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VISIONI DI FUTURO

“Un’Altra Idea di Mondo” è possibile e necessaria. A partire dal cibo. Il messaggio Slow Food

Slow Food Italia in Assemblea alla Fao a Roma (11-12 luglio), per lanciare una nuova visione del pianeta fondata sulla condivisione e non sul possesso

Un’altra idea di mondo è possibile. E per crearla e metterla in pratica serve un “un gioioso slancio rivoluzionario” che coniughi “responsabilità e diritto al piacere”. E che non può non partire da un cambiamento nel rapporto dell’umanità con il cibo, con la sua produzione e con l’agricoltura in generale, ma anche da un approccio diverso, dove i vettori della felicità - obiettivo esistenziale di ognuno, in maniera palese o inconscia - non sono “l’individuo” ed il possesso, ma la condivisione con gli altri. Condivisione che niente rappresenta di più di un convivio in cui, insieme a cibi, vini e bevande, si condividono con gli altri pensieri, esperienze, emozioni e vita. Riflessione che, da sempre, guida l’azione di Slow Food, e che è al centro dell’Assemblea Nazionale Slow Food Italia, di scena oggi e domani, non a caso, nella sede della Fao a Roma (dove si è aperta con 1 minuto di silenzio per i morti in tutte le 51 guerre in atto nel mondo, e in particolare per i civili della Palestina, ndr), con cui la Chiocciola collabora da tanti anni, anche attraverso partenariati ufficiali, come quello rinnovato nel 2022 per lo sviluppo sostenibile delle regioni montane. “Portare i lavori dell’Assemblea dei soci nella casa dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura è un modo per consolidare un rapporto e ribadire una sintonia valoriale”, spiega Slow Food Italia, chiamata anche al rinnovo della cariche e della presidenza (con i rumors che vanno verso la riconferma dell’attuale presidente, Barbara Nappini, ndr).
“In un’epoca di disinteresse e disimpegno civile e politico - sottolinea Barbara Nappini, presidente Slow Food Italia - abbiamo rimesso al centro l’importanza della partecipazione, della rappresentanza democratica, della delega per l’adesione ad un sistema valoriale, della collettività come soggetto politico. D’altronde, rappresentare la voce di migliaia di persone che credono in noi e nel diritto al cibo “buono, pulito e giusto per tutti” determina il valore etico di ciò che facciamo. Il dialogo costante con i territori, con compagne e compagni di viaggio, ci restituisce suggestioni e prospettive che guardano al futuro e ci permette di evolvere, di accogliere la complessità del cibo e del sistema alimentare. Ci permette di elaborare contenuti, renderli organici e calarli nell’attualità, metterli a terra tramite progettualità concrete di comunità e di filiera, tramite attività a tutela della biodiversità e percorsi di educazione e formazione”.
Tra gli interventi di oggi, 11 luglio (con WineNews invitata a seguire i lavori, ndr), spiccano quello di Maurizio Martina, vicedirettore generale Fao, Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, Edie Mukiibi, presidente Slow Food, e Stefano Bartolini, economista e docente all’Università di Siena, autore, tra gli altri, del “Manifesto per la felicità. Come passare dalla società del ben-avere a quella del ben-essere”, mentre domani, 12 luglio, l’apertura dell’assemblea è affidata a Carlo Petrini, fondatore Slow Food, con gli interventi, tra gli altri, di Luciana Castellina, politica, giornalista, scrittrice e attivista. E nel proseguo dei lavori, è previsto l’intervento di Gaetano Giunta, fisico teorico, esperto di economia sociale e segretario generale della Fondazione di Comunità di Messina. Seguono le elezioni dei vari organi statutari e l’intervento di Andrea Satta, cantautore, scrittore, pediatra e fondatore della band “Tetes de Bois”. Tra gli interventi del mondo dell’associazionismo, Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio, e Stefano Ciafani, presidente Legambiente. I lavori si concluderanno con l’elezione del nuovo Consiglio Direttivo di Slow Food Italia, che avrà il compito di guidare l’associazione per i prossimi 4 anni.
