L’esempio per evitare la contraffazione dei marchi a livello internazionale è quello del Brunello che si è registrato sui mercati in ben 65 paesi. Ne sono convinti i massimi esperti del mondo del vino in Italia, oggi, al Salone del Vino, a Torino, in programma da oggi al 30 ottobre.
La questione è nota, e interessa una quindicina di denominazioni italiane, tutte quelle il cui nome non rimanda a un territorio geografico specifico, come l’Amarone o il Nobile di Montepulciano, il Morellino di Scansano. Contro i rischi di contraffazione o facili “abusi” della propria denominazione il Consorzio del Brunello si è da tempo tutelato, registrando il proprio “marchio collettivo e consortile” sui principali mercati internazionali. Una garanzia contro eventuali imitazioni, che rappresenta la strada da seguire anche per tutto il resto dell’Italia del vino.
“Il Brunello ha battuto tutti sul tempo - ha spiegato Danilo Tonon, avvocato ed esperto di diritto internazionale - registrando il marchio collettivo e consortile da ormai ben 15 anni. Prima lo ha fatto in Italia e successivamente nel principale mercato di riferimento: gli Stati Uniti dove si concentrano, nello stato della California, l’85% delle violazioni da noi riscontrate. Oggi il Brunello è registrato in 65 paesi del mondo. E’ la forma di tutela più semplice ed efficace - ha aggiunto Tonon - tanto dal punto di vista burocratico che da quello economico. Anche un’azienda di piccole dimensioni se lo può permettere perché il costo non supera quello di un paio di cene in un ristorante di lusso o una settimana bianca”.
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