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SE LE CARTE DEI VINI SI APRONO AL MONDO: CRESCE LA PRESENZA DI VINI STRANIERI NELLE CARTE DEI VINI DELLA RISTORAZIONE ITALIANA, ANCHE SE RESISTONO I “PATRIOTI DEL VINO”. A SVELARLO, L’INDAGINE “VINITALY INCONTRA LA RISTORAZIONE”

Il gusto si fa globale, e i clienti dei ristoranti dello Stivale si scoprono sempre più attratti dai vini del resto del mondo: un modo per viaggiare stando seduti al tavolino, con un bicchiere di bianco in Francia, Germani e Austria, o con uno di rosso, ancora in Francia, seguita da Spagna, Cile, Stati Uniti, Australia, Argentina e Sud Africa nel gusto dei wine lovers del Belpaese. Ai ristoratori non resta che accontentare la curiosità dei proprio clienti, anche in risposta alla contrazione dei consumi, e se per molti diventa una scelta obbligata, resiste uno zoccolo duro di “patrioti del vino”, che continua ad offrire esclusivamente etichette italiane: dell’indagine “Vinitaly incontra la ristorazione”, emerge infatti che il 37% dei ristoranti italiani non propone vini bianchi stranieri, la percentuale sale al 40% per i vini rossi, fino ad arrivare al 72% per i rosati e scendere al 20% per le bollicine. La scelta, tra chi invece propone anche vini stranieri, è rivolta soprattutto alla Francia: il 99% dei ristoranti offre bollicine provenienti da oltralpe, il 96% vini bianchi, il 91% rosati e il 94% rossi. Ma c’è anche chi punta sui rossi spagnoli (49%), cileni (42%) e statunitensi (39%) e su bianchi tedeschi (49%) ed austriaci (36%).

Dal sondaggio realizzato da Vinitaly emerge inoltre che il 60% dei clienti chiede vino in bottiglia, contro il 26% che ordina al bicchiere e il 4% che vuole la mezza bottiglia; il “bottle sharing”, lo scambio di bottiglia tra più tavoli, è fermo all’1%, mentre il 6% non si fa problemi di immagine e sceglie il doggy bag, portandosi a casa la bottiglia non finita. Nella maggior parte dei casi, però, la possibilità di bere solo un bicchiere del vino desiderato è limitata; solamente il 26% dei ristoratori, infatti, versa al bicchiere tutte le proprie bottiglie e i criteri per la scelta di cosa stappare sono la territorialità, per il 62% di loro, e il prezzo (38%).

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