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ROVERE ADDIO … NEGLI USA PIACE L’AFFINAMENTO IN BARRIQUE DI CASTAGNO

L’affinamento dei vini in barrigue di castagno è un ritorno alla tradizione dei bottai-artigiani che lavoravano legno locale per le cantine nostrane, ma per gli enoappassionati del mercato statunitense ha il sapore della novità.

“Dagli Usa le cantine italiane, la prima nell’Oltrepò Pavese, che hanno preferito il legno di castagno alla barrique in rovere, hanno un ottimo ritorno di ordinazioni”. Lo ha detto Maurizio Palozzi, sindaco di Canepina, nel Viterbese. Nel piccolo centro della Comunità montana dei Cimini il 90% del territorio è impiantato a castagni, per una produzione annua di 30.000 quintali di castagne e un giro d’affari, tra prodotto alimentare e legname, che sfiora i 10 milioni di euro.

“Viviamo di castagne - dice Palozzi - e con convizione abbiamo avviato tra i primi la raccolta meccanizzata, grazie a macchinari-aspiratori brevettati da due aziende laziali. Ma al fianco dell'industria del legname e della castanicoltura - continua il sindaco di Canepina - negli ultimi tre anni è tornato a crescere l’antico mestiere artigianale del bottaio. Un ritorno supportato dall’Università degli Studi della Tuscia che sancisce scientificamente l’inversione di tendenza nella tecniche di affinamento in cantina per i vini di qualità”.

Il castagno, secondo gli studi condotti dall'Università della Tuscia, ha il pregio di poter essere utilizzato con tempi di accrescimento relativamente brevi (12-15 anni) e ciò comporta un notevole guadagno economico rispetto ai tempi del rovere, che giungono anche a 120 anni. Il legno di castagno, inoltre, sebbene abbia una stagionatura che procede più lentamente rispetto al rovere, una volta stagionato risulta più stabile e con i parametri necessari alla certificazione “per doghe”.

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