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UNA CRESCITA DA GESTIRE E CONSOLIDARE, E DIVERSE POSIZIONI (TRA CONSORZIO VINI VALPOLICELLA E FAMIGLIE DELL’AMARONE D’ARTE) SUI CUI TROVARE UNA SINTESI: LA VALPOLICELLA, DA ANTEPRIMA AMARONE, GUARDA AL SUO FUTURO. FOCUS - L’ANALISI DI EMILIO PEDRON

Italia
Il nuovo simbolo del consorzio dei vini della Valpolicella

La prima annata sul mercato a Docg, la 2010, la cui qualità si preannuncia ottima, un mercato che dopo anni di crescita sembra essersi stabilizzato (sui 13,4 milioni di bottiglie nel 2013, in linea con il 2012) e che ora è atteso dalla sfida del consolidamento nel tempo, la necessità di tornare a conciliare diverse anime e visioni tra produttori: da tutto questo riparte il futuro dell’Amarone, vino principe della Valpolicella, e di un territorio tra i più importanti dell’enologia del Belpaese, capace di una produzione di 60 milioni di bottiglie complessive, tra Amarone, Valpolicella e Recioto, che valgono alla produzione 350 milioni euro. E che, ad “Anteprima Amarone”, promossa dal Consorzio Tutela Vini della Valpolicella (il 25-26 gennaio, a Verona, www.consorziovalpolicella.it), riflette sul proprio passato, per immaginare il futuro.
“Il successo degli ultimi anni continua, perché è un vino che dalla sua ha valori importanti - spiega a WineNews Emilio Pedron, ad di Bertani Domains, che rappresenta tutte le aziende vinicole del Gruppo Angelini, e tra i manager più navigati del mondo del vino - soprattutto la forte autoctonia dell’uva Corvina e del metodo di produzione con l’appassimento e la messa a riposo delle uve, e dall’altra parte ha questa grandissima modernità di gusto che piace molto. Rispetto ai Barolo o ad altri grandi rossi d’Italia, ha dalla sua un gusto naturalmente piacevole e moderno, che ne fa un vino dal cuore antico e dal gusto moderno. Un’altra cosa importante è il prezzo di vendita, non così eccessivo, un fattore che contribuisce al successo ed alla diffusione dell’amarone, ma che comporta un aumento della produzione anche in zone o in modi che non sono i migliori, e questo è il lato negativo del successo. La domanda crescente ed il successo commerciale, infatti, spinge alcuni produttori a produrre più Amarone del dovuto in quelle annate in cui invece sarebbe più prudente metterci un freno. C’è poca attenzione alla difesa del prestigio che questo vino ha costruito nel tempo. La criticità su cui viviamo ancora un po’ di apprensione, ma sulla quale il Consorzio si sta ben muovendo, mi pare che sia proprio questa”.
Consorzio che, come ha stabilito la Regione Veneto proprio alla vigilia dell’Anteprima, dovrà tornare a sedersi al tavolo con le Famiglie dell’Amarone d’Arte, associazione che riunisce 12 produttori storici del territorio, Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi, Musella, Nicolis, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini, Zenato; info: www.amaronefamilies.it), che si oppongono alle “determinazioni del Consorzio della Valpolicella sulle modifiche al disciplinare di produzione di Amarone, Recioto, Valpolicella, Valpolicella Ripasso apportate lo scorso maggio e pubblicate nel Bur del 25 ottobre 2013. Sono numerosi i passaggi chiave impugnati nel ricorso inviato in Regione dall’avvocato delle Famiglie dell’Amarone, Franco Zumerle. Su tutti, la modifica del comma 2 dell’articolo 4 relativa all’ampliamento della zona di produzione anche in terreni di pianura o di fondovalle che - osserva l’associazione - costituisce di fatto un aumento del 30% della superficie idonea per la produzione di Amarone”, si legge in una nota.
