Un valore complessivo di 50 miliardi di euro, con oltre 340.000 imprese coinvolte per 1,2 milioni di occupati. È l’intero comparto del vino italiano a livello di filiera allargata. In Italia si contraggono i consumi a causa della crisi e c’è stata una minore produzione, ma resistono i prodotti di alta qualità. E nel futuro di Bacco tricolore c’è l’export, in crescita del 6,5% nel 2012, destinato ad aumentare con una presenza più coordinata nei mercati cinese e brasiliano. Così Federvini (www.federvini.it), la “Confindustria del vino” ha scattato la sua fotografia del settore, fra qualità e nuovi mercati, come emerso a Vinitaly.
“Federvini - spiega il presidente Lamberto Vallarino Gancia - ha apprezzato il messaggio del Ministro Catania in cui invita il settore a riesaminare e approfondire il sistema delle denominazioni e dei vini varietali. Avviare questo percorso significa, infatti, riflettere e affrontare in modo diverso il sistema di promozione dei nostri prodotti sui mercati internazionali. Federvini è favorevole all'avvio di questo processo di riflessione. Con i suoi associati la Federazione ha le esperienze per partecipare agli approfondimenti”. Il comparto vitivinicolo, sottolinea Federvini, si conferma uno dei settori più dinamici e innovativi del sistema economico italiano, in grado di fronteggiare la difficile congiuntura economica con produzioni di sempre maggiore qualità e una costante ricerca di nuovi mercati di sbocco. Tuttavia occorrono continui sforzi per far fronte ad una concorrenza che viene da Paesi fino ad oggi rimasti ai margini del grande commercio internazionale.
Prima ancora dei dati, positivi, sulla crescita dell’export, occorre sottolineare per Federvini come l’intero comparto a livello di filiera allargata abbia raggiunto un valore complessivo di 50 miliardi di euro, con oltre 340.000 imprese coinvolte per 1,2 milioni di occupati: “la dimensione industriale di questo settore - ricorda Gancia - è il successo di politiche ed investimenti culturali e di know how che hanno permesso di riscoprire molte tradizioni vitivinicole italiane che nei decenni si erano perdute”. Tuttavia la sfida, secondo la Federazione, si gioca molto sui mercati esteri dal momento che in Italia la domanda e la produzione sono costantemente in contrazione. La minore produzione della campagna 2012, che ha raggiunto i 39,3 milioni di ettolitri, ha influito sul mercato dei prezzi che si è dovuto confrontare, da una parte, con la flessione della domanda interna e, dall’altra, con una lieve riduzione della domanda estera, in termini di volume. Nel 2012 i prezzi medi all’origine e i prezzi medi alla produzione hanno registrato tendenze al rialzo. In linea generale, nell’ultimo trimestre 2012, i prezzi alla produzione dei vini comuni sono cresciuti del 23%, mentre i vini a denominazione del 9%. I prezzi al consumo hanno registrato un lieve incremento: per gli spumanti la variazione si è mantenuta entro l’1%, mentre per i vini si è assestata sul 5%. Una voce essenziale dell’andamento dell’intero comportato è stata una volta ancora l’export, con una quota nel periodo di riferimento gennaio-dicembre 2012 che ha raggiunto, in valore, 4 miliardi 800 milioni di euro (+6,6% sullo stesso periodo 2011).
Il comparto più brillante, spiega Federvini, è stato quello degli spumanti, che ha toccato nel periodo quota 601 milioni, con un +11,98%. Debole il trend dei vini bianchi Dop (inferiori ai 15 gradi), che ha toccato quota 434 milioni, con un +0,51%. Tonico quello dei Dop rossi e rosati (inferiori ai 15), che ha raggiunto quota 1.337 milioni, con un +6,8%. Sul fronte Igp la tendenza è stata opposta. I bianchi (inferiori ai 15) hanno raggiunto quota 572 milioni (+11,2%), mentre i rossi e rosati (inferiori ai 15) hanno toccato quota 703 milioni, con un trend inferiore (+3,4%). Interessante anche il trend dei vini aromatizzati, con una quota nel periodo di 172 milioni (+11,5%). In termini quantitativi, l’export di vini nel periodo ha toccato complessivamente quota 23,7 milioni di ettolitri, con un calo del -8,2% sullo stesso periodo 2011.
