Il vino italiano si mette alle spalle un 2011 da record, e si interroga sul futuro di una filiera che coinvolge tanti, diversi, attori: dai produttori ai consumatori, dall’horeca alla distribuzione. Agli interrogativi ha provato a rispondere il rapporto “Vino. Futuri possibili”, presentato oggi a Milano: “le prospettive di successo del vino italiano sono alte, gode di un’immagine estremamente positiva - racconta a WineNews, Marilena Colussi, direttore di ricerca tendenze alimentari e sociali - sia da parte di chi lo fa, che da parte di chi lo consuma. Ci sono, però, delle differenze, su quelli che sono i fattori di successo: il consumatore tende a mettere al primo posto la qualità, mentre chi lavora nel mondo del vino mette in cima il rapporto qualità-prezzo, perché l’aspetto economico è un fattore economico che va saputo gestire, anche meglio di quanto fatto oggi”.
Il secondo elemento su cui dovrà puntare il mondo del vino, è la territorialità, “l’elemento che costituisce l’identità del vino italiano, anche se all’estero forse non è ben chiaro, perché il concetto di “made in Italy” offusca l’immagine dei singoli territori e, del resto, anche i diversi territori hanno difficoltà a presentarsi uniti all’estero, un problema che va risolto, perché il consumatore, anche all’estero, ha bisogno di comprare una storia, non solo una bottiglia”.
C’è poi un altro elemento, a cui è sensibile una nicchia in rapida espansione, che avrà sempre maggior peso, la salubrità: “la gente cerca prodotti sicuri sotto il profilo salutistico, quindi la trasparenza su cosa c’è dentro la bottiglia, come i solfiti e le sostanza allergizzanti. I vini fatti con metodi sempre più naturali intercettano un’esigenza che sarà di sicuro successo nel futuro, di pari passo, però, con l’innovazione, sia in vigna che in cantina, a patto che valorizzi la naturalità del vino”. Ma il vero problema, da risolvere, è quello del calo dei consumi interni, “che, con la crisi, non accennano a risalire: il calo registrato negli ultimi anni è tutto nell’horeca, il settore che ha subito maggiormente la crisi. Ma ci sono anche tante altre situazioni - conclude Marilena Colussi - in cui il vino dovrebbe recuperare il proprio protagonismo, come i bar e le pizzerie”.
Focus - Il rapporto Vino. Futuri possibili”
Legame con il territorio, esperienzialità dei luoghi di vendita e di consumo, capacità di comunicare e fare marketing, giusto rapporto qualità-prezzo: sono le parole chiave che emergono dalla ricerca, condotta dal Gruppo 24 Ore, in collaborazione con l’esperta in tendenze alimentari e sociali Marilena Colussi, e l’Istituto di Ricerche Duepuntozero Research, Gruppo Doxa, con l’obiettivo di individuare i principali trend destinati a caratterizzare le dinamiche del vino nel prossimo futuro.
Ma, dunque, com’è vissuto oggi il vino dai consumatori? Emerge dalla ricerca un quadro assolutamente positivo e coinvolgente, la dimensione conviviale risulta di particolare rilievo: il 28% dei consumatori beve vino perché si adatta ad ogni situazione, il 20% perché fa stare bene, soprattutto se consumato in compagnia, creando allegria. Emerge inoltre che l’esperienza soggettiva di tipo percettivo organolettico ed emotivo svolge un ruolo di fondamentale importanza: il 22% degli intervistati dichiara di berlo perché esalta i sapori del cibo e della buona tavola, per il 15% “esalta i sensi”.
Non manca il richiamo al legame con i territori di produzione, all’ambiente naturale, con i suoi riferimenti alle tradizioni ed al rispetto della natura e dei suoi cicli: il 13% associa l’idea del consumo del vino ad un concetto di naturalità, in quanto appartiene alla storia dell’uomo, e lo considera parte integrante della tradizione italiana.
È importante per il consumatore anche la salubrità del prodotto, intesa come desiderio di sempre maggiori informazioni. Gli italiani sono interessati alla provenienza, composizione, sono curiosi di conoscere la storia e la veridicità delle radici, le particolarità che rendono ogni tipo di vino un prodotto unico da assaggiare, ma anche da raccontare. Una parte ancora piccola ma con percentuale di crescita importante sono i consumatori “green” alla ricerca di una sostenibilità ancora difficile da definire, ma sicuramente attraente e incuriosente.
Un approfondimento sul tema della sostenibilità è stato fatto da Davide Paolini, oggi, nel convegno di presentazione del Rapporto: il celebre Gastronauta ha intavolato una conversazione su “La via sostenibile del vino”, con Riccardo Cotarella, enologo e docente di viticoltura ed enologia all’Università della Tuscia di Viterbo e Emilio Renato Defilippi, enologo e coordinatore Progetto Magis. Tra le evidenze emerse, la possibilità, citata da Cotarella e sostenuta da Paolini, di eliminare o perlomeno ridurre i solfiti nel vino.
Tornando alla ricerca, altro aspetto emerso sul fronte dell’acquisto, il prezzo, sempre di più elemento fondamentale nella scelta, ma calibrato da occasione e abbinamento.
Dell’importanza del rapporto qualità-prezzo sono ben consapevoli anche i professionisti del settore: per gli operatori dell’horeca (ed in particolare i ristoratori, i manager di wine bar ed enoteche) questo è un fattore di rilievo, addirittura in misura superiore rispetto a quanto indicato dai consumatori (il 51% dei professionisti lo indica come fattore di successo per il futuro del vino, contro il 33% dei consumatori).
Oltre al rapporto qualità-prezzo, il target target professionale ritiene che i fattori che condizioneranno il futuro del “prodotto vino” saranno l’alta qualità (anche in questo caso con un peso inferiore rispetto a quello attribuito dai consumatori: 39% dei professionisti rispetto al 50% dei consumatori), la Provenienza-Territorialità (33%), Marketing e Comunicazione e al quinto posto la salubrità, intesa come assenza di sostanze allergizzanti e pericolose.
Proprio la comunicazione e in particolare quella che viaggia sulla rete è stata oggetto dell’incontro con Andrea Gori, sommelier e blogger, e Giuliano Prati, innovation manager: è infatti ancora esigua la schiera di aziende che nel mondo del vino (e non solo) sono in grado di padroneggiare i social network a fini di comunicazione e promozione.
Nel convegno, moderato da Cristina Lazzati, vice direttore Area Retail - Business media del Gruppo 24 Ore, è emerso come l’estrema frammentazione dell’offerta, che si sposa con la mancanza di supporti promozionali adeguati a livello di settore, veda la filiera del vino in cerca di un nuovo paradigma per affrontare le richieste emergenti del consumatore. Un limite, infatti, che sconta il mondo vitivinicolo italiano è quello di non riuscire a far conoscere la ricchezza della propria offerta, sia in Italia che all’estero. A questo tema di affianca una gdo sempre più evoluta e interessata ad avere supporti e stimoli da parte della produzione, come ha ben sottolineato Massimo Furlan, responsabile Food & Beverage di Rinascente, d’accordo anche Riccardo Ravasio, direttore commerciale Italia di Gruppo Italiano Vini. Sull’altro versante, la ristorazione: Antonio Santini (Ristorante dal Pescatore Canneto sull’Oglio) ha sottolineato che ormai “la cantina” rischia di diventare la zavorra che affonda molti dei piccoli e medi ristoratori che, a causa della crisi, stano già annaspando. Santini ha, quindi, sottolineato la necessità di trovare una soluzione logistica a questo problema.
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