Ancora una volta la Sicilia del vino, che punta a far crescere il valore dei suoi vini, investendo anche in ricerca in vigna e in tecnologia, come abbiamo raccontato qui, ed a diventare sempre più meta di un enoturismo di alta gamma, grazie al suo impareggiabile mix di biodiversità, storia e cultura, come vi abbiamo mostrato anche in questi due video, qui e qui ), si conferma resistente ai cambiamenti climatici: un’annata seriamente difficile in termini di siccità e calore per tutta l’Italia (Europa compresa) come la 2022, ha avuto effetti meno drammatici, in questa regione, che evidentemente continua a beneficiare di correnti meteorologiche favorevoli: incrociandosi proprio alla sua altezza nel Mediterraneo, hanno infatti portato abbondanti piogge nell’inverno e nella primavera ed escursioni termiche sopra la media nel lungo e torrido periodo estivo iniziato già a maggio. Altri due fattori hanno aiutato ad affrontare meglio le sfide climatiche del 2022 - fattori che oltretutto sono profondamente legati l’uno con l’altro e che, anno dopo anno, come mattoni, hanno formato il cosiddetto “terroir”, di cui la Sicilia è ricca (anche se ancora con tanto potenziale inespresso): l’esperienza contadina da un lato, le famose buone pratiche agricole che da secoli si confrontano con aridità e insolazione implacabili, e che oggi sono in grado di fare la differenza nel mantenere le viti sane e portare a casa uve di qualità; ed i vitigni dall’altro, che sempre da secoli si confrontano con aridità e insolazioni implacabili diventando sempre più adatte a quelle condizioni (la famosa caratteristica di resilienza delle piante). È questa la sintesi con cui Mattia Filippi, consulente enologo Assovini, rete che riunisce le imprese virtuose del vino della Regione, 100 cantine che mettono insieme un giro d’affari di oltre 300 milioni di euro, anche quest’anno, ha presentato al Parco Radicepura l’analisi vendemmmiale con cui leggere le degustazioni di “Sicilia en primeur”, anteprima dei vini siciliani di scena dal 9 al 14 maggio (con il culmine degli assaggi e degli approfondimenti tecnici finali, a Taormina, a Isola Bella ed a Giarre). Proprio a Radicepura, orto botanico creato dalla famiglia Faro, che costituisce un’eccellenza del florovivaismo internazionale, dove installazioni artistiche convivono ed evolvono insieme ad un archivio del verde mediterraneo di riferimento mondiale per la raccolta del germoplasma (oltretutto autosufficiente, sia energeticamente che idricamente). Radicepura anche metafora azzeccata per descrivere la ricchezza di quella botanica mediterranea di cui la Sicilia è un fiero esempio concentrato, inzuppato nel mare.
“Il bilancio produttivo dell’annata siciliana 2022 è di 4,3 milioni di ettolitri (dati Assoenologi), una produzione in media con gli ultimi 5 anni, ma con un -8,9% sulla media degli ultimi 10 anni. Il 2022 ha registrato in Europa la seconda estate più calda degli ultimi 100 anni, e uno degli anni più secchi di sempre - precisa Filippi - e questa condizione ha ovviamente influito sullo sviluppo delle proporzioni delle bacche, con un volume medio che è stato più contenuto, portando ad un aumento dello Spi (Skin/Pulp Index, il rapporto tra buccia e polpa, ndr): ciò spiega, quindi, le rese per ettaro leggermente inferiori sulla media”. L’aumento dello Spi, d’altra parte, è risultato vantaggioso per alcune varietà sotto il profilo aromatico o di ricchezza polifenolica, e il rientro delle temperature medie dello storico ad agosto ha permesso un’ottima fase di maturazione delle uve, soprattutto negli areali con le maturazioni più tardive. Siccità diffusa e calore estremo a parte, l’annata 2022 è stata una delle più eterogenee degli ultimi anni. I territori viticoli siciliani, estremamente diversi per peculiarità orografiche, ampelografiche e microclimatiche, hanno vissuto una buona annata produttiva, nella media degli ultimi anni, con un incremento nella ricchezza delle diverse espressioni qualitative per le diverse varietà. Un fattore che potrebbe davvero dare una spinta aggiuntiva a caratterizzare e diversificare le peculiarità delle sottozone di questa grande regione nei vini che produce, che purtroppo oggi si faticano ancora a distinguere. Il lavoro di approfondimento dei vitigni autoctoni e di riscoperta dei vitigni reliquia vanno proprio in questa direzione.