“La vicenda è quindi tutt’altro che conclusa - ha detto la presidente delle Famiglie dell’Amarone, Marilisa Allegrini - ed esprimiamo la nostra soddisfazione per la decisione della Regione, che ha accolto la nostra richiesta di contraddittorio per approfondire questioni fondamentali per futuro del nostro prodotto più pregiato. Ora speriamo che prevalga il buon senso e che si riapra il dialogo tra le parti: ci sono scelte oggettive da fare in primo luogo in termini di zonazione e vanno fatte con tutti gli attori del territorio”.
Intanto, la certezza per il successo delle cantine della Valpolicella viene dal mercato e soprattutto dall’export, che assorbe la stragrande maggioranza della produzione di Amarone, che finisce all’estero per oltre l’80%, soprattutto nei Paesi del Nord Europa, e da un’annata, la 2010, la prima sul mercato a potersi fregiare della Docg, che, ovviamente attesa dalla prova del tempo e dell’invecchiamento, si preannuncia di ottima qualità, come ha spiegato il vicepresidente del Consorzio Tutela Vini Valpolicella, Daniele Accordini: “un’annata nel complesso ottima a cui l’andamento climatico ha conferito. apprezzabili differenze da vallata a vallata. Va sottolineato che l’andamento climatico del 2010 non è stato tra i più facili, se rapportato alle ultime vendemmie. L’annata è stata piuttosto fredda e si è tradotta in una notevole variabilità. Uniforme è stato invece l’impegno dei produttori per raggiungere un livello qualitativo complessivamente elevato, che mantiene fede al nome e alla fama dell’Amarone”.
Tra le novità presentate dal Consorzio, ad Anteprima Amarone, anche il nuovo marchio “che sintetizza il legame irripetibile fra territorio, filiera e tipicità. Già registrato a livello comunitario, godrà di piena protezione in 28 paesi a partire già dall’anno in corso. Una nuova immagine identificativa dei concetti di territorio, uva, prodotto, lavoro e tradizione: un nuovo marchio che rappresenti la filiera e sia espressione di innovazione ed efficacia nel tempo. Il richiamo al territorio è essenziale perché rappresenta l’antica origine dei vitigni autoctoni, trasfusa nei vini della Valpolicella. Il nuovo marchio associa inoltre i concetti di uva, lavoro e prodotto, legandoli fra loro con un segno curato nel dettaglio così come sono curati i vini della Valpolicella”.
Un territorio che, in 20 anni, è cresciuto in maniera enorme, e che ora si trova a dover mettere a punto questa crescita.

Focus - I numeri della Valpolicella

Il Consorzio di tutela dei Vini Valpolicella assomma 2.246 aziende che vivono e lavorano su 30.000 ettari e in 19 aree amministrative.
Sono 1.495 le aziende agricole produttrici di uva per Amarone e Recioto della Valpolicella; 272 le aziende imbottigliatrici, di cui 213 che trasformano.
Sono 60 i milioni di bottiglie prodotte, pari ad un controvalore di 350 milioni di euro La produzione di vino rosso a denominazione nel Veneto si attesta attorno al milione e trecentomila ettolitri e i vini della Valpolicella ne rappresentano il 37%.
Nel 2013 gli ettari coltivati sono 7.288.
I vitigni autoctoni della Valpolicella rappresentano il 95% sul totale dei vigneti impiantati.
La maggioranza dei vigneti si trova ad una quota tra 100 e 300 metri sul livello del mare.
Nel 2013 sono stati messi in appassimento 299.000 quintali di uva per la produzione di Amarone e Recioto della Valpolicella.
Nel 2013 è stato imbottigliato un quantitativo di Amarone della Valpolicella, pari a 13,4 milioni di bottiglie.
