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VINO E SPIRITS

“Un brindisi al futuro” tra ripartenza, semplificazione e l’Europa, tra Ocm ed etichette

Le riflessioni dei vertici di Federvini ed istituzioni italiane ed europee, in pieno negoziato Pac. Dopo un 2020 chiuso con 1,5 miliardi di perdite
ALBIERA ANTINORI, ETICHETTE, Europa, FEDERVINI, OCM, UE, vino, Italia
La ripartenza del fuoricasa è fondamentale per vino e spirits

La consapevolezza della forza di un settore, quello del vino italiano, leader nel mondo, che ha sofferto (ed insieme agli spirits nel 2020 ha perso 1,5 miliardi di euro tra crisi del fuori casa e calo dell’export) ma nel complesso resistito all’impatto del Covid, ma anche delle tante difficili sfide che attendono la filiera del vino e degli spirits non solo sui mercati che cercano di superare la pandemia, ma anche normative, soprattutto in Europa, tra nuove norme in arrivo sull’etichettatura di vino e prodotti alcolici (dove con buona certezza si va sull’inserimento di informazioni nutrizionali e non solo in forma dematerializzata, via internet), ma anche in termini di risorse promozionali, che non spariranno ma che sarà difficile mantenere agli stessi livelli visti fino ad oggi, sia nel quadro dei negoziati sulla Pac in corso in queste ore che in quello del piano europeo per la lotta al cancro, ma anche in Italia, dove il problema atavico è quello di una burocrazia eccessiva, anche per una semplificazione mai concretamente avvenuta. Ecco, in estrema sintesi, gli argomenti sul piatto per un “Brindisi al futuro”, tema e messaggio dell’assemblea pubblica Federvini, che ha sancito il passaggio di testimone alla guida delle federazione tra Sandro Boscaini, patron di Masi Agricola, una delle griffe della Valpolicella, e Micaela Pallini, alla guida della storica azienda di produzione di liquori di famiglia, con Albiera Antinori, al vertice di una delle realtà del vino italiano più importanti come la Marchesi Antinori, a capo del “Gruppo Vino”. La volontà, palese, è quella di voler guardare alla ripartenza con ottimismo.
“La campagna vaccinale sembra dare buoni frutti - ha detto Pallini - solo un mese fa era impensabile parlare di turismo e riaperture, ci dà fiducia nel futuro. La ripartenza dell’horeca è strategica, se ne è sentita la mancanza non solo per i consumi, ma anche perchè bar e ristoranti sono luoghi dove si fa cultura del prodotto. C’è il grande tema della semplificazione, con tante riforme spesso annunciate e mai compiute, come quella dell’abolizione della fascetta cartacea del contrassegno di stato per le accise, ormai obsoleta, o come quella, che riguarda soprattutto il vino, sul tema dei controlli, che sono importanti perchè garantiscono tutela a consumatori e imprese, ma sono troppi e fatti da troppi enti che non dialogano. C’è il dossier dei dazi Usa e Ue, che ha colpito molto i nostri spirits, e sebbene ci sia una distensione ancora non sappiamo, così come ancora non è chiaro, a maggio, il piano di promozione del made in Italy per il 2021”.
Fondamentali, dunque, la ripartenza del turismo, soprattutto straniero, la cui assenza nel 2020 è costata 27 miliardi di euro, e su cui l’Italia sta investendo molto anche grazie all’attrattiva enogastronomica, come ricordato dal Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, e, più in generale, la vicinanza delle istituzioni, come testimoniato dal saluto inviato da Bruxelles dal Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, che ha sottolineato come nel “Decreto Sostegni bis il settore vitivinicolo ha ottenuto una considerazione particolare. Insieme agli agriturismi, è stato, infatti, il settore che ha ottenuto nuove risorse per un ulteriore esonero contributivo riguardante il mese di febbraio, dopo quello previsto dai precedenti provvedimenti legislativi. Il comparto sarà anche interessato dalle misure che saranno a breve definite grazie ai 300 milioni del Fondo filiere”.
