Nel primo semestre 2019, l’export italiano di vino e mosti ha chiuso i conti in maniera soddisfacente. In totale, il settore in volume ha superato i 10 milioni di ettolitri (+9%), mentre in valore ha oltrepassato la soglia dei 3 miliardi di euro, con una crescita del 3% sullo stesso periodo del 2018, come emerge dai dati dell’Unione Italiana Vini - Uiv, guidata da Ernesto Abbona, a capo della griffe del Barolo Marchesi di Barolo. Nonostante il mercato si stia rapportando con la vendita dei prodotti dell’abbondante vendemmia 2018, tengono i prezzi medi di spumanti e vini fermi, mentre lo sfuso (sottoposto a forte concorrenza del prodotto spagnolo) registra pesanti flessioni dei listini, nell’ordine del 30%.
Nel primo semestre dell’anno, però, le esportazioni italiane di vini fermi verso gli Stati Uniti hanno registrato una pesante battuta d’arresto calando del 4% in volume (1,1 milioni di ettolitri), con valori stabili a poco meno di mezzo miliardo di euro. In particolare, questi primi sei mesi del 2019 sono stati difficilissimi per i vini bianchi, che negli Usa segnano riduzioni del 10% in volume e del 7% in valore, mentre il comparto dei rossi riesce, per ora, a tenere il passo con una crescita del 3% in volume e dell’8% in valore. I vini fermi bianchi e rossi rappresentano un settore strategico che va difeso, tutelato e promosso con ancora più forza.
Questa flessione, secondo l’analisi della Uiv, rappresenta un campanello d’allarme per l’intero settore, che va assolutamente ascoltato, perché quello statunitense è il primo mercato a valore per le nostre bottiglie. Considerando che all’orizzonte si profila l’introduzione di dazi da parte dell’amministrazione Usa, in scia alla disputa Boeing/Airbus con l’Unione Europea, questo scenario rischia di peggiorare in futuro.
Al contrario dei vini fermi, il Prosecco e gli spumanti in generale negli Stati Uniti stanno andando a gonfie vele: l’export nei primi sei mesi del 2019 fa registrare +6% in volume e +5% in valore. Oltre che negli Usa, la situazione dei vini fermi confezionati non è positiva in Canada. Nonostante l’entrata in vigore degli accordi di libero scambio, infatti, l’export italiano ha registrato una flessione del 6%, a fronte delle crescite di Francia (+2%) e Spagna (+22%).
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