Nel 2013 si è stabilizzato il numero di bottiglie di Amarone e si è incrementato il prezzo delle uve e del vino prodotti. Il prezzo delle uve da destinare alla produzione di Amarone è di 2,5 euro per chilo

Focus - Il commento di Emilio Pedron, ad di Bertani Domains, che rappresenta tutte le aziende vinicole del Gruppo Angelini, e tra i manager più navigati del mondo del vino
“Il successo degli ultimi anni continua, perché è un vino che dalla sua ha valori importanti, soprattutto la forte autoctonia dell’uva Corvina e del metodo di produzione con l’appassimento e la messa a riposo delle uve, e dall’altra parte ha questa grandissima modernità di gusto che piace molto. Rispetto ai Barolo o ad altri grandi rossi d’Italia, ha dalla sua un gusto naturalmente piacevole e moderno, che ne fa un vino dal cuore antico e dal gusto moderno. Un’altra cosa importante è il prezzo di vendita, non così eccessivo, un fattore che contribuisce al successo ed alla diffusione dell’amarone, ma che comporta un aumento della produzione anche in zone o in modi che non sono i migliori, e questo è il lato negativo del successo.
La domanda crescente ed il successo commerciale, infatti, spinge alcuni produttori a produrre più Amarone del dovuto in quelle annate in cui, invece, sarebbe più prudente metterci un freno. C’è poca attenzione alla difesa del prestigio che questo vino ha costruito nel tempo. La criticità su cui viviamo ancora un po’ di apprensione, ma sulla quale il Consorzio si sta ben muovendo, mi pare che sia proprio questa.
L’export credo che pesi per oltre il 60%, perché gran parte del nuovo successo è arrivato proprio dai Paesi del Nord Europa e del Nord America, che sono stati i primi mercati ad aprirsi all’Amarone proprio perché propensi a questo gusto, importante e piacevole.
Anch’io, come sostiene qualcuno, sono del parere che l’Amarone possa diventare l’apripista sui mercati asiatici dei grandi rossi italiani, perché un nuovo consumatore, che per la prima volta assaggia un Barolo, credo che faccia fatica ad apprezzarlo, mentre l’approccio all’Amarone è molto meno faticoso, e questa piacevolezza non toglie comunque prestigio ed importanza all’Amarone stesso.
Dell’annata 2010, in termini qualitativi, posso dire che si tratta di una buona annata: incidono due cose, la qualità dell’uva raccolta ed i tre mesi in cui riposa. È stata un’annata abbondante, per cui è stato facile produrre Amarone, e questo di per sé è un indicatore di come si tratti di un’annata discreta, il rovescio della medaglia è che ci sarà per la prima volta molto più vino del passato, con una produzione che potrebbe passare dalle 12 alle 15 milioni di bottiglie, e noi non sappiamo quale possa essere la reazione del mercato: potrebbe assorbire queste quantità a parità di prezzo oppure richiedere una distribuzione su canali non d’elezione, come i supermercati ed i discount, a prezzi inferiori. È una nuova tappa, una sfida in più, che ci farà capire quanto il successo dell’Amarone che è stato grandissimo finora, sia vero, solido e ben gestito, o se possiamo invece avvertire i primi scricchiolii”.

Focus - Il giudizio del Consorzio dei Vini della Valpolicella sull’annata 2010
Un’annata che fin d’ora si può definire ottima, consci che sarà il tempo a completare l’opera. È questo il giudizio sull’annata 2010 dell’Amarone della Valpolicella Docg, che esordirà ufficialmente sabato 25 e domenica 26 gennaio in Gran Guardia, in occasione di Anteprima Amarone. A farne la sintesi, illustrando i risultati della degustazione esplorativa condotta preliminarmente da un gruppo di enologi ed esperti del settore è, come da costume, il vicepresidente del Consorzio di tutela dei Vini Valpolicella, Daniele Accordini.
