Da una parte ci sono i numeri, con le vendite 2022 che hanno superato i 13 milioni di bottiglie per un fatturato complessivo che ha raggiunto i 180 milioni di euro, e una domanda aumentata complessivamente del 7%, grazie all’apprezzamento crescente sia del pubblico italiano che di quello americano e asiatico, e al sempre maggior interesse verso i Millesimati, che hanno raggiunto la quota del 12% tra le tipologie in ascesa preferite dai consumatori. Dall’altra ci sono i riconoscimenti della critica italiana ed internazionale, che lo pongono stabilmente ai vertici tra i migliori spumanti Metodo Classico al mondo, e come “campione” del “Mondiale delle bollicine” del wine writer britannico Tom Stevenson, grazie alle sue cantine leader e con ricadute su tutto il territorio. È questo il ritratto più attuale del Trentodoc, le bollicine di montagna per eccellenza, primo Metodo Classico italiano ad aver ottenuto il riconoscimento a Doc, e tra i primi al mondo, esattamente 30 anni fa, nel 1993, e oggi realtà in costante crescita - che, nei prossimi giorni, si racconterà a WineNews in un video ed ai wine lovers con “Trentodoc Festival” a Trento e “Trentodoc in Cantina” (da domani al 24 settembre) - e che nasce in 1.396 ettari di vigneti eroici e da 4 vitigni (Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco e Meunier), inerpicati sulle più belle montagne italiane, le Alpi e le Dolomiti, nei 74 Comuni che circondano Trento, nella Valle dell’Adige, in Val di Cembra, in Vallagarina, nella Valle del Sarca, in Valsugana e nelle Valli Giudicarie.
Il Trentodoc, con le sue 67 case spumantistiche diverse per dimensioni e natura, tra storiche Maison, cooperative tra le più grandi d’Italia e realtà sartoriali, riunite nell’Istituto Trento Doc, guidato da Enrico Zanoni, dg Cavit, tra le aziende leader del territorio, è oggi uno dei casi più virtuosi della crescita del Metodo Classico italiano e del successo delle bollicine made in Italy, vino contemporaneo e uno dei medium della nostra società, simbolo di convivialità e versatilità di abbinamenti in cucina - da quella di montagna all’alta ristorazione che sembra adattarsi perfettamente sempre di più ai Metodo Classico, grazie anche al livello qualitativo raggiunto da espressioni come il Trentodoc - ma anche di leggerezza e wellness, ormai destagionalizzate e sdoganate a tutto pasto, perfette in ogni occasione. E che guardano ad un futuro ancora più frizzante, verso un posizionamento ancora più al top, ma anche alla capacità di invecchiamento sempre più richiesta anche per questa tipologia, e per il Trentodoc, la cui lenta maturazione in bottiglia varia da un minimo di 15 mesi per un Brut a 24 mesi per un Millesimato, e da un minimo di 36 mesi per la Riserva, ma che può arrivare ad oltre 10 anni di permanenza sui lieviti. Guardando alla produzione, secondo le voci delle aziende di riferimento raccolte da WineNews - da Ferrari Trento, griffe-icona della spumantistica italiana, dove il sogno dell’enologo Giulio Ferrari di creare in Trentino un vino capace di confrontarsi con i migliori Champagne francesi è diventato realtà (e “Sparkling Wine Producer of the Year” del “The Champagne & Sparkling Wine World Championships” 2023), a Maso Martis, “perla” della spumantistica di montagna che, a dispetto delle piccole dimensioni, ha saputo conquistarsi un posto ai vertici nella loro produzione - il 2023, anche per il Trentodoc e i grandi vini del Trentino, sta segnando una delle vendemmie più complesse di sempre, ma che si prospetta buona in qualità e quantità. Perché le bollicine Trentodoc sono opere della maturità, frutto della consapevolezza della vocazione del territorio e del patrimonio della tradizione, raggiunta grazie anche allo studio e alla ricerca scientifica portata avanti in sinergia da due realtà storiche del Trentino, come l’Istituto Trento Doc e la Fondazione Mach, e valorizzati dagli artefici della nascita e dell’affermazione del Trentodoc in Italia e nel mondo, griffe pioniere delle bollicine italiane come Cesarini Sforza, oggi del Gruppo Cavit, e Letrari, a partire dalle intuizioni dello storico fondatore Leonello Letrari, e “colossi” come il Gruppo Mezzacorona, una delle più importanti cooperative del vino italiano. Nel presente, tutto questo fa sì che ci sia sempre più attenzione verso le bollicine italiane come il Trentodoc da parte della critica mondiale, e, soprattutto, da parte degli appassionati.