Le varietà bianche autoctone (come Grillo, Catarratto, Carricante e Zibibbo), grazie anche alle tecniche di gestione agronomiche adottate tradizionalmente in Sicilia, esprimono sempre più marcatamente il loro legame secolare con il clima e il territorio isolano. Ma anche Nero d’Avola, Perricone, Frappato e Nerello Mascalese, con maturazioni tardive hanno risposto bene e sono quindi degli alleati validi per queste nuove condizioni di coltivazione. “È proprio nelle antiche varietà, come quelle che in Sicilia si stanno recuperando, che l’enologia post-moderna potrà attingere per ottenere dei vini contemporanei in questo contesto produttivo soggetto al climate change”, conferma Filippi. In tutto il mondo esistono delle varietà che erano state abbandonate perché difficili da coltivare in passato o con dei profili qualitativi non adeguati nel periodo dove il mercato e il consumo cercava standard diversi. Oggi, caratteristiche come la capacità di accumulare poco zucchero, e quindi di ottenere vini meno alcolici, e la possibilità di ottenere uve con grande dotazione di acidità naturale, risultano estremamente vantaggiose sia per le condizioni climatiche dell’ultimo decennio, che per il consumo che sta ricercando queste tipologie di vino, meno alcolici, più fragranti e territoriali.
L’altro alleato sarà proprio il territorio stesso, è verosimile che, nel grande brand Sicilia, si produrranno sempre più vini figli di territori specifici che, con la presenza di due/tre varietà caratterizzanti e qualitativamente adeguate, anche molto diverse tra loro, riusciranno a generare dei vini espressione di una chiara identità territoriale. “La Docg Cerasuolo di Vittoria, le Doc Contea di Sclafani, Contessa Entellina, Etna, Eloro, Menfi, Noto, Vittoria e le future Unità Geografiche Aggiuntive (Uga) o le Doc che nasceranno (su cui sta lavorando da tempo il Consorzio di tutela dei Vini Doc Sicilia, guidato da Antonio Rallo), rappresentano già una grande opportunità per interpretare al meglio le annate, il territorio e il climate change. Saranno queste due ricchezze, le molteplici varietà autoctone e i diversi territori - conclude Filippi - che contribuiranno in modo consistente al crescente successo del vino siciliano e dell’enoturismo e che grazie alle interpretazioni delle aziende, come quelle presenti in Assovini Sicilia, sarà il vino stesso a diventare “ambasciatore e custode di cultura e territorio”.
Alla prova del bicchiere, ecco quindi la Sicilia: con i suoi autoctoni e vitigni internazionali, con la ricchezza di suoli e micro-climi, che giocando con le diverse tecniche di vinificazione, ci consegna una paletta di interpretazioni sfaccettata, piena di conferme e - per fortuna - sorprese e inediti. “Sicilia en Primeur 2023”, con gli oltre 350 assaggi a disposizione dei giornalisti (di cui oltre 50 in anteprima), ha offerto anche quest’anno un’occasione unica per farsi una prima e intensa impressione dei vini che si possono incontrare in Trinacria. “I Quaderni di WineNews”, che usciranno, a breve, in Maggio 2023, offriranno un’interpretazione delle degustazioni siciliane; qui, per intanto, i migliori assaggi secondo lo staff WineNews:
Principi di Butera, Doc Sicilia Pas Dosé Nero d’Avola 2018
Profumi dolci di crema chantilly, fiori di acacia, zagara ed albedo anticipano un sorso cremoso e luminoso, delicatamente agrumato e dal lungo finale di melone e pesca bianchi
Girolamo Russo, Doc Etna Bianco Nerina 2022
Tanto agrume, zagara e mentuccia, melone e pietra focaia e infine iodio. Girolamo Russo è una garanzia anche per i bianchi, scorrevoli, gustosi e sempre cordiali
Cusumano, Terre Siciliane Igt Chardonnay Jalè 2021
Salvia, cedro e ginestra: un vino giallo nei profumi con il tocco vegetale delle erbe aromatiche, morbido al tatto, dalla struttura sapida dal finale cedrato
Feudo Maccari, Terre Siciliane Igt Grillo Family and Friends 2021
Vino grazioso ed elegante, dalla trama fresca e sottile, tessuta di delicate note agrumate, fiori di acacia, e vaniglia, con una chiusura dissetante di pepe bianco e mandorla cruda
Tasca d’Almerita e Tenuta Whitaker, Doc Sicilia Grillo Mozia 2022
La metafora del mare che si distilla in vino: armonia, semplicità, chiarezza si ritrovano ogni anno in questo Grillo dell’Isola di Mozia, che si nutre di mare dalla testa ai piedi
Baglio del Cristo di Campobello, Doc Sicilia Grillo Lalùci 2022
Un vino luminoso davvero: foglia di limone, gelsomino, vaniglia bourbon, mandorla bianca ed erbe aromatiche nei profumi e nei sapori di un sorso sapido e disteso
Assuli, Doc Sicilia Insolia Carinda 2022
Melone bianco, note di iodio e glicine e una curiosa sensazione di torrefazione, rendono questa Insolia piacevole da bere, grazie ad una centrata scorrevolezza, che chiude agrumata
Colosi, Salina Igp Bianco 2022