Tutto, come detto, parte dalla consapevolezza che “oggi il cibo, dalla produzione al consumo, è sempre più centrale nella nostra vita, non solo per le implicazioni nutrizionali - come ricorda sempre il fondatore Slow Food, Carlo Petrini con la frase “quello che mangiamo diventa noi” - ma anche ambientali e sociali. Il cibo svolge un ruolo cruciale nelle dinamiche geopolitiche (influenzando le relazioni internazionali e i conflitti) ed economiche”.
“Lavoriamo - prosegue Barbara Nappini - per garantire a tutti il diritto a un cibo di qualità, prodotto nel rispetto della terra, del lavoro e dalla nostra salute ed è per questo che migliaia e migliaia di persone in Italia ci danno forza e fiducia diventando soci Slow Food ed entrando in una rete globale che conta nel mondo più di un milione di attivisti. Siamo in un percorso che ricerca il punto di equilibrio tra attività umane ed ecosistemi, che pone al centro il governo del limite, la pace come obiettivo esistenziale e la giustizia come necessaria premessa”.
Ma come si crea “Un’Altra Idea di Mondo” (che è anche il titolo di un documento programmatico per il futuro di Slow Food, in focus) a partire dal cibo? “Partendo dagli studi sulla felicità degli ultimi decenni - ha spiegato Stefano Bartolini, docente all’Università di Siena dove insegna Economia Politica e tiene l’unico Corso di Economia della Felicità delle Università italiane - mostro come possiamo vivere in modo più felice e sostenibile. Condividere, specialmente le relazioni umane, rende felici e non inquina; possedere non rende felici e inquina. Ma invece di migliorare la condivisione, la nostra società punta alla crescita economica, cioè l’espansione del possesso. Il dilagare della solitudine, la perdita di senso di comunità, di solidarietà e di appartenenza, oltre al degrado degli ecosistemi, sono il prodotto di una società che desertifica le relazioni umane perché stimola ossessivamente il possesso e la competizione. Cambiamenti politici, sociali ed economici sono possibili e necessari per smetterla di sfidare la natura, incluso quella umana. Il cibo può giocare un ruolo fondamentale: cambiare il modo in cui lo produciamo e consumiamo può significare comunità, cultura, appartenenza, territorio”.
Secondo Maurizio Martina, vicedirettore generale Fao ed ex Ministro delle Politiche Agricole italiano, è giusto pensare ad un’altra idea di mondo, “e poi cercare ostinatamente su questo pianeta di realizzare quei cambiamenti utili necessari per le persone e il pianeta. Sicuramente sogno un mondo dove la parola “interdipendenza” assuma il valore cruciale del destino comune. Dove “l’unità nella diversità” sia la premessa di ogni azione. Dove il cibo non sia mai un’arma di guerra come invece purtroppo ancora è. Dove la fatica di chi produce sia riconosciuta in modo equo con prezzi giusti, dove il lavoro sottopagato e tutte le forme di caporalato siano bandite sempre. Dove lo spreco non sia la regola. Dove la difesa della biodiversità sia sempre la premessa convinta di ogni idea di sviluppo. Ma per non aspettare il mondo che vorrei, vorrei concentrarmi sul mondo che c’è e che produce quotidianamente buone pratiche e valori positivi. Parlo di attività sociali, economiche, culturali, ambientali che generano equità, benessere diffuso, giustizia sociale, solidarietà, buona economia anche a partire dal cibo. Qual è la loro agenda del cambiamento? Di cosa hanno bisogno per fare di più e meglio? Voglio che la mia “altra idea di mondo” parta proprio da loro”.
Per il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, invece, “la nostra idea di mondo risiede nelle nostre tradizioni. Il made in Italy si fonda sul cibo di qualità, sulle indicazioni geografiche, sulla cultura e sull’agricoltura legata al territorio: questi non sono solo tratti distintivi, ma presidi di valore, di identità, di lavoro e di coesione sociale. È un modello che ha radici profonde proprio perché capace di sviluppare benessere nel futuro. Stiamo investendo per valorizzare la tradizione e il meglio dell’innovazione, coinvolgendo le nuove generazioni, e per rendere più efficiente il nostro sistema produttivo, senza mai dimenticare che l’agricoltore è il primo custode delle risorse naturali. Oggi più che mai siamo chiamati a investire nella sostenibilità concreta, che tuteli al contempo l’economia, l’ambiente e le comunità”.
