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L’INTERVISTA

Tra mercato e vendemmia, il caos dei numeri (che non sempre tornano): parla Lamberto Frescobaldi

A WineNews il presidente Unione Italiana Vini (Uiv). “Cantine piene, ed il mercato frena. Ma a fine vendemmia c’è sempre qualche ettolitro in più” …
LAMBERTO FRESCOBALDI, MERCATO, VENDEMMIA, vino, Italia
Lamberto Frescobaldi, produttore e presidente di Unione Italiana Vini (Uiv)

Di vendemmie con scorte di cantina abbondanti, negli anni, ne sono partite tante. Ma il mercato tirava, e le preoccupazioni non erano poi troppe. Quest’anno, però, le cose sono diverse. Il vino, italiano e non solo, sembra subire un ridimensionamento dei consumi che, forse, non è solo congiunturale, ma più profondo, e legato non solo ad un quadro economico pesante in tutti i mercati più importanti, dall’Europa agli Usa, che frena i consumi di tutti i beni voluttuari, vino incluso. In più, l’Italia fa i conti anche non solo con numeri di cantina elevati come non mai, ma anche con previsioni incerte, tra chi parla di cali fortissimi e chi addirittura di aumenti di produzione sul 2022, in un quadro caotico, ma anche con tante “zone grigie”, sui dati, per cui è ancora più difficile fare stime realistiche di produzione. Soprattutto in un anno come questo dove anche il clima, tra piogge, peronospora e grande caldo, con situazioni diverse da zona a zona, rende il tutto ancora più complesso. Anche perchè “magari a tanti non fa piacere quello che dico, e farà arrabbiare qualcuno, ma noi ipotizziamo sempre un dato di vendemmia, e poi quando si arriva in fondo ci sono sempre quei 2, 3, 4 milioni di ettolitri in più che, magari, provengono da cantine che non sono troppo precise nella rendicontazione, o da un po’ di uva da mensa che passa da una parte all’altra. Sono cose che si riescono a dire con difficoltà, ma sono sotto gli occhi degli operatori. Solo dirle a voi in questa intervista mi porterà delle sane critiche, ma sarò felice di essere confutato numeri alla mano”. Parole di Lamberto Frescobaldi, alla guida di una delle imprese più importanti del vino italiano, come il Gruppo Frescobaldi, ma anche di Unione Italiana Vini (Uiv), il più grande “sindacato” di categoria, in una chiacchierata a tutto tondo con WineNews. Che parte da una sua frase: “non manca il vino, ma manca il mercato”. Che cosa vuol dire?
“Vuol dire che c’è stato un rallentamento molto brusco dopo l’euforia del post Covid, che aveva portato tante persone a riabbracciare la libertà perduta nella pandemia. Poi complice anche l’aumento dei tassi di interesse, del costo che le famiglie hanno per i mutui per le case, e per qualsiasi altra cosa che comprano, c’è stata una revisione della spesa per il piacere, come l’andare a mangiare fuori, gli aperitivi e quant’altro, e questo è accaduto ovunque nel mondo. In Usa l’aumento del costo del denaro è stato ancora più forte che da noi, e con aumenti notevolissimi per il costo del fuori casa, e questo ha portato un rallentamento dei consumi. Fenomeno che avevamo un po’ intravisto lo scorso anno, ma che forse non abbiamo del tutto compreso. E, quindi, oggi, numeri alla mano, come quelli di “Cantina Italia”dell’Icqrf, al 31 luglio, avevamo una quantità di vino in cantina che non abbiamo mai avuto negli ultimi 20 anni, in vista della vendemmia. Questo è innegabile, e bisogna prendere atto che le cose sono rallentate più di quanto pensassimo”.
È pur vero, però, che di “titoli” in cui si annunciava una vendemmia al via con l’equivalente di un’annata di produzione in cantina, negli anni, anche noi ne abbiamo fatti tanti. E allora viene da chiedersi perchè, da questo punto di vista, c’è più tensione che in passato. E la risposta è nel calo dei consumi, ma non solo, spiega Frescobaldi. “Tanti Paesi che erano diventati grandi consumatori di vino come la Cina, per esempio, ha visto rallentare l’economia, e quindi il taglio dei consumi di alcune cose voluttarie, e non piace sentircelo dire, ma si può rinunciare ad un bicchiere di vino e non succede nulla. E poi tutto è rincarato. Anche da noi, in un posto popolarissimo come l’Emilia Romagna, per esempio, dove per pochi euro si mangiava una piadina, oggi se ne spendono anche 10, e anche se si va a mangiare una pizza con un bicchiere di vino, in generale, la spesa è molto aumentata rispetto al passato. E quindi tante famiglie hanno tirato i remi in barca, questo è un dato di fatto. E questo aspetto, unito ad una cantina “pesante”, fa si che ci sia questa preoccupazione”.
