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IL PERSONAGGIO

“Suolo e vigne fondamentali, come le cantine guidate da famiglie”: la Borgogna e Aubert de Villaine

Intervista WineNews con il co-proprietario del mito Domaine Romanée-Conti. “I prezzi stellari dei vigneti? Un pericolo per il futuro”

Il terroir come luogo in cui “il matrimonio tra uomo e natura prende forma”, e di cui prendersi cura con attenzioni da “buon padre di famiglia”, soprattutto pensando alla sostenibilità di suolo e ambiente; l’importanza fondamentale di non mettere i valori economici davanti a quelli umani e culturali che sono il patrimonio del territorio, ma anche la preoccupazione per le altissime quotazioni dei vigneti che possono creare problemi, soprattutto - ma non solo - a livello di ricambio generazionale, anche in un territorio ricchissimo, e con vini dai prezzi stellari, come la Borgogna. Sono tanti gli spunti su cui riflettere, che arrivano, nell’intervista di WineNews, ad Aubert De Villaine, co-proprietario di una delle cantine più prestigiose del mondo, Domaine Romanée-Conti, icona della Borgogna, e protagonista dell’ultimo mezzo secolo di uno dei territori più storici ed importanti nel panorama mondiale, incontrato, nei giorni scorsi in Val d’Orcia, patrimonio Unesco, nel simposio dedicato a “Il luogo, marchio del gusto”, tema delle Giornate Giulio Gambelli, volute da Pasquale Forte, alla guida della cantina Podere Forte, ormai uno dei punti di riferimento della Toscana del vino.
“Il terroir è un luogo che l’uomo ha riconosciuto come adatto alla produzione di un vino, un vino con un carattere. Il terroir è un luogo nel quale il matrimonio tra l’uomo e la natura prende forma. L’uomo comprende il terroir ed è capace di trovare i mezzi per fargli esprimere tutto il potenziale al livello più alto”, ha spiegato De Villaine. Un terroir che va trattato con la logica del “buon padre di famiglia, e da agricoltori, perchè l’agricoltore non vuole che la terra perda la sua ricchezza”. E la crescita dell’attenzione per la terra, secondo De Villaine, è stato uno dei cambiamenti più importanti nella Borgogna degli ultimi 50 anni. “Un cambiamento ancora più importante del miglioramento della qualità dei vini. Progressivamente, negli anni, è maturato un grande rispetto nei confronti del suolo, ma anche una maggiore attenzione al “materiale vegetale”, alla vite, perchè se non si hanno piante di prima qualità, non si otterrà dal terroir il potenziale che può esprimere. Un grande lavoro, in questo senso, è stato fatto in Borgogna - sottolinea De Villaine - anche grazie all’arrivo di una nuova generazione di persone che hanno viaggiato, che ha compreso quale poteva essere il posto della Borgogna nel mondo del vino. Per quanto riguarda Domaine Romanèe Conti, penso che i progressi più grandi che abbiamo fatto in questi anni siano stati il passaggio al biologico, poi al biodinamico, che hanno prodotto, come risultati, rendimenti più bassi e corrispondenti incrementi di qualità. Naturalmente, tutti questi cambiamenti non sono stati radicali, ma come tutti i progressi importanti, sono stati graduali”.
Di certo, la crescita ed il successo della Borgogna enoica nel mondo, hanno portato ad una crescita stellare sia delle quotazioni dei vini che dei vigneti (che nei cru più prestigiosi, secondo l’agenzia francese Safer, hanno sfiorato in 14 milioni di euro ad ettaro, e partono da un minimo di 3 milioni di euro ad ettaro). E questa crescita, secondo il co-proprietario di quelli che, probabilmente, sono i vigneti più preziosi di Borgogna, “è una tendenza pericolosa, perché può essere pregiudiziale per i cambi di proprietà, intesi sia come eredità che come acquisto. È una situazione preoccupante, della quale dovrebbe occuparsi l’autorità pubblica, per trovare i mezzi giusti per poter rendere possibili questi passaggi di proprietà”. Anche perchè, spiega ancora De Villaine, “la conservazione delle tradizioni e della storia della Borgogna è nelle mani delle piccole realtà a conduzione familiare. Non so se in altre Regioni del vino le cose siano diverse, ma in Borgogna è così. La conservazione della diversità dei “climat” (Patrimonio Unesco, ndr), che sono spesso molto piccoli, è garantito più dal tessuto di piccole proprietà che dalle grandi proprietà, che hanno la tendenza ad unificare i gusti, a standardizzare. È questa ricerca, che io definisco verticale, in contrapposizione a quella orizzontale, fatta dalle piccole proprietà, che in Borgogna è essenziale per la longevità dei vini”. Un ragionamento che chiama in causa un altro aspetto determinante, secondo De Villaine. Ovvero, il fatto che il valore culturale ed umano di un territorio, non deve e non può essere superato, per importanza, da quello economico. “Vuol dire semplicemente che il patrimonio culturale creato nei secoli con il lavoro, con il rispetto del suolo, con il rispetto della tradizione, con la capacità di proseguire con la produzione nonostante gli ostacoli che si incontrano nel cammino, non ha prezzo. Sono questi elementi a costituire il patrimonio culturale, e senza questo patrimonio culturale, quello che fa guadagnare soldi, che produce lavoro, non esisterebbe”.
Spunti che fanno riflettere, e che arrivano dal cuore di uno dei territori più belli del mondo, la Val d’Orcia Patrimonio Unesco, come lo è la Borgogna, con in suoi climat.
“Due tipi di bellezza molto differenti - osserva De Villaine - la bellezza della Val d’Orcia è spettacolare, molto superiore alla bellezza della Borgogna, mi permetto di dire. E mi riferisco alla bellezza del paesaggio, mentre la Borgogna non è diventata patrimonio Unesco per la bellezza del paesaggio, ma per l’idea del terroir, del suo sviluppo. Sviluppo che ha creato un paesaggio, ma alla base c’è l’idea di terroir, di climat. Ma sono due luoghi unici, e se venissero per qualche motivo distrutti, sarebbe una grande perdita per l’umanità”. Parola di Aubert de Villaine.

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