Si respira aria da evento di portata internazionale al Salone del Vino di Torino che, giunto alla sua quinta edizione, dal 27 al 30 ottobre trasformerà la città della Mole nella capitale di Bacco. Organizzato da Promotor International attraverso Lingotto Fiere, in partnership con la Regione Piemonte, che, grazie ad un’intesa siglata lo scorso anno, è entrata nella proprietà del marchio, il Salone del Vino fa da apripista all’anno olimpico. Torino, nel febbraio 2006, quindi appena tre mesi dopo il Salone del Vino, ospita i Giochi invernali e attrae su di sé l’attenzione del mondo intero. Una passerella di eccezionale importanza per l’Italia e per i prodotti del “made in Italy”: tra questi senza dubbio il vino di qualità è oggi uno dei maggiori testimonial oltre ad essere il settore dell’agroalimentare di maggior peso sia in termini economici sia in termini d’immagine.
In linea con il clima “da primato” il Salone del Vino premia quest’anno le bottiglie da medaglia d’oro. Il clou della rassegna del Lingotto è costituito infatti dall’assegnazione dei “Tre Bicchieri” il massimo riconoscimento che le guida enologica più autorevole d’Italia edita da Gambero Rosso e Slow Food assegna alle cantine di qualità. I “Tre bicchieri” saranno “consegnati” nella giornata di domenica 30 ottobre quando i padiglioni del Lingotto saranno aperti (dalle ore 10 alle ore 20) al pubblico degli enoappassionati che avranno così modo di degustare i migliori vini italiani. L’apertura al pubblico - con un biglietto d’ingresso a pagamento che darà la possibilità anche di acquistare le bottiglie esposte dalle cantine - è un evento nell’evento perché consente ai consumatori di entrare in contatto diretto con le cantine e permette alle aziende vitivinicole di stabilire un rapporto “one to one” con gli enoappassionati divenuti ormai una sorta di nuovo canale distributivo del vino di qualità.
Il Salone del Vino di Torino vuol essere insomma un Salone anti-crisi, una leva anticiclica di marketing, un rassegna che punta sugli autoctoni, sull’affermazione dell’identità e della qualità del vino italiano e su una nuova offensiva d’immagine. Ne parliamo con Umberto Benezzoli, amministratore delegato di Lingotto Fiere, la company di Promotor International organizzatrice della rassegna di Torino.
Se il vino italiano è in crisi perché i produttori dovrebbero venire al Salone del Vino?
“Proprio per invertire la tendenza . Mi viene da rispondere con una battuta: i produttori, ma anche gli enoappassionati che stanno diventando protagonisti del mercato, devono venire al Salone del Vino di Torino per bersi “Tre bicchieri” di ottimismo. Confermando la nostra vocazione ad essere al fianco delle imprese, abbiamo concluso un accordo con “Gambero Rosso” per ospitare al Salone del Vino la presentazione della più prestigiosa guida del vino italiano, che contribuisce moltissimo anche a fare mercato fuori dei confini nazionali, e assegnare proprio al Salone del Vino i “Tre bicchieri” alle cantine che la Guida ha deciso di premiare. I tre bicchieri sono considerati da tutti il massimo riconoscimento italiano e sono anche un importante veicolo di vendita per le cantine. Ma vorrei dire che l’assegnazione dei “Tre Bicchieri” si inscrive perfettamente nella scelta che abbiamo fatto di lanciare quest’anno dal Salone del Vino un’offensiva d’immagine del vino italiano di qualità. Insomma il Salone del Vino è contemporaneamente una leva anticiclica di marketing, un grande evento di comunicazione, un punto d’incontro irrinunciabile per tutti i produttori di vino e una “piazza” commerciale decisiva. Soprattutto in questa fase riflessiva di mercato. Un’ultima ragione per cui le cantine devono venire al Salone del Vino è perché è conveniente”.
In che senso è conveniente?
“Nel senso più classico della parola: Promotor International è la sola azienda privata che opera nel settore fieristico del vino. E dialoga da imprenditore con gli imprenditori. Per questo riusciamo a tenere i prezzi espositivi al livello più basso in assoluto. Gli spazi al Lingotto per le cantine costano la metà del prezzo praticato da altre rassegna dove peraltro c’è un forte intervento pubblico di finanziamento. E con una punta d’orgoglio possiamo dire che i servizi che offriamo sono di altissima qualità. A cominciare dalla massima fruibilità dei padiglioni e degli spazi fieristici per finire con le iniziative tecniche, commerciali e di comunicazione che fanno del Salone del Vino uno degli appuntamenti più importanti, a livello internazionale, del settore eroico”.
Avete anche un Osservatorio permanente del Salone del Vino che con le proprie periodiche rilevazioni fa indagini sulle tendenze di mercato. E’ davvero un brutto momento per le nostre bottiglie?
