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RASSEGNA INTERNAZIONALE DEI MULLER THURGAU, A CEMBRA: “COME E’ CAMBIATA NEGLI ULTIMI VENT’ANNI L’ARTE DI PRODURRE VINO: I RACCONTI DEI PROTAGONISTI DI UNA FILIERA SEMPRE PIU’ COMPOSITA …”

Negli ultimi vent’anni lo sviluppo della viticoltura e dell’enologia ha reso più complessa un’attività che un tempo si riconduceva ad un unico mestiere e, se si vuole, all’arte di un’unica persona: di fatto, ha trasformato sempre di più la vinificazione in un’impresa collettiva. In un convegno, nella rassegna internazionale dei Muller Thurgau a Cembra, in Trentino, dal titolo “Professione vino. Viaggio nel tempo tra arte e mestiere. I protagonisti raccontano”, si è discusso proprio di questo processo, non tanto per produrne una rievocazione storica, quanto per delinearne le possibili prospettive in una congiuntura economica difficile. Proprio il direttore de “Le Guide de L’Espresso” Enzo Vizzari, pur confermando la stagione positiva delle produzioni italiane, ha sottolineato la fragilità del “sistema-vino Italia”, in cui professionisti eccellenti si confondono, a volte, con presenze meno competenti. Di fronte ad una fase in cui la dispersione di risorse sarà meno facile da sostenere, la necessità di consolidare gli anelli della filiera-vino sembra assumere un rilievo considerevole.

Giovanni Ferrari, produttore e nipote del grande Giulio Ferrari, ha ricordato l’evoluzione dell’attività in campagna, soffermandosi sulla valenza di alcuni progetti condotti negli anni ’80 sul territorio locale, e soprattutto sul grande progetto di zonazione condotto dalla cantina La Vis, una degli esempi virtuosi del mondo cooperativo italiano, negli anni 1990-1996, progetto che ha prodotto un mutamento della condotta dell’agricoltore nel vigneto, soprattutto nella stagione pre-vendemmiale. Al lavoro nel vigneto si è ricollegato Stefano Chioccioli, wine-maker di fama, che ha ribadito la necessità di interpretare le risorse del territorio, di riconoscerne la vocazione (interrogandosi sul destino di alcuni, vasti territori coltivati a vite che forse potrebbero conoscere una riconversione). Per Chioccioli, gli scenari futuri saranno quelli di una maggior divaricazione tra il segmento dei vini di brand, di marchio e quello dei vini di territorio (di tradizione, di fama, italiani come francesi), vini unici, difficili, che dovrebbero però poter assumere un profilo moderno. I vini di massa dovranno essere prodotti correttamente, ma la tendenza, nel lungo periodo, dovrebbe essere quella di limitarne la produzione.

Mauro Catena (responsabile vini del Gruppo Coltiva) ha portato il contributo dell’esperienza di un’azienda che opera nella grande distribuzione. Il 60% della produzione, riguarda, infatti, il vino da tavola. In questo contesto ha dato notizia di alcune innovazioni relative ai contenitori, soprattutto al contenitore QB (quanto basta), una confezione da 0,25 che sarà offerta, nelle diverse varietà di vino, alla ristorazione. Un servizio per i ristoratori, ma anche per i clienti, che dovrebbero in tal modo poter evitare di superare il tasso alcolico previsto come soglia dal nuovo codice della strada. Claudio Caldana (direttore degli acquisti Dial) ha parlato della difficoltà di qualificare le produzioni sul grande mercato, riportando gli esempi tedeschi (dove anche alcuni discount si rivolgono ai sommelier per ricevere un’attestazione autorevole sugli acquisti di vino), come pure esempi spagnoli, dove la qualificazione viene operata dai territori nel loro complesso, e non da singole iniziative private.

Massimo Bertamini, docente e coordinatore della sezione post-secondaria e Università della Fondazione Mach di San Michele all’Adige, ha espresso la necessità di investire di più nella formazione, anche in quella universitaria, in cui, a dispetto delle numerose facoltà di enologia italiane, il livello non ha ancora raggiunto l’eccellenza. Giuseppe Vaccarini ha esposto i primi passi dell’Associazione Sommellerie Professionale Italiana ù, un’associazione che raccoglie i soli sommelier professionisti, il cui scopo non è solo quello di consigliare il vino, ma anche quello di promuoverlo e di indirizzare la gestione della cantina, operazione spesso trascurata dai ristoratori.

Provocazioni ma anche tante idee che devono far riflettere su questo fantastico mondo che abbisogna non solo di marcata professionalità ma soprattutto di relazione e comunicazione tra i diversi anelli di questa filiera: questo a garanzia della qualità questa volta sì a 360°.

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