“Da 40 anni Slow Food coltiva un’altra idea di mondo - aggiunge il presidente Slow Food, Edie Mukiibi - che unisce milioni di persone determinate a proteggere l’ambiente, salvaguardare la biodiversità e promuovere la giustizia sociale. Abbiamo raggiunto traguardi importanti. Oggi siamo un movimento globale: una rete viva, pulsante e interconnessa di comunità, guidate da valori condivisi e che collaborano con dedizione e gioia. Ma l’umanità si trova di fronte a una sfida cruciale. Le crescenti tensioni globali ci stanno spingendo verso un mondo diviso, antisociale, violento, dove ideologie sovraniste alimentano ingiustizie e minano i diritti fondamentali. Eppure, noi possiamo - e dobbiamo - resistere. Possiamo continuare a costruire un futuro più giusto abbracciando la gioia della condivisione e della cura reciproca. Slow Food – aggiunge Mukiibi - abbatte i muri e apre nuove strade con la sua filosofia. Solo la forza di migliaia di comunità locali, unite in una rete globale, può offrire una risposta concreta e duratura alle crisi del nostro tempo. Il momento è adesso”.
“Il mondo di cui abbiamo bisogno si compone di una collettività umana che sappia mettere sullo stesso piano le profonde crisi sociali, che partono dalle disuguaglianze, per arrivare fino agli orrori della guerra, e una drammatica crisi climatica i cui effetti, di anno in anno, si stanno sempre più intensificando e aggravando. A 10 anni dalla pubblicazione dell’enciclica “Laudato Si’” di Papa Francesco - ha detto il fondatore Slow Food, Carlo Petrini - possiamo sostenere con convinzione che l’unica via di uscita da questa situazione ad alto pericolo passi per l’ecologia integrale da lui stesso promossa. Tutto è connesso, e noi dobbiamo avere consapevolezza che non lasceremo un mondo sano e vivibile alle future generazioni se non iniziamo ad attuare programmi, politiche e azioni concrete che sappiano essere risolutive sia in campo sociale sia in campo ambientale. In questo senso, attraverso l’impegno e l’attivismo, anche Slow Food potrà giocare un ruolo importante, perché da sempre promotore di scelte individuali buone, pulite e giuste”.

Focus - “Un’Altra Idea di Mondo”, il nuovo documento programmatico di Slow Food: i punti salienti
Il documento programmatico, dal titolo emblematico “Un’Altra Idea di Mondo”, evidenzia come “un gioioso slancio rivoluzionario che coniughi responsabilità e diritto al piacere sia la cifra che fa di Slow Food un movimento unico e originale nel panorama nazionale e internazionale”. Questi alcuni dei passaggi più importanti.
Orizzonte culturale - “Slow Food mette insieme salvaguardia della memoria e dei saperi locali e apertura verso le culture di tutto il mondo, conoscenze tradizionali, innovazione scientifica e creatività. Il cibo diventa così la lingua che consente di conoscere il mondo in profondità, dialogare, scambiare idee, provare curiosità ed empatia per la diversità, sperimentare nuove strade. Diventa il principale antidoto alla miope esaltazione della tradizione, che trasforma le radici culturali in barriere e muri. Siamo certi che solo la dimensione collettiva possa salvarci: essere un movimento, rappresentare “il movimento del cibo” è il nostro principale obiettivo, ma anche un dovere profondamente sentito: semplicemente perché, se non c’è la Rete, non c’è Slow Food”.
Nuove geografie - “Gli ecosistemi sostituiscono i confini nazionali e amministrativi: si ragiona di montagna, di coste, di città, quindi di reti. Si comincia ad analizzare la realtà con lenti nuove e si mette al centro la rigenerazione: della biodiversità, della fertilità del suolo, dei prati, dei centri urbani, ma anche del pensiero, del linguaggio, delle relazioni sociali, delle relazioni fra esseri umani, terra, piante e animali, fra comunità. Una rigenerazione che può avvenire solo a partire da un nuovo punto di vista, interno alla Natura”. Il cibo può consentirci di fare questa rivoluzione gentile, perché è l’elemento che ci ri-conduce alla terra, al suolo, all’acqua, ma è anche cultura, condivisione, piacere. È lo strumento più efficace per la transizione ecologica. Cibo, responsabilità, educazione, conoscenza, consapevolezza, cura, piacere, bellezza, connessione, dialogo, rigenerazione, rispetto, umiltà, equità, natura, biodiversità. Ecco la cassetta degli attrezzi per i prossimi anni, per procedere verso l’orizzonte ambizioso di un nuovo umanesimo che ci chiede di essere umili e consapevoli”.