“Prima di tutto - spiega - va sottolineato che l’andamento climatico del 2010 non è stato tra i più facili, se rapportato alle ultime vendemmie. L’annata è stata piuttosto fredda e si è tradotta in una notevole variabilità. Uniforme è stato invece l’impegno dei produttori per raggiungere un livello qualitativo complessivamente elevato, che mantiene fede al nome e alla fama dell’Amarone. Entrando nel dettaglio - prosegue - abbiamo visto che le vallate della parte più pianeggiante hanno sofferto di più mentre le vallate dove le altitudini sono un po’ più elevate hanno dato risultati migliori, Marano su tutte. In sintesi estrema, dalla degustazione del panel sono stati rilevati per i vini delle diverse vallate i seguenti caratteri: naturalezza d’espressione per San Pietro in Cariano e Sant’Ambrogio, consistenza estrattiva per Negrar, complessa armonia per Fumane, profondità fruttata per Marano, finezza vibrante per la Valpantena e potenza dinamica di Illasi, Cazzano e Mezzane. Definizioni in ogni caso semplicistiche per descrivere un vino dalle molteplici sfumature e articolazioni, ancor più evidenti in una annata particolare come questa. Dal punto di vista organolettico - aggiunge il vicepresidente - ci siamo trovati di fronte ad Amaroni di grande longevità, con un’acidità più sostenuta della media, gradazioni alcoliche leggermente più basse e, aspetto molto positivo, una riduzione del grado zuccherino che ha conferito a questi vini una maggior gradevolezza, in controtendenza rispetto agli ultimi anni, dove l’innalzamento degli zuccheri aveva come esito vini più semplici e omogenei, vicini al consumatore ma dalla personalità meno spiccata. Per quel che concerne il quadro sensoriale l’aspetto più interessante risiede nel comune denominatore dell’eleganza rispetto alla potenza, pur considerando l’evidente variabilità fra i vini per collocazione geografica, per stile produttivo, per durata di appassimento e per proporzione fra le varietà impiegate”.
Gli fa eco l’esperto sensoriale Alberto Ugolini: “un’annata che nonostante le difficoltà della vendemmia si presenta caratterizzata da freschezza, fragranza, maturità del frutto e una particolare piacevolezza, che dell’Amarone è il tratto distintivo. Probabilmente meno opulento rispetto ad annate precedenti, come il 2009 o il 2007, ma in linea con i gusti del mercato internazionale, che gradisce particolarmente questo vino indubbiamente diverso da tutti gli altri proprio per la grassezza abbinata alla bevibilità”.
Sulla percezione dell’Amarone, è interessante il risultato del questionario redatto da Vinarius - Associazione degli Enotecari Italiani, che affronta il tema dell’appeal del vino e del suo territorio attraverso domande sulla conoscenza e la consapevolezza del prodotto e della denominazione. Innanzitutto, a livello di quadro generale, emerge che per l’80% degli intervistati l’importanza che i consumatori di oggi attribuiscono al vino è “buona” e per un altro 10% “rilevante”. Alla domanda “Quando e come lo consumano?” il 54% ha risposto “a casa”, il 23% “al ristorante” e un altro 23% “al wine bar”. Inoltre, la bottiglia di vino si acquista prevalentemente per il consumo personale (35%), per cene o feste (35%) o come regalo (30%).
Entrando nello specifico dell’Amarone, gli elementi distintivi vengono indicati nel territorio (40%) e nell’armonia del vino (30%). Alla domanda sulla conoscenza o meno del territorio di produzione il 100% ha risposto affermativamente e l’80% ha dichiarato di aver visitato la Valpolicella. Inoltre tutti coloro che non ci sono stati vi si recherebbero volentieri. Alla richiesta di esprimere un commento sull’Amarone, le parole chiave sono risultate “tradizione” e “ricercato dal consumatore all’interno della sua fascia di prodotti”, forse anche in virtù del rapporto qualità/prezzo, ritenuto corretto dal 90% degli interpellati.