Piccoli segnali che fanno bene sperare. “Siamo carichi e pronti per ripartire come non mai, dopo un periodo difficile come mai si era visto - ha detto Albiera Antinori - e che ha visto il settore soffrire tanto, ma forse meno di altri. Per noi l’Horeca è fondamentale, come lo è la ripartenza anche del turismo in cantina, luogo ideale per raccontare il prodotto, legarlo al territorio e creare quel valore aggiunto che è il vero tema su cui dobbiamo lavorare, perchè è vero che siamo leader nel mondo per produzione e volumi di export, e primi fornitori in tanti Paesi, ma i nostri valori non sono ancora così alti come dovrebbero essere. Per crescere ancora dobbiamo lavorare sia come sistema Paese che come produttori, con maggiore coesione, in Italia e nel mondo, con iniziative che siano importanti e abbiano continuità sui mercati. Ed ovviamente, dobbiamo chiedere alle istituzioni di proteggere il vino da questioni penalizzanti, come quelli che riguardano il tema dell’etichettatura su cui si sta discutendo in europa”.
E, in questo senso, a portare notizie fresche, sono stati Herbert Dorfmann e Pina Picierno, presidente e vice presidente dell’“Intergruppo Vino e Spiriti” del Parlamento Europeo, insieme all’eurodeputato Paolo De Castro. “Siamo nel pieno della trattativa per la nuova Pac, speriamo di chiudere oggi, ma il capitolo vino è più o meno chiuso. E posso dire che, sul fronte delle etichette, ci sarà l’indicazione delle calorie e degli ingredienti, ma tutte e due le cose potranno essere dematerializzate, consultabili attraverso smartphone e internet, e mi sembra un grande successo in un dibatto che a Bruxelles è in atto da anni. Il vino, tra l’altro, sarà il primo settore alimentare dove l’etichetta sarà anche dematerializzata, e penso che sarà una via percorsa da altri settori negli anni a seguire. Sul tema del piano contro il cancro, tra le altre cose, c’’è dibattito sugli “healt claims” (gli avvisi come quelli sui pacchetti di sigarette che si vorrebbero introdurre anche sulle bottiglie di vino e alcolici), ma sono molto scettico: l’abuso, che è da combattere, e non il consumo, non si risolve così. Oggi non esiste nessuno che non sappia che se si beve non si deve guidare, o che le donne incinte non devono bere alcol. Quello dell’abuso non è un problema che si risolve con avvisi in etichetta, ma facendo educazione”.
In ogni caso, il tema è sensibile, e si innesta in quello, delicatissimo, della promozione. “Dobbiamo dire con sincerità che le politiche della Commissione Ue in questi anni non hanno avuto una tendenza positiva per il vino - ha sottolineato Pina Picierno - ma noi dobbiamo difendere un tessuto produttivo e una cultura secolare. La nuova strategia di contrasto al cancro, che è lodevole, ha un approccio che è sbagliato nel proporre alcune soluzioni. Il vino viene additato come nemico, ed il testo, tra le altre cose, chiama in causa il consumo e non l’abuso, come sarebbe stato corretto fare, e propone revisioni di norme, tasse, la riduzione della pubblicità on line, lo stop allo stimolo al consumo di alcol attraverso programmi di promozione dei prodotti agricoli Ue. Su questo punto, essendo la promozione vino nell’Ocm, è in corso in queste ore il negoziato per un nuovo testo. Le risorse per la promozione del vino non dovrebbero scomparire, ma il trend di riduzione degli investimenti è sotto gli occhi di tutti, e su questo c’è la nostra ferma opposizione. A Bruxelles c’è una tendenza pericolosa, verso una politica aspra, con i paraocchi. La strada è lunga, c’è tanto lavoro da fare, ma dobbiamo difendere il nostro vino e coloro che lo producono”.
Ed è un lavoro che va fatto in Europa, dove si discute anche il tema, che ha fatto rumore, delle dealcolazione del vino: “è stata fatta una grande confusione in materia - spiega Albiera Antinori - è un tema tutto da discutere, a partire da “se il vino dealcolato si debba chiamare vino”. Sicuramente è un prodotto che nasce dall’uva, e che avrà un interesse tra i consumatore, e servono delle regole. Ma sul chiamarlo vino c’è un punto interrogativo. Sicuramente, però, non se ne parla per Dop e Igp”.