Giovani e futuro - “L’apertura di Slow Food verso le culture di tutto il mondo attraverso l’intelligenza affettiva sprigionata dalla rete di Terra Madre non può non essere accompagnata da una pari sensibilità e apertura verso tutte le generazioni. La capacità di evolversi, adattarsi, rispondere alle esigenze del mondo contemporaneo, e dunque sopravvivere e prosperare, anche nel caso di Slow Food, come di qualunque organismo sociale, dipende dalla disponibilità ad accogliere nuove idee, di rigenerare la propria linfa vitale”.
Biodiversità - “Il valore cruciale della biodiversità e il suo stretto legame con il cibo è stato riconosciuto dalle più autorevoli istituzioni internazionali. Nonostante questa crescente consapevolezza, il processo di erosione della biodiversità non si è fermato, anzi, è sempre più grave: monocolture e allevamenti industriali si moltiplicano, il controllo sulle risorse genetiche è sempre più concentrato nelle mani di poche multinazionali, la deforestazione avanza, il consumo di suolo non accenna a rallentare, pesca industriale e acquacoltura devastano gli ecosistemi marini. Per questo, manteniamo ben salda la convinzione che la biodiversità debba rappresentare il faro che guida ogni nostra azione, ogni progetto, ogni campagna”.
Agroecologia - “In questa fase di profonda crisi del settore agricolo, alle prese con crisi climatica, aumento dei costi di produzione, burocrazia, concorrenza sleale, prezzi schiacciati verso il basso dalla grande distribuzione e forti contraddizioni interne crediamo con crescente fermezza che l’unica strada capace di condurci verso un sistema di produzione che garantisca cibo buono, pulito e giusto per tutti, senza compromettere l’ambiente e i territori, sia l’agroecologia. L’agroecologia promuove un modello di sviluppo equo, basato sulla redistribuzione delle risorse e sul diritto delle comunità di avere accesso ai propri mezzi di sussistenza. Continueremo a chiedere alle istituzioni (europee, nazionali e regionali) di accompagnare e sostenere le aziende che producono secondo pratiche agroecologiche e di rafforzare l’impegno per contrastare la desertificazione, interrompendo la cementificazione, impedendo speculazioni e urbanizzazione selvaggia, riconoscendo gli effetti devastanti dell’uso eccessivo di chimica di sintesi. Lavoreremo per promuovere l’impiego di pratiche agroecologiche”.
Terre Alte -“Quando parliamo di montagna usiamo definizioni come aree interne, marginali, e dimentichiamo che l’Italia è un paese circondato dal mare, ma costituito per oltre il 70% da colline e montagne. In Italia, lo sviluppo del territorio si è però concentrato sulle città e sulle coste, marginalizzando la maggior parte del territorio. Questo processo di sviluppo squilibrato ha acuito disuguaglianze sociali e ha creato gravi problemi di gestione territoriale anche nelle aree a valle. Sulle terre alte, però, ci sono risorse essenziali per l’umanità che scarseggiano in altre aree: acqua e aria pulita, spazio, silenzio. C’è un immenso patrimonio di saperi, biodiversità, prodotti. C’è l’energia di chi decide di restare per rigenerare quei territori. Serve una strategia che parta da queste risorse e trasformi i vincoli in opportunità. Slow Food Italia, da qualche anno, ha iniziato a raccogliere e approfondire riflessioni e idee sul futuro delle terre alte, con l’obiettivo di costruire - insieme a molti altri compagni di strada - una strategia per rimettere la montagna al centro”.
Città e politiche locali del cibo - “In Italia il 50% della popolazione vive in centri con più di 20.000 abitanti. La trasformazione del sistema alimentare urbano, di conseguenza, ha un’importanza decisiva. La perdita del legame con la terra e la nascita di filiere alimentari lunghissime e complicate ha marginalizzato gli agricoltori e ha reso i consumatori sempre meno consapevoli di come si produce il cibo, e quindi del suo valore, con conseguenze negative sulla salute, sull’ambiente e sull’economia (obesità, disturbi alimentari, spreco alimentare). Per queste ragioni ci siamo impegnati a portare la voce di Slow Food sui tavoli in cui si discute di relazione fra cibo e tessuto urbano e periurbano. L’impegno è di stimolare ancora di più i territori a proporre e sostenere politiche locali del cibo”.
