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VINO E RICERCA

“Sanguis Jovis”, l’Alta Scuola del Sangiovese della Fondazione Banfi si fa internazionale

Maralli: “l’idea è lo sbarco all’estero”. La marca e la maturazione in vigna i temi delle prossime Winter e Summer School 2020
BANFI, SANGIOVESE, SANGUIS JOVIS, vino, Italia
Il Sangiovese al centro della scuola di alta formazione Sanguis Jovis di Banfi, che diventa internazionale

Da vitigno poco conosciuto, nei suoi aspetti tecnici e scientifici, a protagonista della ricerca e della divulgazione in un pubblico di non soli addetti ai lavori. Il salto culturale del Sangiovese si deve alla Fondazione Banfi, emanazione culturale della cantina leader del Brunello di Montalcino, che, dal 2017, ha istituito a Montalcino la “Sanguis Jovis-Alta Scuola del Sangiovese”, il primo Centro Studi permanente sul Sangiovese che ora, si prepara ad andare nel mondo. “Formazione, ricerca scientifica e comunicazione sono i tre punti chiave del nostro progetto culturale sul Sangiovese” ha sottolineato, nei giorni scorsi, a Roma, il presidente di Fondazione Banfi Rodolfo Maralli affiancato dal presidente di Sanguis Jovis, Attilio Scienza e dal direttore Alberto Mattiacci.

“La formazione si realizza ogni anno attraverso la Summer School, ne abbiamo già svolte tre, e la Winter School che, invece, è a cadenza biennale. La prima del 2018 ha avuto un grande successo. Il nostro progetto formativo in generale sta crescendo e riscuote grande interesse, a ogni edizione arrivano oltre 100 richieste per 20-25 posti a disposizione”.

Ma l’idea, anticipa Maralli a WineNews, è “di portare il format della Scuola all’estero, oppure di far accedere studenti stranieri adeguandosi con docenti multilingue”.


Sul secondo pilastro che caratterizza l’Alta Scuola del Sangiovese, la ricerca scientifica, Maralli ha osservato che la Fondazione Banfi finanzia ricerche “di altissimo livello, due-tre all’anno, in ambito non solo agronomico ma anche manageriale e di marketing”.

Sul terzo aspetto qualificante della Scuola, quello della comunicazione, Rodolfo Maralli ha detto che la Fondazione intensificherà anche il suo ruolo di “casa editrice” avviato che ha già portato alla pubblicazione de “I Quaderni di Sanguis Jovis”, di cui è appena uscito il secondo, intitolato “Il Sangiovese del futuro - Cambiamenti tra clima, vitigno, mercato”, che raduna le conclusioni delle Summer School 2017 e 2018. Il prossimo progetto editoriale, che, a breve, vedrà la luce, sarà un magazine destinato a promuovere ulteriormente la cultura e la valorizzazione del Sangiovese.

Sono state, intanto, fissate per il 4-6 marzo 2020 e per il 6-10 luglio 2020 le date delle prossime Winter School e Summer School. “Come ogni anno ci aspettiamo - ha sottolineato ancora Maralli - adesioni superiori ai posti a disposizione, evidenziando che la metà degli ammessi ai Corsi, tra le domande prescelte che riguardino studenti non occupati, usufruiranno di borse di studio per la frequenza gratuita. “L’unico costo per loro sarà arrivare a Montalcino - spiega Maralli - poi vitto e alloggio saranno offerti dalla Fondazione Banfi”.

“La prossima edizione della Winter School - ha anticipato il direttore Alberto Mattiacci - verterà sui valori della marca, in quanto la marca è una variabile aziendale fondamentale, che richiede competenza, e invece, salvo pochi casi, nel mondo del vino su questo aspetto c’è molta approssimazione. Ai nostri studenti insegneremo - ha aggiunto Mattiacci - che la marca è un edificio complesso che deve essere costruito su basi solide e deve resistere nel tempo. Il primo giorno di Corso porteremo in cattedra accademici ma anche rappresentanti di aziende, il secondo faremo più lavoro sul campo e ci concentreremo su chi ha costruito un piano di comunicazione per la marca e il terzo giorno vedremo perché la marca è un valore economico patrimoniale”.

Dei temi della prossima Summer School ha, invece, parlato il presidente della Scuola Sanguis Jovis, Attilio Scienza, osservando che l’attenzione sarà puntata sul momento di maturazione del vigneto, “quel mese e mezzo in cui si decide tutta la storia del vino. Proveremo ad analizzare tutti quei fattori ambientali che portano a quel fatidico mese e mezzo. Quest’anno abbiamo, invece, lavorato sul tema del terroir - ha raccontato Scienza - puntando ad incrociare la teoria con la pratica. Proprio questo incrocio manca in genere alla cultura formativa italiana. Abbiamo portato gli studenti sui vari terreni facendo spiegare dai geologi le caratteristiche dei vari appezzamenti e facendo poi assaggiare in cantina i vari vini per capire le diversità dei prodotti dei vari terroir. In aula si può raccontare quello che si vuole, ma se lo studente non sa giudicare con i suoi sensi...”.

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