A loro è dedicato il “Trentodoc Festival” n. 2, il Festival delle bollicine di montagna, dal 22 al 24 settembre a Trento, promosso dalla Provincia autonoma di Trento con Istituto Trento Doc e Trentino Marketing, in collaborazione con il “Corriere della Sera”, e con le case spumantistiche dell’Istituto Trento Doc che propongono 70 appuntamenti nei luoghi di produzione del Metodo Classico nell’evento diffuso in tutto il territorio “Trentodoc in Cantina”. Dalla cucina di montagna dello chef Alessandro Gilmozzi del ristorante 1 stella Michelin El Molin di Cavalese accompagnato dal Trentodoc di Cesarini Sforza Spumanti, alla degustazione di Trentodoc Altemasi (Cavit) in abbinamento a preparazioni con erbe spontanee al Maso Toresella; dalla merenda preparata dagli allievi della Fondazione Edmund Mach, alla cena con verticale di Trentodoc da Conti Bossi Fedrigotti; dall’abbinamento con crudités da Moser, all’aperitivo di Maso Martis con le interpretazioni della pasta dello chef Cristiano Tomei del ristorante L’Imbuto di Lucca e Pastificio Felicetti; dalla degustazione “Da 0 a 100 mesi di lavorazione sui lieviti” da Endrizzi, a Letrari che dedica un appuntamento alle Riserve formato Magnum; dal Trentodoc in verticale alla Cantina Aldeno, a Ferrari Trento che propone un approfondimento sul rosato e apre al pubblico la residenza rinascimentale Villa Margon di proprietà della famiglia Lunelli; da Cembra Cantina di Montagna che propone trekking tra i vigneti della Valle di Cembra, all’incontro da Rotari (Mezzacorona) tra bollicine, musica e arte; dalla Cantina d’Isera, dove il Trentodoc è servito con sboccatura à la volée, alla Cantina Sociale di Trento che sceglie l’artista Lorenza Aldrighetti per una performance nell’enoteca ARTèCRU; da Revì dove si fa yoga immersi nella natura, a De Vigili che organizza che un percorso artistico tra i vigneti, o a Mittestainer per un aperitivo a bordo piscina. E, ancora, da Bellaveder a Valentini di Weinfeld, da Cenci Trentino a Cantina Toblino, da Cantina di Riva a Madonna delle Vittorie, dalla Cantina Salizzoni a Mas dei Chini, da F.lli Pisoni a Ress, da Spagnolli Spumanti a Maso Nero, da San Michael alla Cantina Furletti Gabriele, da Balter a Borgo dei Posseri, da Tonini Viticoltori a Corvée, dalla Cantina Mori Colli Zugna ai Viticoltori in Avio, da Pravis a Cantina Salim.