Formazione ed educazione permanente - “L’educazione alimentare è uno dei pilastri dell’azione di Slow Food: i temi politici e i contenuti che comunichiamo hanno bisogno di essere sostenuti da attività educative che ne facilitino la comprensione e che ne traducano i principi in atti concreti e quotidiani, per fornire ai cittadini tutti gli strumenti per fare scelte alimentari sane e consapevoli. Per questo è fondamentale fare educazione in maniera capillare e diffusa, includendo nei processi educativi destinatari eterogenei. L’educazione è, inoltre, centrale per l’azione associativa sui territori ed è quindi necessario aggiornare costantemente competenze e conoscenze della nostra rete e ancor più degli attivisti che fanno divulgazione sui territori.
Alleanze, attivismo -“Crediamo molto nel lavoro con le altre organizzazioni e con le istituzioni, puntando su ciò che unisce per fare pezzi di strada insieme, senza mai cedere a compromessi e senza deroghe sui valori e sulla coerenza delle nostre azioni. Per questo continueremo a promuovere un approccio basato sulla collaborazione e non su competizione a antagonismo. In questi anni il nostro impegno si è focalizzato su molti temi chiave: la tutela delle risorse naturali e dei beni comuni (il suolo, la biodiversità, l’acqua), la battaglia contro la standardizzazione e la concentrazione del potere nelle mani di poche multinazionali (che ha come espressione gli Ogm, vecchi e nuovi, l’allevamento industriale, il gigantismo dei mezzi di produzione e di distribuzione), l’impegno per la pace e l’avversione a tutte le guerre (quelle fra i popoli e quella ingaggiata dal genere umano contro la natura), la difesa dei diritti (dei lavoratori, delle donne, dei migranti, dei produttori di piccola scala, di chi abita le aree interne, di tutti i consumatori)”.

Focus - Le candidature al Consiglio Direttivo di Slow Food Italia
Barbara Nappini - proposta alla carica di presidente
Nata a Firenze, vive nella campagna della bella Valdambra, tra Valdarno di Sopra, Siena e Arezzo. Dopo anni in una multinazionale nel mondo della moda, nel 2010 si trasferisce in un casale in campagna e si appassiona alla permacultura ed in generale alle tecniche agricolturali sperimentali, si misura con l’autoproduzione e fonda l’associazione “Il Grano e le Rose”. Nel 2012 incontra Slow Food Colli Superiori del Valdarno e scopre “Terra Madre-Salone del Gusto”: da quel momento non sarà più la stessa. Nella Condotta del Valdarno Superiore si occupa di progetti educativi e attività per adulti finché, nel 2014, col Congresso di Riva Del Garda, diventa membro del Comitato Esecutivo Toscana e del Consiglio Nazionale fino al 2018. Partecipa come delegata a Terra Madre Giovani durante Expo 2015, partecipa al Congresso Internazionale di Slow Food in Cina, dal 2016 collabora con l’ufficio educazione come docente nell’ambito del progetto “Orto In Condotta” e “Pensa che Mensa”; è uno dei leader del progetto “Slow Food In Azione” nel periodo 2019-2020. Da luglio 2021 è presidente di Slow Food Italia. È autrice de “La natura bella delle cose” (Slow Food Editore, 2024).

Federico Varazi - proposto alla carica di vicepresidente
Nato ad Amelia, vive a Orvieto (Terni) con la compagna Stefania e il figlio Amos. Si laurea in Geologia nel 1996 con una tesi sperimentale sulla geodinamica dell’Appennino. Collabora con i più importanti enti pubblici, università e istituti di ricerca italiani e lavora per diversi anni al fianco di Paco Lanciano alla realizzazione di mostre scientifiche, exhibit interattivi e contenuti per la trasmissione Superquark. Nel 2010 assume la direzione scientifica del Museo dell’Energia di Ripi. Il percorso con Slow Food comincia nel 2008 come formatore e autore per le guide Osterie d’Italia e Slow Wine in Umbria, e poi con il ruolo di responsabile regionale della comunicazione. Nel 2019 partecipa al corso nazionale “Slow Food in Azione: le comunità protagoniste del cambiamento” e da lì nasce il progetto “Transameria” che segna un ulteriore consolidamento del legame con l’Associazione. Nel 2021 viene nominato vicepresidente vicario di Slow Food Italia Aps e membro del Consiglio di Amministrazione di Slow Food Editore. A maggio 2024 assume la presidenza della Banca del Vino di Pollenzo.

