Diecimila ettari di saline marine con una produzione media annua di 1,2 milioni di tonnellate sui 4,2 della quota raggiunta tra sale marino, salgemma (il minerale estratto dalla terra) e salamoia per un giro d’affari a livello nazionale di poco superiore ai 60 milioni di euro. Confagricoltura da tempo sta lavorando per far riconoscere l’attività di coltivazione del sale marino come pratica agricola riconosciuta: questo permetterebbe di fornire un riconoscimento all’intero comparto per poi definire in futuro una legge che fissi i criteri normativi.
Così, nell’ambito di questa attività e dopo quelle in Sicilia, Puglia e Sardegna, nei giorni scorsi, la Confederazione ha fatto tappa a Cervia, in Emilia-Romagna ultimo appuntamento del percorso stabilito dal coordinamento tra gli imprenditori agricoli e della produzione del sale marino italiani nato lo scorso anno a Roma. La folta partecipazione e condivisione del progetto ha rafforzato l’impegno di tutti gli attori del coordinamento: la salina lì presente, 827 ettari ricompresi nel perimetro del Parco Regionale del Delta del Po, rappresenta, secondo Confagricoltura, “una delle principali ricchezze della Romagna, avendo segnato profondamente la sua cultura, la sua architettura, il suo ambiente e l’immagine del territorio”. Dopo l’alluvione dell’anno scorso adesso la zona sta riprendendo l’attività grazie al sostegno corale delle istituzioni e della comunità.
“Avvicinando la salicoltura marina all’attività agricola verrebbe ulteriormente potenziato il turismo, rafforzando il legame tra territorio e prodotti agroalimentari - ha affermato proprio Nicola Gherardi, della Giunta Nazionale confederale - si lavorerebbe insieme a favore dell’ambiente e della sostenibilità del territorio, a vantaggio anche del comparto agrituristico, visto il legame tra le saline e i prodotti agricoli e agroalimentari di qualità che qui a Cervia e in Emilia-Romagna ha una dimostrazione concreta. Vediamo, quindi, l’integrazione della salicoltura di mare con l’attività agricola non solo come logica e doverosa, ma anche proficua per l’economia del Paese”.
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