Simbolo dell’incontro e del rapporto simbiotico tra uomo e natura, i terrazzamenti agricoli, così come i muretti a secco, sono capaci di raccontare i cambiamenti del paesaggio e delle pratiche agricole seguite, nei secoli, al mutare delle condizioni climatiche. Un unicum da preservare e studiare per capire, con strumenti antichi, il presente. E non è un caso, in quest’ottica, che i vigneti terrazzati del Soave siano considerati patrimonio agricolo globale della Fao, e neanche che siano stati scelti come luogo di studio e di incontro per il primo meeting di TerrACE, progetto del programma europeo Horizon 2020 sullo studio e la conservazione dei terrazzamenti agricoli su scala europea. Il progetto, della durata di 5 anni, è stato finanziato per 2,5 milioni di euro dall’European Research Council, la più prestigiosa agenzia europea per il finanziamento della ricerca, con la missione di mantenere e attrarre in Europa i migliori ricercatori, selezionati esclusivamente in base al criterio dell’eccellenza scientifica.
L’obiettivo della ricerca - che ha già visto il primo incontro, a Soave, tra i ricercatori delle Università di Tromsø (Norvegia, capofila del progetto, guidato dal geografo professore Antony Brown), Università di Padova (Italia), Università Cattolica di Louvain (Belgio), Università di York (Inghilterra), Università di Salisburgo (Austria) e Università di Barcellona (Spagna) - è quello di individuare le antiche aree terrazzate europee e studiare quali sono stati gli effetti nel passato, in particolare sull’erosione e degrado del suolo e sullo stoccaggio del carbonio e di altra materia organica. Questo per capire quali possono essere gli eventuali effetti dei cambiamenti climatici e sociali, e se i terrazzamenti sono una risposta efficace ad essi, a partire proprio dal comprensorio del Soave, dove si concentreranno gran parte dei rilievi italiani e del lavoro dei ricercatori coordinati dal professore Paolo Tarolli, che hanno individuato aree con terrazzamenti di più di 200 anni, testimonianza dell’attività viticola centenaria nella zona.
“I terrazzamenti e i muretti a secco fanno parte della storia del Soave, dove i viticoltori dovevano con fatica preservare e sfruttare ogni centimetro di terreno fertile per coltivare le uve - spiega Sandro Gini, presidente del Consorzio dei Vini di Soave - quindi non ci può che rendere orgogliosi essere stati scelti per un così prestigioso progetto, per portare la nostra testimonianza sulla ribalta mondiale. Stiamo assistendo di anno in anno a stravolgimenti a livello globale delle pratiche agricole, che sono alla base non solo dell’alimentazione, e quindi del vivere delle popolazioni, ma anche della tenuta del tessuto sociale e delle comunità, fili che si intrecciano e che con forza mantengono le persone nel luogo in cui sono nate, permettendo una continuità e una affidabilità nei mercati mondiali di un prodotto che fa sentire forte la sua identità”.
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