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TROPPO POCA LA DIFFERENZA TRA I PREZZI PER LE UVE “DI PIANURA”: “COSÌ SI RISCHIA DI FAR ANNEGARE IL PROSECCO DOCG, TRAINO DELL’ECONOMIA LOCALE, IN QUELLO DOC”. COSÌ IL PRESIDENTE ALTAMARCA, ALBERTO RESERA. “NON C’È CHIAREZZA TRA DENOMINAZIONI”

Troppa poca differenza di prezzo tra le uve di “collina” e quelle di “campagna”, nel senso che le prime costano troppo poco sulle seconde. Le prime sono le “uve Docg” del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, quotate tra 1,20 e 1,30 euro al chilo, le altre quelle da cui nasce il prosecco Doc, quotate intorno a 1 euro. E per alzare le quotazioni delle uve Doc, dovrebbero aumentare quelle Docg. A raccogliere le perplessità di alcuni produttori è il presidente dell’associazione di promozione turistica del territorio Altamarca, Alberto Resera, che rilancia il tema della disparità di risorse e attenzioni investite sulle colline rispetto ai vigneti di pianura, a fronte di uno scarto economico minimo.
“Credo che una giusta differenza del prezzo sul mercato tra le uve Docg e Doc debba essere almeno, e sottolineo almeno, del 40% - dichiara Resera - e se non si arriva ad un tale riconoscimento c’è il concreto rischio che la Docg anneghi nella Doc. Ricordo che attualmente sono prodotte circa 60 milioni di bottiglie di Prosecco Docg contro un Prosecco Doc destinato, tra qualche anno, ad avere una potenzialità di 400 milioni di bottiglie”. Numeri alla mano, i conti sono presto fatti, visto che in campagna è concessa una produzione di Doc pari a 185 quintali per ettaro, mentre in collina il limite per la Docg è di 135 quintale. Pertanto, con le quotazioni sul mercato succitate, si incasserebbero 185 euro per ettaro in campagna e 175 euro per ettaro in collina.
“Il Prosecco Docg si sta sempre più rivelando il traino della economia locale - continua il presidente di Altamarca - ma dobbiamo fare massa critica e riuscire a sostenere adeguatamente questo prodotto d’eccellenza, rimarcandone la differenza qualitativa dal Doc”. Resera si spinge anche oltre e indica un possibile terreno di confronto. La mia sensazione è che non ci sia chiarezza nelle denominazioni perché alla definizione di Prosecco superiore o Docg si aggiungono, a vario titolo, il Prosecco Rive o il Prosecco Valdobbiadene. Senza dimenticare che Prosecco è anche il Cartizze e lo stesso Docg di Asolo. Io mi chiedo - chiude Resera - se il consumatore, specie quello straniero e da fuori Regione, è in grado di destreggiarsi tra tutte queste etichette e se possiamo agevolarlo con una unica denominazione che riesca ad individuare il prodotto ed il territorio”. E ricorda che il Montalcino si distingue solo in Brunello e Rosso, mentre gli stessi Chianti, Barolo e Amarone sono universalmente conosciuti con una sola denominazione.
Info: www.altamarca.it

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