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AMBIENTE

Ue, legge a tutela natura: entro 2030 vanno ripristinate il 20% delle aree degradate, anche agricole

La normativa mette a rischio l’approvvigionamento alimentare: l’agricoltura non può essere penalizzata dagli obiettivi per la sostenibilità
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La “Nature Restoration Law” punta sul ripristino del 20% delle aree naturali degradate

Una legge a tutela della natura, ma con luci e ombre dal punto di vista degli agricoltori: le tre istituzioni europee - Commissione, Consiglio e Parlamento - hanno raggiunto un accordo (che dovrà essere votato in seduta plenaria nei prossimi mesi) sulla “Nature Restoration Law”, la proposta che vincola i 27 Stati membri a definire e e implementare misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Unione Europea entro il 2030, e tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050. Si tratta di un provvedimento a suo modo storico, ma a preoccupare il settore primario è la reintroduzione dell’articolo 9 in merito agli ecosistemi agricoli, che metterebbe a rischio l’approvvigionamento alimentare.
La grande novità introdotta da questa legge, che rientra nell’ambito del Green Deal, è che per la prima volta gli Stati membri non si limiterebbero a proteggere le aree naturali più a rischio, ma sarebbero obbligati a ripristinarle dove siano già degradate. Proprio il ripristino dei terreni agricoli è uno dei punti più controversi: secondo la legge i singoli Paesi dovranno impegnarsi in particolare su tre indicatori: l’indice di “farfalle delle praterie e uccelli dei terreni agricoli”, lo stock di carbonio nel suolo coltivato e la quota di terreni agricoli ad alta biodiversità.
Per gli Agricoltori Italiani (Cia), l’accordo non ha rispettato il mandato parlamentare, che chiedeva appunto l’esclusione dell’articolo 9 a tutela della superficie agricola e della produttività. L’introduzione di un meccanismo d’emergenza a compensazione del suddetto articolo, che prevede la sospensione degli obiettivi per gli ecosistemi agricoli in circostanze eccezionali, non può essere considerato soddisfacente, e non fa che riconoscere implicitamente i gravi rischi di questa normativa, segnalati non solo dagli agricoltori italiani, ma da tutte le altre associazioni agricoli europee. Per Copa e Cogeca, nonostante alcune attenuazioni, “il compromesso finale è totalmente irrealistico per gli agricoltori”.
L’unica nota positiva, secondo la Cia - Agricoltori Italiani, è che sia stata abbandonata l’ipotesi di finanziare il ripristino della natura con i fondi della Pac. Ma si tratta dell’ennesimo campanello d’allarme sul futuro della transizione ecologica, se l’agricoltura non viene vista come protagonista attiva, ma resta penalizzata dagli obiettivi per la sostenibilità. Il mondo rurale deve essere, invece, valorizzato nel suo ruolo che è strategico per il benessere degli ecosistemi, a costante salvaguardia dell’ambiente e a tutela del suolo.

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