02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

SONDAGGIO WINENEWS-VINITALY: L’EXPORT MOTIVA IL SENTIMENT POSITIVO SUL SISTEMA-VINO ITALIANO. LE CANTINE SCOMMETTONO SU INCREMENTO DEI FATTURATI. QUESTO IL 2008 PER 50 TRA LE AZIENDE PIÙ IMPORTANTI D’ITALIA

Italia
I vignaioli italiani brindano ... grazie all’export!

Le aziende vitivinicole italiane scommettono su un incremento dei fatturati, sostenuto soprattutto da un solido e positivo trend delle esportazioni: è il 2008 visto da 50 aziende vitivinicole del Bel Paese tra le più importanti, per storia, volume d’affari e immagine, a cui www.winenews.it, uno dei siti più cliccati del mondo del vino, in collaborazione con VeronaFiere, ha chiesto come vedono il nuovo anno appena iniziato nell’imminenza di “Vinitaly” 2008 (Verona, 3/7 aprile), la più importante fiera internazionale del settore.
L’ottimismo non abbandona gli imprenditori del vino neppure sul loro “sentiment” a proposito del comparto nel suo complesso: il 50% delle aziende “sondate” sente “a pelle” che il 2008 sarà un anno positivo, il 45% lo reputa in prospettiva abbastanza positivo e solo un 5% si prepara ad un 2008 negativo. A sostenere queste aspettative è soprattutto la forza dell’export, che ha fatto raggiungere risultati importanti nel 2007 a tutte le aziende sondate e che continua a restare l’elemento trainante dei loro affari. Guardando “in casa” propria, infatti, le aziende non cambiano sostanzialmente le loro previsioni: il 70% si aspetta un 2008 positivo, il 20% molto positivo e il 5% abbastanza positivo, mentre una stessa percentuale vede addensarsi nubi nere sulla propria azienda. Il dato è confortante: a sostenerlo le previsioni sul fatturato 2008, che indicano, a grandissima maggioranza (90%), una crescita che si attesterà su un incremento-percentuale dal 5% al 15%; solo per il 10% delle aziende il fatturato 2008 resterà stabile su quello 2007. Con una maggioranza altrettanto robusta e dalle stesse percentuali (il 90% delle cantine indica una crescita nelle esportazioni, mentre il 10% si aspetta di ripetere gli stessi risultati dell’anno passato), le 50 cantine tra le più importanti d’Italia ritengono che il 2008 sarà un anno positivo per l’export del vino con percentuali di crescita oscillanti dal 10 al 15%. Le aziende sondate contano soprattutto sui vini che occupano la fascia di prezzo tra i 5 e i 7 euro (franco cantina), indicati dal 50% del campione come i prodotti più venduti; importante anche la percentuale delle aziende che vede crescere la richiesta dei vini posizionati tra gli 8 e i 15 euro (30%), mentre il 12% delle aziende indica in crescita la vendita dei vini che costano tra i 20 e i 30 euro; solo il 5% delle aziende indica, invece, una crescita nella vendita dei vini tra i 2 ai 4 euro e il 3% di quelli che costano tra i 15 e i 20 euro (franco cantina).
Il campione delle 50 cantine fra le più importanti d’Italia ha anche stilato una sorta di classifica dei Paesi/mercati più importanti per l’export dei vini italiani: al primo posto dei mercati “in” ci sono gli Stati Uniti (indicati dal 40% delle aziende), al secondo la Germania e la Russia a pari-merito (20%), al terzo il Giappone (17%), al quarto la Gran Bretagna (15%), al quinto il Canada (5%) e al sesto Cina e Corea (3%); seguono poi Svizzera, Svezia, Austria, Paesi Bassi e Brasile. A questa speciale classifica, si contrappone quella dei Paesi/mercati “out” per i vini italiani: per il 32%, la Germania è al primo posto, seguita dalla Gran Bretagna (30%), dalla Cina (15%), che non sembra ancora essere entrata a pieno regime nei meccanismi commerciali delle aziende, dalla Francia e dal Giappone (13%) e dall’Italia (10%), che resta un mercato ancora ingolfato; seguono poi India, Danimarca, Paesi Bassi, Spagna, Svizzera, Irlanda, Portogallo, Grecia, Dubai, Canada, Sud Africa, Argentina e Australia. Le aziende vitivinicole, in tema di canali di vendita, hanno per lo più identificato l’horeca (hotel/ristoranti/catering) come quello migliore con il 45% delle segnalazioni, seguito da enoteche/wine bar (35%) e grande distribuzione (15%), ad ex-equo con la vendita diretta; a questa sorta di “borsino” dei canali di vendita più efficaci è contrapposta la classifica di quelli dalle performance meno incisive: in testa, per il 30% delle aziende sondate, c’è l’e-commerce, seguito dalla grande distribuzione (28%), dall’horeca (25%), dalla vendita diretta (10%) e da ultimo dalle enoteche/wine bar horeca (7%).
