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SE L’ASTI ED IL MOSCATO DOCG NON SI FANNO AD ASTI: ANCHE IL RICORSO PRESENTATO DA GIANNI ZONIN RESPINTO DAL COMITATO VINI, ANCHE SE PER UN SOLO VOTO, PER LA SODDISFAZIONE DEI PRODUTTORI

Quella del Comune di Asti per entrare nel disciplinare di produzione dell’Asti e Moscato d’Asti Docg, è una lotta annosa, che registra l’ennesimo “no”. L’ultimo ricorso l’ha presentato Zonin, che nel territorio è proprietario della tenuta Castello del Poggio, 21 ettari di Moscato in tutto: soddisfatti i viticoltori piemontesi, ma la diatriba non si chiude certo qui, specie perché l’allargamento della Docg, che ha bisogno del voto favorevole dei 3/4 dei votanti, è stato bocciato per un solo voto.

L’annosa vicenda, che si muove da tempo a colpi di Tar e carte bollate, non sembra affatto conclusa e Zonin conta sull’Appello sul quale dovrà pronunciarsi la Corte Europea. In sostanza, la querelle è passata nel tempo da locale a nazionale e poi europea e questo ultimo passaggio sembra preoccupare non poco Consorzio e Regione Piemonte, perché c’è un precedente. Dopo una lunga lotta passata come questa in tutte le sedi i friulani hanno dovuto rinunciare alla denominazione “Tocai” lasciandola agli ungheresi del Tocaj. Non è detto che l’Asti docg subisca la stessa sorte, ma c’è chi teme questa possibilità. La soluzione “di riserva” l’ha già indicata comunque venerdì scorso a Canelli, Vittorio Vallarino Gancia, tra applausi scroscianti: dell’affollato Teatro Balbo “Asti Canelli”.

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