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SALONE DEL VINO 2007 (26/29 OTTOBRE 2007) - CONTRO L’ENOPIRATERIA AZIENDE E CONSORZI DEVONO CREDERE DI PIU’ NELLA REGISTRAZIONE DEI MARCHI E DEVONO POI INVESTIRE PER FARLI TUTELARE: ECCO IL MESSAGGIO DEI “GIURISTI DEL VINO” AL MONDO DELL’ENOLOGIA

Non basta registrare un marchio all’estero per mettere al sicuro i vini italiani da falsificazioni e casi di enopirateria; i consorzi e le cantine devono credere più e meglio nella registrazione dei propri marchi e soprattutto devono poi investire per farli tutelare: è questo il messaggio, lanciato dal Salone del Vino (Torino, 26/29 ottobre), dagli avvocati Paolo Fabris e Marco Giuri nel convegno organizzato dall’Unione Giuristi del Vino e della Vite (Ugivi), dedicato al tema dell’internazionalizzazione e del controllo nel commercio dei vini.

“A parte le realtà più grandi e strutturate - spiegano i giuristi - in generale nel mondo del vino non c’è la mentalità di registrare un marchio e nel farlo tutelare specie quando questo incomincia ad essere conosciuto e venduto”.

Ma soprattutto, secondo gli avvocati, a mancare nel Belpaese è anche l’idea che una registrazione di marchio rappresenta un investimento che poi deve essere portato avanti nel tempo.

“Quello della registrazione di un marchio privatistico in Italia o all’estero - aggiungono i due avvocati - ha senso solo se poi il titolare del marchio è disposto ad investire per difenderlo nei vari paesi. E’ inutile fare una registrazione se poi davanti a eventuali violazioni in un qualsiasi paese internazionale non vado a intervenire per contrastare il fenomeno. Per fare questo un consorzio o un’azienda devono investire propri capitali, andando in giro per il mondo a difendere il proprio marchio”.

Sulla questione è poi intervenuto anche il presidente di Ugivi (Unione Giuristi del Vino e della Vite) Pietro Caviglia secondo cui “occorre creare un sistema di controllo e di indagine’’ sui prodotti italiani contro il rischio dei falsi. “In questo caso - ha aggiunto - l’attenzione dovrebbe rivolgersi verso l’Ice, che dovrebbero effettuare controlli saltuari sui punti vendita, e attraverso le ambasciate e i consolati, prendere dei campioni e sottoporli a controllo in modo da creare una rete di indagine e controllo sui prodotti”.

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