Il tutto, mentre al “Trentodoc Festival” nei luoghi più belli della città di Trento, si parlerà, tra i tanti incontri, di vino e salute, con Angela Velenosi, fondatrice e proprietaria Velenosi Vini, e il dottor Attilio Giacosa, direttore Dipartimento di Gastroenterologia e Nutrizione Clinica al Policlinico di Monza, e della cantina del futuro tra accoglienza e turismo, con Federico Grom, fondatore di Mura Mura, e Josè Rallo, ad Donnafugata. La Fondazione Mach ripercorrerà oltre un secolo di ricerca sul Trentodoc, con Attilio Scienza, tra i massimi esperti di viticoltura al mondo dell’Università di Milano e presidente del Comitato Nazionale dei vini Doc del Ministero dell’Agricoltura, e Fulvio Mattivi, scientific advisor del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach. E se la Master of Wine Essi Avellan racconterà i “Rosé e sparkling wine over the years: the Riserva type” nei Trentodoc Tasting, il neo Master of Wine italiano Andrea Lonardi, coo Angelini Wines & Estates, Federico Veronesi, general manager Signorvino, e Alessandro Nigro, “Miglior Sommelier d’Italia-Premio Trentodoc” 2022 e head sommelier al Grand-Hôtel du Cap-Ferrat analizzeranno il rapporto tra il mondo del vino e la Generazione Z. Spazio anche a come sono nate le “cantine d’autore”, con l’architetto Agnese Mazzei, Marcello Lunelli, vicepresidente e responsabile degli enologi di Cantine Ferrari, e Renzo Cotarella, ad ed enologo di Marchesi Antinori, alla passione trasmessa di padri in figli, con Lamberto Frescobaldi, presidente Gruppo Marchesi Frescobaldi e Unione Italiana Vini-Uiv, Federico Inghirami, proprietario della Fattoria di Grignano, il Marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga, alla guida della Tenuta San Leonardo, e Marilisa Allegrini, alla guida di Allegrini, all’impatto del cambiamento climatico sugli ecosistemi delle coltivazioni e le produzioni vitivinicole con Mattia Vezzola, enologo e fondatore di Costaripa, Matteo Moser, enologo e agronomo di Moser Trento, Andrea Faustini, direttore tecnico di Cavit, e Pietro Patton, presidente Consorzio Vini del Trentino, e alla comunicazione con il velista Giovanni Soldini, Gelasio Gaetani d’Aragona, scrittore, produttore e wine expert, e Filippo Polegato, ad Astoria. E un talk sarà dedicato ai “Valori del Vino” (a Palazzo Roccabruna, sede dell’Enoteca Provinciale del Trentino, il 24 settembre), con il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, Riccardo Illy, presidente Polo del Gusto, Camilla Lunelli, direttrice della Comunicazione e delle Relazioni esterne del Gruppo Lunelli, Mario del Grosso Destrieri, dg Fondazione Edmund Mach, e Giulia Zanotelli, assessore all’Agricoltura, foreste, caccia e pesca della Provincia Autonoma di Trento, a cura del vicedirettore del “Corriere della Sera” Luciano Ferraro.
E, ancora, accanto a tanti nomi del vino italiano ci saranno grandi chef, come Pino Cuttaia, 2 stelle Michelin, del ristorante La Madia di Licata, Franco Pepe, del ristorante Pepe in Grani a Caiazzo, Peter Brunel, 1 stella Michelin, del Peter Brunel Ristorante Gourmet ad Arco, Chiara Pavan, alla guida, insieme a Francesco Brutto, del ristorante 1 stella Michelin Venissa di Bisol sull’Isola di Mazzorbo, e nomi del mondo dell’alta cucina come Antonio Santini, “padre” indiscusso del servizio italiano dal tristellato Michelin “Dal Pescatore” a Canneto sull’Oglio. Ma anche tanti personaggi dello spettacolo, dall’attore Giorgio Pasotti, alla Gialappa’s Band, dalla comica Caterina Guzzanti, allo youtuber Frank Matano, e al cantante Diodato, per raccontare il loro legame con le bollicine italiane e con il Trentodoc, in particolare.
A cosa pensiamo con in mano un calice di Trentodoc? Che aveva ragione il grande critico d’arte Philippe Daverio: è una delle “brillanti intelligenze” del vino italiano, e che, con l’“operazione Trentodoc” il Trentino ha saputo servirsi delle bollicine per rilanciare la sua immagine.
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