“A livello geografico - sottolinea Gancia - occorrono politiche più mirate e aggressive. Siamo rimasti molto sorpresi, nonostante i drammatici eventi che hanno colpito il Giappone nel 2011, di come lo scorso anno l’export italiano sia cresciuto in modo molto rilevante. Così come la quota del Canada è stata molto significativa. Per il futuro il nostro sforzo deve privilegiare, per ragioni diverse, il mercato cinese (nel 2011 a quota 67 milioni di euro di import italiano) e quello del Brasile. Qui occorrono interventi e politiche molto mirate oltre che avvertenze e strategie giuridicamente sicure per sfruttare le enormi opportunità che la grande distribuzione può offrire. Nel mercato cinese abbiamo riscontrato numerose difficoltà non solo di accesso al sito dove bisognava registrarsi ma anche di compilazione dei dati richiesti, alla luce del fatto che, dopo molto tempo dall’entrata in vigore della normativa, sono state diffuse istruzioni tradotte in lingua inglese. Un aspetto che desta preoccupazione riguarda i limiti di metanolo applicati e che non sono in linea con quelli previsti dalla normativa europea in quanto il limite cinese applicato alle bevande spiritose è inferiore a 2,0 g/l, mentre in Europa il tenore massimo di metanolo è pari a 10 g/l di alcol a 100% vol. per la Grappa ed è proprio questo prodotto a risentirne maggiormente”.
In dettaglio, spiega Federvini, nel 2012 in termini quantitativi le esportazioni complessive di prodotti italiani hanno interessato prevalentemente il mercato tedesco (6,3 milioni di ettolitri), quello Usa (3 milioni di ettolitri), quello Canadese (738.000 ettolitri), il Giappone (447.000 ettolitri, nonostante il difficile periodo post terremoto) e la Cina (326.000 ettolitri). “Quello cinese resta il mercato più interessante e complesso - dice Gancia - sia in ragione di alcune specifiche normative che discostano i nostri prodotti da quelli ammessi alla commercializzazione sia per le sue immense dimensioni e conseguenti problemi distributivi. Tuttavia occorre sensibilizzare le autorità nazionali e quelle europee affinché si avvii un positivo dialogo con le Autorità cinesi per incrementare le nostre esportazioni. Il prodotto alcolico e vitivinicolo italiano è una componete essenziale del made in Italy che la Cina sta dimostrando di apprezzare e non possiamo perdere questa significativa opportunità sia per i gruppi nazionali più articolati sia per i singoli piccoli produttori italiani”.
Quello cinese è un mercato in progressiva crescita con un consumo procapite di vino pari di 1,3 litri a persona. Oggi si stima possa raggiungere un livello di consumo pari a 150 milioni di casse. Il vino prodotto in Cina è pari al 83% dei volumi consumati mentre quelli importati crescono più velocemente, con tassi esorbitanti pari al 1000% anno su anno. “Questo si spiega sia con l’attrazione per un prodotto tipicamente espressione della cultura del nostro Paese sia per l’affermarsi di usanze che vedono proprio nel vino italiano di qualità uno dei regali più ricercati in occasioni rilevanti della vita privata”.
Tornando alle dinamiche nazionali, sottolinea Federvini, la produzione di vino, nel corso degli ultimi decenni, ha vissuto un calo quantitativo, dovuto in parte ai cambiamenti climatici ma anche alla modifica di interventi strutturali dell’Ocm vino sulla produzione, a favore della promozione.
“A livello nazionale questo, in termini di opportunità - conclude Gancia - si traduce in una maggiore equilibrio di mercato orientato più alla qualità in quanto i produttori scommettono sui propri territori con sempre più impegno e passione, ma dall’altra si traduce inevitabilmente in un panorama produttivo diverso. La vendemmia 2012 ha registrato un dato in calo di circa l’8% rispetto all’anno precedente che già presentava un sensibile decremento. La forte siccità e il caldo estivo, solo in parte mitigato dalle piogge di settembre, hanno contribuito a questo risultato”. Complessivamente la produzione si attesta sui 39,3 milioni di ettolitri e presenta caratteristiche piuttosto eterogenee ed alterne. Se diamo uno sguardo al panorama nazionale, per Federvini, rileviamo che ci sono state delle oscillazioni con il segno meno: rispetto all’anno precedente nel Veneto e nel Friuli Venezia Giulia -15%, in Lombardia e Toscana - 20%, in Piemonte - 10%. Notiamo, invece, che la Sicilia ha chiuso con un dato positivo +15% e la Sardegna ha mantenuto una posizione di equilibrio, senza incrementi né oscillazioni verso il segno meno. Dalle stime mondiali risulta che anche la produzione mondiale di vino continua a calare, dato principalmente riconducibile alla diminuzione di superficie vitata che complessivamente negli ultimi 10 anni si è passati da 280 milioni di ettolitri a 265 milioni di ettolitri.
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