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RUFFINO, MARCHIO STORICO DEL CHIANTI, RESTA IN MANO ALLA FAMIGLIA FOLONARI: IL FONDO INVESTINDUSTRIAL CEDE LE SUE QUOTE (9,9%) A CONSTELLATION BRAND, CHE SALE AL 49,9%. A FOLONARI IL 50,1% DELLA PROPRIETÀ, CON LA FACOLTÀ DI NOMINARE PRESIDENTE E VICE

Cambia l’assetto azionario della Ruffino, storico marchio del Chianti Classico della famiglia Folonari, che rimane saldamente in mani italiane: World beverage, “veicolo” del fondo inglese Investindustrial guidato da Andrea Bonomi, ha ceduto le sue quote (9,9% del totale) al colosso americano Constellation Brand, già co-proprietario di Ruffino al 40%, che sale così al 49,9%. Maggioranza confermata, dunque, per la famiglia Folonari, che, con il 50,1%, ha facoltà di piazzare 7 membri su 13 nel Cda, e di nominare il presidente e il vicepresidente del gruppo, che conta 7 tenute nei territori più blasonati di Toscana, dal Chianti a Montalcino, passando per Montepulciano, e nel Collio friulano, per una produzione complessiva di 13,5 milioni di bottiglie all’anno, di cui ben l’85% all’export. “Export da cui finalmente arrivano numeri incoraggianti - spiega a WineNews Francesco Folonari - soprattutto nei mercati più importanti per noi, come gli Stati Uniti, dove il Chianti Classico, che è il nostro prodotto di punta, sta ricominciando a girare bene. E anche in Canada, dove, grazie al lavoro degli anni passati, siamo riusciti a crescere anche nel 2009 del 10%. E segnali positivi arrivano anche da altri mercati strategici, per noi e per il vino italiano in generale, come Germania e Regno Unito”. Oltre al passaggio di quote (un’operazione da 23,5 milioni di euro che ha fruttato a Investindustrial 2,5 volte l’investimento iniziale), Ruffino ha anche ottenuto un rifinanziamento di 60 milioni da più banche: “un’operazione che sembra altisonante, ma che non nasconde nessuna situazione difficile. Il finanziamento è mirato soprattutto a gestire le spese dei nostri magazzini, visto che buona parte della nostra produzione è Chianti Classico Riserva, e richiede lunghi periodi di stoccaggio. E poi bisogna considerare che negli ultimi 7-8 anni abbiamo investito 40 milioni per acquistare o sistemare le nostre proprietà, quindi un po’ di indebitamento è strutturale. Ma le nostre stime sono buone e in crescita. Per questo le banche ci hanno dato fiducia”. E dall’esperienza di Folonari, soprattutto sul mercato Usa, arriva uno spunto di riflessione sull’importanza del marchio anche per il vino: “i consumatori Usa hanno fatto i conti con la crisi, ma chi non ha potuto o voluto più acquistare, per esempio, una nostra bottiglia da 24 dollari allo scaffale, come un Chianti Classico, ha scelto di rivolgersi ad un altro dei nostri prodotti di fascia di prezzo più bassa, magari da 13 dollari come un Igt, o 10 come un Chianti, ma sempre a marchio Ruffino, perché il consumatore di fida del marchio, e, soprattutto con budget più bassi, preferisce non rischiare.
Info: www.ruffino1877.it

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