Focus - Le priorità di Federvini per la ripartenza
Riaperture
La campagna vaccinale e la bella stagione permettono di guardare alla ripartenza di quel mondo della socialità e della convivialità, così importante per i settori rappresentati da Federvini. L’impatto determinato dalle chiusure dimostra quanto esercizi pubblici, ospitalità e turismo siano centrali per intere filiere produttive. Il tema va affrontato in maniera unitaria e coordinata, per questo Federvini chiede l’apertura di un tavolo “Filiera della Socialità” con misure uniforme sul territorio nazionale. Senza misure di sostegno al riavvio delle attività legate al fuori casa - ad esempio estendendo l’uso del suolo pubblico per agevolare i ristoratori nell’accoglienza all’aperto - e la riattivazione dei flussi turistici, la ripresa delle produzioni rappresentate da Federvini e la loro tenuta sui mercati internazionali non potranno realizzarsi. Nell’immediato, al Governo si chiede anche di eliminare subito il divieto di vendita di alcolici dopo le 18.00 nei cosiddetti mini market (tra i quali ricadono centinaia di punti vendita dei più noti marchi della grande distribuzione), misura discriminatoria tutt’ora in vigore nonostante non sia più minimamente giustificata nell’attuale scenario pandemico.

Semplificazione e fiscalità
È necessario ridurre gli innumerevoli adempimenti e competenze amministrative a cui il settore è assoggettato, a partire dall’abolizione del contrassegno fiscale per gli spiriti, strumento obsoleto e ormai del tutto inutile se non come produttore di costi e adempimenti. Federvini per prima sottolinea l’esigenza di avere un sistema di controlli e certificazioni adeguato a sostenere la qualità e la sicurezza dei prodotti. Tuttavia, l’impianto burocratico-amministrativo non dovrebbe ostacolare la vita di impresa in modo così drammatico. Si chiede quindi che la semplificazione si attui non solo attraverso minori adempimenti ma anche riducendo il tempo necessario a mettere d’accordo diversi ambiti amministrativi con aggravi di costi e di tempi davvero poco accettabili oggi. Federvini sollecita inoltre interventi fiscali quali la rimodulazione mirata dell’aliquota IVA. Per il settore degli spiriti la richiesta è quella di una riduzione del 5% delle accise, come segnale di attenzione per un settore particolarmente penalizzato dalle chiusure del 2020 e del 2021.

Sostegno all’export
I vini, i distillati, i liquori e gli aceti italiani rappresentano prodotti del Made in Italy che costituiscono la punta di diamante della nostra esportazione agro-alimentare e sono ambasciatori dello stile italiano nel mondo. In questo ambito il sostegno si deve tradurre sempre più nella difesa degli spazi commerciali, insidiati da tendenze proibizionistiche o dalla costruzione di barriere immateriali di carattere normativo che in realtà rappresentano grandi ostacoli alla libera concorrenza. E’ il caso dei dazi, quali quelli che da più di un anno ostacolano le relazioni tra Unione Europea e Stati Uniti e che hanno comportato ingenti perdite. Altre forme di sostegno potranno provenire da misure di defiscalizzazione del fatturato realizzato con l’export e/o di detrazione fiscale per le spese legate alla comunicazione e alla promozione sui mercati esteri. Federvini chiede infine misure di promozione di ampio respiro, progettate insieme alle imprese e condotte con uniformità e continuità pluriennale.

Cultura del bere e Sostenibilità
La qualità di vini, spiriti e aceti ha da sempre caratterizzato il nostro vissuto quotidiano, fatto di storia, cultura, tradizioni ma anche di voglia di stare insieme, condivisione e positività. La sostenibilità - vocazione ecologica, rispetto del territorio, dei vigneti e dei fornitori, tecniche avanzate di produzione - è da sempre centrale per le imprese del settore. I valori di cultura e sostenibilità vanno posti al centro del dibattito sul consumo responsabile. Il nostro Paese si colloca ampiamente nella parte bassa della classifica sia per quanto riguarda i consumi pro capite di alcol ma anche di consumo critico. Non a caso l’Italia e il suo stile mediterraneo sono un modello di consumo anche per le autorità sanitarie. Federvini ritiene che l’educazione, l’informazione e la formazione, insieme ai dovuti controlli, siano la strada più saggia ed efficace da intraprendere e opera da anni contro ogni forma di consumo sbagliato e non responsabile attraverso iniziative tese a sviluppare iniziative di educazione del consumatore. Purtroppo a livello europeo il dibattito sempre più spesso è guidato da pulsioni proibizionistiche e demonizzatrici che l’Italia dovrebbe respingere nettamente, quali la minaccia di “health warning” sulle nostre etichette, le possibili restrizioni alla promozione e valorizzazione dei nostri prodotti, la spada di Damocle dell’uso dell’arma fiscale per fini cosiddetti “salutistici”. E’ necessario che su questi temi il sistema Paese risponda compatto.

Infrastrutture
Occorre infine promuovere lo sviluppo di infrastrutture di rete anche al di fuori dei centri urbani. E’ inutile chiedere alle imprese di dotarsi di adeguati sistemi di e-commerce e di sfruttare i social network per comunicare con il mondo (cosa che le imprese Federvini già fanno con crescenti investimenti) se poi in larghe aree delle nostre campagne la banda larga è assente o al più appena sufficiente a inviare una semplice email.

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