Nell’Unione Europea e nel Regno Unito le imposte sul vino variano significativamente da Paese a Paese, con aliquote più elevate in nazioni come Finlandia, Irlanda e Uk (a causa delle nuove accise sugli alcolici in vigore dal 2025), rispetto a Paesi come il Portogallo. Negli Stati Uniti, l’introduzione definitiva dei dazi del 15% sull’export di vino europeo, sta aumentando i prezzi per i consumatori e ha un impatto sulla catena di approvvigionamento, secondo i dati dell’American Association of Wine Economists, organizzazione nata per promuovere ricerche e analisi sull’economia del vino.
Scorrendo la tabella, si può notare come Finlandia, Irlanda e Regno Unito hanno alcune delle imposte sul vino più elevate nel Vecchio Continente, mentre Portogallo e Lussemburgo si collocano nella fascia più bassa. A partire dal 1 febbraio 2025, il sistema di accise sul vino nel Regno Unito è cambiato, con la cessazione della facilitazione che consentiva di tassare in modo analogo i vini con una gradazione alcolica compresa tra l’11,5% e il 14,5%. Ciò significa che un’unica aliquota di dazio inferiore per molti vini è stata sostituita da 30 diversi importi da pagare a seconda della gradazione alcolica del vino.
Per gli Stati Uniti alcune città, come New York, Los Angeles e Miami, hanno le tasse più basse sul vino. Ma da adesso in avanti, con i i nuovi dazi del 15% sulla maggior parte delle esportazioni provenienti dall’Unione Europea - proprio ieri la conferma definitiva che sarà questa l’aliquota applicata anche al vino e agli alcolici - si prevede una crescita dei prezzi per i consumatori. I dazi hanno anche un effetto a catena sulla catena di approvvigionamento statunitense, aumentando i costi per fattori di produzione importati dai Paesi europei come tappi e vetro, il che continua a incidere sui prodotti imbottigliati statunitensi.
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