Un altro dato di fatto, però, è che il vino, di crisi e difficoltà, ne ha superate tante. Pensiamo alla crisi finanziaria del 2007-2008, per esempio. Ma oggi, forse c’è il pensiero che questa crisi, che si innesta anche su temi più ampi come quello del salutismo, per esempio, sia più profonda e strutturale, e non solo congiunturale.
“Mi augurerei di no. Certamente, quando si legge che la Francia sta pensando ad estirpare vigneti specialmente nella zona di Bordeaux dove c’è troppo prodotto - dice Lamberto Frescobaldi - agli aiuti dati nella zona di Canberra, in Australia, dove ci sono tanti vigneti, per lasciarli improduttivi, e si si pensa al fatto che si sono affacciati nuovi grandi player nella produzione del vino, come la Cina, che rispetto a 10 anni è molto più importante, o il Sudamerica che ha ripreso molto vigore, o l’India, che ha fior di aziende locali che poi esportano, grazie alla popolazione indiana, che si è diffusa in tutto il mondo, ci capisce che oggi il vino è un prodotto molto più globale. Poi è chiaro che ci sono le nicchie, Bolgheri, Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Montepulciano con il Nobile e così via, ma se devo avere una visione a tutto tondo come presidente Uiv dico che ci sono sempre eccezioni che mettono in discussioni certi ragionamenti, ma oggi le regole del gioco sono molto più complesse rispetto a 15 anni fa”.
Tutto, in ogni caso, parte dalla vigna. E parlando di vendemmia, siamo già a fine agosto, la raccolta è iniziata da poco (ed in concreto soltanto nei territori della spumantistica), ma già tante, e diverse, sono state le stime, con cali più o meno accentuati previsti, e qualcuno che pensa addirittura di non vendemmiare, mentre in altre zone addirittura si ipotizza più produzione del 2022. Nel nostro giro di opinioni tra i diversi Consorzi, a inizio agosto, per esempio, c’è chi si fermava ad un ottimistico -5% di uva sul 2022, come quello de Brunello di Montalcino , passando per il -10/-15% tra Chianti, Chianti Classico, e Montepulciano, con qualche difficoltà in più tra Marche e Abruzzo, con perdite tra il -20% ed il -30%, al -35% previsto dalla Doc Sicilia, per fare degli esempi. Fino al -14% a livello nazionale, e alle stime in calo, in alcune situazioni peculiari, anche del -50%, ipotizzate dalla stessa Unione Italiana Vini (Uiv), insieme ad Ismea e Assoenologi (che presenteranno le loro stime più approfondite il 12 settembre, a Roma, ndr), ma anche dalla Confagricoltura.
Una tendenza a prevedere una produzione in netto calo, comunque, su cui Lamberto Frescobaldi ha sempre, però, predicato prudenza, con numeri da verificare alla fine. E questo si spiega con il fatto che, “in Italia, in questi ultimi anni, il mercato ha dato delle belle soddisfazioni, e quindi sono stati reimpiantati tanti vigneti che porteranno un aumento di qualità, fatti con cloni, varietà e sistemi di allevamento giusti. E quest’anno ne entrano tanti in produzione. Nel Nord Est, malgrado in alcune zone la grandine abbia colpito duramente, per esempio, oltre alla peronospora, dati alla mano ci comunicano che si aspettano un aumento di quantità. Ancora, di quanto, è difficile dirlo perchè oggi con tutti i numeri che si sentono converrebbe giocare alla lotteria, e la confusione regna sovrana - provoca Frescobaldi - si ipotizza, però, nel Nord Est il 10% di aumento. Poi sì, c’è stata la peronospora, come in Abruzzo per esempio, e non solo, ma ricordiamoci che, fino ad aprile 2023, in Italia si parlava di distillazione, ce lo siamo già dimenticati. All’epoca si pensava ad una vendemmia molto ricca, e ci sono state diverse Regioni che si sono molto allarmate, dicendo che si doveva distillare. Poi è arrivato un maggio piovoso, anche al Sud dove sono meno abituati a questo aspetto, e la peronospora ha fatto quello che sappiamo, ma anche in questo caso alcuni produttori hanno saputo difendersi, altri no, ma per quello dico “vediamo”. A me piacerebbe dire che ci sarà un pochino meno uva, che sarà più buona, e quindi che aumentiamo i prezzi così i produttori di uva saranno remunerati e soddisfatti, perchè poi alla fine se questo non avviene chi produce dalla vigna ad un certo punto o smette o produce peggio. Ma questo, oggi, no sembra che stia accadendo, perchè c’è ancora un magazzino molto importante, che non fa spazio alla nuova uva, e poi ci siamo già voluti dimenticare che ci sono zone d’Italia dove sono sempre state date deroghe a produrre più di 300 quintali per ettaro, e quest’anno produrranno più di 300 quintali, e questo riporta al tema italiano dell’abbassamento delle rese per ettaro, perchè forse alla fine se si riesce ad avere un po’ meno prodotto ma più buono la soddisfazione arriva per tutti”.
