta e dovuta l’opposizione “perché le denominazioni vanno tutelate e le Colline del Prosecco sono state anche riconosciute patrimonio Unesco”.

Focus - I dati del mondo Prosecco... nel commento della Coldiretti
Quasi 1 bottiglia di vino italiano su 6 stappate oggi all’estero è di Prosecco, diventato la star mondiale delle bollicine grazie ad un incremento delle vendite oltre confine del 32% nel 2021. Emerge da una analisi Coldiretti, sulla base dei dati Istat relativi ai primi 7 mesi 2021, nel commentare positivamente l’opposizione ufficiale presentata dal Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli e del Sottosegretario Gianmarco Centinaio contro il riconoscimento della menzione geografica tradizionale europea per il Prošek, trasmessa all’attenzione della Commissione Europea, con la posizione italiana e le motivazioni tecniche. La Croazia ha ora 60 giorni di tempo per le controdeduzioni. Il Prosek è un vino dolce da dessert tradizionalmente proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia per il quale Zagabria chiede di registrare una “menzione tradizionale” dopo che il tentativo di proteggere la stessa denominazione era già fallito nel 2013.
L’iniziativa del Ministero - sottolinea la Coldiretti - è importante per tutelare un patrimonio del made in Italy che alla fine dell’anno raggiungerà un valore al consumo di 2,5 miliardi di euro, dei quali la maggior parte realizzati sui mercati esteri, con la leadership a livello mondiale in termini di volumi esportati davanti a Champagne e Cava. Gli Stati Uniti sono diventati il primo acquirente in valore di bottiglie di Prosecco, con un aumento del 49%, ma l’incremento maggiore delle vendite - sottolinea la Coldiretti - si è verificato in Russia, dove gli acquisti sono praticamente raddoppiati (+91%), mentre in Germania guadagna il 28%, seguita dalla Francia (+15%), il Paese dello Champagne, in cui le bollicine italiane mettono a segno una significativa vittoria fuori casa, nei primi sette mesi del 2021. L’appeal delle bollicine made in Italy resiste anche alla Brexit, con le vendite in Uk che aumentano del 5%, con la prospettiva di un ulteriore incremento, visto che il Governo ha annunciato il taglio delle tasse sui vini spumanti, con un calo di circa 1,3 euro a bottiglia che si rifletterà sui prezzi di vendita e renderà più accessibile l’acquisto del vino italiano. E ora anche i cinesi hanno scoperto la bontà del bere italiano, con le spedizioni di Prosecco che sono addirittura più che triplicate nel 2021 (+238%).
A trainare il record sui mercati esteri un sistema che abbraccia due regioni (Veneto e Friuli Venezia Giulia), nove province e tre denominazioni d’origine (Prosecco Doc, Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Docg e Asolo Prosecco Docg) per una produzione complessiva che ha raggiunto - ricorda la Coldiretti - 700 milioni di bottiglie dopo aver incassato nel 2019 il riconoscimento Unesco per le Colline del Prosecco. Un successo che ha scatenato una fiorente produzione di imitazioni, che rischiano di ingannare o confondere i consumatori, di cui il Prosek è solo l’ultimo esempio, ma negli scaffali dei supermercati di tutto il mondo la Coldiretti ha smascherato anche il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi ma in commercio sono arrivati anche il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova mentre in Brasile nella zona del Rio Grande diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione prosecco nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur.
“È necessario fare presto per fermare una decisione scandalosa che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo”, dice il presidente Coldiretti Ettore Prandini, nel precisare che “si tratta di un precedente pericoloso che rischia anche di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione prosecco dai falsi”. Lo stop alla registrazione del Prosek - conclude la Coldiretti - è coerente con la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha dichiarato illegittimi proprio i nomi truffa che evocano in modo strumentale ed ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati dall’Unione Europea come la star delle bollicine italiane.

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