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GIORNALISMO ALIMENTARE

Tra chef, denominazioni e salute, sui media il cibo è più presente della politica

I numeri del primo rapporto sull’informazione alimentare nei media italiani: Ramsay, Borghese e Bastianich i cuochi più citati

Nel 2019, stampa, web, tv e radio italiani si sono occupati 1.373.312 volte dello stesso argomento: il cibo. Emerge dal Rapporto n. 1 sull’informazione alimentare nei media italiani, presentato nel Festival del Giornalismo Alimentare n. 5 (Lingotto di Torino, da oggi al 22 febbraio), realizzato e presentato da “L’Eco della Stampa”, storica società italiana leader in media intelligence e rassegna stampa, analizzando 350.000 fonti e 1 milione di contenuti al giorno, con l'obiettivo di misurare l’impatto dei temi alimentari sui media, intercettare i temi più discussi e analizzare le modalità di informazione.

“In Italia - spiega Massimiliano Borgia, ideatore e direttore del Festival del Giornalismo Alimentare - il cibo rappresenta una grande fetta della cultura e della vita quotidiana. Di cibo, grazie ai nuovi media, parlano e scrivono tutti, e sempre più. Abbiamo pensato che fosse necessario misurare con dati oggettivi quanto spazio i temi alimentari occupano sui mezzi di comunicazione. Crediamo che questi dati possano essere utili a chi fa informazione in Italia, per decidere in quale direzione andare. Il tema è strategico, anche in funzione dell’evoluzione stessa dei canali e degli strumenti di comunicazione. Nonostante le difficoltà attraversate dai media, in questi ultimi anni abbiamo assistito alla crescita, in controtendenza, del numero dei mezzi e degli spazi dedicati all’informazione sul cibo”.

Tornando al rapporto, le volte in cui i media si sono occupati di cibo nel 2019 sono in tutto 1.373.312 (web: 729.357; stampa: 524.488; radio: 88.555; tv: 30.912), e se per radio e televisione l’andamento nel corso dell’anno è stato costante, il picco di informazione sul cibo su web e stampa si è registrato nel mese di ottobre (rispettivamente: 74.546 e 58.782 pubblicazioni): in questo periodo si sono concentrate numerose pubblicazioni relative al Rapporto Unicef 2019 su Bambini, cibo e nutrizione (molto presente sul web) e alla mostra di Steve McCurry dedicata al food a Forlì, che ha ottenuto molto spazio sulla stampa. Il cibo ha rappresentato il 13,5% dell’informazione legata al tema del made in Italy, che ha prodotto in totale quasi 300.000 pubblicazioni, molte legate agli chef, la cui popolarità è direttamente legata alla pubblicità ai prodotti che fanno, che alimenta il dibattito su loro stessi: nel 2019 il più citato è stato Gordon Ramsay, seguito da Alessandro Borghese, Joe Batianich, Bruno Barbieri, Chef Rubio, Antonino Cannavacciuolo, Anthony Bourdain e Mauro Colagreco. Nel dibattito, oltre 200.000 pubblicazioni riguardano le denominazioni di origine: in testa le Doc (oltre 90.000), cui seguono Dop (oltre 62.000), Igp (oltre 36.000) e Docg (oltre 27.000). Interessanti anche i dati legati al binomio alimentazione - salute: analizzando le pubblicazioni relative alle patologie citate più volte in relazione all’alimentazione, sono state quasi 94.000 quelle che coniugavano il cibo con “diabete”, “tumore” e “obesità”, ed il report ha messo in luce anche quale tipologia di cibi sia stata associata in modo più ricorrente alle stesse patologie: frutta e verdura, carne, latticini e pesce.

Al centro del Festival, anche i grandi temi di attualità che riguardano contenuti alimentari: nel 2019, complice una generale crescente sensibilità verso i temi della sostenibilità, il tema dello spreco alimentare ha iniziato a farsi spazio tra i contenuti, con il Festival che ha lanciato una petizione su Change.Org per rendere obbligatorio l’uso della “Food Bag”, la scatola che ogni ristoratore dovrebbe consegnare ai clienti per portare a casa il cibo pagato e non consumato. Un tema non ancora così sentito: di “doggy bag” si è parlato 321 volte in Italia, a fronte di oltre 1.000 nel mondo.

“Di cibo sui media si parla tantissimo, una vera e propria bulimia informativa che caratterizza la stampa come il web, la radio e la tv. I dati emersi da altre nostre ricerche, confrontate con questo nuovo report, ci dicono che si parla molto più di cibo che di politica - commenta Alessandro Cederle, direttore de “L’Eco della Stampao” -, anche considerando un periodo come quello delle elezioni europee tenutesi nel 2019. Molto spazio viene dedicato al tema della sicurezza e delle malattie legate al cibo o che l'alimentazione può risolvere. Va registrato, però, che al grande attivismo dei media del nord fa riscontro la poca attenzione del centro Italia. Così come temi quali l'alimentazione vegana e vegetariana, largamente diffuse tra la popolazione, vengono sottaciuti a favore della dieta mediterranea. Una conversazione a cavallo tra “info” e “tainment”, un equilibrio difficile su un tema così ricco di aspetti sociali, culturali e anche etici”.

“Un primo aspetto socialmente interessante - commentati Guia Beatrice Pirotti, docente SDA Bocconi e coordinatore del Master of Management in Food & Beverage - è che il cibo si vive, diventa esperienza, fa parte della vita di tutti i giorni, non più come consumo semplicemente funzionale - il doversi nutrire - ma anche e soprattutto come bene esperienziale, in grado di aggregare le persone. E si ha una compartecipazione sempre più vissuta tra utente finale e aziende, fino alla co-creazione di cibi e bevande. Il consumatore vuole dire la sua, non sta più solo a guardare cosa fanno le aziende del food&beverage. Sempre di più vuole esprimere un parere, essere coinvolto già nella fase di ideazione del prodotto. Diventa “consum-attore” e le aziende utilizzano i social o le community online per promuovere nuove idee e nuovi prodotti ascoltando quello che il consumatore dice”.

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