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ATTUALITÀ

Tra educazione e responsabilità, non “abdichiamo” al piacere conviviale del vino

Un settore alle prese con alert salutistici, etichette trasparenti, Codice della Strada, dazi e costumi che cambiano. Ma il cui consumo “è differente”
Alert, CODICE DELLA STRADA, CONSUMI, CONVIVIALITA', DAZI, EDUCAZIONE, ETICHETTE TRASPARENTI, MODERAZIONE, PIACERE, RISTORANTI, TAVOLA, Italia
Non rinunciamo al piacere conviviale del vino (ph: Kamran Aydinov su Freepik)

Se si deve guidare, la cosa migliore è non bere affatto: è così sempre, ma l’argomento è tornato al centro del dibattito dopo l’introduzione del nuovo Codice della Strada, del quale WineNews ha spiegato cosa cambia e cosa resta uguale sul tema alcol e guida, insieme all’avvocato Marco Giuri. Perché non è che si deve rinunciare al piacere conviviale del vino, come fa pensare la forte diminuzione dei consumi che in tanti, tra ristoratori, produttori e distributori, denunciano per l’“effetto panico” che, come sempre avviene in questi casi, ne è seguito, per l’aumento dei controlli. Se si va a pranzo o a cena fuori, in coppia, in famiglia o in comitiva, per non rinunciare al piacere di condividere un calice (seguendo anche le stesse tabelle in materia dell’Istituto Superiore della Sanità), una buona prassi è scegliere colui che sarà l’“astemio” di turno e si metterà alla guida, magari dandosi il cambio nelle occasioni successive (come del resto in molti, giovani e non, già fanno). In alternativa, ci si può informare se vi siano mezzi pubblici di trasporto a disposizione - bus, ma anche un taxi di cui condividere la spesa - o se, come sta iniziando a succedere, gli stessi locali non mettano a disposizione servizi navetta ad hoc, prima di ricorrere al “noleggio con il conducente”. Locali che, con la collaborazione del mondo del vino e sfruttando l’opportunità per migliorare i propri servizi, promuovere il consumo consapevole e la cultura del vino, stanno lanciando idee per i propri clienti, come offrire più vini al bicchiere o la possibilità di portarsi a casa la bottiglia di vino non finita, ma anche di “automisurarsi”, per evitare sorprese, con strumenti come etilometri dei quali i ristoratori e i gestori di locali stanno tornando a dotarsi (e che anche in versione “portatile” da tenere sempre in auto esistono da tempo e stanno uscendo in grande varietà sul mercato).
Nella parte relativa alle sanzioni per la guida in stato di ebbrezza nel nuovo Codice della Strada entrato in vigore a pochi giorni dalle festività, i limiti per le sanzioni non sono cambiati rispetto a quelli già stabiliti dal 2010: sotto 0,5 di tasso alcolemico, ovvero di grammi di alcol per litro di sangue, non ce sono, salvo per neopatentati ed alcune categorie professionali, poi si va da 0,5 a 0,8 per un primo scaglione, fino a 1,5 per un altro step, e oltre 1,5 per l’ultima “aliquota”. La più grossa novità è l’alcolock che non fa avviare il motore e che dovrà essere installato obbligatoriamente, a proprie spese, per chi viene trovato con un tasso alcolemico da 0,8 in su (ma manca ancora il decreto attuativo per rendere operativa la misura, ndr).
Ma, tra prudenza e sicurezza stradale, paura di restare senza patente di guida, e di incorrere in sanzioni salate e anche penali, la scelta di bere deve essere accompagnata dalla “consapevolezza critica”, secondo la definizione quanto mai appropriata che è stata data al “buon senso”, dall’Accademia Italiana della Vite e del Vino, intervenuta con una relazione interessante ed approfondita sul tema del consumo di vino, del rapporto con la salute, della crescita dei vini dealcolati e della revisione delle politiche di regolamentazione dei consumi di alcol, nel mondo.
Un dibattito che non deve rappresentare un ulteriore limite per il settore, combattuto tra alert salutistici, etichette trasparenti, dazi di natura geopolitica, e consumi che cambiano, ma una nuova opportunità che confermi come il vino a tavola, che fa parte da sempre della nostra cultura, si distingue dal resto degli alcolici per il modo in cui siamo soliti consumarlo, con moderazione, che apprezziamo per le sue qualità, ma anche come un elemento significativo della cultura gastronomica di cui tutti, trasversalmente, sono appassionati. Una cultura che si fonda su uno stile di vita sano, basato su di un’alimentazione equilibrata, evitando i cibi lavorati, accompagnata da un regolare esercizio fisico. E nella quale il vino stesso è un alimento che fa parte della nostra tavola, consumato ai pasti o comunque sempre accompagnato dal cibo.
Ma non possiamo dimenticare che è anche una bevanda “sociale”, che unisce le persone e crea comunità attraverso la condivisione anche di emozioni, un valore che va al di là del vino stesso, come raccontiamo da sempre. Un calice, e sottolineiamo un calice, sul cui consumo concordano anche la maggior parte di medici e scienziati. Il ruolo della comunicazione nell’informare correttamente, ma anche nel far riflettere, fornendo alle persone gli strumenti necessari per ragionare e decidere, è, in questo momento, fondamentale anche per sostenere il mondo del vino nel grande pubblico.
Una comunicazione che ridotta alle battute di un post o al tempo di “reel”, ma anche ad una manciata di secondi in Tv, può invece portare all’effetto contrario, che è quello di spaventare e “terrorizzare” le persone che non avendo il tempo di informarsi con calma ed in maniera approfondita, preferiscono rinunciare direttamente anche a bere un solo calice di vino, anziché farlo con la necessaria moderazione (o auto misurandosi per essere ancora più sicuri). Ricordandosi sempre che, come sosteneva già nel Cinquecento il medico svizzero Paracelso, “è la dose che fa il veleno” e che, anche sulla moderazione (rimarcando che questo vale per tutti e per tutto), si deve essere consapevoli ma anche informati.

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