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Stop alla monocultura a Montalcino: in uno dei territori del vino al top d’Italia, a due passi dal Greppo, la tenuta dove nell’Ottocento è nato il Brunello e se ne custodisce la tradizione, nasce il bio-orto di due ettari dell’Agricola Piombaia

Italia
A Montalcino, tra i vigneti di Brunello, la monocultura si interrompe nel bio orto (2 ettari) di Piombaia,a due passi dalla Tenuta Greppo, dove è nato nell’Ottocento il grande rosso toscano

L’attenzione crescente verso l’ambiente, si è fatta strada da tempo anche nel mondo del vino. Ma la sostenibilità non vuol dire solo adottare pratiche virtuose nella produzione di un vino. Andando oltre i confini della cantina ed i filari dei vigneti, sempre più si misura anche da come il lavoro in azienda ha effetti sul territorio e la sua biodiversità. Succede così che, in uno dei territori del vino italiano più celebri, Montalcino, a pochi passi dal Greppo, la tenuta dove nell’Ottocento è nato il Brunello e se ne custodisce la tradizione, la monocultura si interrompe: qui, in un orto di due ettari, tra vigneti, campi e boschi, la cantina Piombaia produce vino, ma anche ortaggi. Case history di una tendenza registrata da WineNews, e che sta nascendo nei territori del vino italiano, con la diversificazione produttiva che preserva ed aumenta la biodiversità, che si contrappone alla monocultura, come auspicano da tempo organizzazioni internazionali come Slow Food - il presidente Carlo Petrini, nella sua ultima visita proprio a Montalcino, ha ribadito come la “monocoltura nei territori deve lasciare spazio alle altre colture” - e che il tema alimentare dell’Expo 2015 di Milano ha riportato al centro del dibattito.
“La monocultura è nemica della biodiversità, senza biodiversità si crea monocultura, che rende le piante fragili e facilmente attaccabili dalle malattie - spiega Francesco Cantini, alla guida dell’azienda - letale sia nel vigneto che nelle colture orticole. Ci vuole biodiversità”. I due ettari di orto coltivati da Piombaia, per ora solo a verdura, cipolle, insalata, cetrioli, zucchine, pomodori, ma nel futuro c’è anche la frutta, confinano con una proprietà simbolo del territorio del Brunello, la tenuta Greppo della famiglia Biondi Santi, che ha inventato e custodisce la tradizione del grande rosso di Toscana dall’Ottocento.
“L’agricoltura biodinamica, ma siamo aperti a tutte le pratiche sostenibili, guarda tutto l’insieme - racconta Cantini - e per arrivare alla salubrità del prodotto senza l’uso della chimica, si parte dalla selezione dei semi, nel nostro caso, per la maggior parte da piante originarie toscane, non Ogm e che si sviluppano in ambienti biologici, e l’obbiettivo è arrivare a produrre semi nostri, in un’ottica di adattamento al clima ed al terreno a tutto vantaggio della qualità. Poi una volta sul campo, le consociazioni, con la scelta di mettere accanto piante che stanno bene assieme, i fagioli con l’insalata, la cipolla e i pomodori, per avere l’equilibrio delle malattie e degli insetti. I frutti del raccolto sono distribuiti localmente, ad attività commerciali del nostro territorio, dalle botteghe ai ristoranti, o destinati alla vendita diretta”.

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