Al netto di questo, di numeri, previsioni e osservatori ce ne sono tanti, spesso anche discordanti, e per qualsiasi settore è necessario avere modelli previsionali affidabili, al netto del fatto che in agricoltura e in vigna il “primo azionista” è il cielo e che il clima può stravolgere le cose in ogni momento. E viene da pensare quanto sia difficile lavorare in questo caos e quanto servirebbe una voce univoca e affidabile.
“È una situazione complessa. I dati ci sono, ma allinearli non è un esercizio banale. Ricordiamoci anche che ci sono tante volte organizzazioni sindacali che tendono ad anticipare le cose, altre volte non si riesce a mettersi d’accordo su quando fare le denunce di produzione del vino, che spesso vengono rimandate, mentre tanti produttori chiedono di anticiparle per non avere dati troppo in fondo all’anno, ed, a volte, addirittura ad inizio dell’anno successivo. Dopo di che, magari a tanti non fa piacere quello che dico, e farà arrabbiare qualcuno - dice Frescobaldi a WineNews - ma succede che noi ipotizziamo sempre un dato di vendemmia, e poi quando si arriva in fondo ci sono sempre quei 2, 3, 4 milioni di ettolitri in più del previsto, che magari provengono da cantine che non sono troppo precise nella rendicontazione, o da un po’ di uva da mensa che passa da una parte all’altra... sono cose che si riescono a dire con difficoltà ma sono sotto gli occhi degli operatori. Solo dirle a voi in questa intervista mi porterà delle sane critiche, ma sarò felice di essere confutato numeri alla mano. Ma se dico quello che ho detto, lo dico nel rispetto di tanti viticoltori, perchè è chiara a tutti la mia attenzione al viticoltore, a volte più che al trasformatore, perchè, fino a prova contraria, il vino si fa con l’uva, e quindi il lavoro attento del viticoltore sta particolarmente a cuore, e, per me, al primo posto dell’agenda, c’è non solo la sua capacita di sopravvivere, ma di vivere sempre meglio e di produrre sempre meglio”.
In ogni caso, e se ne parla da anni, un tema di sovrapproduzione, nel lungo periodo, e non solo in Italia, c’è. E se in Francia sono arrivati 200 milioni di euro per la distillazione di crisi, con i transalpini che hanno scelto questa via per eliminare un po’ di prodotto di eccesso in vista della vendemmia (senza dimenticare, sul lungo periodo, gli espianti a Bordeaux), in Italia magari c’è chi svende sottocosto, a quotazioni che spesso associamo alla Spagna, vino che viene imbottigliato all’estero, come sottolineato dallo stesso Frescobaldi. E allora c’è da capire come si gestisce questa situazione in cui, da un lato ,è evidente che si distrugge valore, e, dall’altro, è altrettanto evidente che chi non ha altri strumenti per fare spazio in cantina una strada la deve trovare. “Noi abbiamo una situazione ancora più complessa rispetto alla Francia. Lì ci sono poche aree molto rilevanti nella produzione di vino, noi abbiamo la vigna ovunque, dalle Alpi a Pantelleria, e ogni Regione è responsabile dell’agricoltura, ed è molto più difficile fare una strategia nazionale. Quando si parlava di distillazione si ipotizzava che ogni Regione avrebbe potuto attivarla o meno, quindi noi abbiamo anche questa complessità. Oggi il tema non è più all’ordine del giorno, ma ricordiamoci che abbiamo la responsabilità di ciascuna Regione quando si parla di agricoltura e di vino, e quindi abbiamo comunque un passaggio in più da dover fare e mettere d’accordo tutti non è sempre facile”. Nemmeno con un buon bicchiere di vino davanti.

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