Focus - Il nuovo marchio per il Consorzio dei Vini Valpolicella: “sintesi del legame irripetibile fra territorio, filiera e tipicità”
Era il 9 novembre 1924 quando per la prima volta si pensò ad organizzare i produttori in un “Consorzio per la difesa dei vini tipici della Valpolicella”. A 90 anni di distanza sono cambiati l’area di produzione, l’articolazione della filiera e il mercato. Tutto ciò richiede al Consorzio nuove competenze e professionalità. In quest’ottica si è reso necessario ricercare una nuova immagine identificativa dei concetti di territorio, uva, prodotto, lavoro e tradizione: un nuovo marchio che rappresenti la filiera e sia espressione di innovazione ed efficacia nel tempo. Il richiamo al territorio è essenziale perché rappresenta l’antica origine dei vitigni autoctoni, trasfusa nei vini della Valpolicella. Il nuovo marchio associa inoltre i concetti di uva, lavoro e prodotto, legandoli fra loro con un segno curato nel dettaglio così come sono curati i vini della Valpolicella. La tradizione si ritrova nel carattere tipografico, classico ed elegante, un Bodoni, allo scopo di sottolineare l’identità italiana riconosciuta come valore di qualità indiscussa in tutto il mercato mondiale. Inoltre il segno creato ha la peculiarità di offrirsi ad una lettura polivalente. Il marchio, registrato a livello comunitario, verrà utilizzato nell’ambito della promozione, diffusione, conoscenza e valorizzazione dei vini Valpolicella e della loro tutela. La registrazione comunitaria protegge unitariamente il marchio in tutti i paesi dell’Unione Europea e godrà di piena protezione a partire già dall’anno in corso.
Il Consorzio vanta il diritto esclusivo sul marchio in tutto il territorio dell’Unione Europea con durata decennale e possibilità indefinita di rinnovo, e la possibilità di concedere in licenza il marchio ai propri consorziati con modalità predeterminate.
Il nuovo marchio e la sua tutela si aggiungono a quelli collettivi, afferenti alle quattro Dop, già da anni salvaguardati in collaborazione con la Camera di Commercio di Verona. Come evidenzia il prof. Andrea Marchini, dell’Università degli Studi di Perugia, l’innovazione rappresenta il principale driver per costruire il valore e rafforzare le interazioni tra vitigno, azienda e territorio, percepite dai consumatori come inimitabili e quindi strategiche per i vini di alta gamma. “L’innovazione - rileva - principale strumento di sviluppo rurale, viene posta al centro dell’agenda politica dell’Unione Europea che con la recente riforma della PAC affronta la sfida di riuscire a produrre di più con un uso più efficiente delle risorse naturali. Produttività ed ambiente diventano le parole chiave di una politica per l’innovazione che intende ridurre la distanza tra mondo della ricerca e quello delle imprese di produzione. Le opportunità di sostegno che si aprono in tale percorso sono numerose. In primo luogo il Programma Horizon 2020 per la ricerca e l’innovazione, che per le tematiche agricole rende disponibili 4,6 miliardi di euro. Non meno rilevante il nuovo Programma di Sostegno per il vino all’interno dell’Ocm Unica. In questo caso nelle 8 linee di intervento le novità sono rappresentate dall’introduzione di un’azione specifica per l’innovazione dei sistemi produttivi e la possibilità di realizzare investimenti per la competitività delle imprese. La possibilità infine di poter sostenere le azioni di comunicazione conta su un budget di 337 milioni di euro”.

Focus - La posizione della Famiglie dell’Amarone d’Arte
Il 25 gennaio, la Regione Veneto, lette le contestazioni mosse dall’associazione Famiglie dell’Amarone in merito alle modifiche al disciplinare di produzione di Amarone, “promuove una consultazione tra l’associazione e il Consorzio per la tutela vini della Valpolicella”. Si legge in una lettera inviata pochi giorni fa alle Famiglie dell’Amarone dall’assessorato all’Agricoltura della Regione che, aggiunge, “definirà la data non appena avrà a disposizione le contro memorie del Consorzio”.
“La vicenda è quindi tutt’altro che conclusa - ha detto la presidente delle Famiglie dell’Amarone, Marilisa Allegrini - ed esprimiamo la nostra soddisfazione per la decisione della Regione, che ha accolto la nostra richiesta di contraddittorio per approfondire questioni fondamentali per futuro del nostro prodotto più pregiato. Ora - ha aggiunto Allegrini - speriamo che prevalga il buon senso e che si riapra il dialogo tra le parti: ci sono scelte oggettive da fare in primo luogo in termini di zonazione e vanno fatte con tutti gli attori del territorio”.