Ma gli imprenditori del vino italiano dimostrano anche di non perdere il contatto con la realtà: il presente, e soprattutto il futuro, rimangono incerti, ed è impensabile che il mercato del vino, pur dimostrando una ripresa incoraggiante, possa essere completamente immune dai venti di crisi che stanno, purtroppo, spazzando i mercati di tutto il mondo. Ed ecco allora le aziende indicare le preoccupazioni più impellenti: al primo posto, ci sono le incognite politico-economiche (per il 45% del campione), al secondo i problemi valutari (31%) e al terzo la possibilità di perdita della nostra competitività internazionale (12%); seguono la debolezza dei consumi (10%) e la concorrenza dei Paesi del Nuovo Mondo (3%).
Un 2008 che si apre sotto buoni auspici, ma anche con qualche timore, come dimostra la percentuale di aziende (se pur piccola, 5%), che non si sente di scommettere completamente sull’anno appena cominciato: con un discreto margine di approssimazione, si può dire quindi che le buone prospettive delle aziende vitivinicole italiane si reggono tutte sull’export, restando sostanzialmente ancora asfittico il mercato interno. La scarsità della vendemmia 2007, più accentuata secondo i dati di Assoenologi (40,5 milioni di ettolitri) meno secondo l’Istat (47 milioni di ettolitri) potrebbe incidere sul fabbisogno di vino, da una parte con effetti positivi (rientro in “gioco” delle eccedenze accumulate nelle precedenti due-tre vendemmie) e, dall’altra, con effetti negativi quali l’innalzamento esagerato dei prezzi dello sfuso e una mancata crescita dei volumi destinati all’estero.
Altro elemento problematico potrebbe essere l’evoluzione del mercato a stelle e strisce. Al di là della reale o presunta recessione-stagnazione di quel mercato, resta fermo però un punto: gli importatori potrebbero avere un atteggiamento più prudente negli acquisti, determinato anche dalla perdurante debolezza del dollaro. Dopo l’exploit del 2007, l’esportazione di vino italiano in Usa potrebbe, nel 2008, subire una flessione, ma i buoni risultati provenienti anche da mercati come Germania e Inghilterra, autorizzano a considerare il vino italiano non più e non solo Usa-dipendente.
Le aziende vitivinicole italiane hanno stilato una sorta di “ricetta” per ovviare a questa serie di problemi: da più parti viene auspicata la crescita delle realtà produttive, promuovendo consorzi di imprese per creare distretti o aggregazioni di key players e fare massa critica sui mercati; altri suggeriscono che, dato i buoni risultati di vendite all’estero, le istituzioni debbano assolutamente aiutare di più il “made in Italy” enoico e, d’altro canto, creare un maggiore sforzo di coordinamento ed unità da parte degli enti ed istituzioni, pubbliche e private, per la promozione del vino italiano nel mondo. E’ stata evocata, inoltre, l’opportunità di aumentare gli investimenti sulla formazione e sulla conquista di nuovi mercati; altre cantine hanno invece stigmatizzato la necessità di una semplificazione del sistema delle Denominazioni di Origine; altri imprenditori ancora hanno auspicato una stabilizzazione dei prezzi, investimenti forti sulla qualificazione delle Docg e Doc esistenti e una severità maggiore sui controlli di tutta la filiera.
Insomma, un quadro fluido in cui anche la concorrenza più agguerrita, e cioè quella del Nuovo Mondo, non sta certo meglio di noi: per esempio, la vendemmia 2008 scarsa per l’Australia, dopo che quella del 2007 lo era stata altrettanto; stessi problemi di quantità anche per Argentina, con il conseguente innalzamento dei prezzi del vino sfuso, che finiranno necessariamente per incidere sui prezzi dei vini sul mercato.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli