La ristorazione, in un’epoca di social e di recensioni, di talent e di sfide mediatiche, è sicuramente uno dei settori che finisce più spesso sotto la luce dei riflettori. Se ne parla molto, nel bene ma anche nel male, ed un mondo così articolato e complesso può anche faticare a far sentire la sua voce e, soprattutto, a farlo in maniera adeguata. Un aspetto che, di riflesso, si riflette anche nel mondo del vino che ha un ruolo di un certo peso nella ristorazione. E proprio la capacità di comunicare, e quindi di tutelare la propria reputazione, è stata al centro dell’assemblea Fipe-Confcommercio (la Federazione Italiana Pubblici Esercizi) dal titolo “La ristorazione nella comunicazione. Valori, pregiudizi e strumentalizzazioni”.
Un evento a cui, oltre ai vertici della Fipe-Confcommercio, hanno partecipato anche esponenti del mondo della ristorazione e opinionleader, con gli interventi del Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e del Ministro delle Imprese e made in Italy, Adolfo Urso. Se lo scenario emerso sottolinea una volta ancora la centralità dei pubblici esercizi e la rilevanza delle sue 334.000 imprese per l’economia nazionale, il dibattito ha messo a fuoco il rapporto ambivalente con i mezzi d’informazione e comunicazione. Nella sua relazione, il presidente Fipe/Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, ha sottolineato come la ristorazione sconta un difetto di inquadratura da parte dei media e della stessa opinione pubblica, che tendono a mettere a fuoco solo gli aspetti più sensazionalistici, trascurando le componenti valoriali, sociali ed economiche. L’assemblea ha voluto mettere in luce la necessità di promuovere un nuovo approccio alla comunicazione che coinvolga tanto gli operatori quanto i professionisti del settore, per stimolare un dibattito scevro da stereotipi e pregiudizi. “Nessun settore - ha detto il presidente Stoppani - è più comunicato del nostro. Se questo porta con sé evidenti benefici in termini di attenzione da parte dell’opinione pubblica è altrettanto vero che nasconde anche molte insidie. Lo storytelling sulla ristorazione si ferma solo al primo livello di spettacolarizzazione, accendendo i riflettori sulla parte più “narcisistica” di imprenditori e consumatori o facendo prevalere gli aspetti sensazionalistici sul merito, con una distorsione della realtà, che offusca l’impegno, il sacrificio e i valori di un settore complesso e articolato, che, sulla reputazione, costruisce la propria esistenza”.
L’Ufficio Studi Fipe/Confcommercio ha scattato una fotografia sullo stato di salute della ristorazione e dei pubblici esercizi. Ciò che emerge è uno scenario in chiaroscuro considerato che, se da una parte, l’occupazione è tornata ai livelli del 2019, dall’altra, c’è il 60% degli imprenditori che lamenta grosse difficoltà nel reperimento di personale. Nel trimestre in corso ne servono oltre 150.000 ma ci sono difficoltà a trovare lavoratori. Un problema che affonda le sue radici nella mancanza di candidati, con specifico riferimento al personale di sala, e che rischia di frenare il percorso positivo intrapreso, sul quale influisce anche il crescente aumento dei consumi fuori casa: sarà di 89,6 miliardi di euro correnti la spesa prevista per il 2023, contro gli 83,5 miliardi del 2022. A prezzi costanti siamo, tuttavia, ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia. La ristorazione continua ad essere fortemente attrattiva per l’imprenditoria femminile: l’incidenza media delle imprese guidate da donne è del 21,4%. Anche tra i giovani il settore gode di particolare appeal, un’impresa su dieci è amministrata da under 35.
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