Intenso nei profumi e nei sapori, questo blend di Catarratto e Insolia, molto sapido e floreale, che raccoglie nel sorso la dolcezza del gelso bianco in confettura
Mandrarossa, Terre Siciliane Igp Sauvignon Blanc Urra di Mare 2022
Sa proprio di brezza marina, che porta con sé il profumo della melissa, della zagara e del melone bianco. Le erbe aromatiche tornano anche al sorso, iodato fino alla fine
Cos, Terre Siciliane Igp Zibibbo in Pithos 2021
Mandarino, nepitella, cappero e pesca, è un vino solare e stratificato, una boccata di ossigeno balsamico, che scorre rinfrescante, sapida e e dal finale dolce
Musita, Terre Siciliane Igp Regieterre Rosato Salemi 2022
Fragolina di bosco, fiori di rosmarino e pompelmo profumano il sorso di questo rosato fresco, appuntito, dolce di mora in caramella e gelso in confettura
Arianna Occhipinti, Terre Siciliane Igp IL Frappato 2021
Rose e rovi, note dolci e vegetali stratificate, senza sosta. In bocca scorre e scorre succoso ma serio, alternando la dolcezza della frutta ai balsami di sottobosco
Planeta, Docg Cerasuolo di Vittoria Classico Dorilli 2020
Dal carattere chiaro, sa di piccoli frutti di bosco e ne porta sia la dolcezza che il lato asprigno; in bocca l’aderenza pulisce e insaporisce lievemente di vaniglia
Cottanera, Doc Etna Rosso Contrada Feudo di Mezzo 2019
Vino elegante e gentile, che profuma di piccoli frutti rossi di bosco e sa di boccioli di rosa e melograno in bocca, trascinati da una buona sapidità ed aderenza centrale
Pietradolce, Doc Etna Rosso Rampante 2019
Generoso nei balsami da sottobosco, un po’ meno nelle note di dolce frutta rossa: ne risulta un vino profondo e signorile, molto aderente, dal finale pepato e agrumato
Le Casematte, Terre Siciliane Igp Peloro Rosso 2021
Grazioso, nei toni di rosa, melograno, elicriso; gentile al sorso che si imprime centrale e scorre laterale, lasciando la bocca fresca e floreale
Baglio di Pianetto, Doc Sicilia Nero d’Avola Cembali 2017
Ha la trama fitta e scura: confettura di ciliegia e rosa canina, liquirizia, e corteccia si ritrovano anche nel sorso aderente, dalla lunga spina vegetale a sdrammatizzare la dolcezza
Tenute Rapitalà, Dop Sicilia Nero d’Avola Alto Reale 2021
Al naso agrumi rossi, camelia, erbe aromatiche, iodio, melograno e vaniglia si alternano divertiti; in bocca il sorso è dolce di frutta rossa in caramella, s’imprime ben senza seccare
Feudo Arancio, Doc Sicilia Rosso Cantodoro 2020
Dolcezza fruttata e la balsamicità delle erbe aromatiche si alternano armoniosamente, lasciando in bocca il sapore di foglia di pomodoro e piacevoli sensazioni sapide e floreali
Donnafugata, Doc Passito di Pantelleria Ben Ryé 2021
Un classico ma sempre caratteristico, complesso e accogliente: albicocca, melone, fico, salamoia, cappero, mentuccia e iodio si aggiungono agli agrumi e si trasformano in morbidezza, sapidità e pulizia finale
Focus - “Sicilia en Primeur 2023”, le masterclass
Sicilia en Primeur significa anche approfondimento: l’edizione 2023 ha proposto anche un programma serrato di cinque masterclass, guidate dalla Master of Wine Elizabeth Gabay, esperta di vini rosati, sui quali ha tenuto una lezione, insieme ad una seconda incentrata invece sulle bollicine, ed i due critici italiani Fabio Rizzari (musicologo) e Giampaolo Gravina (filosofo), che, invece, hanno dialogato in merito ai vini iconici, ai vini dell’Etna e, infine, alle declinazioni delle luce sui vini siciliani: luce in quanto protagonista della Sicilia, che qui è diffusa e invadente, a tratti violenta e inesorabile, capace di incendiare il paesaggio da risultare quasi oscura.
Giampaolo Gravina e Fabio Rizzari hanno, quindi, coinvolto il giornalista eno-gastronomico Francesco Pensovecchio per interpretare in senso “luminoso” 11 vini in degustazione, leggendoli attraverso una insolita lente polarizzata che ne ha delineato 4 contorni molto diversi e molto affilati: la luce come leggerezza, che si pone in una prospettiva di dialogo con il Frappato 2020 di Arianna Occhipinti e il Frappato Dumé 2021 di Gorghi Tondi, il Cerasuolo di Vittoria Classico 2020 di Valle dell’Acate e il Cerasuolo di Vittoria Victorya 2021 di Casa Grazia; la luce come chiaroscuro, che sentenzia ed evidenza i contrasti come nel Pinot Nero L’Eterno 2019 di Feudi del Pisciotto, il Nero d’avola Vrucara 2018 di Feudo Montoni e il Faro 2016 di Le Casematte; la luce come energia, che si fa materia che riflette, resiste ed evolve nel Catarratto Contrada Zisola di Zisola, nell’Etna Bianco Arcuria 2011 di Graci, nell’Etna Bianco Ante 2013 di I Custodi delle Vigne dell’Etna; e, infine, la luce come connessione, che consola e si fa universalmente comprensibile come nella Malvasia delle Lipari Passito Na’jm 2020 di Colosi.
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