Si profila dunque un “secondo round” in merito alle contestate determinazioni del Consorzio della Valpolicella sulle modifiche al disciplinare di produzione di Amarone, Recioto, Valpolicella, Valpolicella Ripasso apportate lo scorso maggio e pubblicate nel Bur del 25 ottobre 2013. Sono numerosi i passaggi chiave impugnati nel ricorso inviato in Regione dall’avvocato delle Famiglie dell’Amarone, Franco Zumerle. Su tutti, la modifica del comma 2 dell’articolo 4 relativa all’ampliamento della zona di produzione anche in terreni di pianura o di fondovalle che - osserva l’associazione - costituisce di fatto un aumento del 30 per cento della superficie idonea per la produzione di Amarone. L’ampliamento - cita l’istanza - “balza agli occhi per la sua anacronisticità e per la sua contrarietà ad una prassi storicamente acquisita sia a livello nazionale che di eccellenza europea”. Una tesi, quella della Famiglie dell’Amarone, le cui aziende registrano un fatturato annuale complessivo di 170mln di euro, confermata anche dalla relazione scientifica del titolare della Cattedra di Viticoltura dell’Università di Verona, Maurizio Boselli. Nel parere del professore, anch’esso presentato in Regione, viene osservato come “le aree di eccellenza vitivinicola in Italia hanno una prerogativa: quella di essere state poste storicamente in zone protette collinari (…)”. E anche in altri disciplinari di grandi vini, quali il Brunello di Montalcino o il Barolo, “allo stesso articolo indicano la giacitura esclusivamente collinare; sono da escludere categoricamente i terreni di fondovalle, umidi, pianeggianti e non sufficientemente soleggiati (…)”. Le Famiglie dell’Amarone contestano inoltre quanto affermato dal Consorzio nella relazione che accompagna la richiesta di modifica al disciplinare: in questo caso il passaggio sul divieto a “produrre nei terreni freschi, situati in pianura o nei fondi valle” sarebbe per il Consorzio “un refuso presente nel disciplinare sin dal 1968. Un refuso, osservano le Famiglie dell’Amarone, di cui sono evidentemente vittime da quasi cinquant’anni molti altri Consorzi di Dop italiani, ma nessuno se n’è accorto”.

Focus - Amarone in Villa
Tante, in questi giorni, le occasioni per appassionati e non solo, per entrare in contatto con il re dei vini della Valpolicella, l’Amarone. Come è stato per “Amarone in Villa”, che, il 23 gennaio, a Villa de Winckels a Tregnago (Val d’Illasi), ha visto confrontarsi ben 63 aziende (nomi come Allegrini, Bertani, Dal Forno, Roccolo Grassi, Santa Sofia, Speri, Tedeschi, Zenato ...), provenienti non solo dalla Valpolicella allargata ma anche della zona Classica, in cui è andata in scena anche una verticale di annate storiche, dal 2003 al 1960, guidata dal “super sommelier” Luca Gardini.
Evento che ha mostrato diverse anime produttive, visto che ogni azienda ha potuto presentare l’annata preferita, e che in genere corrisponde all’ultima annata attualmente “a scaffale”, nel caso dell’azienda Gino Fasoli di Colognola ai Colli è il 2008, per Brigaldara è il 2009 mentre Bertani con l’Amarone classico si ferma al 2006.
Un banco d’assaggio composto da nomi storici ed altisonanti e che, in molti casi, esprimono la scelta aziendale di non presentare al mercato un amarone considerato ancora “troppo giovane” per potersi fregiare della denominazione (quest’anno per il primo anno passata da Doc a Docg), fino alla già nota presenza sul mercato da alcuni mesi perché un certo tipo di cliente pretende l’accelerazione del turn-over delle annate.

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