Se uno dei temi del contendere è il vino, quale posto migliore della tavola per ritrovare la concordia? “Assieme al collega francese Le Foll abbiamo deciso di invitare a cena i massimi responsabili per l’agricoltura del governo cinese, ovvero il vicepremier con delega al settore e il Ministro competente, per brindare con vini francesi e italiani e dimostrare che dal nostro export non viene una concorrenza sleale”. Così all’Ansa il Ministro delle Politiche Agricole Nunzia de Girolamo, che ha incontrato il Ministro francese Stephane Le Foll in cui si é discusso anche dell’indagine antidumping sull’export di vini Ue avviata dalla Cina. “La tutela dei nostri imprenditori e’ fondamentale - aggiunge De Girolamo - e la Francia e’ sulla nostra stessa lunghezza d’onda. Se serve, saremo pronti a batterci per difendere il nostro export. Per noi il vino e un’eccellenza che ci distingue e ci premia sui mercati e va tutelato, i dazi non devono diventare un problema come purtroppo spesso accade. Perciò saremo attenti e vigili e ovviamente, essendo in Europa, ci vuole una posizione unitaria”. De Girolamo e Le Foll hanno anche convenuto sulla necessità di difendere la protezione delle indicazioni geografiche nel negoziato sul libero scambio Ue-Usa. Identità di vedute anche su alcuni punti fondamentali della Pac, quali la convergenza interna sulla redistribuzione dei pagamenti. “Chiaramente vogliamo che la riforma della Pac vada in porto - osserva De Girolamo - ma non siamo disponibili a svendere i nostri imprenditori agricoli, pertanto o la Commissione si allinea alle nostre richieste sulla convergenza interna o i lavori slitteranno. E la Francia ci ha garantito il suo sostegno”.
Focus: Dal vino ai tubi, dall’Ue alla Cina, il commercio cerca intese sui dazi. L’India apre all’Europa, avanza la trattativa di libero scambio con gli Usa
I dazi condizionano ancora pesantemente il commercio mondiale e i negoziati infiniti al riguardo testimoniano quanto sia difficile conciliare i vari interessi. Le imprese italiane hanno piu’ di un motivo per lamentarsi. Secondo Federalimentare e’ di due miliardi di euro sottratti all’anno il conto delle misure protezionistiche. In allarme sono ora i viticoltori italiani, dopo l’indagine antidumping sull’export del vino Ue (che penalizzerebbe in particolare Italia e Francia) aperta dal gigante asiatico in ritorsione ai dazi imposti sui pannelli solari cinesi. La perdita da superdazi per l’export del “nettare di Bacco” italiano potrebbe essere, secondo i calcoli Coldiretti, di 60 milioni di euro nel 2013. Qualche buona notizia rischiara però il panorama: dal via libera ai negoziati sul libero scambio tra Ue e Usa raggiunto venerdì scorso, l’associazione dei costruttori auto europei (Acea) stima che, togliendo dazi e vari impedimenti regolatori-burocratici, l’export europeo di auto e componenti negli States balzerà del 149% nel periodo 2017-2027. Il presidente dell’Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche (Aicig) Giuseppe Liberatore, osserva all’Ansa che “l’export nazionale verso gli Stati Uniti nel 2012 e’ stato pari a 2,7 miliardi di euro registrando un +9,6 rispetto al 2011. Se i negoziati dovessero portare ad un miglioramento generale delle esportazioni, sicuramente il valore aumenterebbe visto l’interesse sempre manifestato nei confronti dell’agroalimentare italiano. Vista l’attuale situazione economico commerciale nazionale, ogni svolta positiva e’ da perseguire con forza”. Anche i produttori di vino minacciati dalle ritorsioni cinesi trovano sollievo dalla notizia che l’ India ha proposto di abbassare al 40% i dazi doganali sull’importazione di vino, nel tentativo di sbloccare lo stallo con l’Unione europea sull’accordo di libero scambio in discussione da sei anni. Attualmente New Delhi applica una tassa di circa il 150% sui vini e alcolici stranieri. Ma la guerra commerciale con la Cina e’ quella che rischia maggiormente di surriscaldarsi dopo che, in risposta alla mossa cinese di aprire l’indagine antidumping sul vino europeo, La Commissione Ue ha lanciato una procedura al Wto contro i dazi del 9,7% all’11,1% imposti dalla Cina sui tubi in acciaio non saldati europei. Anche il Giappone ha presentato un reclamo contro la stessa misura, estesa pure ai tubi giapponesi. La Cina lamenta peraltro forte perdite dalle barriere commerciali a carico delle sue imprese: secondo le aziende cinesi dello Zhejiang, la provincia piu’ dinamica di tutta la Cina e che vanta fortissimi legami con l’Italia, le barriere commerciali hanno causato tre miliardi di dollari di perdite nel 2012. E il comparto alimentare non e’ il solo rappresentante del Made in Italy a pagare un conto pesante ai dazi. In particolare soffrono settori di eccellenza come l’oreficeria e il calzaturiero. La filiera dell’oreficeria ha lamentato per il settore una perdita pari ad un miliardo di euro nel 2011. Quanto alle scarpe italiane, ricercate in tutto il mondo, costane veramente care ai compratori di alcuni Paesi: in Vietnam arriva dai dazi un ricarico del 38,5%, in Argentina e Brasile e’ del 35% e poco dietro ci sono Thailandia, Egitto, Indonesia, Cina, India, Russia ed Emirati arabi uniti.
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