Luca Martinotti
Nato a Vercelli nel 1994, trascorre gli anni della formazione nella città natale. Dopo il percorso dell’obbligo e 3 anni di Economia Aziendale all’Università del Piemonte Orientale, viene ammesso al corso magistrale in Gestione del Patrimonio Gastronomico e Turistico dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. L’esperienza olistica promossa dall’ateneo di Pollenzo alimenta la sua passione per il settore dell’enogastronomia e segna indelebilmente il suo percorso post formativo. Dopo due anni nel settore della ristorazione milanese, con il ruolo di junior manager e incarichi relativi alla gestione integrata di quattro locali, torna a Pollenzo, entrando nel team dell’ufficio di presidenza di Carlo Petrini. Oggi, dopo oltre 4 anni, ricopre il ruolo di responsabile dello stesso ufficio portando avanti progettualità e relazioni in continua connessione tra l’università di Pollenzo e Slow Food. La vicinanza con l’associazione, oltre alle dinamiche lavorative, diventa sempre più forte, tanto da ricoprire i ruoli di collaboratore, prima, e coordinatore regionale Piemonte e Valle d’Aosta, dopo, per la guida Osterie d’Italia.

Francesco Sottile
Francesco è laureato in Agraria, docente di Biodiversity in agrosystems e di Tutela e valorizzazione del paesaggio rurale nel Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo, con una attività di ricerca sui temi dei sistemi agricoli di piccola scala, dell’agroecologia e della conservazione delle risorse naturali testimoniata da oltre 100 lavori scientifici. È direttore del Centro di Ricerca su Riutilizzo bio-based degli scarti da matrici agroalimentari, coordina le attività dei Centri di Conservazione della Biodiversità di Interesse Agrario del Po Fesr 2007-2013 ed è presidente del Distretto Produttivo della Frutta Secca di Sicilia. In atto è componente del Comitato Biodiversità di Interesse Agrario al Ministero dell’Agricoltura e dell’European Union Biodiversity Platform alla Dg Envi della Commissione Europea. In Slow Food ha vissuto molti capitoli associativi da oltre 20 anni, lavorando sui pilastri della biodiversità, dell’educazione e dell’advocacy. Ha sviluppato attività in Italia e all’estero, è stato membro del comitato esecutivo italiano dal 2018 al 2021 ed è attualmente componente del Board of Directors della Fondazione Slow Food Ets su scala internazionale.

Raoul Tiraboschi
Nato a Seriate (Bergamo) dove vive con la moglie Emanuela e le due figlie Matilde di 12 anni e Rebecca di 8. Diplomato all’Istituto agrario di Bergamo, si laurea in Giurisprudenza alla Statale di Milano in diritto del lavoro con una tesi dal titolo “Cittadini stranieri e diritto al lavoro: prospettive e sviluppi”. Successivamente studia in Spagna, all’Università Cattolica di Murcia Facoltà di Giurisprudenza, all’Università di Bergamo per la specializzazione in “Mediazione Famigliare e comunitaria” e consegue il Master Eu Projects design & management 2021-2027 alla Europa Business School in Amsterdam. Esercita la professione di avvocato civilista. Partecipa attivamente a molte associazioni, in particolar modo nell’Agesci, dove ha svolto attività con i giovani dai 18 ai 21 anni e nei progetti in Israele/Palestina come responsabile. È stato consigliere di amministrazione della Cooperativa agricola sociale Aretè di Torre Boldone (Bergamo). Per il Comune di Bergamo svolge il ruolo di Coordinatore del Tavolo Food Policy. Nonostante il passare del tempo, anzi soprattutto con il passare del tempo, ama viaggiare con lo zaino e a piedi.

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