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VINO E AFFARI

Rumors WineNews: Villa Bucci passa sotto l’egida della famiglia Veronesi

Ad ore l’accordo che vedrà i fondatori del Gruppo Oniverse (ex Calzedonia) acquisire una delle perle dell’enologia italiana e del Verdicchio

Villa Bucci, gioiello enologico del Verdicchio dei Castelli di Jesi, resa celebre dal genio e dalla caparbietà di Ampelio Bucci e della sua famiglia, continuerà il suo percorso sotto l’egida della famiglia Veronesi, che investe, con sempre maggiore convinzione, nella produzione di vino: stando ai rumors WineNews, è veramente in dirittura d’arrivo la firma che vedrà la celebre cantina di Ostra Vetere (Ancona), arricchire il mosaico vinicolo della famiglia Veronesi, alla guida del Gruppo Oniverse (ex Calzedonia, che controlla anche l’enocatena Signorvino), con una tessera enoica di assoluto pregio che si unirà ai Tenimenti Leone, nel Lazio, tra i comuni di Velletri e Lanuvi, La Giuva, in Valpolicella, e Podere Guardia Grande, ad Alghero, inaugurato, di recente, in attesa di aprire anche una cantina in terra di Trentodoc, probabilmente entro l’anno.
Un affare che vedrà passare di mano i 31 ettari di vigna oggi coltivati da Villa Bucci, insieme ad altrettanti ettari di terra a seminativo, con la prospettiva di piantare ancora vigne, e che darà un nuovo slancio ad una piccola, grande cantina marchigiana, con una storia peculiare: Ampelio Bucci, uno dei più autorevoli produttori italiani, ha iniziato ad occuparsi alla fine degli Anni Settanta del Novecento di un pezzo di terra vitato, acquistato nel 1933 dalla famiglia Bucci e presto dotato di cantina. Con l’etichetta più rappresentativa che, senza dubbio, è quella del Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Bucci, premiatissimo dalla critica italiana ed internazionale, che, con l’annata 2019, si è affermato come primo vino bianco al mondo per la classifica della rivista americana Wine Enthusiast “100 most exciting wines 2021”.
Un grande alfiere del Verdicchio, nato dalla visione di Ampelio Bucci, e con la consulenza di un grande enologo come Giorgio Grai (scomparso nel 2020). Una cantina, che ha segnato la storia del Verdicchio, grazie al suo fondatore, un visionario (che ha contribuito pure a far nascere la Fivi - Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, nel 2008), da sempre dedito ai vitigni tradizionali del luogo, Verdicchio, Montepulciano e Sangiovese, anche quando la moda di quelli internazionali dettava legge. Nella sua azienda, anzi, i vecchi cloni delle vigne più antiche erano e sono i protagonisti come le grandi botti, in alcuni casi vecchie di ottanta anni, per la maturazione dei suoi vini. E, da ultimo, la sua intuizione più importante, semplice quanto definitiva: fare una Riserva di Verdicchio quando non era neppure prevista dal disciplinare. Una storia di una delle perle dell’enologia italiana che, dunque, continuerà sotto la guida della famiglia Veronesi.

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