“L’Osservatorio del Salone del Vino - struttura no profit all’interno del Centro Studi Promotor - è uno degli strumenti che mettiamo al servizio delle imprese e che conferma la nostra vocazione ad essere sempre al fianco dei produttori e ad offrire a tutti pari opportunità d’incontro con il mercato. Ma è anche uno strumento che ci serve per tarare la linea strategica del Salone del Vino. Ebbene queste indagini ci dicono essenzialmente tre cose: non è vero che i consumi sono in contrazione, anzi ci sono segni di leggero aumento; è vero che cambia il profilo di consumo e che oggi si chiedono vini dall’alto rapporto qualità-prezzo, con una precisa identità; il consumatore, infine, chiede un rapporto diretto con il produttore e questo determina delle mutazioni se non nella struttura almeno nell’articolazione della distribuzione. Ebbene questi sono alcuni dei temi centrali della quinta edizione del Salone del Vino”.
Può darci dunque un quadro di come sarà il prossimo Salone del Vino?
“Il programma lo stiamo definendo in queste settimane. Posso però anticipare che - oltre ai “Tre bicchieri”, alla presentazione di altre guide e a numerosi eventi mediatici - ci saranno di fatto tre momenti del Salone: uno riservato esclusivamente agli operatori con la ripetizione del work-shop con i maggiori buyers internazionali; uno che riguarda il governo del vino, con il secondo Forum dedicato agli autoctoni dove i nuovi assessori regionali all’agricoltura si incontreranno per fare il punto, insieme con i produttori e i rappresentanti delle massime istituzioni del mondo del vino, sul settore; uno destinato al pubblico degli enoappassionati che avrà la possibilità di acquistare il vino direttamente al Salone, potrà partecipare ad una nutrita e qualificata serie di degustazioni, potrà incontrare direttamente i produttori”.
Il workshop internazionale è diventato uno dei punti di forza del Salone del Vino?
“Assolutamente sì. Nel 2004 tutti i partecipanti al workshop hanno concluso affari o hanno gettato le basi per importanti accordi commerciali. Il Salone del Vino, nel volgere di sole cinque edizioni, si è accreditato come una decisiva occasione di business. E mi piace ricordare che già lo scorso anno avevamo portato buyers dai paesi dell’Est europeo che si sono rivelati un mercato in forte espansione per le nostre cantine. Egualmente quest’anno porteremo operatori sia dai mercati esteri consolidati sia da quelli emergenti”.
Può darci un quadro anche degli altri due “settori” sui quali è articolato il Salone del Vino?
“Sul pubblico, abbiamo deciso di aprire il Salone del Vino la domenica in modo da assicurare un rapporto diretto cantine-consumatori. Sul “governo del vino” quest’anno c’è l’importantissima novità della collaborazione che abbiamo avviato con la Regione Piemonte. Al termine del 2004 annunciammo l’ingresso della Regione Piemonte nella proprietà del marchio Salone del Vino e l’intenzione di rendere biennale la nostra rassegna in alternanza con il Salone del Gusto. Questa partnership ci ha portato a specializzare il Salone del Vino sui vini da vitigno autoctono, che sono la vera ricchezza dell’Italia in cantina. Gli autoctoni sono la via dell’affermazione definitiva delle nostre bottiglie perché assicurano riconoscibilità, qualità, identità alle nostre produzioni. E’ chiaro che avendo la collaborazione della Regione Piemonte il tema degli autoctoni diventa anche un tema di “politica del vino” a tutto vantaggio dei produttori medesimi”.
Un’ultima domanda: può illustrarci quali sono le altre novità dell’edizione 2005 del Salone del Vino?
“Certamente ci saranno seminari e convegni che affrontano i “temi caldi” del mercato del vino sia sotto il profilo tecnico-professionale sia sotto il profilo consumo-immagine. Mi preme sottolineare che noi diamo molta attenzione all’enoappassionato, il consumatore colto ed esperto che costituisce nel suo gruppo sociale di riferimento un opinion leader. Abbiamo infatti riscontrato che il passa parola, anche per i vini di qualità, è ormai un veicolo promozionale molto importante. E quindi il Salone del Vino diventa anche un’occasione di formazione degli operatori e di informazione del pubblico. Una novità, a mio modo di vedere molto “gustosa”, è che quest’anno in contemporanea con il Salone del Vino, sempre al Lingotto Fiere, si tiene “Dolc’è”, il salone dell’arte dolciaria, alla sua quarta edizione. Ebbene stiamo pensando a qualche evento che faccia da trait d’union tra “Vino & Dolci”, tra vino & cioccolata. Ma già da adesso posso dire che venire a Torino, dal 27 al 30 ottobre, sarà un esperienza molto piacevole perché si avrà l’opportunità di degustare il meglio dell’Italia. L’ho detto prima: ammesso che la crisi ci sia venire a Torino, quest’anno, vuol dire farsi Tre Bicchieri di ottimismo!”.
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