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UN BRINDISI IMPERIALE: TORNA IL MAMERTINO, VINO PREFERITO DI GIULIO CESARE! A RISCOPRIRLO E RECUPERARLO È PLANETA, CANTINA SIMBOLO DELL’ENOLOGIA SICILIANA, CHE TENTA L’AVVENTURA “ARCHEOENOLOGICA” A CAPO MILAZZO (MESSINA)

Italia
Planeta alla scoperta del vino preferito da Giulio Cesare a Capo Milazzo

Immaginate di poter sentire i profumi e i sapori del vino con cui brindava l’imperatore romano Giulio Cesare un secolo prima di Cristo: presto l’immaginazione potrebbe trasformarsi in realtà.
La griffe del vino siciliano Planeta continua il suo viaggio nell’enologia dell’isola, e dopo Sambuca, Menfi, Noto, e Castiglione di Sicilia, tenta il recupero del Mamertino, nettare che secondo fonti storiche, rappresentava il fiore all’occhiello della viticoltura siciliana nel periodo Romano, insieme al Taormino, del quale è - forse - un omonimo. La terra che ospiterà questa avventura di “archeo-enologia” è Capo Milazzo (Messina), un promontorio, quasi una penisola, che si stacca dalla Sicilia verso Nord, al di là dei vini Eoliani, il punto più a Nord dell’Isola per la viticoltura.
Mamertino, probabilmente da Marte, è il vino dei guerrieri ed è ritenuto tale per le sue caratteristiche peculiari. Strabone e Marziale raccontano di come il Mamertino rivaleggiasse con i migliori quattro vini di Italia, e che Giulio Cesare (considerato nume tutelare delle vigne, perché le riteneva una maniera per legare l’uomo alla terra ed uno strumento di difesa militare, in quanto i viticoltori si opponevano aspramente contro gli invasori per salvaguardare i loro vigneti) lo scelse per brindare alla festa per il suo Terzo Consolato, insieme al Falerno.
Il teatro di questa avventura è assolutamente unico: la Baronia di Capo Milazzo, un altipiano di circa 30 ettari sospeso sul mare di proprietà della Fondazione Lucifero, con quasi 9 ettari vitabili (che Planeta ha preso in affitto, ndr), e il resto coperti di oliveti secolari, la cui parte agricola, però, è da anni in condizioni di quasi abbandono.
Il progetto di recupero e di rilancio del Mamertino vuole essere anche traino alla viticoltura e alla tutela della zona. In collaborazione con il professor Attilio Scienza, tra i massimi esperti al mondo di vitivinicoltura, Planeta ripercorrerà a ritroso la storia di questo vino per tentare di riprodurre quella bottiglia che fece tanto gioire Giulio Cesare. Le prime intuizioni ci sono: sarà un rosso di mare, a base delle grandi uve autoctone del nord della Sicilia. “Sarà, come sempre è stato per Planeta, un lavoro lungo (la prima vendemmia è prevista tra 5 anni), ricerca appassionata e appassionante - dice la Cantina siciliana - ma certamente ne breve ne facile. Crediamo e speriamo - così come oggi quando guardiamo indietro negli altri luoghi della Sicilia dove abbiamo prodotto vini che oggi sono una realtà tangibile che parla per noi - di poter dire un giorno: ne valeva la pena”.

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